56. Sorpresa!!
È maggio, tutti gli alberi del vialetto e del giardino sono in fiore e sono un spettacolo stupendo. Soprattutto se il panorama viene osservato dalla veranda in due momenti della giornata differenti, i miei preferiti: l'alba e il tramonto. Jacob è stato magnifico in questi mesi, e ho deciso di fare una sorpresa a tutta la famiglia, sia per farli distrarre un po' dal lavoro oppure dalla scuola, ma anche per ringraziarli per tutto quello che mi hanno dato, innanzi tutto dell'ospitalità.
Questa settimana ci sono otto giorni di festa. Mi sveglio presto per preparare la colazione affinché il mio piano si possa avverare.
Tutti, a passo di bradipo assonnato, scendono in cucina, si siedono al tavolo e con faccia stranita alzano le posate sotto cui è presente una busta bianca, quest'ultima contiene quello che nessuno di loro si aspetta.
«Un biglietto di andata e ritorno per l'Italia!» Esclamano in coro emozionate Betany e Melany, d'un tratto, come per magia, i loro occhi non sono più velati dal sonno.
«Di chi è stata l'idea?» Chiede Michael. Io e Nick ci guardiamo e il mio amico dichiara «Mia e di Sasha, è una vacanza che vi regaliamo per ringraziarvi di tutto». Avevo messo un bel po' di soldi da parte partecipando agli incontri e solo il pensiero di usarli mi angosciava, perché sapevo che non era giusto quel che facevo, e poi Nicolas mi ha dato l'idea di spenderli per una cosa bella e rilassante.
«Saranno otto giorni di vere sorprese, preparatevi perché la partenza è domani!» Sembra che tutti abbiano avuto una scossa elettrica per come si muovono con frenesia.
Il giorno seguente ci troviamo tutti sull'aereo che ci porterà nella mia nazione di origine.
Guardo il paesaggio dal finestrino e sento gli occhi pungere, mi mordo il labbro e tento di guardare in alto per non far uscire le lacrime. Nicolas se ne accorge e si alza avvicinandosi, ricevendo un'occhiataccia dall'hostess, «Tutto okay?» Annuisco e alzo di nuovo gli occhi verso l'alto, mi sventolo con una mano «Vorrei un po' di aria ma immagino che i finestrini non si possano aprire». Lui sorride e scuote la testa, poi senza alcuna delicatezza spintona Jake che stava dormicchiando al mio fianco, facendolo saltare. Lui sbatte varie volte le palpebre, fissa Nick e poi me, ah quindi avevano già pensato che potessi crollare. Lui tenta di mettermi un braccio attorno alle spalle, io, con il permesso dell'hostess, mi alzo e vado in bagno. Mentre passo vedo Michael fissarmi intensamente. Al mio rientro Nicolas è seduto di nuovo vicino a Betty, abbiamo prenotato i posti in modo tale da stare a coppie. Appena mi siedo incrocio le braccia rivolgendo il mio interesse al paesaggio, sento un sospiro e poi delle dita cercano di farmi voltare, senza successo però. Jacob mi chiama a bassa voce, non riesco a resistere così mi rivolgo a lui. Jake mi guarda negli occhi e poi mi bacia con un sorriso beffardo sulle labbra, «Se credi che un bacio mi farà rilassare ti sbagli» dichiaro, ma non nel modo scontroso con il quale sarei stata lieta di rivolgermi. Infatti lui propone «Con uno forse no, ma con due la situazione cambierebbe, non credi?» Non mi concede il tempo di rispondere che le sue labbra sfiorano le mie. Quando atterriamo sono stanchissima infatti ci dirigiamo in hotel e andiamo a letto senza cena.
Appena in camera mi assale un po' il panico, fisso il letto matrimoniale come se potesse avere una bocca con dei denti affilati e da un momento all'altro potesse inghiottirmi.
«Tutto ok?» Chiede un po' circospetto Jake, «Sì, vado a farmi una doccia» dico troppo in fretta. Lui annuisce e assottiglia di più gli occhi per trovare il motivo del mio comportamento.
Abbiamo già dormito insieme, ma ora è diverso, insomma siamo in una bella suite, e nessuno ci può disturbare.
Finita la doccia mi pettino accuratamente i capelli ma non li asciugo perché sono stanca. Indosso un pigiama, non quello dei gatti, ma molto simile. Prima di uscire dal bagno tiro un profondo respiro. Lo vedo steso sul letto con addosso solo i boxer, gli addominali in risalto i suoi mari caraibici puntati verso il soffitto, è uno spettacolo irresistibile.
Mi schiarisco la voce e poi mi butto sul letto fiondando la testa nel cuscino. Lui corruga la fronte e mi guarda, poi sorride, «Questo pigiama non è sexy come quello dei gatti, però ci si avvicina». Sorrido, lui mi solletica la pancia, scoppio a ridere e mi segue a ruota, gli poso le mani sul petto muscoloso. Cesso di ridere appena smette di toccarmi la pancia e posa le mani ai lati della mia testa affinché possa sorreggersi su di me. Lo guardo negli occhi, e vedo il desiderio, ma io non sono pronta, mi bacia delicatamente e poi la pressione si fa più intensa. Sento la maglietta che già scopriva un po' la pancia, salire e poi ancora più su, è oramai arrivata quasi a scoprire il reggiseno, «Jake...» Sussurro tra un bacio e un altro. Lui si ferma, mi guarda rallentando il ritmo e l'intensità dei nostri baci e smettendo di alzare ulteriormente il mio pigiama. Dopo una serie di interminati baci, riprende dal punto in cui aveva smesso. Sento le sue mani afferrare il bordo della stoffa per sollevarla e questa volta con più convinzione, ma sempre in un sussurro dico «Jacob, scusa ma non sono...» Lui mi blocca «Non devi scusarti, ci abbiamo provato, e ti garantisco che riproveremo fino a che non ci riusciremo, va bene?» Io annuisco perché le parole mi restano incastrate in gola, lui mi bacia la punta del naso e tira giù velocemente la maglietta sulla pancia e con essa sistema anche il ciondolo a cuore.
Come ho fatto a trovare un ragazzo così? Certo ha dei difetti, ma sono compensati perfettamente dai suoi pregi. Si stende accanto a me e alza le coperte sistemandosi sempre a pancia in su sotto di esse. Io poso la testa sul suo braccio, mi bacia sulla fronte e dopo poco cadiamo nelle nebbie di Morfeo.
Jacob:
Sento qualcosa muoversi convulsivamente accanto a me, quando mi rendo conto che può essere solo Sasha mi sveglio di soprassalto. La vedo contorcersi e strizzare gli occhi, accompagna questi movimenti con delle parole che, nel modo in cui sono distaccate e strozzate, appaiono incomprensibili. Tento di svegliarla, dopo un paio di secondi i suoi occhi si aprono rivelando terrore. Questo sguardo mi ha bloccato, non riesco a rassicurala. E' come se i suoi occhi fossero un specchio di quel che prova ed sono in grado di farlo percepire a chi li osserva. Cerco di abbracciarla, ma lei mi blocca con un gesto della mano, si avvolge in una felpa ed esce sul balcone. Dal letto vedo i suoi capelli scompigliati dal vento tiepido, quasi caldo, italiano. Decido di lasciarle un po' di spazio. Aspetto per cinque minuti, ma vedo che la situazione non cambia così esco anche io, però a differenza sua senza coprirmi. Le massaggio le spalle, tuttavia non sembra rilassarsi, «Entra dentro, è presto saranno le cinque compreso il fuso orario abbiamo dormito poco». Il suo dissenso lo capisco dall'impercettibile movimento della testa. «Non riesco a dormire. Non voglio rivedere...» Senza che aggiunga altro capisco che si riferisce all'incubo. Le bacio la clavicola, «Possiamo stare a letto e possiamo discutere sui progetti segreti per domani, oppure possiamo parlare di noi». Sul viso le compare l'ombra di un sorriso.
Parliamo fino a quando le palpebre non le si fanno pesanti.
Sasha:
Mi sveglio e un buon profumo si fa strada nella mia mente, apro con forza gli occhi e fisso il posto vuoto accanto a me nel grande letto. Mi metto a sedere e dopo essermi sistemata un po' i capelli scompigliati. Dopo poco vedo uscire dal bagno Jake con addosso solo un piccolo asciugamano intimo, le goccioline delineano ancora i muscoli e il vapore abbinato a quei mari caraibici lo fanno apparire come un dio greco che dall'Olimpo è sceso sulla terra. Si tira il ciuffo bagnato all'indietro, appena mi vede sorride e mi schernisce «Faresti meglio a chiudere la bocca prima che ci entri qualche rivoltante insetto». Io mi schiarisco la gola, mi alzo e gli passo a fianco ancora sbalordita, mi sto dirigendo verso il bagno quando Jacob mi tira per un braccio, «Non avere quest'espressione, io sono tuo, non dovresti sbalordirti in questo modo». Annuisco e poi ci diamo il buongiorno con un bellissimo bacio.
Quando esco dal bagno mi sono quasi dimenticata del profumo che mi aveva svegliato. «Hai fatto portare la colazione in camera?» Lui annuisce e addenta una fetta di torta e quando si siede avvicina il dolce alle mie labbra, io le schiudo timida, ma il suo sguardo mi incoraggia, così addento anche io la delizia. Sentiamo bussare mentre stiamo chiudendo l'ultima valigia, «Betty, tempismo impeccabile!» Esclamo salutando la ragazza e trascinando la valigia oltre la soglia della porta dove aspetto che Jake esca per poter chiudere la stanza. Con uno strattone faccio camminare a stento la mia enorme valigia, poi una mano cinge la mia sulla manica del bagaglio, mi volto e incontro al mio fianco gli occhi che sono capaci di pietrificarmi, «Lascia, me ne occupo io». Mi avvicino a lui e, con la mano con la quale tiravo la valigia, gli accarezzo la schiena poggiandogli la testa sulla spalla.
Noleggiamo un pulmino con il quale ci spostiamo fino al porto, «Ora ci rivelate la sorpresa?» Chiede impaziente Melany mentre viene coccolata da Paul. Appena tocco con il sandalo questi grossi sassi neri che allineati costituiscono il pavimento del porto, mi assalgono i ricordi della mia infanzia. Nicolas ancora una volta si accorge della mia debolezza e mi cinge le spalle con un braccio con fare rassicurante, giungiamo alle spalle di un'imbarcazione. «Sorpresa!» Esclamiamo io e Nick, gli altri sono confusi, Carmen chiede con delicatezza come se non volesse offenderci «Quale sarebbe precisamente la sorpresa?» Noi indichiamo la barca e tutti sgranano gli occhi.
Dato che nessuno riesce a parlare, Nicolas dà alcune spiegazioni «E' di Sasha, la ha ereditata, il comandante è già all'interno, non ci resta che salire. Ah, quasi dimenticavo, le cabine sono solo tre e ognuna ospita due persone, poi c'è quella per il comandante. In salone c'è un divano letto matrimoniale e le porte si chiudono quindi diciamo che c'è... Privacy, ehm». Ridiamo tutti e poi Michael fa una corretta osservazione, «Ma noi siamo in dieci». Intervengo io «Infatti una coppia al giorno dormirà sotto le stelle sul solarium. Ovviamente si cercherà di non far stare gli anziani, ehm, a causa dei dolori ehm... Saliamo così possiamo partire!»
Uno alla volta, ancora stupiti, salgono sulla barca. «Ma non avevi detto che tuo padre a causa di soldi...?» Chiede Mike, annuisco «Sì, mio padre aveva fatto un errore a lavoro e aveva chiesto un prestito alle persone sbagliate, ma non ha potuto vendere le proprietà per orgoglio. Cosa ne avrebbero pensato le figlie e la moglie se anche lui, una volta tanto, avesse ammesso di aver sbagliato? Semplicemente che era umano anche lui, ma purtroppo per mio padre un errore era inammissibile. Da quando l'ho saputo non riesco a perdonarlo, so che non poteva prevedere le conseguenze però...» Michael si avvicina, ormai siamo rimasti da soli, mi abbraccia e mi sussurra posando il mento sulla mia testa «Cerca di perdonarlo, così ti sentirai più in pace con te stessa. Ormai quel che è fatto è fatto, se non passi avanti sei tu che soffri». E cavoli se ha ragione, ogni volta che sento la mancanza della mia famiglia cerco di odiare mio padre, il rancore verso di lui cresce proporzionalmente alle dimensioni dello squarcio nel petto.
Prima di salire fisso l'imbarcazione, quanti incontri mi è costata la manutenzione lo sanno solo i miei avversari e i mie ganci.
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