15. Fin troppo felice

"Firework", Katy Perry

Prendo un lungo respiro profondo per calmare i miei nervi, che da questa mattina non fanno altro che dirmi che sto sbagliando.
Ne prendo un altro, più per temporeggiare questa volta, che per calmarmi.

Oddio, che cosa sto facendo?
Ho fatto la scelta giusta?

"Sarà almeno la quarta volta che metti il piede avanti e poi ci ripensi", commenta Tyler affianco a me, con un gran sorriso sul volto.

"Ti sembra facile?", domando nervosa.

"Beh, onestamente... "

"Oh, sta' zitto", sussurro tra me e me, cosa che lo fa solo ridere di più.
È tutta la mattina che ride, e non capisco perché.

"La vuoi smettere? Che trovi di così tanto divertente? Io sto andando al patibolo, intanto!", esclamo girandomi verso di lui.

"Mi fai solo tenerezza, nocciolina, quando sei così nervosa. E poi andiamo, è solo una scuola. Ti ci vorrei vedere davvero, al patibolo"

"Ho fatto bene, secondo te?", domando nervosa, cercando conforto in lui, o in qualsiasi cosa. Basta che sia conforto.

"Certo che hai fatto bene. E poi te l'ho suggerito io, doveva essere la scelta giusta per forza", ammette fiero di se, ed i miei nervi cominciano a chiedermi di picchiarlo fino a farlo stendere sul pavimento di cemento sotto di noi, senza vita.
Beh, magari senza vita no.
Senza sensi, forse.

Mi giro verso di lui e gli lancio un'occhiataccia, ma non riesco a nascondere un sorriso di fronte alla sua espressione da saputello. È così tenero.
Vedere questo suo lato mi fa sentire bene, sapere che quando è con me è così spensierato e sorridente mi scalda il cuore.

Sto cercando di pensare il meno possibile alla voce sparsa e, più che altro, a chi è stato a spargerla.
Se dovessi ascoltare la mia testa, sarei sicura che sia stato Tyler.
Non c'è un'altra soluzione, e questo è ovvio.

Ma se, in questo stesso momento, ascoltassi il mio cuore, saprei con certezza che Tyler non mi farebbe mai una cosa del genere.
È per questo che adesso mi sto fidando, sto cercando di fare finta di nulla, di non saperlo.
Ma rimettere piede in questa scuola me lo ricorderà.

"Vuoi che ti tenga la mano?", domanda con fare scherzoso.

"Sarebbe soltanto un motivo in più per farmi osservare"

"Perché sei così sicura che le persone ti fisseranno tutti il tempo? Ti indicheranno? Rideranno di te?", domanda, ma il suo tono mi dice che è serio, e anche il suo sorriso, diverso da quello di prima.

"Perché so come sono fatte, Tyler. Ricordi quella volta in cui Bridget ha messo in giro la voce di noi due?"

"Certo, come dimenticare", commenta ridendo, e io gli lancio un'occhiataccia ammonitrice.

"Scusa. Si, e allora?"

"Non si è parlato d'altro per settimane. Ed era soltanto una cavolata, quella", commento.
Giro di scatto la testa verso il portone principale quando sento suonare la campanella della prima ora.
È arrivato il momento.

"Ehi, guardami", dice Tyler di fianco a me, e sposto lo sguardo verso i suoi occhi verdi, oggi più felici che mai.

"Andrà tutto bene, fidati di me per una volta. Okay?"

"Okay", sussurro, ed apro la porta seguita da Tyler.
Percorro il corridoio, e mille ricordi mi ritornano in mente, tutti più o meno felici.
Forse non li ritenevo felici quando sono accaduti, ma adesso mi strappano solo un sorriso.

Quando ho incrociato gli occhi di Tyler per la prima volta in questo corridoio, e mi sono sembrati tremendamente tristi e soli, coperti da un velo trasparente di arroganza e strafottenza.
Sembrava che quel velo lo vedessi solo io.
Stranamente, per me non è stato così difficile vederci attraverso, farlo cadere, e forse è per questo che sono entrata a far parte della vita di Tyler.

In questo corridoio è nata la mia amicizia con Tyler, che ad Atlanta si è trasformata in qualcosa di più.

Sempre in questo corridoio, le difese che mi sono costruita negli ultimi sei anni hanno cominciato a crollare.
È stato Tyler a farle crollare e, comunque andranno le cose, qualunque strada prenderanno le nostre vite in futuro, questo non cambierà mai.
Non mi dimenticherò mai della persona che mi ha dato la forza di vivere.

Mi giro verso Tyler, cercando un po' di conforto. Lui mi sorride e mi alza i pollici come incoraggiamento.

Mi guardo intorno e osservo le persone che camminano tranquillante nel corridoio.
Quando mi vedono, non fanno facce strane, sussurrate di nascosto ai loro amici, non mi indicano come se fossi un alieno.

Forse sono quei tipi di studenti che non si interessano delle voci che si spargono in giro, e che pensano solo a studiare.

Arrivo al mio vecchio armadietto stranamente sana e salva ed ancora tutta intera, che mi è stato riassegnato, e mi guardo intorno, poggiandomici con la schiena.

"Non ti sembra un po'... strano?", domando a Tyler incerta, vagando con lo sguardo per lo stretto corridoio.

"No. Che cosa ti sembra strano?", risponde tranquillamente, come se il problema lo vedessi solo io. Come fa a non capire?

"È strano... è tutto troppo normale, non credi?"

Si mette a ridere davanti a tutti, e qualcuno si gira anche a guardarlo, ma lui non se ne cura minimamente.
"Ti rendi conto di quello che stai dicendo?"

"No, cosa? Non ti capisco oggi, Tyler", esclamo ridendo. Riesce a strappare un sorriso anche a me con l'allegria che ha oggi, nonostante sappia a cosa sto andando incontro.

"Ti lamenti del fatto che sia strano che sia tutto troppo normale", dice imitando la mia voce, con scarsi risultati.

"Io non parlo così! E poi non mi sto lamentando!"

Lui continua a ridere sulle mie disgrazie, e io non ne capisco davvero il motivo.
"Mi spieghi che hai oggi?", domando.

"Che vuoi dire?"

"Sei così... non so, allegro. Sembra che tu abbia appena vinto un miliardo di dollari alla lotteria"

"Sono solo felice, tutto qui", risponde tranquillamente.
Si mette le mani in tasca, come se fosse imbarazzato, e un sorriso sincero si apre sul suo volto, uno di quei sorrisi che vengono dritti dal cuore. A parere mio, sono sorrisi molto rari.

"E dimmi... a cosa è dovuta tutta questa felicità?", domando.

"Non ti sembra ovvio?"

"Non proprio"

Sospira sconfitto, ma sorridente.
"Sono felice perché sei di nuovo qui, alla Signal, accanto a me", sussurra, e a queste parole ho un tuffo al cuore.

"Quindi non ti importa che tutti qui mi vedano come una povera vittima?".

Quanto capisce che non sto scherzando, si avvicina di più a me, ed ho quasi paura che voglia baciarmi qui, davanti a tutti.
"Prendi i tuoi libri", sussurra con un sorriso.

"Cosa?", domando incredula.
Ho davvero pensato che volesse baciarmi?

"I tuoi libri, dall'armadietto. Prendili", ripete.

"Oh, si, i libri... ". Mi giro di scatto ed inserisco la vecchia password, constatando che non è cambiata, e prendo i libri per la lezione di biologia.

Quando sono venuta qui qualche giorno fa per iscrivermi di nuovo, mi hanno detto che avrebbero cambiato i miei corsi di nuovo.
Adesso, per fortuna, condivido con Susan la lezione di biologia e di educazione fisica, e con Tyler quella di filosofia.
Meglio dell'anno scorso, almeno.

Quando ho svolto l'operazione, chiudo il mio armadietto e mi giro verso Tyler, per cercare di capire che cosa voglia fare.

"Okay, ora?", domando.

"Ora ti accompagno in classe", dice tranquillamente. Si incammina verso la mia classe di biologia, e faccio una piccola corsa per raggiungerlo e stare al suo passo.

"Che bel piano", commento accanto a lui.

"Vero?", commenta fiero di se, con le mani in tasca.

"Tyler rallenta, non riesco a starti dietro"

"Okay, siamo arrivati", afferma qualche secondo dopo davanti alla porta dell'aula.

"Constatazioni?", domanda.

"Riguardo cosa?"

"La strana situazione troppo normale"

"Oh, certo". Mi guardo un po' intorno, perché prima, per stare al suo passo, non ci ho fatto molto caso.
Nel corridoio sono in pochi gli studenti, gli altri saranno già probabilmente tutti in classe.
Quelli che corrono per arrivare in tempo a lezione, però, non sembrano prestare la minima attenzione a me ed a Tyler.
Sembra che neanche ci abbiamo visti.

Mi giro verso di lui, incerta e abbastanza perplessa.

"Beh... mi sembra tutto apposto, no? Insomma, mi aspettavo occhiatacce, persone che mi indicavano, che parlavano di me... ", ammetto.

"Invece?", domanda lui.

"Invece è tutto normale. Come se non fosse mai successo nulla qui", rispondo.

"Ed è questo che conta, no? Non preoccuparti troppo, nocciolina, davvero", mi rassicura.
La seconda campanella suona, segno che le lezioni stanno iniziando, e che dovremmo essere tutti in classe.

"Ci vediamo in mensa più tardi", mi saluta Tyler sorpassandomi ed avviandosi verso la sua classe.

Mi giro per entrare, ma lo sento chiamarmi dal fondo del corridoio.
"Bentornata alla Signal, nocciolina!", urla per farsi sentire, e poi sparisce dietro l'angolo, lasciando sul mio viso un gran sorriso.

Prendo un altro respiro profondo ed entro nell'aula di biologia, individuando subito Susan.
Saluto la professoressa dell'anno scorso e mi scuso per il ritardo, andandomi a sedere nel banco accanto a lei, nell'istante in cui inizia la lezione.

"Bentornata, Ele", sussurra sporgendosi leggermente dal suo banco, per farsi sentire da me, e non dalla professoressa.

"Grazie", le rispondo con un sorriso, e tiro fuori il mio quaderno degli appunti, pronta per un nuovo anno alla Signal.
Spero con tutto il cuore che abbia preso la decisione giusta.





"Di la verità, ti è mancata questa scuola", esclama Susan entusiasta accanto a me quando usciamo dall'aula.

"Si, mi è mancata, ma mi sembra ancora tutto troppo strano, Sus."

"Che cosa ti sembra strano?", domanda.

"Possibile che si siano già tutti dimenticati della voce che Tyl... ". Mi rivolge un'occhiataccia, e mi correggo.

"Che qualcuno ha sparso sul mio... passato?"

Ci fermiamo davanti alla porta della mensa prima di entrare, e mi guarda negli occhi in modo serio.

"Che cosa ti fa pensare che l'abbiano dimenticata tutti?"

"Beh, prima di tutto il fatto che nessuno qui mi guarda con compassione. Neanche i professori. Ricordo bene come mi guardavano quanto tutto è saltato fuori, e adesso sembra che nulla sia mai successo"

"E non è meglio così? Perché ti stai preoccupando tanto?"

"Si, ma mi sembra strano. Conosco questa scuola, di una cosa del genere non si smette di parlare con tanta facilità", esclamo frustata.
Perché né lei né Tyler riescono a capire?
Mi stanno facendo sentire stupida.

"Almeno che tu non abbia un bel ragazzo dagli occhi verdi a mettersi tutti contro pur di difenderti", sussurra maliziosa, e sposta lo sguardo dietro di me.

"Cosa?", domando perplessa.
Che diavolo significa?

Tyler mi affianca qualche secondo dopo davanti alla porta della mensa.
"Ciao", saluta entrambe.

Susan gli rivolge un cenno con il capo, ed anche un sorriso abbastanza strano, che non saprei minimamente decifrare.

"Io vado a... prendere da mangiare! Ho una fame assurda, e conoscendo questa scuola, non rimarrà neanche una polpetta per me. Non fate tardi, altrimenti digiunerete", esclama Susan, aprendo la porta ed entrando in mensa.

"No, aspetta! Che significa, Sus?", quasi le urlo dietro, ma lei non si gira.
Sicuramente mi ha sentita, ma non le importa.

"Di che parlavate?", domanda Tyler curioso.

Mi giro verso di lui e fisso i suoi occhi verdi.
"Nulla. Insomma, io le ho detto che trovo strano che nessuno mi guardi con compassione, che nessuno mi indichi, e tutto il resto, e che di cose del genere se ne parla per molto tempo", ammetto confusa.

"E lei che ti ha detto?"

"Ha detto che sarebbe così, almeno che io non avessi un ragazzo dagli occhi ver... ".

Dagli occhi verdi. Come quelli di Tyler?

Tyler abbassa il volto ridendo, sempre con le mani in tasca, come se non fosse riuscito a trattenere una risata.

"Tyler... "

"Si?", chiede divertito.

"Tu centri qualcosa con questa storia?", domando incerta.

"Quale storia?".
Non riesce a smettere di ridere.

"Le parole di Susan, il ragazzo dagli occhi verdi... Sei tu, vero?", domando, e non riesco a trattenere un sorriso davanti alla mia evidente stupidità.
Come diavolo ho fatto a non capirlo prima?

"Non so, non ne conosco molti di ragazzi con gli occhi verdi come i miei. Tu cosa intendi?", scherza, ed io lo guardo di traverso.

"Okay, okay, è vero. Sono io, mi hai beccato. Adesso mi toccherà andare anche in prigione?"

Ricollego tutto.
"Ecco perché oggi non smettevi di ridere! Oddio, quanto sono stupida! Ed io che pensavo che un amnesia improvvisa avesse colpito tutti gli studenti della Signal... "

Mi fermo a guardarlo negli occhi, cercando di capire perché l'abbia fatto. Ci vedo così tanta felicità e spensieratezza che mi meraviglio del fatto che sia lo stesso ragazzo che ho conosciuto un anno fa.
Chi l'avrebbe mai detto che, qualcosa, qualsiasi cosa sia, l'avrebbe reso così felice.

"Perché mi stai fissando? Insomma, so che sono bello ma è in... "

"Perché non me l'hai detto prima? Perché non me l'hai detto la sera dell'incontro? Insomma, credo che anche tu fossi sicuro che se me l'avessi detto sarei tornata senza pensarci due volte", domando seria, ed anche abbastanza confusa.

"Perché volevo che tornassi alla Signal di tua spontanea volontà, che ci tornassi per te stessa. Volevo darti il coraggio di affrontare questa cosa da sola. Se l'avessi saputo, sarebbe stato tutto più semplice, no?"
Mi sorride sinceramente, come se le parole che sta pronunciando gli venissero direttamente dal cuore.

"L'hai davvero fatto per me?"

"E per chi altro, altrimenti? Saperti la da sola faceva troppo male, e non ce la facevo più a non averti tra i piedi tutta la mattina". Sorride.

"Ammetto che l'ho fatto anche per me, comunque. Chi mi avrebbe aiutato a fare i compiti l'ultimo anno prima del college?", scherza. Gli sorrido di rimando.

"Beh... grazie", sussurro guardandolo negli occhi.

"Non ringraziarmi, nocciolina, sono io che devo ringraziare te". Sorride felice, ed entra in mensa, seguito da me.
In questo momento, sono più confusa che mai.

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