capitolo 9

Passo tutta la mattinata a guardare il cellulare in attesa di un suo messaggio ma purtroppo, non arriva. Durante i cambi dell'ora ho sperato di incontrarlo, ma di lui nessuna traccia. Non so perché io l'abbia fatto, ma dopo l'incontro alla stazione mi è sembrata una persona intrigante e ora non riesco a fare a meno di pensarlo.

È appena suonata la campanella che indica la fine delle lezioni, quindi mi dirigo verso l'uscita con Lucy, Amy e Jenny.
Appena uscita dal cancello che porta alla strada, il mio cellulare squilla. Senza pensarci due volte rispondo a quella che viene registrata come una chiamata da un numero sconosciuto.
"Pronto"
"Vuoi un passaggio fino a casa? Ho portato un casco in più.."
Come ormai d'abitudine inizio a balbettare e Lucy con uno scatto prende il cellulare e accetta il passaggio per me. Le prendo il telefono dalle mani, ma ormai il guaio è stato fatto e la chiamata è stata chiusa.
"Lucy ma come ti viene in mente! A malapena lo conosco"
"Anche un cieco si accorgerebbe di quanto ti piace... e poi sono curiosa di sapere chi è"
"Ma non mi piace! Come ti salta in mente di dire queste cose! E poi non posso fare tardi, devo preparare tutte le cose per stasera"
"Tranquilla, ti do il permesso di tardare quanto vuoi" dice con sguardo ammiccante, facendomi scoppiare in una fragorosa risata.
Ad interromperla però è stato Noah che mi si è letteralmente piazzato davanti con il casco tra le mani.
"Come hai fatto a sapere dove fossi?" gli chiedo.
"Oh sai, la tua risata si è sentita dal fondo dell'istituto, sono contento che tu sia felice oggi" mi dice sorridendo. Alle sue parole arrossisco e imploro Lucy con lo sguardo di salvarmi dalla conversazione. Lei però ha un'espressione davvero strana sul viso e nel giro di qualche secondo mi prende la mano e mi trascina in disparte.
"Amanda ma sai chi è lui?" mi chiede facendomi ridere.
"Beh si, ormai sono giorni che ci parlo, si chiama Noah"
"Si, Noah White."
"E quindi? Non capisco dove tu voglia arrivare..."
"È il figlio dell'uomo che quasi possiede la città, hai idea di quanto sia ricco? Il suo cognome si tramanda dalla fondazione della città, il nome Whitewater gli è stato proprio affibbiato in loro onore, grazie a tutti i finanziamenti che fanno per ogni tipo di struttura e manutenzione. Non è un ragazzo affidabile Amanda. Gli vanno dietro tutte le ragazze della scuola e non si è mai degnato di accettare le avance di nessuna. Tratta tutti in modo scorbutico e non so proprio come tu faccia a reputarlo una brava persona"
"Oh...io cioè non lo so proprio. Non sapevo queste cose, io l'h-ho conosciuto sull'autobus e-ed è sempre stato gentile con me-" Nel bel mezzo del discorso lo sento pronunciare il mio nome con voce profonda, quasi infastidita, per incitarmi ad andare via.
"Scusa Lucy ma devo proprio andare, ormai ho, o meglio hai, già accettato il passaggio...ne riparliamo stasera." La saluto con un bacio sulla guancia anche se pur un po' infastidita e scossa dalle sue parole, poi faccio cenno con la mano a Jenny e ad Amy per salutarle.
Cammino a passo svelto verso Noah e insieme ci avviamo verso la sua moto in un silenzio imbarazzante.

"Hai mangiato Amanda?" mi chiede in tono fermo.
"Non ancora, lo farò non appena torno a casa"
"Posso offrirti io il pranzo? Andiamo ovunque tu voglia andare"
"Non voglio approfittarmi della tua gentilezza Noah"
"Non lo faresti, ti ho invitato io" afferma appena arrivati davanti alla moto.
"Accetto" dico senza pensarci troppo.
"Cosa?Davvero?"
"Si, muoviti prima che cambi idea" gli dico sorridendo. Alle mie parole mi mette il casco e con un gesto veloce mi alza da terra mettendomi sulla moto. Sento improvvisamente la mia faccia andare a fuoco e ringrazio mentalmente il casco per coprirmela. Non faccio mai nulla di proibito e il sapere che lui per me lo sia in qualche modo, mi spinge ancora di più a volerlo conoscere, a capire il perché di così tanta confidenza solo nei miei confronti. Ho passato questi ultimi mesi a piangermi addosso e ora che ho l'opportunità di scappare un po' dalla monotonia non voglio farmela scappare. In fin dei conti cosa c'è di male? Se non ora quando se no?

Andare in un ristorante insieme mi sembra però troppo affrettato, quindi ne approfitto del fatto che siamo fermi al semaforo per picchiettargli con le dita sulla spalla nella speranza che si giri.
"Si Amanda?" il mio cuore perde un battito ogni volta che sento pronunciare il mio nome da lui . Lo fa in un modo così autoritario che mi ricorda quasi mio padre quando tentava di non cedere alle richieste della sua "bambina"... non avrei mai pensato di poter incontrare qualcuno con un tono di voce così simile.
"Possiamo mangiare a casa mia? Lo preferisco"
Scatta il verde e senza alcuna risposta riparte a tutta velocità. Butto l'occhio sullo specchietto, cercando di capire la sua espressione e quando se ne accorge inclina le labbra in un leggero sorriso, facendomi distogliere immediatamente lo sguardo.

Appena imbocca la strada di casa mia tiro un sospiro di sollievo e, fermata la moto davanti al vialetto, entriamo in casa.
"Puoi accomodarti sul divano, io intanto vado a mettere qualcosa di più comodo. Mia zia non c'è quindi dovremmo inventarci noi qualcosa" dico di corsa mentre salgo le scale che mi portano in camera. Tolgo tutti i vestiti e li lancio sul letto, cercando nell'armadio qualcosa di più comodo ma allo stesso tempo carino. Metto un vestito beige morbido che mi arriva alle ginocchia, con le maniche a tre quarti e una sorta di cinturina che mi segna la vita.
Il tempo di scendere di nuovo le scale e trovo la tavola apparecchiata, con l'acqua che bolle sul fuoco e Noah seduto sul divano a guardare la tv.
"Ma era già tutto così?" chiedo un po' sconcertata.
"No, ho pensato di portarmi avanti nel mentre che ti cambiassi"
"Oh beh grazie, hai trovato tutto?"
"Si, conosco ogni centimetro di questa casa, ci venivo spesso da piccolo, tua zia mi faceva da babysitter" tiro un sospiro di sollievo, escludendo a priori il fatto che sia uno stalker professionista che spiandoci dalla finestra avesse memorizzato i posti di tutti gli utensili della cucina. Ok si, suona un po' strano, ma cioè chi non lo penserebbe nella mia situazione?
"Non ne avevo la più pallida idea, mia zia non me l'ha mai detto" cerco di portare avanti la conversazione.
"Ti sta davvero bene questo vestito, dovresti metterli più spesso"
"G-grazie" dico portandomi tutti i capelli davanti la faccia per nascondere il rossore del mio viso.
"Facciamo una cosa" dice, "che ne dici se cucino io mentre tu ti riposi guardando un po' di tv?"
"Assolutamente no! Non ti lascio fare tutto da solo, al massimo facciamo insieme" affermo convinta.
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scusate gli eventuali errori grammaticali ma non ho riletto, in questi giorni correggerò tutto!

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