.^Capitolo 31^.

Le sue mani infilate tra i capelli castani tremavano a non finire, come il resto del suo intero corpo.
Teneva i gomiti sulle ginocchia e la testa bassa, mentre i suoi occhi ormai abituati all'oscurità alternavano un piede all'altro.
Era seduto sul bordo del letto e voleva a tutti i costi accendere la candela a pochi centimetri da lui, ma aveva paura di svegliare il rosso dormiente e di spiegargli per l'ennesima volta l'accaduto.
Per quanto la Luna facesse il suo lavoro, facendo filtrare i suoi raggi tra le grandi finestre della camera, la sua luce non bastava per far placare le preoccupazioni di Dipper.
Sentiva la gola troppo secca e la sua sudorazione era aumentata e non poco, insieme ad un fastidioso tic alla gamba destra che non decideva affatto di smettere di muoversi.
Aveva bisogno di muoversi e di pensare a qualcos'altro, a qualcosa di piacevole.
Per quanto fosse un sogno che aveva già sperimentato sulla sua pelle in giovane età, il messaggio racchiuso in esso l'aveva turbato, non si sentiva più a suo agio in quella camera da letto immerso nel buio.
Non era la migliore delle scelte, lo sapeva bene, ma aveva bisogno assolutamente di bere un po' d'acqua, quindi decise di prendere la candela posata sul comodino e di avvicinarsi alla finestra che emetteva luce.
I suoi occhi si erano già abituati al buio della stanza, quindi conosceva discretamente il perimetro della maggior parte degli oggetti presenti, ma aveva assolutamente bisogno di trovare dei fiammiferi per accendere la candela.
Grazie alla luce della luna e a piccole scaglie di memoria risalenti alla sera prima, Dipper riuscì a raggiungere i fiammiferi e ad accendere una candela, facendosi più luce.
Diede una lieve occhiata alla stanza prima di uscire dalla camera e notò con grande sollievo che il compagno di stanza, ovvero Alex, non si era svegliato, neanche dopo tutto il lieve macello che aveva commesso.
All'inizio il rosso aveva detto di non essere stanco, ma alla fine Dipper non ci credette più di tanto e le sue teorie presto diventarono realtà, dato che il rosso stava dormendo come un animale in letargo.
Senza ulteriori interruzioni, il castano aprì la porta della camera con molta delicatezza ed uscì, facendo attenzione a non urtare qualcosa e di fare troppo rumore.
Doveva solamente bere un bel bicchiere d'acqua e poi sarebbe tornato subito a letto, nulla di troppi complicato.
Con tutto rispetto, Dipper preferiva girare per quella villa buia e inquietante con una fonte di luce in mano, al posto di rimanere in una camera da letto buia.
Riuscì ad afferrare il corrimano e scese lentamente le scale, riuscendo addirittura a non ammazzarsi per miracolo nell'intento.
Non appena raggiunse con la pianta del piede la superficie morbida di un tappeto, capì di essere arrivato in entrata e per lui fu spontaneo fare qualche altro passo avanti, ma Dipper si fermò subito dopo.
Dipper aveva notato una cosa insolita, proveniente dall'entrata della cucina: se pur minima e immobile, era presente una fonte di luce in quella stanza.
Dipper allora prese coraggio e iniziò ad avvicinarsi all'entrata a passi felpati, riuscendo a palpare con estrema facilità l'adrenalina nelle vene.
Ma alla fine le sue preoccupazioni infondate vennero presto distrutte dalla figura di Isaac che teneva tra le dita un bicchiere d'acqua, accompagnato dalla luce amica di un'altra candela appoggiata sul tavolo.
Non appena smise di bere, il suo sguardo venne attirato da Dipper ed esso cambiò, divenendo più sorpreso.

"Oh, Dipper, tutto bene?" Chiese il corvino posando il bicchiere sul tavolo.

Dipper non sapeva cosa rispondere e rimase per l'ennesima volta in silenzio, rispondendo con un sospiro quasi subito dopo.
Posò la candela sul tavolo e si sedette su una sedia, con un'aria stanca e all'apparenza affetta dalla malinconia.

"Ero venuto qui per bere dell'acqua... Ho avuto un incubo." Affermò il castano con voce bassa, dicendo una mezza bugia quanto una mezza verità.

Isaac allora aprì il frigo, facendo presente anche la sua luce interna, e afferrò una brocca d'acqua fresca, portandola sul tavolo.
Subito dopo averlo chiuso, afferrò la maniglia di una credenza e aprì uno sportello, contenente bicchieri decorati di vario tipo.
Ne afferrò uno di vetro decorato con foglie plasmate sopra e altre piccole decorazioni, come radici o spine.
Riempì il bicchiere d'acqua e lo porse a Dipper, che lo aveva osservato in ogni suo piccolo movimento quasi di nascosto.
Allora il castano lo prese con un movimento piuttosto lento, come se esitasse in qualche modo, e il corvino lo notò.

"Che tipo di incubo, se posso chiedere?" Affermò sedendosi accanto al diretto interessato.

Dipper iniziò a bere prima di rispondere alla domanda e dopo aver posato il bicchiere sul tavolo, sospirò.

"Ecco... Mi è già capitato di fare sogni del genere, in realtà, però... Non è la frequenza che mi preoccupa." - Spiegò sotto lo sguardo preoccupato del capo del club. - "È il significato..."

"E che significato pensi che abbiano questi sogni?" Chiese ancora, cercando di comprendere le parole pronunciate dal castano.

"... Una... Minaccia..."

"Minaccia?"

"Qualcosa che potrebbe accadere, non so... Non lo so!"

Dipper non sapeva proprio cosa dire, dato che per vari motivi non voleva dire tutta la verità, ma non voleva neanche tenere tutto nascosto alle persone accanto a lui.
Non avrebbero compreso la gravità della situazione, magari li avrebbe solo messi in pericolo per niente.
Non voleva correre un rischio del genere.

"Hey, hey, tranquillo... Non sei costretto a dirmelo, davvero." - Affermò il capo, incontrando finalmente lo sguardo dell'umano su di sé. - "È normale che i sogni abbiano dei significati che non capiamo, o che facciano in qualche modo paura... È più che normale." Disse.

Dipper lo ascoltava con attenzione e teneva fissi i suoi occhi sulla sua figura, sentendo il suo petto più leggero per questo approccio di conforto da parte di Isaac.
Voleva sentirsi dire quelle parole, voleva che qualcuno lo capisse in qualche modo, ma che non lo sforzasse a spiegare.
Voleva farsi comprendere senza secondi fini, senza che qualcuno lo obbligasse e lo facesse sentire poco sicuro di tutto.

"Hai Alex, hai me, hai il gruppo... Dipper, se hai un problema, o se avrai mai un problema e vuoi parlarne... Puoi farlo in qualsiasi momento, davvero." Commentò Isaac con un sorriso.

Dipper allora fece un respiro profondo e si passò una mano tra i capelli, sentendo finalmente un po' di tranquillità dentro alla sua mente.

"Grazie, Isaac... Davvero." Affermò con un lieve sorriso.

Il corvino sorrise di nuovo e posò il suo bicchiere nel lavandino, insieme alla brocca nel frigo.
Prese tra le dita la candela ancora accesa e si avvicinò alla porta, dando un'ultima occhiata al castano.

"Domani ti voglio riposato eh, pensa a delle belle cose prima di addormentarti definitivamente." Suggerì, prima di uscire dalla cucina e di dargli la buona notte.

Dipper allora rimase lì, fermo immobile per qualche minuto, a pensare allo scambio di parole avvenuto poco fa.
Scosse la testa e afferrò anche lui la candela, uscendo dalla cucina e salendo le scale per raggiungere la camera.
Non appena entrò, soffiò sulla debole fiamma dell'oggetto in cera e lo posò di nuovo sul comodino, infilandosi subito dopo nel letto.
Si sistemò e chiuse gli occhi, utilizzando il consiglio afferrato poco fa per riuscire a dormire.
Esso funzionò quasi alla perfezione, perché, per quanto Dipper avesse ancora qualche ripensamento sul suo incubo, riuscì comunque ad addormentarsi.

[...]

La mattina seguente, senza troppi giri di parole, tutti i membri del club si ritrovarono con lo zaino in spalla a camminare lungo un sentiero di campagna per esplorare una zona ad un chilometro dalla villa di Isaac.
Precisamente una fabbrica abbandonata da più di dieci anni, sulla quale avevano creato leggende e storie che di umano avevano ben poco.
Vere o false, le storie che si aggiravano per quel posto avevano affascinato il capo del club, e infatti aveva deciso di andare ad esplorare quella zona insieme ai suoi compagni, avvisandoli ovviamente di ciò che avrebbero dovuto fare.
La comitiva seguiva Isaac con sicurezza e i giovani universatari parlavano tra di loro del più e del meno, o chiedevano al corvino più dettagli sul posto che avrebbero esplorato, dettagli che il capo aveva deciso di rivelare solamente al loro arrivo al punto X.
Dipper si sentiva tranquillo all'idea di esplorare questa fantomatica fabbrica abbandonata, dato che aveva letteralmente esplorato zone ben peggiori e incontrato creature estremamente particolari e addirittura mortali.
Ma, per come ne aveva parlato Isaac, la zona doveva essere davvero qualcosa di interessante, se faceva tanto parlare di sé.
All'inizio tutti i ragazzi, anche se facevano parte di un gruppo avente come incentivo lo studio del paranormale, erano un po' scettici su questa storia della fabbrica abbandonata, ma ricacciarono subito indietro quei pensieri non appena videro in lontanzana il luogo stabilito per l'esplorazione.
Non appena si avvicinarono di più, poterono osservare con attenzione l'immenso edificio scuro, arrugginito, aperto da qualsiasi lato e coperto da rampicanti.
La grande porta in ferro era già aperta e si poteva intravedere una scala arrugginita che portava ad un piano di sopra e un grande cortile coperto di ghiaia, illuminato dai raggi solari che passavamo tranquilli tra le travi e i punti nudi del soffitto quasi inesistente della fabbrica.

"Ecco la fabbrica di cui vi parlavo! Non male, eh?" Chiese Isaac con un sorrisetto.

Entrarono uno ad uno nella fabbrica e posarono gli zaini vicino all'entrata, prendendo il materiale necessario ovvero macchine fotografiche e videocamere, o addirittura blocchetti da disegno per prendere appunti.

"Ci divideremo a coppie per perlustrare la zona, dato che è molto grande. Tre coppie staranno sotto, mentre le altre andranno di sopra e daranno un'occhiata a loro volta, tutto chiaro?" Spiegò.

Senza troppe cerimonie, il gruppo si divise per la ricerca e Dipper e Alexander furono gli addetti a esplorare il piano di sopra, in quanto al piano di sotto ci fosse già altra gente.
Al momento non avevano trovato nulla di così importante, se non delle scatole contenenti dei materiali ormai non più utilizzabili o dei topi che per la paura scattavano con estrema velocità.
Dipper aveva tra le mani un blocco per gli appunti e osservava con estrema attenzione qualsiasi dettaglio della fabbrica, mentre il rosso faceva varie foto agli elementi che avevano incontrato al piano di sopra.

"Cosa pensi che troveremo?" Chiese Alex facendo ancora una foto.

"Non saprei, comunque lo scopriremo." Rispose.

Si avviarono sempre più in profondità nelle zone del piano di sopra ed esplorarono tutte le varie stanze, tutte aventi lo stesso aspetto malandato e ormai abbandonato
Tutte tranne una.
Avevano lasciato la più interessante per ultima, secondo loro.
Era situata alla fine di un lungo corridoio e Dipper e Alex si avvicinarono lentamente, giusto per mantenere un livello di suspance che non doveva mancare mai.

"Apri te la porta, vero?" Mormorò il rosso, con la fotocamera in mano.

Dipper fece roteare gli occhi divertito e afferrò la maniglia, abbassandola lentamente e spalancando la porta, rivelando stanza priva di finestre e, di conseguenza, immersa nel buio.
Senza tanti altri giri di parole, Dipper tirò fuori dalla tasca il suo cellulare e accese la torcia, facendola vagare lentamente per la stanza.
Quella fu una pessima mossa.
I due spalancarono gli occhi non appena videro sul muro una scritta rossa che recitava la frase "I will not die".
Senza che potessero dire altro, la torcia andò a posarsi su una figura in piedi presente in un angolo, con il corpo rivolto verso il muro e la testa china, come se la sua attenzione fosse completamente rivolta verso i suoi piedi.
Senza neanche pensarci due volte, Dipper e Alexander non riuscirono a trattenersi e tirarono un urlo, chiudendo la porta dietro di loro e correndo all'impazzata verso le scale.
Ovviamente quell'urlo non passò indifferente ai presenti e tutti quanti si precipitarono nel cortile, chiedendo cosa fosse successo.

"Abbiamo visto qualcuno al piano di sopra!" Esclamò Dipper respirando affannosamente.

Allora Isaac, insieme agli altri membri del gruppo, si diresse verso il piano di sopra con la torcia del telefono, ma non appena entrò nella stanza interessata non trovò nulla, il che sorprese assai l'umano e Alexander.
La scritta non era presente, come non era presente la figura nell'angolo.
Eppure Isaac aveva perlustrato per bene la stanza, insieme al compagno con cui condivideva la camera.

"... C'era anche una scritta rossa... Ve lo giuriamo...!" Disse Alex cercando di giustificarsi.

Dopo le varie spiegazioni dei due, Isaac decise di lasciare la zona per ovvi motivi e di incamminarsi verso casa per riposare un po', dato che avevano preso abbastanza materiali, insieme alle testimonianze del castano e di Alex.
Ma per quanto fossero state utili, quei due non avrebbero mai immaginato di trovare qualcuno lì dentro o quasi di vivere la scena di un film dell'orrore.
Alexander non sapeva proprio cosa inventarsi a riguardo, ma Dipper sì, eccome se lo sapeva.
Per quanto egli avesse urlato istintivamente, aveva una teoria nella sua mente che avrebbe potuto avere senso.
In quella situazione, secondo il castano, c'era lo zampino dei poteri del demone dei sogni, Bill Cipher.

... Che capitolo di merda...
Questo davvero non mi piace per niente
È quasi puramente di passaggio e la stesura delle parole per me è pessima-
Spero comunque che non sia stato troppo noioso per voi, perché mi serviva ancora un capitolo del genere per mandare avanti la trama...
Ditemi cosa ne pensate in ogni caso nei commenti e se avete delle teorie a riguardo
Lasciate un commento e una stellina se il capitolo vi è piaciuto e noi ci vediamo alla prossima! Cya a tutti!

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