Clap

Il giorno dopo a lavoro fu stranissimo. Il rapporto con Gemma era si era incrinato, non lo aveva nemmeno salutato. Se l'era davvero presa per la sua mancanza di prospettiva. Peccato. Domenico per quanto sognasse quel momento, non avrebbe mai immaginato che accadesse così all'improvviso.

"Congratulazioni." Leonardo approfittò della momentanea assenza della donna per applaudirlo. Clap, clap. Il rumore delle mani sbattute l'una contro l'altra gli dava fastidio, come se fosse in post-sbronza. "Sei venuto subito... oggi." Disse ironico. Domenico alzò gli occhi al cielo e continuò con il suo lavoro. Non gli andava di sentirlo e nemmeno di replicare. A quanto pare la notizia era girata in fretta in azienda. Gemma non aveva perso un secondo nel raccontare la sua ennesima conquista con tutto lo staff.

Per fortuna quell'interminabile giornata finì. Avrebbe voluto tornare a casa e guardarsi un film su Netflix, ma come aveva promesso al suo sensei, era costretto ad andare al Dojo, per sistemare le ultime cose per la festa di quella sera.

Si ritrovò a gonfiare palloncini con una Vanessa imbronciata, per più di un ora."La smetti di farmi quella faccia!?" Aveva già i suoi problemi per la testa. Gli sarebbe piaciuto avere accanto a sé una persona sorridente, come immaginava dovesse esserlo un'animatrice.

"Ah, adesso non sono più così piccolina?" Fece una domanda retorica, alla quale però Domenico sentì il bisogno di rispondere.

"Non proprio. E non mi dire che ti sei offesa per ieri sera? Sei proprio una bambina permalosa!" Affermò insolente. Avrebbe voluto essere più gentile e spiegargli che non l'aveva riconosciuta per colpa dei capelli che finalmente aveva visto sciolti, rendendola più carina. Invece, influenzato dall'impertinenza della ragazza, aveva seguito la sua rabbia.

"Ho venticinque anni e abito da sola. Tu sei un finto uomo di trent'anni che abita ancora con mammina. Chi è il bambino qui?" Lasciò il palloncino che stava gonfiando con rabbia sul tavolo e andò via.

Clap, clap. Per tutto il tempo si era dimenticato che Beppe, era lì a infilare i palloncini gonfi nell'asta scenografica e che li stava ascoltando. Applaudì con aria risoluta. "Tu si che ci sai fare con le ragazze!" Prese il posto di Vanessa e gonfiò il palloncino continuando il lavoro. Domenico si sentì un bambino in confronto a Beppe. Non conosceva Vanessa e si rammaricò di averla offesa.

"Non volevo essere così cattivo. Ho avuto una brutta giornata a lavoro e sono in deficit di sonno." Poi guardò il suo interlocutore, un bambino di soli dieci anni. "Non capisco perché parlo con te, sei solo un bambino."

"Bravo, continua ad offendere." Clap, clap. Applaudì nuovamente e lo lasciò da solo a gonfiare i pezzi di lattice.

Quando entrò in palestra per posizionare le aste, cariche di palloncini di ogni forma e colore, intravide la ragazza, che sfuggiva al suo sguardo.

Al termine di quel lavoro il Sensei, orgoglioso dei suoi ragazzi, li ringraziò e li rimandò a casa a prepararsi per la serata imminente.

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