capitolo 1
Mi dicono che non è facile ricominciare dopo che ti è caduto il mondo addosso e io ho imparato a rispondere che se ti cade il mondo addosso, vuol dire che hai avuto una possibilità di costruirtene uno tutto nuovo, forse migliore.
Purtroppo per me non è così. Lo dico solo per mostrarmi forte ma la verità è che si, ci sto provando, sto provando a crearmi una nuova realtà, ma l'unica cosa che sto facendo è crearmi una mia realtà. Passo tutto il tempo nella mia stanza, esco solo per mangiare anche se in realtà non mangio quasi nulla. Metto qualcosa nello stomaco solo per tenermi in vita, e qualche volta dubito anche di questo. Merito davvero di vivere? O meglio, merito davvero questa vita? Dovrei davvero provare a ricostruire tutto quello che è andato a rotoli da un giorno all'altro? E se provassi a farlo e poi mi farei solo del male?
Non riesco mai a trovare delle risposte a queste domande che ormai mi assillano da giorni e se le trovo, sono così orribili che appena sfiorano la mia mente cerco di dimenticarle.
Domani dovrò andare a scuola dopo davvero troppo tempo. È una nuova scuola, in una nuova città. Non avrei mai pensato che trasferirmi avrebbe portato così tanti casini. Mia zia mi ha accolta nella sua grande casa senza battere ciglio, come biasimarla...non avrebbe mai potuto lasciare sua nipote sola, in un mondo che le è stato completamente stravolto.
Continuano a dirmi che ormai è passato del tempo e che dovrei tornare tra la gente, crearmi amicizie e anche se non direttamente mi fanno intendere che dovrei dimenticare tutto. Ma come? Io non lo so, e nessuno me lo sa dire. L'unica cosa che mi rimane è accontentare tutti, fingere di essere felice, fare finta di essere un'altra persona.
Non sarà tanto facile, i fantasmi del mio passato mi tormenteranno sempre, già lo fanno. Non sono mai stata capace di avere qualcuno con cui stare, di relazionarmi e divertirmi, di sentirmi bella o perlomeno di accettarmi e non vedo come potrei riuscirci proprio ora. Ogni volta che mi guardavo allo specchio scoppiavo in lacrime, ora non mi ci guardo nemmeno più. Sono dimagrita così tanto che i miei vecchi vestiti mi stanno troppo larghi e i miei capelli rossi, con i quali nascondevo il mio viso pieno di lentiggini dagli sguardi dei miei compagni di scuola, hanno perso la brillantezza, i riflessi che contraddistinguono una persona sana da una che non sta bene. La mia pelle è diventata più pallida del solito perché non vedo il sole ormai da troppo tempo. I miei occhi verdi risultano sempre così stanchi, le mie palpebre non riescono mai a stare del tutto aperte, senza parlare del colorito violaceo che li contorna per le poche ore di sonno a notte. I miei incubi non mi lasciano dormire e la notte preferisco stare sveglia piuttosto che vivere nella continua ansia di dover rivedere quelle orribili scene che già a fatica sto cercando di dimenticare.
Mia zia mi ha promesso che sarebbe migliorato tutto, ma io non ne vedo via d'uscita. Sono caduta nella depressione più totale e sento il bisogno di qualcuno che riesca a tirarmene fuori.
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Poco fa lei mi ha chiesto con le lacrime agli occhi di uscire un po' fuori, sul portico di casa, a prendere un po' d'aria. Oggi penso di avere dato il peggio di me, ho passato tutto il giorno in silenzio o a piangere, chiusa nella mia stanza, senza lasciare che entrasse nemmeno un secondo, neanche per portarmi da bere. Sento che mi sto spegnendo e lei forse lo vede più di me. Ho deciso di farla felice almeno per stasera, di uscire fuori per qualche ora a guardare le stelle, stesa sull'amaca e con un pizza nello stomaco. È il primo pasto completo che faccio dopo almeno tre settimane. Ho pensato di dover sembrare un po' più viva per domani, tutti mi squadreranno dalla testa ai piedi, soprattutto in queste condizioni.
Quando sono uscita fuori il vento mi ha fatto venire la pelle d'oca, non lo sentivo da così tanto sulla mia pelle che è come se mi fossi dimenticata l'effetto che fa, come ti entra dentro le ossa e ti fa tremare come se fossi una di quelle poche foglie ancora rimaste sugli alberi prima che arrivi il gelo che le fa inevitabilmente cadere. È venuta spesso a chiedermi se volessi che restasse con me, ma dalla mia bocca non è uscita parola. È come se non avessi più voce, come se volessi parlare ma non ci riuscissi. Ho pianto così tanto disperatamente da perderla, da finire le lacrime e da non riuscire a sentire più nulla. Mi dispiace che stia soffrendo per me, ma non riesco a sopportare lo sguardo degli altri su di me, non riesco a sopportare che mi si tocchi, che mi si parli.
Ho tanta paura per domani, ho paura di non riuscire a piacere a nessuno, ho paura delle persone, che mi giudichino, che mi deridano, che mi facciano del male. Questa notte vorrei dormire, lo vorrei così tanto, vorrei avere un momento di pausa dai miei pensieri, da tutte le parole che mi frullano per la testa, vorrei spegnere tutto. Troppe voci contrastanti mi parlano anche nell'assoluto silenzio, a volte mi sembra di essere davvero pazza, e io non voglio essere pazza.
Spero tanto che domani nessuno sappia quello che mi è successo, non voglio diventare lo zimbello anche di questa scuola, non voglio stare più male di così, non ce la farei, credo che scoppierei.
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