Capitolo 20
La notte era calata nella dimensione candida e pura, chiamata comunemente Aether, e tutti i suoi abitanti stavano riposando nei loro giacigli.
Gli avventurieri ospiti di Notch erano già caduti in un sonno profondo, aspettando che il sole sorgesse in quella dimensione, tutti tranne uno.
Il leone si girava e rigirava nel letto, cercando di prendere sonno e di non pensare a nulla, se non a lui.
Ad Herobrine.
Rifletteva e rifletteva, pensava ad un modo per tirarlo fuori da quella gabbia, da quella dannatissima gabbia nei sotterranei del palazzo, ormai aveva deciso.
Si alzò velocemente dal letto, si mise il suo fidato giaccone e uscì dalla stanza, cercando di fare il meno rumore possibile.
Non sapeva esattamente dove fossero, ma, girovagando per i corridoi ed evitando tutte le guardie, il leone vide una porta di legno a forma di arco con una maniglia dorata che pendeva da essa, una di quelle che assomigliano agli anelli che mettono al naso dei tori.
"Hero... sto arrivando" Sussurrò il leone aprendo la porta.
Davanti a lui si estendeva una discesa composta da vari scalini di pietra leggermente scomposti l'uno dall'altro, mentre le pareti erano illuminate da delle torce, alcune fatte di pietrarossa.
Lyon attraversò la porta e la chiuse dietro di sé, iniziando a tastare con i suoi stivali quella superficie dall'apparenza fredda e ruvida, andando sempre più giù.
Andava sempre più giù, senza fermarsi, scendendo ogni gradino di pietra con velocità, con il solo intento di trovare il suo demone e di liberarlo.
Il leone smise di scendere i gradini e si guardò intorno, dato che era arrivato a destinazione.
Miriadi e miriadi di gabbie vuote si estendevano a destra e a sinistra in entrambi i lati del muro: praticamente le celle erano delle scatole fatte di pietra con la faccia della scatola composta da una porta fatta di ferro e da delle sbarre lievemente arrugginite.
"Ascolta fratello... tutto questo è per il bene del mondo"
Lyon si immobilizzò sul colpo, stando attento a non far rumore.
Dato che i muri erano illuminati da torce era facile vedere, così decise di dirigersi verso la fonte di quella voce.
Non appena girò l'angolo, Lyon indietreggiò il più velocemente nascondendosi dietro ad uno dei muri dei sotterranei.
La voce che aveva sentito prima apparteneva a Notch, mentre un altro individuo aveva visto di sfuggita mentre cercava di nascondersi: era Herobrine, il suo demone.
"Lo sai bene Herobrine, tu... potresti distruggere un intero mondo, e non sai ancora gestire bene i tuoi poteri" Affermò il Dio guardando verso il basso, scrutando il fratello.
Herobrine aveva la testa bassa, non rispondeva, non reagiva, nella sua mente troppi elementi erano stati scagliati a casaccio in essa.
Il suo petto era scoperto mentre il ventre era coperto da delle fasciature bianche, leggermente macchiate di liquido scarlatto.
Il Dio sospirò, inginocchiandosi alla sua altezza e guardandolo, questo gesto fece alzare lentamente la testa al demone.
I suoi occhi erano di un bianco spento, la luce che emanavano non si sentiva quasi più.
"Non ti è mai importato di me vecchio... e ora tu fai tanto il gentile solamente per uccidermi davanti a tutta la tua lurida gente, senza che ti senta in colpa! Perché solo ora provi ad essere gentile con me! Solo ora!" Sbottò il demone davanti a suo fratello, guardandolo dritto negli occhi.
"Sei arrabbiato per Lyon, vero?" Chiese il Dio continuando a guardarlo con tranquillità.
Herobrine strinse i pugni e guardò suo fratello con odio, mentre quest'ultimo continuava a guardarlo con un lieve accenno di tristezza sul suo viso.
"Non pronunciare quel nome... chiaro?!" Disse.
Notch sospirò sonoramente e si girò verso il corridoio, tenendo le mani intrecciate dietro la schiena in una postura dritta e composta.
"Mi dispiace Herobrine, ma... costituisci un pericolo per il mondo che ti ospita, persino per il tuo leoncino..." Sospirò il Dio, avviandosi verso la porticina di legno che conduceva ai piani superiori del palazzo.
Lyon, che aveva ascoltato la conversazione fin dall'inizio, uscì dal suo nascondiglio, non appena il Dio si ritirò nelle sue stanze.
Si diresse velocemente da Herobrine pronunciando il suo nome e attirando la sua attenzione.
"Hero!" Esclamò il leone, dirigendosi dal suo demone e mettendosi in ginocchio.
Herobrine aveva lo sguardo basso e stringeva lievemente i pugni fino a far diventare le nocche di un bianco latteo, mentre il leone cercava in tutti i modi di parlare con lui, ma dopo quello che era successo difficilmente avrebbe potuto parlare con lui.
"H-Hero aspetta, ora ti aiuto!" Disse il leone posando una mano sulla spalla di Hero, ma quest'ultimo la scrollo, tenendo sempre lo sguardo basso.
Lyon si pietrificò letteralmente, spalancando gli occhi e guardando il suo amato demone.
Alzò lentamente la testa e puntò le sue lune sbiadite contro le iridi scure del leone.
"Perché sei qui?" - Chiese con freddezza - "Tu mi odi dopotutto... e quella spada che mi hai conficcato nello stomaco ne è la conferma" Affermò assottigliando gli occhi, rendendoli due fessure.
"I-Io..."
"Come pensavo... lasciami qui, tanto domani finirà tutto..." Concluse il demone distogliendo lo sguardo e posandolo su un punto indefinito della parete di roccia.
Lyon mise lentamente i palmi delle mani sulle sue gambe, continuando a fissare il demone dagli occhi bianchi, ormai spenti, intento a contemplare il muro alla sua destra.
Abbassò lentamente la nuca, tenendo gli occhi spalancati che piano piano iniziavano a diventare lucidi, mentre le sue mani stringevano la stoffa marrone dei suoi pantaloni.
Si lasciò scappare un singhiozzo, che non fu passato inosservato, mentre delle calde gemme salate iniziavano a scendere copiosamente.
"L-Lyon?..."
Il demone si avvicinò lentamente al leone, alzandogli il viso con due dita e guardandolo negli occhi.
Gli occhi di Lyon erano ormai diventati leggermente rossi, mentre agli angoli di essi risiedevano delle piccole gocce salate e tante di esse scivolavano lungo le sue guance.
"N-Non volevo farti del male, non volevo c-che succedesse t-tutto questo... non volevo! A-Avevo paura... avevo paura che t-tutti mi scoprissero! Avevo p-paura di fallire! Mi dispiace... mi d-dispiace così tanto... Herobrine io ti amo! Chiaro?! Ti amo tantissimo!" Dichiarò tra i singhiozzi il leone, asciugandosi le lacrime con la manica della giacca.
In un battito di ciglia, le labbra del demone erano già posizionate sopra a quelle del leone che, leggermente sorpreso, ricambiò senza alcuna esitazione, dando inizio ad un bacio passionale e bramoso.
Non appena si staccarono per riprendere fiato, Herobrine strinse a sé il suo amato leoncino, accarezzandogli la schiena e lasciando un lieve bacio sulla sua fronte.
"Scusami se ho dubitato di te leoncino... scusami..." Mormorò il demone.
"Ahem..."
I due piccioncini sobbalzarono e si girarono verso la fonte di quel rumore, ovvero verso l'angolo dalla quale Lyon era arrivato.
Tre figure si prostravano davanti a loro, una femminile e due maschili, alle quali Lyon divenne leggermente bianco in viso.
Erano Stefano, Mario e Anna, tutti e quattro avevano uno sguardo confuso e piuttosto intimorito verso i due.
"L-Lyon... che sta... succedendo?" Chiese Anna posando una mano sul muro, guardandoli insieme agli altri due.
Lyon rimase zitto per qualche minuto, mentre i membri del suo gruppo lo guardavano desiderosi di una risposta, e furono accontentati: Lyon spiegò per filo e per segno ciò che era successo tra lui ed Herobrine, mentre quest'ultimo guardava in basso, non proferendo alcuna parola.
Stefano, Mario e Anna si scambiarono degli sguardi poco convinti, ma alla fine si avvicinarono e abbracciarono il loro capo, prendendolo alla sprovvista.
"Va bene, Lyon... capiamo le tue decisioni, allora era per questo che ti comportavi in modo strano" Ragionò l'alchimista del gruppo, grattandosi il retro della nuca.
Anna squadrò per bene il leone e il demone, che intanto si grattava il retro della nuca lievemente nervoso, quella situazione lo metteva estremamente a disagio.
Sospirò esasperata e diede un lieve colpetto sulla fronte di Lyon, facendo sobbalzare quest'ultimo e facendo ridere gli altri.
"Forza, dobbiamo uscire da questa dimensione, non credo che Herobrine voglia diventare un corpo senza testa..." Disse Anna assottigliando gli occhi e dirigendosi con Stefano e Mario verso la porta "poi di questa situazione ne riparleremo più tardi" Concluse.
In men che non si dica, i cinque giovani stavano ormai correndo per i corridoi del palazzo, attirando involontariamente l'attenzione di alcune guardie.
Anche se Herobrine aveva qualche ferita abbastanza grave, riusciva comunque a correre, ma non a teletrasportarsi.
Arrivarono velocemente al portale, passando per il villaggio, e a turno entrarono, Lyon fu l'ultimo.
L'ultima cosa che vide prima di entrare furono delle guardie che cercavano di raggiungerli, ma non appena si avvicinarono al portale, esso smise di funzionare, facendo scomparire la gelatina azzurra e sgretolandosi.
Il gruppo di Lyon aveva distrutto una parte del portale, rendendolo inutilizzabile per sfuggire alle guardie: erano finalmente salvi.
Dio mio 'sto capitolo mi fa schifo.
Seriamente, potevo fare di meglio.
A voi piace? Lo spero.
Molto carini Lyon e Hero, eh?
Beh, vi dico questo... nel prossimo capitolo ci saranno QUELLE scene
Esatto... QUELLE.
Lasciate una stellina e un commento se il capitolo vi è piaciuto e noi ci vediamo al prossimo capitolo! Cya :3
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