.^Capitolo 25^.
Dipper stava cercando di passare una normale giornata all'università, insieme ai suoi compagni del club dell'ignoto, intenti a fare ricerche sui computer personali e a passarsi appunti o libri con copertine bizzarre ma affascinanti.
Erano passate due settimane dal piccolo incidente avvenuto con Bill nell'appartamento di Dipper e quest'ultimo non riusciva a darsi pace per come il demone si era comportato con lui.
Gli aveva letteralmente urlato di tutto, senza nascondere il fatto che era dannatamente attratto da lui in qualunque modo esistente al mondo.
Ed era l'unica che Bill aveva compreso, a quanto pareva, perché l'ultima affermazione data dal demone dopo quel piccolo momento di sfogo sembrava intuire proprio quello.
Inoltre, quella situazione era nata dal fatto che Isaac si era preoccupato per lui, solo questo.
La reazione del demone lo aveva spaventato più del solito, non avrebbe mai pensato di vederlo con un'espressione arrabbiata e incupita mascherata da serietà.
Ma alla fine, dopo la piccola manifestazione emotiva dell'umano, il biondo era diventato serio e quasi dispiaciuto subito dopo quel momento da parte dell'umano, si poteva notare dal suo sguardo meno accattivante e arrogante del solito.
Gli aveva dimostrato una dolcezza che mai prima d'ora aveva tirato fuori, un vero senso di delicatezza, perché le altre volte certi gesti affettuosi contenevano semplicemente lussuria e fandonie, erano privi di sentimento e bene.
E anche se Bill fosse diventato più gentile e comprensivo nei confronti del moro, Dipper non si sarebbe mai fidato al cento per cento.
Cercava in tutti i modi di pensare a qualcos'altro e di lasciar perdere il demone per almeno un giorno, ma niente, non ci riusciva.
Era come se Bill avesse piantato un seme malsano nella mente dell'umano e lo avesse fatto crescere fino a questo momento, rendendolo un arboscello troppo robusto per essere tagliato solo ora.
Era meglio dimenticarsi di quell'episodio il più in fretta possibile, perché se già era riuscito a scoppiare una volta, non sarebbe stato difficile rifarlo di nuovo, soprattutto con la presenza del demone.
Stava leggendo dei fascicoli riguardanti varie leggende metropolitane e creature che nessuna mente umana avrebbe mai immaginato avrebbero potuto mettere piede sulla Terra.
Si sentiva realizzato a leggere certe cose che trattavano di argomenti come il soprannaturale o creature ultraterrene, dato che i diari del prozio Ford erano andati distrutti per colpa di Bill.
Aveva letteralmente imparato a memoria il terzo diario e avrebbe voluto farlo anche con i primi due, ma era impossibile dato che di essi non era rimasta alcuna traccia.
Erano stati completamente disintegrati, ma Dipper non ci pensò molto in quel momento dato che era una situazione critica, quella dell'Oscurmageddon.
Ma non era il momento di pensare ad un momento avvenuto sette anni fa, era il momento di pensare agli affari del club e di continuare nelle ricerche.
Riuscì a distrarsi leggermente con quel fascicolo composto da eventi inspiegabili e ai limiti della mente umana, fandonie per la gente comune o che crede nella scienza, ma vera e pura arte per persone come Dipper, Isaac o i componenti del club dell'ignoto.
"Okay ragazzi, un attimo di attenzione!"
Quella frase fuoriuscì dalla cavità orale del capo del club dell'ignoto, pronto a emanare un nuovo annuncio per tutti i partecipanti, oppure donare qualche informazioni per la fantomatica escursione in campagna.
Tutti presero posto al tavolo ovale in mezzo alla stanza e voltarono lo sguardo incuriosito verso il corvino, pronti ad ascoltarlo.
"Allora, abbiamo parlato per così tanto tempo di questo viaggio in fuori città e alla fine ci siamo! Domani ci troveremo tutti quanti all'entrata del Central Park alle nove in punto e ci sarà un pullman solo per noi. Il viaggio durerà un po' di ore quindi assicuratevi di portarvi qualcosa in più, non solo il necessario." - Spiegò Isaac, tenendo in mano dei fogli con sopra stampato tutte le attività che avrebbero fatto una volta arrivati alla villa. - "Abbiamo due settimane di lavoro e dovete portarvi ovviamente dei vestiti di ricambio, biancheria, pranzo al sacco per il viaggio... Insomma, troverete tutto sui fogli che ho stampato, ci sono domande?" Concluse consegnando ad ogni membro la lista di oggetti da portare e di tutto ciò che avrebbero fatto.
Dipper prese in mano il foglio e lo analizzò con cura, memorizzando con cura tutto ciò che avrebbe dovuto portare nella sua valigia.
Doveva portare ovviamente il telefono, una torcia, del materiale per prendere appunti, vestiti, biancheria e una borraccia con l'acqua.
C'erano molte altre cose che doveva portare, oltre alle più importati elencate da poco, ma certi oggetti lo incuriosirono particolarmente ed egli alla fine alzò lo sguardo verso il corvino e fece lo stesso con la mano per fare una domanda.
Isaac non appena lo vide sorrise e annuì con la capoccia, dando a Dipper un permesso silenzioso per chiedere.
"Perché ci sono anche delle candele e del sale nella lista delle cose da portare? A cosa servono, se posso chiedere?" Disse Dipper, cercando di trattenere la sua curiosità.
Un silenzio tombale avvolse la stanza dopo che quella frase venne pronunciata, come se qualche maledizione avesse infestato quell'aula, rendendola più cupa di quello che non era.
Il castano notò con dispiacere che molti dei colleghi del club si scambiavano sguardi complici, come se loro sapessero esattamente a cosa sarebbero servite le candele e il sale.
Quasi tutti i membri del club lo fecero e ciò fece sentire Dipper estremamente a disagio, ma egli si sentì meglio non appena un sorriso comprensivo varcò le labbra di Isaac.
"Tranquillo, Dipper, è che i miei genitori hanno detto che non posso usare troppa elettricità nella villa dato che è letteralmente enorme, perciò ho pensato di utilizzare delle candele, così da non sprecare le batterie per le torce." - Iniziò Isaac a spiegare. - "Invece per il sale lo useremo per cucinare, mi sembra ovvio. Insomma... Io personalmente so cucinare, poi siamo in tanti e credo che ognuno debba portare almeno un po' di sale." Rispose con tranquillità.
Dipper inclinò di poco la testa e si grattò il retro della nuca, trovando alla fine un senso per quegli strani oggetti da portare con sé in viaggio.
Isaac aveva i suoi motivi se aveva scritto di portare quegli oggetti specifici, perciò il castano si limitò ad annuire.
Alla fine della riunione, tutti i presenti misero via i materiali nelle loro borse e sistemarono l'aula prima di uscire.
"Io ho fame! Andiamo a pranzare fuori, ragazzi?" Esclamò una ragazza dalle folte chiome bionde tinte in parte di blu, che Dipper aveva identificato come Sadie.
"Io ci sto, dove andiamo?" Esclamò un maschio dai capelli biondo cenere chiamato Colin.
"Mmh... Io voglio tornare al Pig's Den, fanno dei dolci buonissimi!" Esclamò Alexander, il rosso del gruppo.
Tutti quanti annuirono alla sua affermazione, tutti tranne Dipper.
"Dipper, non ho sentito niente da te... Ti va bene andare lì?" Chiese Isaac inclinando di poco la testa.
Dipper rimase un momento in silenzio per pensare alla sua risposta, nel mentre fissando l'orario sul suo orologio da polso che segnava le due e un quarto.
Dopo un paio di secondi alzò la testa e annuì all'affermazione del rosso, facendolo sorridere.
"Però non verrò per mangiare, scusatemi... Aiuterò mia sorella ancora una volta al locale prima di partire, in fondo non la vedrò per due settimane." Spiegò il castano, notando alcuni sguardi tristi dei suoi ormai amici.
"Oh... Sì, certo, va bene... Però se cambi idea sei il benvenuto." Commentò Alex con un sorriso, grattandosi il retro della nuca.
Dipper annuì e seguì la comitiva fuori dall'università, increspando le labbra verso l'alto.
Tutti quanti camminavano sul marciapiede con tranquillità, parlando tra di loro del viaggio del giorno seguente o chiacchierando di altri argomenti come l'università, gli hobby, le relazioni amorose.
Dipper rimaneva in silenzio e seguiva la comitiva come un piccolo cucciolo di oca grigia appena uscito dal suo uovo che segue il primo oggetto in movimento.
Ma non appena sentì un braccio avvolgergli le spalle volse lo sguardo verso il possessore di quell'arto, trovandosi il viso sorridente di Isaac a dieci centimetri dal suo.
"Allora, Dippy Pines... Che è successo, se posso chiedere?" Disse il corvino con un tono più scherzoso del solito ma all'apparenza anche preoccupato.
L'umano lo guardò per vari secondi e scosse la testa dopo poco, continuando a guardare in avanti per non andar a sbattere contro qualche palo o qualche persona.
"Non è niente, Isaac, davvero... So che ti preoccupi per me, in qualche modo, ma davvero... Sto bene." Rispose Dipper con un sorriso quasi forzato, liberandosi dalla presa del capo del club, guardandolo dritto negli occhi.
Rimase leggermente interdetto da quella reazione da parte di Dipper, dato che voleva solamente aiutarlo in qualche modo, come aveva già provato una volta al locale della sorella.
Ma anche questa volta aveva fatto cilecca, il castano non sembrava in procinto di aprirsi moralmente alle altre persone.
Alla fine lasciò perdere e volse lo sguardo in avanti, continuando a camminare tranquillamente, come se niente fosse successo.
Dipper notò questo elemento da parte del corvino e ci rimase male, quasi come se tutta la sua preoccupazione fosse svanita in un battito d'ali.
Dopo poco egli arrivò al locale con tutti i suoi compagni ed entrò, notando la solita marea di persone sedute al tavolo, intente a chiacchierare o a godersi un buon pasto in compagnia.
"Hey, Mabel!"
Dipper si avvicinò al bancone e diede un'occhiata alle cucine per cercare la sorella, per poi notare una figura che stava letteralmente scattando verso di lui per saltargli addosso.
Identificò la figura come la sorella gemella e si lasciò stritolare con piacere, ridendo sotto gli occhi dei colleghi del bar e degli amici del club.
"Ciao fratellino! Non so perché, ma oggi mi sento più sprizzante che mai!" Affermò Mabel, battendo le mani come una bambina e saltellando sul posto, mostrando un bellissimo e smagliante sorriso.
"Beh, quando mai non sei sprizzante, sorellina?" Chiese con fare retorico, facendola ridere.
"Sei qui con i tuoi amici, vero? Accomodati pure, mando subito dei camerieri a prendere i vostri ordini."
"Uhm... In realtà..."
Dipper spiegò alla sorella la questione del viaggio fuori città per due settimane, quindi le disse che avrebbe mangiato più tardi e che avrebbe aiutato il più possibile nel locale come cameriere e cassiere.
Mabel sorrise dolcemente a quella affermazione e strinse forte a sé il fratello, lasciandolo andare dopo vari secondi.
"Va bene, allora vai pure a cambiarti, intanto ci pensiamo noi." Rispose con il suo solito sorriso.
Dipper uscì dalle cucine e disse ai suoi amici di andarsi a sedere in uno dei tavoli lunghi nel giardino, avviandosi verso la stanza dedicata allo staff.
Non appena fu dentro, posò la borsa sul tavolo e si tolse la giacca in pelle, appoggiandola sullo schienale della sedia.
Sospirò profondamente e si passò una mano tra i capelli, ripensando a tutto ciò che era successo in quella giornata.
"Qualcosa ti turba?"
Senza dare troppa corda al tono familiare utilizzato da quella voce, Dipper si voltò e fissò gli occhi sulla persona davanti a lui, spalandoli completamente dopo pochi secondi di realizzazione.
Il biondo si trovava davanti a lui e lo fissava dall'alto sempre con quel atteggiamento altezzoso e sicuro di sé.
E per non mancare, le sue labbra invitanti e perfette erano state squarciate da un sogghigno poco rassicurante, ma aveva il suo perché in fatto di bellezza.
Dipper indietreggiò di colpo e andò a sbattere contro il tavolino riservato ai colleghi del locale, fissando il demone con un'espressione sconvolta e quasi spaventata.
"Che ci fai qui?!" Sbottò Dipper senza danzare attorno all'argomento.
"Non posso più venirti a trovare, Pinetree? Sei ancora arrabbiato dopo l'ultima volta che ci siamo visti?" Chiese Bill inclinando di poco la testa.
L'umano scosse la testa e si sedette sul tavolino nello scopo di allontanarsi il più possibile dal biondo, ma fu impossibile dato che per colpa di quel dannato arredo Dipper non poteva muoversi ulteriormente.
"Ti prego ti prego ti prego... Dimmi che è un sogno... Sì! Sto sognando! È sicuramente un sogno! Ti prego dimmi che è un sogn-"
Prima che potesse delirare ancora di più, il suo viso venne afferrato con un'ambigua dolcezza e spinto verso quello di Bill, con l'intento di combaciare le loro labbra in un unico intreccio di calore e passione.
Infatti, l'intento andò a buon fine e Bill potè stringere a sé l'umano con possessione, passando una mano tra i suoi capelli e tenendo l'altra sulla sua schiena.
L'umano rimase completamente paralizzato da quel gesto improvviso, ma non appena sentì il calore impadronirsi del suo corpo, egli si lasciò andare per l'ennesima volta a quel bacio caldo e quasi bisognoso.
Si staccarono dopo poco, lasciando un piccolo rimasuglio di saliva attaccato alle loro labbra.
Si fissarono intensamente negli occhi, senza notare la pericolosa vicinanza dei loro corpi tra di loro, quasi ad una distanza completamente nulla.
"No, non è un sogno... È la realtà, dovresti saperlo bene..." - Iniziò Bill. - "La realtà è il tuo campo, tesoro... Ma se si parla di sogni, beh... Benvenuto nel mio glorioso impero composto da desideri proibiti e sporchi, Pinetree.~" Sussurrò alla fine con un tono di voce sensuale.
Dipper arrossì leggermente e abbassò lo sguardo, annuendo alle parole del demone con lo stesso gesto di un bambino a cui urlano contro per aver commesso qualche sciocchezza.
L'umano non riusciva neanche a spiegare la grande abilità della manipolazione appartenente a Bill.
Doveva essere arrabbiato con lui, e invece si era trovato a godersi un altro dei suoi baci nei quali la lussuria e la passione avevano la meglio.
Lasciò perdere e sospirò silenziosamente, fissando ancora una volta il demone in quell'occhio dal colore innaturale ma favoloso.
Diede un bacio sulla fronte di Dipper e si staccò dopo poco, facendo la stessa cosa con le mani.
"Ora devo andare, Pinetree... Ma chissà... Ci potremmo sempre rivedere presto... Ciao ciao.~" Disse Bill con una lieve risata, schioccando le dita e scomparendo nella sua solita nube.
Dipper rimase ancora seduto sul tavolino senza proferire alcuna parola o addirittura qualche verso, come se fosse entrato in uno stato di estasi difficile da estinguere.
Ma l'insistente bussare alla porta da parte della sorella che aveva bisogno di lui lo fecero rinsavire.
Si passò velocemente una mano tra i capelli e prese un respiro profondo, mordendosi il labbro inferiore per colpa del piacere che aveva provato in quel bacio.
Si alzò dal tavolino e si mise la divisa del locale, uscendo dalla stanza dello staff e tornando al lavoro, cercando di pensare il meno possibile a quel piccolo e focoso momento avvenuto tra lui e Bill.
Sto morendo HAHAHAHA
Madò, ho scritto questo capitolo alle 03:33 del mattino e sto leggermente morendo, ma non dal caldo ;w;
E sono arrivata a più di 2000 parole ancora una volta! YEY!
Bene signori... Ora, ditemi che ne pensate del capitolo!
Cosa pensate che succederà in questa fantomatica gita di cui tutti parlano?
E di Isaac che ne pensate amici miei?
Fatemi sapere, mi raccomando eh!
Lasciate un commento e una stellina se il capitolo vi è piaciuto e noi ci vediamo alla prossima! Cya a tutti :3
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