.^Capitolo 29^.
Era ormai pomeriggio inoltrato, il pranzo era andato a gonfie vele e le persone del club dell'ignoto si erano divise nelle varie stanze della villa, in quanto Isaac aveva dato il libero arbitrio di girare per la sua casa con tranquillità.
Il primo giorno tutti avevano deciso di riposarsi o di compiere attività piacevoli prima di mettersi a lavorare seriamente, come leggere uno dei tanti libri che la libreria del corvino aveva da offrire, dormire un po' nella camera assegnata oppure fare una passeggiata nei dintorni, stando attenti a non inoltrarsi troppo nella boscaglia.
Dipper aveva deciso di rimanere in camera sua, sul letto, a leggere un volume di paranormale già presente dentro al suo comodino, senza badare troppo alla presenza degli altri membri del club nella villa.
Gli altri suoi compagni stavano puntualmente giocando a qualche gioco di società come Monopoly o simili, dato che quello era il loro modo di divertirsi e socializzare, ma Dipper aveva rifiutato la loro offerta.
Voleva godersi un buon libro in tranquillità, giusto per ricordare quale fosse la sensazione di calma e silenzio presente solo nella realtà e non nella mente umana, occupata a decodificare parte del linguaggio presente sul manoscritto.
Ogni tanto alzava gli occhi dalla lettura per pura noia, guardando e riguardando gli oggetti presenti nella stanza e le valige vuote sue e del suo compagno di stanza.
Voleva a tutti i costi concentrarsi sulla lettura di quel volume, in quanto quella piccola vacanza serviva non solo a riposarsi, ma anche a lavorare di più sul paranormale.
Ma c'era uno strano elemento di disagio che non riusciva a fargli smettere di guardare in tutta la stanza.
Un elemento che non riusciva a trovare o a percepire.
Sentiva una forte pressione nel petto, priva di qualsiasi senso razionale, dato che Dipper si era sentito relativamente bene per tutta la durata della giornata.
Continuava ad alzare la testa dal libro per osservare i dettagli della camera, ogni tanto alzando anche il busto e girando più volte la testa, ma niente.
Non riusciva proprio a capire che cosa lo disturbasse tanto dalla lettura.
Ci fu un momento in cui egli rimase per vari minuti a fissare ogni piccolo, minuscolo dettaglio che gli capitasse sotto lo sguardo, per riuscire finalmente a trovare la fonte del disagio provocatogli.
Ruotava gli occhi verso qualsiasi oggetto presente nella stanza: finestra, armadio, televisione, poltrona, comò e così via.
La concentrazione era passata ormai oltre dalla semplice lettura, dato che non riusciva ancora a comprendere tutto quel suo disagio.
Si mise in ginocchio sul letto e posò il libro aperto sul cuscino, rimanendo con le braccia leggemermente più lontano rispetto al corpo come in una posizione di allerta.
Sentiva una sensazione di disturbo, qualcosa che un semplice umano non avrebbe potuto vedere o sentire solo con i suoi cinque miseri sensi.
Qualcosa che magari non era presente in quella stanza, qualcosa che solo Dipper pensava di percepire.
I suoi occhi continuavano a vagare per la stanza come fulmini, sempre passando da un elemento all'altro, facendo fatica a metabolizzare le informazioni o le varie ipotesi.
Al posto di continuare a fissare la stanza senza un motivo logico, il castano si mise a gambe incrociate sul letto e infilò le dita tra i suoi capelli, iniziando a strofinarli energicamente.
Non trovava niente, niente di niente!
Perché ad un tratto sentiva quella sensazione completamente anomala?
Perché non riusciva a leggere in santa pace quel dannato libro che non serviva ad altro?
Si sentiva così infastidito da quella pressione all'apparenza inesistente, dato che non c'era nulla, nulla, che lo disturbasse seriamente.
La stanza non aveva nulla di sbagliato, nulla che non fosse nella norma.
Però continuava a percepire qualcosa, qualcosa di estremamente fastidioso.
Si alzò lentamente dal letto e mise i piedi per terra, con la delicatezza e la precisione di un bambino che deve sgattaiolare in cucina a prendere dei biscotti.
Iniziò a osservare per bene ogni mobile, soprammobile, oggetto e dettaglio che costituiva quella camera da letto, cercando almeno di teorizzare se la fonte di quel suo disagio fosse corporea oppure no.
Ovviamente, dopo vari minuti intenti a osservare nei minimi particolari la stanza, non trovò nulla di disturbante o grottesco, neanche tra i libri che narravano di vicende all'infuori della normalità.
Allora... Allora cos'era?
La sua cassa toracica iniziò ad alzarsi e ad abbassarsi con un ritmo irregolare e il suo sguardo vagava ansioso per le mura della camera, priva di qualsiasi elemento di disturbo.
"... Bill? Sei tu... Non è vero?" Disse Dipper a bassa voce, come se avesse avuto paura di farsi sentire e ascoltare.
Non ricevette alcuna risposta, tutto rimase al suo posto.
Non ci fu nessuno squarcio temporale, nessuna strana testa urlante, nessuna apparizione dalla finestra, niente di niente.
Solo un rumoroso silenzio, accompagnato dal respiro quasi affannato dell'umano.
"Avanti, vieni fuori... So che sei tu..." Parlò ancora al vuoto, cercando di autoconvincersi che Bill fosse nascosto in quella stanza e che stesse provando a farlo impazzire con uno dei suoi trucchetti.
Però non accadde nulla neanche in quel momento, rimase tutto normale, di nuovo.
Iniziò a sudare freddo e ad andare quasi in iperventilazione, dato che non riusciva ancora a capire proprio niente di quella situazione.
Stava diventando pazzo?
Perché doveva accadere in quel momento così tranquillo e piacevole?
Perché durante la lettura di un libro dalla storia scorrevole e interessante?
Ad un tratto, però, nelle sue orecchie, finalmente, rimbombò qualcosa.
Qualcosa di concreto, di spiacevole.
Una risata.
Una risata familiare, poco benevola.
Una risata che continuò per vari secondi e minuti a invadere la cavità uditiva del castano.
Sussultò di colpo e si girò di scatto, cercando di posare lo sguardo sull'origine comunque sconosciuta di quella risata, sempre con una forte pressione sul suo petto.
La saliva che si era creata e amalgamata nella sua cavità orale venne presto buttata giù nella gola secca, in quanto quella situazione facesse sentire Dipper estremamente a disagio e inquietato.
Poteva dire di aver passato di peggio, è vero.
Ma i suoi problemi, durante la sua famosa estate, erano stati sempre materiali e visibili, aveva sempre avuto il modo di osservarli e di trovare una soluzione.
Inoltre aveva sua sorella Mabel al suo fianco, non aveva nulla da temere.
Ma quel caso era diverso, fin troppo diverso.
Presto la situazione degenerò e la mente dell'umano venne avvolta dall'ansia a da un pizzico di pazzia, dato che iniziarono a crearsi degli strani squarci, sopra le pareti della stanza e lungo gli altri arredi.
L'umano rimase paralizzato e il suo respiro venne mozzato alla diversa apertura di ogni squarcio rivelatosi un occhio dorato, avente una lunga e stretta pupilla.
In quell'esatto momento, la risata di prima prese il sopravvento ed essa continuò per un lasso di tempo che per Dipper sembrava infinito, mentre quegli occhi ripieni di scherno lo fissavano con malizia.
Non riusciva più a controllare il suo respiro e il suo battito cardiaco era accelerato di troppo.
Si mise le mani nei capelli e abbassò il busto, notando che tutto il suo corpo stava tremando per colpa della paura e dei brividi che gli scendevano lungo la schiena.
La risata e gli occhi non scomparvero e Dipper non si sentiva affatto bene.
Doveva fare qualcosa alla svelta, stava impazzendo.
Non poteva rimanere lì a far niente.
La cassa toracica, le sue orecchie, la sua mente.
Sembrava che tutto stesse per esplodere da un momento all'altro.
Cercò di aprire la bocca per far passare altra aria nei polmoni, voleva urlare.
Le parole gli morivano in gola e non poteva fare niente per fermare quella situazione così fastidiosa.
Strinse le mani nei ciuffi color cacao e cercò di mantenere un respiro regolare, riuscendo finalmente a pronunciare delle parole.
"Basta... BASTA...!" Urlò.
Chiuse gli occhi e fece pressione sulle tempie con i palmi delle mani, mentre una sensazione di nausea gli colpì le viscere e gliele fece contorcere.
Non sapeva il perché di tutta quella situazione così insana, non sapeva cosa c'era che non andava in lui.
Aveva più volte pensato che ci fosse una sola e unica persona dietro tutta quella follia distribuita in un momento del genere.
Ma non era più molto sicuro di ciò.
Bill Cipher non agiva in quel modo, non utilizzava metodi così semplici per creare degli attimi di pazzia.
Lui si prostrava direttamente, si rendeva corporeo e visibile, senza troppi problemi.
Stava diventando pazzo.
Però, quando pensò di star per perdere i sensi, all'improvviso tutto cessò di colpo.
Niente più risate, niente più occhi, niente più sensazioni spiacevoli.
Tutto era tornato come prima.
Prima che Dipper iniziasse a leggere il volume paranormale, lasciato aperto sul comodino.
Tolse lentamente le mani dai capelli e cercò di regolare il suo respiro, dando qualche piccola occhiata alla stanza.
Ma subito dopo si dovette sedere sul letto perché gli girava la testa e la nausea non era affatto passata.
Fece un grande sforzo per cercare di non vomitare il pranzo, ma alla fine dovette fare una corsa verso il bagno mentre si teneva la bocca e la gola con fatica.
Mise letteralmente la faccia sul gabinetto e fece ciò che il suo corpo gli diceva di fare, ovvero evacuare dalla bocca i resti di alimenti ancora presenti nel suo stomaco, ormai non più utilizzabili dal suo organismo.
Quel momento fu breve, ma venne ripetuto una seconda volta dato che Dipper non si sentiva affatto bene.
Tutto questo per una situazione all'infuori della normalità, per qualcosa che si era creato ed aveva smesso di esistere solo nella sua mente da umano.
"Okay... O-okay... Ora b-... B-bas-...-ta..." Mormorò biascicando, avendo paura di rigurgitare altri elementi magari importanti per il suo corpo.
Si alzò lentamente e tirò lo sciacquone, avvicinandosi subito dopo al lavandino.
I suoi occhi si posarono sulla sua immagine riflessa nel grande specchio, una figura pallida, con gli occhi arrossati e il respiro pesante.
Rimase lì a fissarsi per vari secondi, prima di sciacquarsi la bocca e la faccia con dell'acqua rigorosamente fredda.
"Dipper? Ci sei?"
L'umano a quel richiamo sussultò e non poco, dato che era stato completamente presto alla sprovvista.
Aveva riconosciuto la voce del suo coinquilino per quelle due settimane, ma non sapeva il motivo della sua chiamata.
Pensava che fosse al piano di sotto a giocare a dei giochi da tavolo o a fare una passeggiata fuori dalla casa.
Si affrettò ad asciugarsi il viso, a sistemarsi i capelli e ad assumere un'espressione tranquilla e rilassata, anche se non era il momento più adatto per farlo.
Uscì dal bagno e incontrò il rosso che lo osservava dalla testa ai piedi, quasi squadrandolo attentamente.
"Va tutto bene? Ti vedo un po' pallido..." Fece Alex un commento sulla palese carnagione pallida di Dipper, in quanto non si poteva nascondere perfettamente.
Rimase in silenzio per qualche secondo, prima di rispondere alla sua affermazione con una semi-verità.
"Ecco... Ho avuto qualche problema di stomaco, il pranzo mi ha... Fatto leggermente male." Rispose il castano posando una mano sul ventre.
Il rosso allora sussultò a quella sua frase e si avvicinò a lui, guardandolo meglio in viso.
"Oh Dio, va meglio ora?! Cioè, hai appena vomitato, quindi la risposta sarebbe un no, però... Ti senti relativamente meglio a come stavi prima?" Chiese con aria preoccupata, grattandosi il retro della nuca.
Dipper emise un lieve sorriso per quella sua affermazione e annuì leggermente, sospirando di sollievo con la mente per aver utilizzato una scusa semplice ma comunque efficace.
"Dimmi... Perché mi hai chiamato?" Chiese il castano.
"Oh, giusto! Isaac ci vuole in salotto per spiegarci alcune cose per i prossimi giorni." Spiegò.
"Perché non ce le ha spiegate prima?" Affermò.
Alexander rispose con un'alzata di spalle e una camminata verso la porta, insieme ad uno sguardo che diceva letteralmente di seguirlo per andare nella zona soggiorno.
Infatti, Dipper eseguì quell'azione e presto si ritrovò di nuovo con tutti gli altri in salotto, sempre nella stessa disposizione della mattina.
Anche Isaac era sempre in mezzo alla stanza, con l'attenzione di tutti addosso.
Dipper rimase in silenzio e cercò di mantenere la calma, stringendo la stoffa dei suoi jeans tra le mani e mantenendo una posizione composta e soprattutto comoda.
"Scusatemi se vi ho richiamati così all'improvviso, ma volevo avvisarvi che da domani inizieremo altri studi sul paranormale e che, a quanto pare, in questa zona c'è un alto concentrato di fenomeni all'infuori della portata umana e quindi... Potremmo anche fare qualche piccola escursione in questi giorni." Spiegò.
Nessuno fece alcuna domanda e annuirono quasi tutti all'unisono, facendo sorridere il capo del club.
"Bene... Inoltre vi ho anche chiamati perché volevo fare una partita a Indovina Chi." Affermò il corvino sinceramente, quasi con un tono imbarazzato.
Tutti quanti si guardarono un attimo e iniziarono poco dopo a ridere lievemente o a rivolgergli qualche frase per stuzzicarlo, ma alla fine quasi tutti accettarono alla sua proposta.
Quasi tutti perché alcuni avevano veramente ancora bisogno di riposo o di un po' di relax.
Tra questi vi era Dipper, che voleva assolutamente ritornare in camera a pensare a ciò che era successo qualche attimo prima.
Ma aveva paura, paura di rimanere da solo.
Non voleva che ricapitasse una cosa del genere.
Voleva riposare, ma non voleva tornare in quella stanza.
Così decise di rimanere a giocare con i suoi compagni del club in salotto, provando ad alleviare la tensione e il ricordo vivido dell'esperienza di poco fa.
Non si poteva calmare così, da un momento all'altro, ne era consapevole.
Ma egli aveva passato anche di peggio nella sua giovane età e, inoltre, in quella casa erano presenti altre persone con cui doveva rimanere per due settimane.
Non voleva far preoccupare tutti con qualcosa che riteneva solo un suo problema, quindi cercò in tutti i modi di pensare al gioco o a qualsiasi altro elemento diverso da quella stanza.
Una stanza piena di risate maliziose e di occhi dorati, affamati di follia e di lussuria.
Ciaoh amici!
E anche oggi questo capitolo ha superato le 2000 parole, YEY!
Spero comunque che vi sia piaciuto, dato che è uno dei tanti capitoli di passaggio presenti in questo libro-
Avete notato che Bill non c'è ancora, o che comunque si fa sempre e solo un lieve accenno? :D
Inoltre, cosa pensate del piccolo attacco di follia che Dipper ha avuto?
Spero di averlo descritto bene perché personalmente potevo fare di meglio-
Ma comunque mi importa ciò che avete da dire!
Lasciate un commento e una stellina se il capitolo vi è piaciuto e noi ci vediamo alla prossima! Cya a tutti :3
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