.^Capitolo 33^.
La sua visuale era composta dal vuoto più totale, privo di qualsiasi elemento di luce o di un altro colore diverso dal nero.
Non sapeva quante ore fossero passate da quando aveva perso conoscenza, sapeva solo che la sua testa pulsava e che pensare gli faceva male.
Dipper avrebbe potuto ascoltare i suoi pensieri se avesse voluto, ma il dolore era fin troppo intenso e provare a collegare gli elementi tra di loro richiedeva un grande sforzo.
Per quanto la sua vista fosse completamente nera, è come se fosse offuscata e poco nitida, in quanto si potevano vedere dei lievi contorni appartenenti a oggetti che l'umano non avrebbe mai potuto definire.
O almeno, solo in quel momento non avrebbe potuto definire.
Infatti, la sua vista iniziò a tornare piano piano e dopo una, due, tre battiti di palpebre, finalmente l'umano comprese la sua posizione.
Sgranò gli occhi spaventato.
"Ben svegliato, Dipper."
Era la stessa sensazione che aveva provato quando era nel suo appartamento, insieme a Bill, legato ad una sedia con una pistola puntata alla fronte.
Il suo intero corpo era ricoperto da corde strette e robuste, che tenevano attaccate le gambe, le braccia e il busto del moro ad una sedia di metallo.
Era completamente paralizzato, non riusciva a muoversi, neanche un piccolo e lieve accenno a una movenza.
Non riusciva a compiere nessun gesto non solo perché era legato ad una sedia, ma anche perché attorno a lui, disposti in un cerchio estremamente ampio, vi erano i suoi compagni, i membri del club dell'ignoto immersi nel buio della notte.
I loro sguardi, per quanto egli avesse potuto scorgerli, erano privi di espressività e non lasciavano trasparire alcuna emozione, neanche per sbaglio o se mai avessero voluto farlo.
Sembravano in uno stato perenne di trance, senza riuscire a riflettere sulle loro azioni o addirittura sui loro stessi pensieri.
La cosa che fece andare nel panico Dipper non fu solo questa, la causa fu anche il luogo in cui si trovavano: la location decisa dai membri del club dell'ignoto era sempre quella.
La fantomatica fabbrica abbandonata.
Era ormai notte inoltrata e la luna attraversava con facilità i buchi sul soffitto inesistente dell'edificio.
Dipper iniziò a tremare come non mai dato che non riusciva a capire che cosa fosse successo, oppure come era arrivato lì.
"... C-Cos-..."
Sentiva il suo battito cardiaco accelerare e la sudorazione aumentare.
L'adrenalina scorreva violenta nelle vene, insieme ad un'irrefrebabile paura di ciò che sarebbe accaduto da lì a poco.
Era un sogno? Era la realtà? Era un'allucinazione?
Dipper non sapeva cosa rispondere, non sapeva se tutto quello non fosse fittizio o meno.
Ma alla fine capì perfettemanente che tutto quello che aveva attorno era reale, eccome se lo era.
Lo concepì solo quando la sua testa, o per meglio dire, la sua fronte iniziò a far veramente male.
Sapeva di aver dato una botta sul pavimento, ma in quel caso era diverso.
Sentiva un liquido umido che colava dal centro della fronte e gli aveva bagnato gli occhi e le labbra, tanto da fargli capire che ciò che stava perdendo dalla testa era sangue.
Il gusto di quel liquido vitale era fin troppo riconoscibile, data la sua quantità di ferro e di sostanze importanti.
Il dolore era anche provocato da un bruciore preciso, intenso, proprio dove stava perdendo sangue, quindi Dipper provò a pensare di essersi tagliato in qualche modo, ma la testa gli fece troppo male e non riuscì a concepire una risposta.
"Rilassati Dipper, andrà tutto bene."
Riconobbe la voce del corvino nel buio più totale e non appena si avvicinò a lui, chinandosi di poco verso il viso del castano, quest'ultimo sussultò per lo spavento e perché non se lo sarebbe mai aspettato.
Lo fissava con due occhi vuoti, privi di un'anima o di sensazioni emotive, che non potevano mancare in un normale essere umano.
"...I-Isaac...? C-Cosa... Succede...?" Mormorò il castano a bassa voce, muovendo leggermente le labbra screpolate.
Era ancora leggermente sotto gli effetti di quello che sembrava essere un sonnifero, quindi non riusciva a comprendere bene la realtà ed era per questo che gli era fuoriuscita dalle labbra una domanda del genere.
Isaac si rimise dritto e fece qualche passo alla sinistra di Dipper, facendo poi un intero giro attorno a lui, fissandolo dall'alto sempre con uno sguardo colmo di apatia.
Dipper osservava con la coda dell'occhio le movenze del corvino, simili a quelle di un predatore, sentendosi una preda indifesa e ormai conscia del suo crudele destino.
La sua vista era ancora offuscata e non riusciva a definire bene i contorni di ciò che si trovava intorno a lui, ma aveva già visto prima che Isaac non era solo.
Infatti, tutti quanti i suoi compagni universitari erano lì, sempre a fissarlo con quell'aria indifferente e quasi priva di umanità.
"Non fare troppi movimenti, rimani calmo, non pensare a niente."
Dipper non riusciva a concentrarsi per mettere bene a fuoco le figure dei suoi coetanei, sempre per colpa del sonnifero.
Riuscì a distinguere solo Alex per i suoi capelli rossi, che si trovava proprio davanti a lui insieme ad altre due persone.
Cercò di pronunciare altre frasi per cercare risposte, ma il dolore alla testa era troppo intenso e la perdita di sangue di certo non aiutava.
"Ti starai chiedendo perché sei qui, legato ad una sedia di metallo, con la tua voglia a forma di Grande Carro sanguinante sulla fronte... Beh, non abbiamo il tempo per spiegare... O forse sì?" Chiese Isaac con fare enigmatico, facendo andare nel panico il castano.
Perché era proprio l'origine del suo soprannome a sanguinare? Che cosa era successo precisamente prima che lui si trovasse legato in quella fabbrica abbandonata?
Il corpo di Dipper venne mosso da miriadi di scosse generate dalla paura, senza contare che tutta quella situazione non l'avrebbe mai immaginata.
Perché era legato? Perché sanguinava? Perché nessuno faceva niente per aiutarlo?
"È... È u-uno... Scherzo...?" Mormorò ancora, non riuscendo a trovare domande migliori da fare per colpa della paura.
Isaac continuò a fissarlo con indifferenza e serietà, senza proferire alcuna risposta, neanche attraverso la sua indecifrabile espressione visiva.
Tutti gli occhi degli umani presenti erano puntati su Dipper e avevano creato un alone di apatia che pareva essere addirittura severità.
"Dipper, Dipper, Dipper... Sai cosa siamo noi, no? Siamo un gruppo, un club, che studia il paranormale." - Iniziò Isaac, avendo tutta l'attenzione che il castano avrebbe mai potuto offrire in quel momento. - "Ma vedi... Non siamo dei semplici ragazzi che fanno ricerche solo perché non abbiamo niente da fare... Ci crediamo veramente." Disse.
Non riuscì a capire il senso di quelle frasi da parte del corvino, dato che era perfettamente consapevole dello scopo del club, dato che lo seguiva anche lui con passione.
Tra tutti loro, egli poteva dimostrare di essere un vero appassionato di stranezze ed elementi ultraterreni, dato che aveva avuto a che fare con miriadi di creature diverse nel corso della sua estate da quasi adolescente.
"Ma vedi, Dipper... Sinceramente, non abbiamo avuto molte esperienze con l'ignoto, durante le nostre ricerche da soli... Ma appena sei arrivato tu, è cambiato tutto." Affermò.
"... In... In che... Che senso...?" Provò a chiedere il castano, sempre con voce bassa.
"Dipper..."
Isaac fece una pausa di qualche minuto, come se dovesse pensare alle parole che avrebbe dovuto pronunciare.
Sembrava estremamente serio, così tanto da essere quasi inquietante e inumano.
Tutti quei discorsi sulla serietà dello scopo del gruppo non avevano proprio alcun senso per l'umano, dato che in quel momento non avrebbero potuto discuterne in modo normale, in quanto egli si trovava in una situazione che dire spaventosa era un eufemismo.
"Sappiamo che hai avuto a che fare con una forza paranormale troppo potente per te."
Il silenzio tagliente dopo ogni pausa avrebbe messo i brividi a qualsiasi essere vivente, in quanto quella situazione stava degenerando e Dipper non riusciva a concepire che tutto questo stesse succedendo per davvero.
Sapevano davvero di ciò che era successo? Sapevano qualsiasi cosa?
Sapevano davvero che era Bill Cipher la causa dei suoi incubi e delle sue paranoie?
Non sapeva più cosa fosse vero o falso, giusto o sbagliato, si sentiva confuso e la testa gli scoppiava.
Aveva paura, paura di ciò che avrebbero potuto dire o fare.
L'effetto del sonnifero era quasi spartito e Dipper poté finalmente vedere per bene i loro sguardi che penetravano nella sua mente, facendolo sentire un misero insetto.
"Abbiamo un metodo, per liberarti da questo male, Dipper."
Questa volta non fu il corvino a parlare, ma fu il rosso, Alexander.
Il tono con cui aveva pronunciato quelle parole era dolce, quasi comprensivo, come se avesse capito la paura che attanagliava le membra tremanti di Dipper, facendolo sentire male.
L'espressione del castano era mista a sgomento e paura, e per quanto quelle parole fossero state dette con un tono privo di cattiveria o malizia, sentiva fin troppo bene che c'era qualcosa di preoccupante sotto.
Altrimenti non lo avrebbero legato e sfregiato.
Il cerchio che il club dell'ignoto aveva creato si disgregò per colpa di quattro elementi che si erano allontanati dalla scena per andare a prendere qualcosa, sotto ordine di Isaac.
Dipper sentiva la paura salire, sentiva l'ansia che gli divorava le carni e l'aumento del battito cardiaco e della sudorazione di certo non aiutava la situazione.
Dopo poco, i quattro soggetti tornarono nella zona principale con dei recipienti di liquido in mano che Dipper all'inizio non riconobbe, ma quando il suo cervello collegò la forma delle taniche al loro elemento andò nel panico più totale, realizzando che quella che avevano tra le mani era pura e nociva benzina.
"Useremo il fuoco per liberarti."
Dopo la pronuncia da parte del capo di queste parole, quasi tutti i membri del club dell'ignoto afferrarono una tanica di liquido infiammabile, la aprirono e iniziarono a cospargere la zona circostante con esso, facendo innalzare nell'aria un odore pungente e nauseabondo.
Dipper era sempre più sconvolto dalla situazione e aveva sempre più paura di ciò che avrebbero potuto fare ancora.
Stavano ancora cospargendo la zona di benzina e il respiro affannato di Dipper era l'unica cosa che si poteva udire, insieme allo scorrere del liquido chiaro che si schiantava al suolo con violenza.
"... No... N-Non... Non è p-possibile..." - Balbettò il castano, cercando in tutti i modi di attirare l'attenzione del corvino. - "H-Hey... È... È uno s-scherzo... V-vero...?" Mormorò.
Dalle sue labbra iniziò a provenire un suono leggermente acuto, che iniziò ad espandersi fino a diventare una risata disperata.
Una risata che presto si trasformò in un pianto silenzioso, accompagnato da calde e docili lacrime che scorrevano lungo le guance pallide dell'umano, ormai completamente dominato dalla paura e dalla disperazione.
Isaac lo fissava con indifferenza e quando uno dei membri del club dell'ignoto finiva di cospargere la sua tanica di benzina, la lasciava a terra e si avvicinava all'uscita della fabbrica, osservando da lì la situazione.
Ormai tutta la zona era cosparsa di liquido infiammabile e tutti quanti si erano riuniti davanti all'entrata, mentre osservavano Isaac che tirava fuori dalla tasca dei suoi pantaloni una scatola piena di fiammiferi.
Dipper, non appena la vide, sgranò gli occhi ed emise un singhiozzo avuto, iniziando a dimenarsi per provare a liberarsi dalle corde, ma invano.
Aveva già provato a dimenarsi prima, sempre non riuscendo ad allentare almeno di poco la presa delle corde, ma in quel caso era diverso.
Il suo cuore sembrava che volesse fuoriuscirgli da quanto palpitava e il suo ventre era attanagliato da miriadi e miriadi di dolori, causati proprio dalla paura.
"È stato bello conoscerti, Dipper." - Affermò, Isaac, accendendo un fiammifero e tenendolo in mano. - "Questo è l'unico modo per liberarti una volta per tutte."
Lasciò andare il fiammifero e tutti quanti gli umani presenti si catapultarono fuori in tempo, facendo innalzare una grande quantità di fiamme dovute alla presenza di benzina.
Negli occhi lucidi di Dipper si rifletteva la paura e la disperazione e lo scoppiettio delle fiamme che lo avvolgevano lo facevano sentire impotente.
Vedeva solamente fiamme intorno a a sé e sentiva addosso un fastidioso calore che presto sarebbe diventato bruciore, se non fosse riuscito a liberarsi in qualche modo.
Aveva paura, voleva liberarsi, voleva semplicemente andarsene da quel luogo così odiato e ormai distrutto.
Le corde lo tenevano incatenato alla sedia e il fuoco continuava a divorare l'edificio, e presto avrebbero divorato persino l'umano.
Cercò disperatamente e invano di urlare per farsi sentire, di chiedere aiuto con tutta l'aria buona presente nei suoi polmoni, ma dopo poco iniziò a tossire con insistenza per colpa del fumo presente nell'edificio.
Non riuscì più a parlare o ad urlare e le fiamme ormai stavano quasi per raggiungerlo, sebbene ci avrebbero impiegato comunque qualche minuto.
Dipper buttò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, con un'espressione sofferente e avvilita sul viso, mentre dai suoi occhi ormai chiusi continuavano a scendere lacrime su lacrime.
Mormorò con le labbra delle parole di aiuto che solo la sua mente avrebbe potuto concepire, dato che nessuno avrebbe potuto sentirlo.
Spalancò gli occhi di colpo non appena riuscì a percepire dei suoi all'apparenza umani, che però non lo erano.
Una risata.
Una risata sensuale e quasi isterica rimbombava per l'edificio in fiamme.
E subito dopo, la parte di una canzone che conosceva molto bene.
"We'll meet again~
Don't know where
And don't when~"
Non poteva credere alle sue orecchie, non poteva semplicemente credere a ciò che stava ascoltando.
Quella voce così melodica, quel tono di voce acuto al punto giusto e allo stesso tempo profondo da far sciogliere.
Era davvero lì.
Lui era davvero lì, in mezzo alle fiamme.
"Ooh I know we'll meet again~
Some sunny day~"
Non appena sentì la presenza di due guanti neri di velluto lungo il suo viso, precisamente sopra ai suoi occhi, sussultò per la sorpresa, ma non per la paura.
Sentiva dietro di lui la stessa risata di prima, la stessa tonalità di voce presente in quelle parole fin troppo distinte.
Non sapeva se essere felice o triste, sconvolto o tranquillo, dato che il fuoco stava ancora divorando la fabbrica.
Ma alla fine, con la vista completamente bloccata da quel materiale tessile e scuro, egli portò la testa all'indietro e chiuse gli occhi con lentezza, perdendo ancora una volta conoscenza.
... Hello my dear friends :D
Buon Halloween amici miei!
Beh, che ne dite di questo capitolo?
Spero che vi piaccia!
Insomma, vi staranno molto sul culo adesso Isaac e gli altri, ma fidatevi... Aspettate :)
Poi vabbè, chissà chi c'è alla fine del capitolo oltre a Dipper, HA! Chissà, non lo so neanche io!
Poi vabbè... Per coloro che conoscono Hazbin Hotel, avete visto l'episodio pilota?
Se sì, che ne pensate?
No perché io ho adorato alla follia Alastor, ho sclerato troppo MADONNA SANTA
Ho un botto di suoi screen e il suo sorriso è qualcosa di meraviglioso
Se siete d'accordo mettete una stellina al capitolo, mi raccomando :D
Lasciate un commento e una stellina se il capitolo vi è piaciuto e noi ci vediamo alla prossima! Cya a tutti :3
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top