11. Una minaccia velata
"I'll never love again", Lady Gaga
Nelle restanti ore della giornata non posso fare a meno di pensare a quello che ha detto Clay e alla sua "minaccia".
Si, era esplicitamente una minaccia.
Non ho ben capito che cosa intendesse con "me la prenderò con te", e voglio pensare solo al meglio, o al meno peggio.
Ma non credo che sarebbe in grado di farmi del male.
E comunque, devo anche pensare al fatto che non so se Tyler accetterebbe una sfida contro di lui solo per proteggermi.
In questi giorni non so davvero che pensare.
Sto cercando di analizzare la situazione per la millesima volta.
Qualcuno ha rivelato il mio segreto a tutta la scuola, e l'unico che lo sapeva era Tyler, quindi chiunque penserebbe che sia stato lui, no?
Quindi me ne sono convinta anche io, e lo ero fino a tre giorni fa, quando l'ho incontrato.
Da lì, tutte le certezze che mi ero costruita in tre mesi sono crollate in un solo instante.
Sembrava davvero che gli fossi mancata, sembrava davvero che mi amasse ancora.
C'è una parte della mia testa che dice che non devo fidarmi, che devo stargli lontano.
E ovviamente è quella razionale.
Ma la parte emotiva sta cercando di farmi capire che non è stato lui, che non lo farebbe mai, e che devo stargli vicino.
E ragionare così è veramente dura.
Per fortuna le lezioni finiscono e mi avvio all'uscita con Hailee e Anne.
Sto scoprendo che sono ragazze davvero in gamba, e non ti giudicano come fanno tutti gli altri qui dentro, quindi cerco di passare con loro il più possibile, anche per evitare tutti gli altri.
"Quindi non hai ancora pensato alla scelta del college?", domanda Hailee.
Tiene i libri incrociati al petto, stretta alla sua timida amica con i capelli corti, e mi sorride entusiasta.
"In verità, non ancora. So che è l'ultimo anno e che dovrei cominciare a prendere delle decisioni, ma ancora non mi sono molto ambientata qui. Preferisco prima stabilirmi e poi cominciare a prendere in considerazione le scelte da fare", ammetto.
"Non per scoraggiarti Ele, ma non credo che ti ambienteresti mai", aggiunge Anne.
Dopo qualche secondo diventa tutta rossa e si corregge:
"Insomma... no, non volevo dire questo...
Intendo che non sei tu il problema, ma gli altri. Se non ti ambienti è perché gli altri non vogliono che tu lo faccia, non perché non sei all'altezza di ambientarti... io volevo di... "
"Tranquilla Anne, ho capito che cosa intendi, non me la sono presa", la tranquillizzo con un sorriso, e lei mi sorride di rimando.
"E voi? So che è presto, ma avete già cominciato a pensare a cosa fare?", domanda curiosa, mentre poso tutti i miei libri nel mio armadietto e ci dirigiamo verso l'uscita.
"Io non ancora. Anche se sembra strano, non c'è una materia che mi appassiona più di un'altra, o una che porterei al college. Ad essere sincera, la scuola non è il mio ambiente preferito", ammette quasi imbarazzata, mentre sposta dietro la spalla una ciocca di capelli rossi ricaduti davanti i suoi occhi azzurri.
"Io invece... mi piacerebbe approfondire gli studi storici. In realtà, più precisamente archeologici, è una cosa che mi ha sempre affascinata fin da bambina.
So che è stupido e strano ma..."
"Non è affatto stupido, Anne. Anzi, trovo che sia molto bello che una ragazza della nostra età si interessi a queste cose"
Mi rivolge un altro grande sorriso e si sistema la giacca pesante sulle spalle, pronta per uscire dall'edificio.
I primi giorni di ottobre sono stranamente freddo quest'anno, e da qualche giorno le temperature hanno cominciato a calare, come se fossimo già in pieno inverno.
"Ci vediamo domani", le saluto, e mi fermo in mezzo al vialetto per telefonare a Jordy e chiedergli un passaggio.
Non mi va proprio di andare a piedi.
Quando mi giro però, vedo la macchina di Tyler nel parcheggio, e il mio cuore inizia a battere più veloce.
Che diavolo ci fa lui qui?
Gli vado incontro il più velocemente possibile, e appena arrivo davanti a lui, si rivsveglia.
"Ciao nocciolina, come è andata oggi a scuola?", domanda.
Un sorriso si apre sul suo volto, come se fosse inspiegabilmente felice di essere qui.
Ma dovrebbe essere tutt'altro che felice.
"Stai scherzando? Che ci fai qui?", gli dico cercando di non urlare.
"Vengo a prenderti"
"Perché?", domando incredula.
"Ti avevo detto che non ti avrei lasciata qui da sola. Le mie lezioni finiscono poco prima delle tue, quindi da oggi in poi vengo a prenderti io", dice, più come un affermazione che come una domanda.
"Non puoi venire qui, Tyler", cerco di fargli capire, e a quel punto il sorriso gli muore piano sulle labbra.
"Perché no?"
"Ti ricordo che Clay viene a scuola qui. Te lo sei scordato?", dico abbassando la voce.
Potrebbe essere qui da qualche parte in ogni momento.
"E quindi?"
Quando sente queste parole si calma improvvisamente, come se si fosse preoccupato per nulla, come se non fosse un evidente problema.
"Volete scatenare una rissa davanti a tutti?"
In realtà non è esattamente questo il mio timore, quanto quello che venga a sapere che Clay vuole sfidarlo.
"No, se non inizia prima lui.
E poi, perché dovrebbe volermi picchiare?"
"Guarda chi si rivede", dice una voce alle mie spalle.
Ti pareva che non era da queste parti.
Quando Tyler alza lo sguardo davanti a se e vede il suo nemico, cambia immediatamente espressione.
"Vedo che hai già provveduto alla mia richiesta, piccola"
È incredibile come io abbia potuto essere così cieca. Come ho fatto a non accorgermi della persona che era in realtà Clay?
Come ho fatto a pensare che potesse essere un buon amico? Che volesse davvero aiutarmi quanto mi diceva di sedermi con lui per non rimanere da sola?
"Prima di tutto, se la chiami piccola mi dai mille motivi in più per spaccarti la faccia."
Si avvicina lentamente a lui per cercare di intimorirlo, e allo stesso tempo si gira verso di me.
"Di che richiesta sta parlando?"
Entrambi aspettano che sia io a parlare, ma è in queste occasioni che preferisco rimanere in silenzio.
A quel punto, quando Clay vede che non accenno a proferire parola, comincia:
"Vedi, sabato sera mi hai fatto davvero incazzare", comincia Clay, rivolgendosi a Tyler davanti a lui.
"Quindi, ho deciso che dovrai sfidarmi.
Ad un combattimento, ma come si deve", conclude con un sorriso divertito, come se tutto questo facesse ridere.
Quale parte esattamente lo fa ridere?
"Rifiuta, Tyler", dico io abbassando la voce, anche se so benissimo che Clay può sentirmi.
Diciamo che...
È più una vittoria personale, ecco.
"Non puoi, Evans", dice immediatamente Clay, prima che Tyler possa acconsentire.
"Perché no?"
"Se rifiuti, me la prendo con lei. Le renderò la vita qui un inferno, e tu non potrai fare nulla per impedirmelo. Non puoi proteggerla qui", conclude con una faccia da prendere a schiaffi.
Cerco lo sguardo di Tyler, per fargli capire che deve rifiutare. È una follia.
Ma lui mi evita, e si avvicina ancora di più a Clay, sorpassandomi.
"Accetto la sfida", dice quando è arrivato davanti a lui.
Mi giro di scatto verso di lui, per cercare di capire se ho capito bene, ma non serve.
So che è così, e so anche che se conosco Tyler non potrò fargli cambiare idea.
"Si sta alle mie regole, Evans.
E riferirò io alla tua ragazza il luogo e il giorno, così che possa dirtelo"
"No, invece. Se accetto, nocciolina ne rimarrà fuori, e tu non la coinvolgerai mai. Non le parlerai più, e ti terrai alla larga da lei.
Questa è la condizione se vinco io.
Ti sta bene?"
"Va bene, ma non farti troppe illusioni. Quando perderai, non andare a piangere dalla tua mammina", dice Clay con un gran sorriso, e se potessi in questo momento andrei lì e gli tirerei un pugno, spaccandogli la mascella.
Lo farei, ma mi romperei solo la mano.
Tyler non reagisce e rimane immobile fino a quando Clay non si allontana.
"Perché diavolo hai accettato?", gli chiedo urlando quando so che non può più sentirci.
Lui non risponde, mi prende per un polso e mi porta verso la sua macchina, facendomi salire senza dire una parola.
Quando siamo dentro, dà gas e partiamo.
Dopo qualche minuto ci riprovo, ma stavolta in modo più calmo, così magari mi risponde.
"Tyler, perché gli hai detto di sì?"
"Non ti sembra ovvio?"
"No,mi sembra solo stupido", ribatto.
"Quindi preferivi che ti rendesse la vita un inferno? Ha ragione, nocciolina, non posso proteggerti qui"
"Non ce n'è bisogno, infatti, direi che sono abbastanza grande da poterlo fare da sola"
Ma chi si crede di essere per potermi dire che ho bisogno di protezione?
"Perché ti da così fastidio che qualcuno cerchi di starti vicino? Cerchi di aiutarti?", domanda evidentemente urtato, ma non me ne importa nulla.
"Perché non è mai duraturo! Perché tanto prima o poi se ne vanno tutti, e mi lasciano qui da sola!", sbotto, e Tyler quasi si mette paura per questo mio improvviso sfogo.
Fa passare qualche secondo per calmarmi, prima di rispondere:
"L'ho fatto proprio per questo. Volevo dimostrarti che puoi fidarti di me. Volevo farti capire che devi credermi quando ti dico che non sono stato io. E volevo starti vicino per tutti i mesi in cui non ci sono stato"
"Ero io che non c'ero, Tyler, non tu", sussurro.
"Si, ma per colpa mia"
Rimango in silenzio, in fondo ha ragione, anche se non posso dirglielo.
"Voglio venire comunque", dico decisa.
"Non pensarci nemmeno.
Quella sera rimarrai a casa, anche a costo di corrompere tuo fratello"
"Non è giusto, Tyler. Ti farai picchiare per colpa mia, sarebbe da egoista non esserci"
Per fortuna arriviamo davanti a casa mia, quindi ferma la macchina, si slaccia la cintura e si gira verso di me.
"Nocciolina, tu non verrai. Sarebbe pericoloso, e non ti permetterò di entrare a far parte di una cosa del genere, perché quando sei dentro non ne esci più."
"Va bene, allora. Se non me lo dirai tu, mi farò dire da Clay l'ora e il giorno".
"Non lo faresti"
Lo dice tranquillamente, come se fosse assolutamente sicuro che non abbia il coraggio di fare una cosa del genere, di disubbidire ai suoi ordini.
E questa cosa mi da tremendamente fastidio.
"Staremo a vedere"
Così dicendo scendo dalla macchina e mi avvio verso casa, con un peso in più nel petto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top