Capitolo 22
Pov's Shinichi
Ha avuto il coraggio di sfidarmi, si è messa davanti a me senza paura e mi ha guardato non solo dentro gli occhi, ma dentro l'anima. Non l'aveva mai fatto nessuno prima di lei, perfino mia madre aveva timore ad avvicinarsi quando mi vedeva così. Prima di partire per Tokyo passavo spesso dei momenti del genere e l'unico che riusciva a farmi riprendere era mio padre. Non ho mai fatto del male a nessuno in questi momenti, non ho mai alzato un dito e i miei genitori non hanno mai avuto paura di questo. Mia madre si allontana solo per paura che le possa dire qualcosa di cui mi pentirei, invece, a mio padre, non frega assolutamente niente di quello che gli potrei dire. L'unica cosa che gli interessa è quella di riportarmi alla normalità e, per farlo, mi sfida esattamente come ha fatto Ran.
Quando mi è venuta vicina con quello sguardo fiero e accusatorio, mi ero già calmato ma, sorpreso dal suo comportamento, ho continuato a fare finta di essere fuori di me, volevo vedere fin dove sarebbe arrivata, e devo dire che mi ha davvero colpito. Ho paura che, prima o poi, il mio comportamento la faccia fuggire. Anche se lei dice di no, non può neanche immaginare quello che le potrebbe accadere.
E' per questo che mia madre mi si è avvicinata chiedendomi di fermarmi, stavo parlando troppo. Anzi, ho parlato troppo, ma non sono riuscito a controllarmi. Ogni volta che si parla di Sawyer e di quei maledetti bastardi che me l'hanno portata via, divento una bestia. Non sono ancora riuscito a superare del tutto il dolore e la rabbia che provo, ma ci riuscirò, e lo farò per Ran.
Però devo stare attento, oggi sono stato ad un pelo dal dirle dell'organizzazione in nero, degli uomini che mi hanno cercato e che mi hanno minacciato di ucciderla. Adesso Ran è a casa sua, ha conosciuto mio padre e ha pranzato da noi, poi l'ho accompagnata. Non posso starle incollato o impedirle di uscire di casa, ma questo potrebbe significare vederla uccisa come Sawyer. Non so davvero come fare, sono totalmente in confusione.
Io, mia madre, e mio padre, siamo seduti in salone senza dire parole. Siamo tutti e tre estremamente nervosi. Non abbiamo parlato neanche del pranzo o di Ran.
"Shinichi, non puoi più avere quel comportamento di fronte a quella ragazza. Ricorda: non tutti ti verranno sempre dietro semplicemente perchè hai avuto esperienze difficili" dice improvvisamente mio padre stringendo lo sguardo.
Ha ragione, ne ha da vendere pure. Devo imparare a controllarmi, lo so. Così non la terrò al sicuro, le farò solo ancora più male e la metterò più in pericolo di quello che già è.
"Tesoro, sia io che tuo padre ci siamo accorti di quanto quella ragazza sia capace di rischiare per te. Non tutti avrebbero fatto quello che ha fatto lei poco fa, sappilo. Non le fare del male" aggiunge poi mia madre stringendo le mani di mio padre che siede accanto a lei sul divano.
"Mamma, questo non c'è bisogno che me lo dici. So che mi ama, non ho nessun dubbio su questo. Quello che forse non avete capito è che io amo lei. Non è come le altre, non ci sto giocando, non mi sto divertendo. Io la amo, io farei di tutto per lei. Per questo ho una terribile paura di perderla. Non posso proteggerla ovunque è, non posso stare sempre con lei perchè finirebbe col capire che qualcosa non va e questo non deve succedere, chiaro? Ran non deve sapere che è in pericolo" sbuffo e mi prendo la testa fra le mani, impotente in una situazione del genere.
Deve esserci una soluzione, porca miseria. Non può essere che l'unica soluzione sia quella di farci uccidere entrambi, non può finire così. Mi sento davvero male, è come se avessi smesso di respirare, ma consapevole. Non so che pesci prendere, a chi chiedere aiuto.
I miei genitori si lanciano sguardi tristi e complici e, subito dopo, riportano lo sguardo su di me.
"Shin, noi abbiamo pensato ad un modo per mettere Ran al sicuro" dice mia madre con aria piuttosto frustrata.
La guardo stringendo gli occhi, non riesco a capire cosa vuole dire. Però, dalla sua espressione, sono sicuro che è qualcosa che non mi piacerà affatto. La vedo stringere più forte le mani di papà e poi riprende quello che mi stava dicendo.
"La nostra idea, tesoro, era quella di portarti di nuovo con noi, a Los Angeles" dice con aria sofferente.
Sbarro gli occhi quando sento le sue parole. Sono stati loro a mandarmi qui in modo che io dimenticassi Sawyer, e adesso mi vogliono riportare lì? Sapevo che sarebbe stata qualcosa che non mi sarebbe piaciuta.
"Figliolo, so che tornare là significherebbe ritornare a dei brutti momenti. Ma se non volessi rivedere la tua vecchia scuola o non volessi passare tutti i giorni davanti casa di Sawyer, noi saremmo disposti a cambiare quartiere di Los Angeles. In questo modo cambieresti scuola e amici, nessuno ti ricorderebbe lei" continua mio padre, cercando di essere il più chiaro e convincente possibile.
So benissimo che loro sarebbero disposti a tutto pur di vedermi felice, ma questo significherebbe abbandonare Ran. E' vero, lei sarebbe al sicuro, ma io non riuscirei proprio a lasciarmela alle spalle. E' questo è tutto il contrario di ciò che può rendermi felice.
"Allora perchè non mi avete proposto questa prospettiva mesi fa, quando mi avete mandato qua?" chiedo.
"Non è ovvio, Shinichi? Quando tu sei partito la città era piena di manifesti che parlavano di Sawyer, in qualsiasi emittente televisiva non si faceva altro che parlare di lei. Non lo avresti sopportato. Adesso non più, la città si è dimenticata di lei, puoi tornare. Ma, comunque, questa è una tua scelta, non ti stiamo obbligando in alcun modo" chiarisce mio padre, poggiando di nuovo la schiena alla spalliera del divano.
Guardo negli occhi mia madre in cerca di un qualche consiglio nei suoi occhi. Lei mi guarda triste, quasi colpevole, ha gli occhi pervasi dalla lacrime, ma subito abbassa lo sguardo. E' d'accordo anche lei con mio padre, era ovvio. Non sono arrabbiato con loro, lo stanno facendo solo per il mio bene, ma nella mia testa c'è sempre Ran.
"E Ran? Anche se lei sarà al sicuro, non credete che soffrirà da impazzire vedendomi andare via senza un motivo? Si sentirà presa in giro, di nuovo" dico, cercando di farli ragionare su questo punto.
"A Ran dirai la verità, le dirai che vai via per lei, perchè è in pericolo. E le dirai che quando tutto questo sarà finito, tornerai. Non sarà una bugia, Shinichi. Tu tornerai non appena tutto questo sarà finito e quei maledetti saranno dietro le sbarre" afferma mamma, stritolando le mani di papà per la rabbia, facendo spuntare sul suo volto una smorfia di dolore.
Dire la verità a Ran significherebbe farla scappare, terrorizzarla. Non posso farle una cosa del genere, non dopo oggi, soprattutto. E, anche se non scapperebbe, si preoccuperebbe troppo e non mi lascerebbe andare ugualmente e a quel punto non avremo risolto nulla, saremo di nuovo al punto di partenza.
"No, le dirò che devo tornare in America per delle questione mie e che tornerò fra qualche settimana. Non posso dirle la verità, sarebbe una follia" suggerisco un po' dubbioso della mia stessa idea.
"Ma tesoro, non puoi farle una cosa del genere! Se tu le dicessi che tornerai fra qualche settimana, lei ti aspetterà invano, e lo sai. Passerà molto più tempo prima che tu riesca a tornare da lei" esclama mia madre preoccupata e contraria.
Ha ragione, ma se le dicessi che starei fuori per molto più tempo, allora, Ran, si sentirebbe presa in giro. Ho fatto di tutto per ottenere la sua fiducia e per dimostrarle che con lei faccio sul serio, e poi che faccio? La chiamo e le dico che devo partire e che non so quando tornerò e se tornerò. Non posso davvero farle una cosa tanto crudele, non ce la faccio.
Guardo mia madre e alzo le spalle per farle capire che sono fermo sulla mia decisione e che non ho intenzione di cambiare idea. Lei mi guarda contrariata, poi sospira e si alza dal divano per andare nell'altra stanza. Papà la segue con gli occhi finché non gira l'angolo e poi mi guarda con sguardo fin troppo serio.
"Shinichi, io sono d'accordo con tua madre, però sei abbastanza grande per prendere le tue decisioni. Quindi, cosa hai deciso? Vieni con noi?" chiede mio padre.
"Si papà, torno a Los Angeles".
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