.^Capitolo 20^.

In balia delle stelle e delle luci della città, i due maschi si stavano fissando negli occhi, dopo essersi scambiati un lungo bacio passionale in un luogo quasi appartato, se poteva essere definito in quel modo.
Infatti, pochi minuti dopo, il cameriere ritornò con il suo blocchetto per le ordinazioni e non notò nulla di strano, dato che Bill era tornato al suo posto ad una velocità che neanche la mente umana avrebbe potuto calcolare.
Dipper allora si sistemò velocemente i capelli e diede una veloce occhiata al menù, notando l'unica cosa che avrebbe potuto metterlo a disagio: il prezzo dei piatti e delle bevande, notando che c'erano solamente alcolici di ottima qualità.
Superavano tutti i settanta dollari e l'umano, che era abituato a pranzi composti da tramezzini confezionati e bottiglie d'acqua naturale, non sentiva di certo il bisogno di mangiare degli alimenti così pregiati.
E di certo non sentiva il bisogno di spendere così tanto.

"Avete deciso, signori?" Chiese il cameriere, fissando soprattutto Bill che, a sua volta, osservava con fare annoiato il menù.

Dipper non sapeva cosa rispondere, dato che a lui importava più il prezzo che il gusto.
Ma in quel locale anche le feci di un cavallo di una fattoria sarebbero costate un rene e due arti.
Egli rimase in silenzio e continuò a fissare le pietanze dalla loro immagine questa volta, tenendo sempre conto del prezzo però.
Ma alla fine Bill chiuse il menù con tranquillità e rivolse il suo sguardo verso il cameriere.

"Due filetti di scottona con salsa al cioccolato e una bottiglia di Chateau Petrus." Rispose con aria decisa, senza giri di parole e senza ripensamenti.

Il castano sussultò a quelle parole e deglutì senza farlo notare, consegnando il menù al cameriere senza battere ciglio.
Egli se ne andò a lasciò di nuovo i due uomini da soli, nel rumoroso silenzio della terrazza accompagnato dalle varie macchine che sfrecciavano per la strada insieme ai loro clacson.
Il biondo continuava a fissare Dipper con un sorriso malizioso poco accennato e l'occhio scoperto leggermente socchiuso, creando una lasciva espressione che fece arrossire ancora l'umano.
Iniziò a commettere gesti all'apparenza normali per una persona, come per esempio sistemarsi il colletto della camicia, sfiorare l'orlo della tovaglia con le dita oppure strofinare le mani tra di loro per simulare un tocco di conforto da parte di altri individui.

"Pinetree, niente attività dislocate a cena." Affermò Bill che continuava ad osservarlo con quell'espressione accattivante.

Dipper allora sussultò e lo fissò dritto nell'occhio fulvo, senza avere nulla da dire per controbattere la sua affermazione.
Perché ad un tratto si sentiva così nervoso?
Il suo stato d'animo era davvero così ovvio?
Qual era la causa della sua agitazione?

"Vedi... Tu stai compiendo troppe attività dislocate, ovvero delle azioni che dimostrano un conflitto interiore attraverso gesti per cercare di alleviare lo stress." Rispose Bill con fare piuttosto professionale, tenendo i gomiti sul tavolo del ristorante e le mani intrecciate tra di loro.

Annuì lievemente a quella spiegazione emessa dal biondo ed emise un lungo sospiro, abbassando lo sguardo.
Bill aveva ragione, Dipper stava affrontando una guerra interiore con il proprio essere, il tutto in presenza proprio di colui che aveva fatto scoppiare tutto.
Con quei baci, quelle provocazioni, quelle parole così false ma allo stesso tempo così dolci, lo facevano letteralmente impazzire.
Sentiva seriamente il bisogno di fare un esame di coscienza, prima di cadere in qualche tranello che Bill aveva architettato, magari anche in modi più subdoli.
Secondo Dipper, per Bill essere un adulto significava sapersi difendere da qualsiasi cosa, avere sempre a portata di mano una soluzione o una risposta a tutto.
Insulti, violenze, ingiustizie, di tutto.
Però, Bill non stava utilizzando un metodo così violento a parer di Dipper.
Semplicemente lo stava provocando con delle occhiate fugaci e dei sorrisi più belli di un tramonto, insieme ad azioni di presunto affetto come baci o carezze.
Bill era davvero interessato a Dipper?
Se lo avesse completamente conquistato, cosa avrebbe fatto subito dopo?
Lo avrebbe usato, per poi buttarlo via come un giocattolo qualsiasi?
Dipper strinse con così tanta forza i pugni che le nocche diventarono di un colore simile al latte e iniziò a tremare lievemente per la troppa forza utilizzata, il che non passò inosservato agli occhi di Bill.

"Ecco a voi."

Alzò di poco lo sguardo verso la voce proveniente dall'esterno dei suoi pensieri e vide un cameriere diverso da quello di prima, di certo più grande e più esperto dell'altro, data la sua posizione autoritaria e la seria espressione del viso.
Stava spostando verso il tavolo un carrello da portata in vetro e metallo lucente, con sopra due cloche di grandezza media e un serbatoio pieno di ghiaccio con una bottiglia di vino rosso francese, lo "Chateu Petrus".
I due piatti vennero posati davanti ai due clienti e, per l'evenienza, il cameriere aveva portato una bottiglia di acqua naturale e una frizzante.
Dipper appena le vide fu sollevato da quella vista e notò come il biondo si continuava a godere la serata con un sorriso plasmato sulle sue guance.
Alzò i due coperchi di metallo, rivelando due filetti di carne all'apparenza deliziosa con una salsa di cioccolato disposta sui lati del piatto, dando la parte di goduria anche agli occhi.

"Verrò da voi non appena finirete." Disse semplicemente il cameriere, lasciando il carrello da portata con il serbatoio del vino vicino al tavolo.

Scese le scale, lasciando per l'ennesima volta Dipper e Bill soli, ma questa volta non rimasero in silenzio, come fecero prima.
Infatti, il primo a parlare fu l'umano.

"Vino francese, carne pregiata, terrazza privata... Secondo te ho davvero tutti i soldi per poter permettermi di prenotare un tavolo qui, in questo ristorante, e di pagare tutto ciò?" Chiese in modo retorico, mettendo un accento tonante sull'argomento denaro e ricchezza.

Non riuscì neanche a pensare a ciò che avrebbe potuto dire dopo che Bill era già accanto a lui, sempre seduto sulla sedia, con un pezzo di carne proveniente dal piatto dell'umano infilzato in una forchetta e grondante di salsa in una mano e un bicchiere di quel vino francese nell'altra.
Dipper sussultò, ma rimase fermo e in silenzio, aspettandosi una risposta dal biondo.
Egli non fece nulla di particolare, semplicemente gli porgeva con fare cordiale quel pezzo di carne invitante e di certo appetitoso.
Infatti, socchiuse leggermente la bocca e, senza dire nulla, mise in bocca il pezzo di scottona cotto a puntino, lasciando che le sue papille gustative ribollissero dal piacere.

"Allora? È buono, Pinetree?" Chiese, prima di sorseggiare con un elegante portamento il vino.

"Sì, lo è... Ma non è questo il punto, non mi hai risposto!" Rispose Dipper, non notando l'angolo della sua bocca sporco di cioccolato.

Bill allora si morse lievemente il labbro e prese il mento del moro con una mano, tirando fuori la lingua e facendola scivolare sull'angolo delle labbra al sapore di cacao.
Rimase paralizzato e piuttosto adirato da quel gesto, dato che non gli stava ancora rispondendo, ma cercò di rimanere il più calmo possibile dato che Bill avrebbe potuto morderlo e staccargli un pezzo di carne se fosse stato anche solo poco arrabbiato per qualche reazione esagerata.

"Ti rispondo subito..." - Mormorò il biondo al suo orecchio, afferrando il lobo tra i denti e mordendolo con dolcezza. - "Pagherò io la cena, tu vedi di rilassarti... Intesi?" Continuò, allontanandosi dal suo viso con lentezza e lasciando nella zona accanto a loro una colonia maschile e inebriante.

Dipper deglutì e annuì subito dopo, sentendosi piuttosto a disagio in quell'ambiente non adatto a lui.
Ma decise di rimanere in silenzio come al solito e cercò di godersi la cena come meglio poteva, cercando di avere una normale conversazione con il demone che lo aveva tormentato durante l'estate.
Quello non poteva essere Bill.
Non poteva essere così galante, cordiale e affascinante, non con Dipper, almeno.
Più volte il biondo aveva rivelato di essere interessato all'umano, ma in quale ambito?
In ambito romantico, folle, manipolatore o carnale?
Cercò di non pensare a tutto ciò, ma la sua mente era ormai stata traghettata verso le sponde mentali delle teorie complottistiche contro il demone biondo, il che non era molto normale.

"Tanto per parlare un po', Bill...  Tu sai dove abito, ma io non so dove abiti tu." Affermò il moro assaggiando a sorsetti il vino rosso e mangiando con delicatezza, ormai stanco di quel fastidioso silenzio.

"Oh, vedi Pinetree... La mia casa è visibile da qui." - Rispose Bill con nonchalance, indicando uno dei grattacieli moderni più alti di New York con il tetto a punta, come se avesse un'enorme antenna - "Abito all'ultimo piano, ho anche una terrazza se ti fa piacere saperlo." Disse.

"Quell'edificio avrà almeno sessanta piani e mobili di lusso, sei diventato miliardario in questi anni?" Chiese Dipper con svogliatezza, cercando di mantenere un basso profilo.

"Sono una creatura soprannaturale, Pinetree... Posso fare tutto ciò che voglio e tu lo sai molto bene." Rispose con un ghigno, gustandosi il vino.

La cena proseguì con poche domande da parte di Dipper e altrettante poche, ma interessanti, risposte di Bill su vari argomenti, rendendo il pasto più pesante di ciò che non tra.
Finirono di mangiare e di bere il vino pregiato, si alzarono dalle loro sedie quasi all'unisono e si guardarono negli occhi per un momento, finché Bill non fece il giro del tavolo per avvicinarsi di nuovo a Dipper.

"Allora, come ti è sembrata questa cena?" Chiese.

"Particolare... Sai com'è, non ho mai cenato con un demone... E di certo non con uno che ha provato ad... Ad..."

Gli venne il groppo alla gola e una sensazione di subbuglio allo stomaco, mentre Bill lo fissava con tranquillità e con il suo solito e fastidioso sorriso stampato sulle labbra.
Non poteva far sì che gli avvenimenti del passato fossero solo ricordi ormai perduti, immagini ormai appartenenti alla gioventù.
No, non poteva permetterlo.
Per quanto Bill fosse stato cordiale, accattivante, carismatico, affascinante e tante altre cose, rimaneva sempre il demone dei sogni che lo aveva tormentato e spaventato per un'estate intera.
Non sarebbe filato tutto liscio come l'olio, se è ciò che il biondo si aspettava.

"... Devo andare." Mormorò Dipper quasi in uno stato di trance.

Mosse i piedi verso l'entrata del balcone ed entrò di nuovo nel ristorante, cercando di scendere le scale ad un ritmo più veloce del solito.
Dipper non si girava e continuava a camminare, ma ad un tratto venne preso da un forte senso di panico per colpa di qualcuno, ovvero Bill, che gli aveva afferrato il braccio quasi con aggressività.

"Ti accompagno a casa."

Ruotò di poco la testa e notò come lo sguardo del biondo si era fatto piuttosto serio, il che non era affatto un buon segno.
Rimase in silenzio a quell'affermazione e lo seguì verso l'ingresso del ristorante, senza proferire parola o qualche parola per iniziare una conversazione.
Non avrebbe mai dovuto andarsene in modo così sgarbato, ma per una questione di etica personale aveva agito come avrebbe agito un normale essere umano.
Ma a quanto pare Bill non era molto d'accordo.
Dopo aver pagato una cifra normale per il demone ma estremamente costosa per l'umano, essi si misero di nuovo in macchina ed essa sfrecciò tra le luci dei lampioni e degli edifici di New York.
Il viaggio era accompagnato dalla solita playlist jazz e blues degli anni '30, ma oltre quella nessuno dei due uomini proferiva parola.
Che Bill si fosse offeso in qualche modo?
Che Bill fosse arrabbiato per ciò che Dipper aveva intenzione di fare, ovvero andarsene senza neanche ringraziare?
Cosa doveva pensare Dipper di un demone che gli aveva afflitto delle cicatrici morali piuttosto difficili da coagulare?
Rimasero continuamente in silenzio e alla fine del viaggio Bill accostò la macchina proprio sul marciapiede appartenente all'isolato nel quale vi si trovava l'appartamento di Dipper.

"... Grazie per la cena, Bill, buonanotte." Esclamò Dipper senza guardare il demone, spalancando la portiera e mettendo già un piede fuori.

L'umano però sentì la sua mano alzarsi dal sedile della macchina, fino a che non scoprì che il demone gliel'aveva afferrata e la stava avvicinando al suo viso.
Alla fine, Bill posò le labbra con galanteria sul dorso della mano del castano, socchiudendo l'occhio visibile e tenendo lo sguardo basso.
Dipper arrossì leggermente e trovò quel sorprendente gesto piuttosto dolce e sincero, ma alla fine ebbe dei ripensamenti e non si lasciò andare tanto facilmente.

"Buonanotte anche a te." Rispose Bill con voce profonda e roca, facendo sciogliere il cuore al passeggero ormai con le idee confuse.

"Mi sta facendo impazzire questo demone..." Pensò Dipper con le gote ancora leggermente rosse.

Alla fine scese dalla macchina e, per educazione, salutò Bill che se ne andò via con la sua macchina sportiva.
Dipper fece qualche passo sul marciapiede e prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni, aprendo il portone del suo palazzo ed entrando.
Salì le scale verso il suo piano e con grande sorpresa notò che davanti alla sua porta di casa vi era Mabel, seduta a terra e con la schiena appoggiata alla porta.
Egli allora si precipitò dalla sorella e la scosse leggermente, notando che stava semplicemente dormendo davanti alla porta, come se avesse voluto aspettarlo.

"Oh, Mabel..." Mormorò Dipper, accarezzando la testolina della sua sorella gemella.

Emise qualche mugolio e continuò a dormire, costringendo Dipper a prenderla in braccio e ad aprire la porta con estrema difficoltà.
Alla fine entrò insieme alla sorella e chiuse la porta, dirigendosi verso la camera da letto e posandola sulle fresche lenzuola e sul cuscino morbido.
La lasciò dormire sul letto e chiuse la porta dietro di sé, avvicinandosi al divano in sala e sdraiandosi su di esso.
Quella giornata lo aveva sfinito in qualche modo e non aveva la forza per fare il resoconto delle azioni compiute nei suoi pensieri.
Inoltre non voleva pensare ancora a lui, a Bill, ma fu più difficile del previsto dato che era come se il demone fosse diventato letteralmente il centro dei pensieri di Dipper.
Si strofinò gli occhi con forza e sbadigliò con nonchalance, chiudendo gli occhi e addormentandosi subito dopo, senza preoccuparsi di ciò che avrebbe sognato o pensato durante il suo meritato riposo.

Ma salve amici miei!
Beh, che dire... Mi sono impegnata HAHAHA
Porca miseria più di 2000 parole... Solo per voi!
Sto migliorando in quantità, lo devo ammettere... Però per la qualità me lo dovete dire voi cari lettori!
Dipper è stato assalito dei dubbi e non sa se fidarsi di Bill oppure no... Però l'ha baciato più volte quindi non si sa, Bill sa come farsi desiderare o come confondere le persone accanto a lui, si sa :D
Spero che comunque il capitolo vi sia piaciuto e se è stato così vorrei che me lo faceste sapere :D
Lasciate un commento e una stellina se il capitolo vi è piaciuto e noi ci vediamo alla prossima! Cya a tutti :3

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