8. Non combattere più
"Lost on you", Lewis Capaldi
Tyler si irrigidisce accanto a me, anche se non ne capisco bene il motivo, ed io sposto lo sguardo tra lui e Clay, che stasera mi sembra abbastanza furioso.
"Chi è il tuo amichetto? Il tuo ragazzo?", chiede Clay avvicinandosi pericolosamente troppo.
"È solo un mio vecchio compagno di scuola", dico, un po' intimorita, visto che continua ad avvicinarsi a me.
Io faccio qualche passo indietro, ma vado a sbattere contro il petto di Tyler, che mi cinge con un braccio e mi mette dietro di lui.
Non so perché, sono abbastanza nervosa, e stando dietro Tyler non riesco ad avere la completa visuale della situazione, cosa che mi rende ancora più inquieta.
Che diavolo succede?
"Come li conosci, nocciolina?", chiede, e dal tono di voce che usa capisco che è arrabbiato, urtato, e non mi spiego perché.
"Nocciolina, eh?
Misa che questo pezzo di merda è qualcosa in più di un vecchio compagno", ribatte Clay con un ghigno, che intanto si è fermato nello spazio tra me e Tyler e il ragazzo.
Solo adesso noto che ha il viso pieno di lividi, e ha il naso e la mascella fasciati.
Porta una benda sul naso, che si estende fino a coprirgli anche parte delle guance fino ad interrompersi sotto il suo mento, e scomparire all'interno del suo maglione.
Sembra che se li sia rotti.
"Come li conosci?", mi richiede Tyler, stavolta però in modo preoccupato.
"In realtà, conosco solo lui", ammetto, riferendomi a Clay davanti a noi.
"È un mio compagno di classe.
Perché? Che succede?", chiedo spostando lo sguardo tra lui e Tyler.
Mi faccio avanti e mi posiziono accanto a Tyler, per poter osservare la situazione.
Vedo che mi rivolge un'occhiataccia ma non ribatte.
"Il tuo amichetto ha fatto a botte con mio fratello", dice Clay con un ghigno.
"E guarda come l'ha ridotto", continua girandosi verso il povero ragazzo, che fino ad ora non ha detto neanche una parola.
Io mi giro verso Tyler, per cercare di capire se è la verità.
Anche se non ne ho bisogno, perché so che è così, ed i lividi e i tagli sul suo volto lo dimostrano.
"Era un combattimento, idiota.
Cosa credi che si faccia? Pensi che tuo fratello non sapesse a cosa andava incontro?", ribatte Tyler, e in quel momento non posso dargli tutti i torti.
Vedo che Clay all'inizio rimane spiazzato e, d'altronde, neanche il fratello sa cosa dire.
Sanno che Tyler ha ragione.
"Gli hai spaccato la faccia, idiota.
Ti bastava soltanto stenderlo e avevi fatto"
"Mi ha provocato", sibila Tyler a denti stretti, e leggo nei suoi occhi che si sta trattenendo dal prenderlo a pugni di nuovo.
Distoglie lo sguardo dalla scena davanti a se, per paura di esplodere.
"Andiamo, che diavolo ti avrà mai detto per ridurlo così?", sbotta Clay con gli occhi sbarrati, e in questo momento mi fa davvero paura. Non assomiglia affatto al ragazzo che ho conosciuto solo pochi giorni fa il primo giorno di scuola, gentile e premuroso.
Tyler non risponde, e se ne sta immobile, con la mascella serrata.
A quel punto Clay gli sferra un pugno sulla mascella, e io mi giro di scatto verso di lui, provocandogli tagli profondi e molti lividi.
Non ho la più pallida idea di cosa fare, se devo andare a chiamare qualcuno, o chiedere aiuto al fratello di Clay, o mettermi tra i due per cercare di fermarli.
Non capisco perché Tyler non reagisca e non lo colpisca anche lui.
"Perché diavolo non reagisci, stronzo?"
Gli tira un altro pugno, ma stavolta sul naso, e comincia a sanguinare.
A quel punto mi sveglio e decido di intervenire e, prima che Clay possa continuare, mi metto tra i due, proprio mentre il suo pugno è in aria e sta per colpire.
"Spostati, nocciolina", dice Tyler, non distogliendo mai gli occhi da quelli del suo nemico.
Cerco di attirare la sua attenzione, per farmi guardare negli occhi.
"Lascia stare, okay? Io sono qui", gli faccio capire, per fargli mollare la presa, guardandolo negli occhi, e sperando con tutto il cuore che mi creda.
Se lo conosco abbastanza so che non si arrenderà fino a che saprà che sarà tutto a posto.
Clay e suo fratello per fortuna si allontanano, e io guardo Tyler.
"Stai sanguinando Tyler, dobbiamo andare a casa", dico senza guardarlo negli occhi.
"Dobbiamo?".
Lo dice in modo divertito, come se avesse già rimosso che è appena stato preso a pugni.
"Devo medicarti le ferite, poi me ne andrò", dico decisa e mi avvio verso la sua macchina, senza neanche aspettare che mi risponda.
Non so davvero se quello che sto facendo è giusto, e non so neanche cosa devo fare.
Come faccio a credergli davanti ad una cosa del genere?
Questo non significa che io l'abbia perdonato però, perché devo ancora capire se c'è qualcosa da perdonare. Voglio solo aiutarlo.
E, egoisticamente, voglio stargli vicino, perché mi è mancato in un modo inspiegabile. Non so se è giusto, e probabilmente non lo è per niente, ma adesso sento che devo farlo.
Usciamo da quella che dovrebbe essere la mia scuola, anche se è soltanto un edificio privo di senso per me, e ci avviamo verso il parcheggio.
Saliamo in macchina in silenzio, e anche il resto del viaggio prosegue senza che nessuno dica nulla.
Quando entriamo in casa, mi vengono in mente mille ricordi.
Quella notte in cui Tyler ha distrutto tutto, o quando abbiamo visto Titanic insieme e ho pensato che mi amasse come Jack amava Rose.
Mi sento improvvisamente stupida per quello ma non posso avercela con me stessa.
Sembrava davvero che Tyler mi amasse.
E se è per questo, sembra che sia ancora così. Ma non ci capisco più nulla.
"Aspettami qui", mi dice, e torna qualche minuto dopo con una cassetta piena di cose per medicare.
Si siede sul divano e io rimango in piedi davanti a lui, mentre gli disinfetto delicatamente con un cotton fiok i tagli sulla mascella e intorno al labbro.
Sento il suo sguardo che mi scruta, ma non ho il coraggio di ricambiare.
"Mi fai male", dice ad un certo punto, e io mi fermo immediatamente.
"Davvero? Scusa", dico preoccupata, fermandomi.
Sto per rimettere tutto dentro, imbarazzata, quando mi prende la mano e se la rimette sul labbro.
"Sto scherzando, nocciolina.
Volevo solo che mi guardassi", dice con un sorriso sul volto, mentre aspetta una mia risposta.
"Io ti guardo", sussurro incontrando i suoi occhi.
"E cosa pensi quando lo fai?"
Cosa penso?
"Penso che...
Adesso, non lo so proprio.
Prima pensavo di amarti, che fossi l'unico che potesse capirmi, l'unico che volesse starmi vicino. Almeno, qualche tempo fa", ammetto.
Decido di essere sincera con lui, tanto le cose non possono peggiorare.
Infatti nei suoi occhi leggo che gli fa male ascoltare queste cose, ma decide di essere forte. O almeno sembrarlo.
"E adesso cosa pensi?", chiede con tono duro.
So che fare questa domanda gli costa molto.
Anzi no, non lo so. Perché sembra che gli importi di me? Non ci sto capendo più niente.
"Adesso, quando ti guardo, sono confusa.
Credevo che mi amassi, ma quello che hai fatto mi ha fatto capire che non è così.
E poi, adesso, sembra che tu mi ami ancora.
Non capisco, Tyler"
"Ti amo nocciolina, e ti avevo detto che questo non sarebbe cambiato.
Ed è stato così, infatti", dice con uno sguardo duro, per farmi capire che è sincero.
Sentirgli dire queste cose così all'improvviso, un'ora dopo averlo incontrato dopo che non lo vedevo da mesi, è strano.
E so che è stupido, ma in questo momento mi sento bene, perché sono parole che volevo sentirmi dire da lui soltanto.
"Come faccio a crederti?", dico appoggiando la mia fronte sulla sua.
"Ti chiederei di fidarti di me ma, se ti conosco quanto credo, so che fidarti non è il tuo forte", dice con un sorriso di incoraggiamento, e viene da sorridere anche a me. Un sorriso sincero, non di quelli che obblighi il tuo corpo a fare per far credere alla gente che stai bene.
Un sorriso di cuore, che non avevo da... beh, più o meno da quando siamo tornati da Atlanta.
"Allora che facciamo?"
"Facciamo, eh? Ci hai preso l'abitudine?", dice sorridendo, e sorrido anche io.
Mi fa sentire piena averlo qui accanto a me, mi fa sentire amata, protetta. E so bene quanto è sbagliato, me ne rendo conto, ma non è una cosa che posso controllare.
"Facciamo... ", comincia scandendo bene la prima parola, come per sottolineare che lo faremo insieme.
"Cerchiamo di capire cosa è successo.
Cerchiamo di capire chi è stato", dice con tono deciso.
"Insieme?"
"Nocciolina, questo non spetta a me deciderlo. Sai bene quale sarebbe la mia risposta, penso che tu lo sappia meglio di chiunque altro, ma non dipende da me".
La sua risposta mi lascia un po' delusa, ma cerco di non darlo a vedere.
Mi sembrava che volesse ricominciare a lottare per me, credevo che ci tenesse ancora.
"Credevo ti importasse", dico con lo sguardo sulle sue mani ferite.
"È ancora così, lo è sempre stato.
Quest'estate non ho smesso di cercarti neanche un giorno.
Non ho smesso di pensare a te un solo minuto della mia vita.
Tutti i giorni sono venuto a casa tua, e ti ho aspettata fino al tramonto.
Ma tu non c'eri mai"
A quelle parole alzo lo sguardo di scatto.
È sincero?
"Davvero?", chiedo incredula.
Lui mi fa un sorriso.
Il sorriso più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita.
"Hai poca stima di quello che provo per te"
"Tu cosa faresti al posto mio?
Non saresti confuso quanto me?"
"Certo che lo sarei, e accetto il fatto che tu sia andata avanti. Ma ti chiedo solo una cosa, nocciolina. Cambia scuola. Non devi tornare per forza alla Signal, va bene una qualsiasi altra scuola. Quel tipo è pericoloso, non voglio che ti stia vicino", dice in modo serio.
Annuisco per farlo tranquillizzare, ma non so cosa farò.
Ammetto che la North non sia la scuola più bella del mondo, e non ho dubbi che la Signal sia molto meglio, ma non posso prendere la decisione di cambiare scuola dopo due settimane dall'inizio e, soprattutto, senza un motivo.
E poi, adesso non voglio pensarci troppo.
Continuo a medicargli le ferite in silenzio, finché la situazione è un po' migliorata.
Lui continua a guardarmi mentre lo faccio, ma mi sta bene.
È piacevole, e mi fa sentire che qualcuno ci tiene a me.
È strano come le cose possano cambiare in poco tempo.
Due ore fa non mi sarei mai aspettata di trovarmi qui, perché credevo di odiare Tyler con tutto il mio cuore.
Ma adesso tutto il mio cuore sente di amarlo.
"Sei bellissima", dice guardandomi negli occhi, e ho un tuffo improvviso al cuore.
"Tyler", sussurro.
"Dimmi"
"Non combattere più, okay?"
*******
Oddio, giuro che la smetto con gli spazi *persona che scrive una storia*, ma devo comunicare con voi e, visto che siete tutti bitch non leggete le mie bacheche, ve lo dico qui.
Ieri ho cominciato a leggere impossible e, a parte che mi piace molto, ho notato che la loro scuola si chiama North.
Quindi, vi assicuro che i riferimenti sono puramente casuali.
Che poi prima di dare i nomi alle scuole io mi sono informata, e la North High School esiste davvero, ed è una scuola che potete trovare a Denver. Quindi, peace and love.
Mi raccomando, la canzone!
Col cuore, 🧒.
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