capitolo 7

"Grazie per il passaggio, non sarei mai riuscita ad arrivare in tempo"
"È stato un piacere, ci vediamo domani a scuola" dice sorridendomi prima di sfrecciare in sella alla sua moto nera laccata.

Appena entrata a casa mi precipito nella mia stanza per scegliere qualcosa di carino da mettere per la cena. Sinceramente non vorrei proprio andarci ma non ho voglia di litigare, soprattutto con lo zio Tom. Quando si arrabbia diventa parecchio irascibile e ti mette parole in bocca che non ti saresti mai sognata di dire. Per di più, alla fine del litigio, fa di tutto per proclamarsi "vincitore" mentre tu ti becchi la sconfitta e anche una bella punizione.
Da piccola osavo sempre sfidarlo, dato il mio carattere da persona testarda e alla fine finivo sempre a dover aiutarlo in cose super noiose come penitenza per averlo sfidato.

Nell'armadio non ho molti vestiti eleganti, ma tra quelli che ho ne spicca uno color oro; è un vestito che mi aveva dato mia madre per la mia festa dei 17 anni. Era il suo vestito preferito da giovane e quindi, siccome mi piaceva davvero tanto, aveva deciso di regalarlo a me per un'occasione speciale. Non ho mai visto il mio compleanno come un evento importante, infatti non mi sono mai preoccupata di organizzare feste e dare inviti ai miei compagni di classe. Forse è anche per il fatto che non ho mai avuto davvero qualcuno da invitare, essendo esclusa da praticamente tutta la scuola. Dicevano che ero troppo strana con i miei capelli rossi e le mie lentiggini e che quindi non mi volevano con loro. Io per un primo periodo, quando ero più piccola, ci ho creduto. Ho fatto di tutto per convincere mia madre a tingermi i capelli e a comprarmi un fondotinta abbastanza coprente da coprire quelle che credevo fossero imperfezioni della mia pelle. Dopo una lunga chiacchierata con mia madre però capii che in realtà non mi volevano e basta. Mi sono chiusa nel mio guscio e ho passato tutti gli anni di scuola, fino ad ora, da sola.
Non sono mai riuscita ad instaurare un rapporto di amicizia con qualcuno e oggi l'aver passato un po' di tempo in compagnia mi ha fatto davvero bene.
Con il tempo ho imparato ad apprezzare i miei capelli rossi e le lentiggini che d'estate compaiono su tutto il corpo grazie al sole. Probabilmente senza queste mie due caratteristiche non riuscirei più a riconoscermi, sono diventata consapevole che ognuno è bello e speciale a modo proprio e io lo sono probabilmente per queste due cose che mi contraddistinguono da tutti. Quando mia mamma mi veniva a prendere a scuola diceva sempre che era grazie alla mia chioma rossa che riusciva a trovarmi tra la folla di ragazzini, ora spero tanto che anche da dove si trova lei riesca a riconoscermi tra tutti i 7 miliardi di persone del mondo.

Ho deciso di abbinare il vestito oro con delle semplici ballerine color carne e un giacchetto del medesimo colore. Non sono pratica con le borse, infatti non ne ho nemmeno una; di solito tengo tutto ciò che mi serve nelle tasche, ovvero: telefono, soldi e chiavi di casa. Molto spesso uso un trucchetto di cui ormai tutti sono a conoscenza, metto i soldi nella cover del cellulare, in questo modo tenere tutto in tasca è ancora più semplice e non rischio che le banconote si rovinino.

Prima di indossare tutto vado in bagno a rinfrescarmi un po' in vista della lunga serata. So che non sarà affatto facile per me, ma ormai è troppo tempo che sto chiusa in casa, sento il bisogno di uscire e cambiare aria per qualche ora.
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Arrivata al ristorante i camerieri ci scortano ad un tavolo rotondo decisamente troppo grande solo per noi tre. Ci sono altri tre posti liberi e al centro del tavolo è presente un bigliettino:
"Tavolo riservato alla White&co. Siamo felici di avervi qui come ospiti, ordinate ciò che desiderate, la cena sarà offerta da noi."
A quanto pare sono stata invitata, o meglio sono stata costretta a venire ad una cena di lavoro. Probabilmente, dal nome "White&co", mio zio ha fuso i suoi possedimenti con questa  compagnia di cui non ho mai sentito parlare, forse è per questo che l'altra sera Rose e Tom stavano discutendo.
Vengo risvegliata dai miei pensieri con l'arrivo di una coppia sposata probabilmente sulla quarantina. Sono entrambi vestiti come se stessero sfilando sul tappeto rosso; la donna ha un completo nero e porta come accessori orecchini, braccialetti e una collana tutti di perle, per non parlare dell'acconciatura nella quale sono inserite svariate mollettine tutte tempestate di pietre che sembrano piuttosto costose. L'uomo invece è in smoking e si presenta come un uomo ancora molto atletico per l'età che ha, con i capelli e gli occhi neri e una grossa valigetta tra le mani.
"Buonasera, tu devi essere Amanda, tuo zio mi ha parlato molto di te. Io sono James White" dice porgendomi la mano.
"Piacere di conoscerla signor White" pronuncio stringendogli la mano.
"Oh per favore chiamami solo James. Lei è mia moglie Chrystal". Non potrebbe avere nome più appropriato data la quantità di perle e diamanti che ha addosso. Saluto anche lei con una stretta di mano veloce, alche arriva il cameriere portandoci numerosi piatti pieni di caviale, ostriche e chi più ne ha più ne metta.
Mia zia mi incoraggia con diversi sguardi a mettere qualcosa nel piatto, e così faccio. Prendo qualche tartina e la metto nel piatto, portandone qualcuna alla bocca.
Ad un certo punto il signor White anzi, "James" come preferisce farsi chiamare lui, riceve una telefonata informandoci poi che il terzo ospite non verrà.
"Sai Amanda, avevo invitato mio figlio nella speranza che potesse farti un po' di compagnia ma non ne ha voluto sapere. È davvero testardo alle volte, vuole fare sempre ciò che vuole"
"Non si preoccupi, che scuola frequenta suo figlio?"
"La tua stessa scuola, tuo zio mi ha detto che vi conoscete già. Mi ha informato che il giorno in cui ti sei sentita poco bene è venuto a trovarti a casa, sono molto contento che abbiate già fatto amicizia"
" Oh s-si certo, Noah. Beh direi che n-non siamo proprio così amici. Comunque... vogliate scusarmi, vado un attimo in bagno ad incipriarmi il n-naso" dico balbettando.
Non-posso-crederci.
Prima di tutto, potevo trovare una scusa migliore, non ho nemmeno una borsa...con cosa dovrei incipriarmi il naso!?
Seconda cosa, come è possibile che Noah dovesse venire a questa cena!? Non mi ha detto nulla prima quando ci siamo visti, chissà dove sarà andato...
Sicuramente la cena sarebbe stata ancora più imbarazzante con la sua presenza al mio stesso tavolo, ma almeno avrei avuto qualcuno con cui parlare.

Tornata al tavolo non ho fatto un granché per tutta la serata, sono stata a sentire i soliti discorsi tra imprenditori, proprio come accadeva anni fa quando mia madre mi costringeva ad andare alle cene di lavoro con papà.
Dopo la cena siamo ritornati a casa ed entrata nella mia stanza mi sono letteralmente fiondata a letto. Il cibo non è stato un grosso problema, tutti erano distratti dai loro discorsi da persone colte e nel mentre io ho mangiato solo lo stretto indispensabile.
Mentre mi stavo cambiando un pensiero mi è passato per la testa...più che un pensiero una persona: Lucy. Non le ho più fatto sapere nulla e mi dispiacerebbe se per la mia insicurezza allontanassi lei e le altre.
Ho deciso di mandarle un messaggio informandola che l'indomani mi avrebbe fatto piacere passare un pomeriggio insieme. Spero davvero mi risponda, mi dispiacerebbe che per colpa mia e delle mie paure le avessi convinte di non voler passare del tempo con loro.

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