Capitolo 11
Com'è stato il nostro primo bacio? Al sapore di menta, direi. Le sua labbra sono morbidissime e dolci. E lui, al contrario di quello che pensavo, è molto delicato. E' stato davvero piacevole. Tutto è sembrato rimettersi a posto e non era niente che un bacio improvviso non potesse sistemare. E' stato solo il nostro primo bacio, il mio primo bacio. Ma ho capito che non voglio assaporare labbra diverse dalle sue, mai.
Se c'è una cosa che non scorderò mai? Proprio questo nostro primo bacio. Anche se tutto dovesse andare male, anche se dopo questo lui ritornasse a fare lo stronzo, anche se non saremo mai niente, non dimenticherò mai questo momento. Perchè è lui il mio sogno più grande. Perchè è a lui che penso quando ho bisogno di un abbraccio. Quando mi sento sola. Quando vedo che tutto inizia a crollare.
Penso che lui sia il solo ad avere la capicità di rialzarmi da terra. L'unico a poter trovare la battuta giusta per farmi ridere. L'unico ad avere quella delicatezza tale da farmi venire i brividi al solo pensiero del suo tocco. Ho provato tanto a combattere questi sentimenti, a vincere queste guerra con me stessa. Pensavo di poterci riuscire.
Ma quel bacio ha fatto crollare tutte quante le mie convinzioni. Io lo amo e per quanto proverò a negarlo a me stessa, è così. Sento già il cuore battere alla velocità della luce pensando a lui che ancora è davanti a me, chiusi dentro questo armadio in mezzo a scope e strofinacci. Sicuramente non è un posto romanticissimo ma non mi interessa, a me sembra il paradiso.
La luce del suo cellulare mi permette di vedere il rossore sulle sue guance e il colore dei suoi occhi più intenso che mai. Come dire? Sono più azzurri, più vivi, più illuminati. Tiene una mano sul mio viso accarezzandomi, l'altra la tiene sul mio fianco. Sembra che per una volta il mondo si sia rovesciato, lui è quello imbarazzato e che tiene gli occhi bassi.
Io, invece, mi sento più forte e riesco a guardare i suoi occhi senza distogliere lo sguardo. Sto solo pregando di sentire qualche parola uscire dalle sue labbra. E' una situazione difficile perchè, per quanto possa sembrare stupendo, c'è un'altra ragazza che non sono io nella sua vita. Ed io non posso permettergli di tradirla e non voglio nemmeno essere un'amante per lui. Non sono la ruota di scorta.
"Shin...Usagi..." dico a voce talmente bassa per la paura che possa prendersela e subito il mondo si riaggiusta.
Io abbasso gli occhi, invece lui mi fissa. Sento il suo respiro accellerare. Ho toccato un tasto dolente, lo so. Ma è inevitabile.
"Non posso, non possiamo. C'è lei e insieme state benissimo. Lei è bellissima, io non sono neanche minimamente vicina a lei. E tu se--"
Non riesco a finire la frase che mi ritrovo di nuovo le sue labbra sulle mie, ma stavolta è più veloce. Mi bacia e si allontana. Credo l'abbia fatto per farmi stare in silenzio.
"Per me sei bellissima, mille volte più di lei. E non mi interessa se tu pensi l'esatto contrario. Resterai sempre stupenda ai miei occhi. Sei un capolavoro. Fine del discorso" mi sussurra all'orecchio facendomi aumentare le palpitazioni. Mi verrà un attacco cardiaco, lo sento.
"Shin, io ho paura" ammetto spostando velocemente lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra.
"Di cosa?" chiede confuso.
"Che te ne vai di nuovo. Ed io di nuovo non saprò cosa fare. Come farò a smettere di pensarti? Chi mi assicura che non mi lascerai da sola?"
"E' vero, ti ho lasciata sola. Ma quando sono andato via mi sono sentito morire e ho avuto davvero paura di perderti...perderti per sempre. Non lascerò che accada di nuovo. Devi fidarti di me, Ran. E comunque come mi hai chiamato?" dice sfoderando quel suo sorriso strasexy e compiaciuto.
Brutto pervertito, casanova di un coglione che rovina i momenti romantici e l'atmosfera. Come posso essermi innamorata di uno sprovveduto del genere? Ancora me lo chiedo...
"Shin...perchè? Non ti piace?" chiedo insicura e un po' timorosa.
Questo detective è di un lunatico assurdo e non riesco mai a capire come può reagire. E, oltretutto, perchè non faccio altro che trovare difetti in lui? Oltre il suo fascino, ha qualche pregio?
"Lo adoro. Nessuno mi ha mai chiamato così e nessuno, al di fuori di te, dovrà mai farlo"
Mi da un bacio in fronte e poi mi stringe a sè. E' tutto magnifico, indubbiamente. Ma sento che c'è qualcosa che non va, e so che cosa. Innanzitutto lui è fidanzato con una ragazza che non merita affatto una cosa del genere. Poi io non voglio essere, come ho già detto, la ruota di scorta per i suoi divertimenti. E, per ultima cosa ma non meno importante, io non conosco niente della sua vita.
Non ho la più pallida idea di chi sia o di cosa abbia fatto nella sua vita. So solo poco, davvero poco. E' una cosa che dobbiamo chiarire. Non voglio stare con un ragazzo fidanzato.
Rompo l'abbraccio in cui mi ha stretta e lo guardo severa. Si passa una mano fra i capelli, segno che sta ad indicare che è nervoso o in difficoltà. Sicuramente ha capito a cosa sto pensando.
"Che c'è Ran?" chiede sbuffando sonoramente.
Ecco, appunto. l'ha capito ed ora inizia il litigio. Non può andare in modo diverso fra noi.
"Non ce la faccio. Non posso stare con te finchè c'è Usagi" dico un po' intimidita perchè so che l'argomento non è una dei più piacevoli.
"Ancora con questa storia?! Ne abbiamo già parlato Ran!" sbraita lui infastidito e stanco della stessa storia.
Non può fare così. Non con me, non glielo permetterò di giocare con me o con lei.
"Non starò con te finchè non l'avrai lasciata. Io non sono un giocattolo se è questo che pensi, mi dispiace"
Lo guardo un'ultima volta ed esco dall'armadietto lasciandolo lì dentro. Faccio qualche passo e lo sento dare una pedata piuttosto rumorosa all'armadietto. Poi lo sento uscire. Sento i suoi occhi bruciare su di me e poi sparire improvvisamente. Socchiudo gli occhi stanca della situazione e mi dirigo in classe per non fare più tardi di così.
Mi piglio la ramanzina del professore e poi vado a sedermi al mio posto con lo sguardo di Sonoko che mi opprime. So che dovrò rispondere a molte sue domande. Poggio la mia cartella sul banco e il professore riprende a spiegare. Ma della lezione non mi frega niente perchè la mia attenzione è stata catturata dalla strana assenza di Usagi in classe.
Lei stamattina era a scuola, naturalmente. E allora adesso dov'è? E se ha seguito il suo ragazzo e l'ha visto trascinarmi dentro quell'armadio? E se avesse sentito qualcosa? Sarebbe un grande guaio per me all'interno della scuola. L'ansia mi sta assalendo.
Talmente sono nervosa che, quando Sonoko mi picchietta insistentemente sul braccio con la matita, lo noto dopo un bel po' di tempo.
"Che vuoi?" le chiedo sussurrando per non farmi sentire dal prof e prendermi un'altra bella cazziata.
"L'ora è suonata, cretina! Ti faccio presente che sei arrivata negli ultimi cinque minuti e non hai fatto altro che girarti intorno alla ricerca di qualcuno. E' una settimana che sei sbadata. Si può sapere che è successo?"
"Niente Sonoko! Non è successo niente!" rispondo acida e scatto su dalla sedia.
Non mi va di dare spiegazioni a nessuno. Non per male ma non voglio farla preoccupare. Conoscendo Sonoko sarebbe capace di andare a spaccargli la faccia e non voglio tutto ciò.
Mi alzo dal mio posto preoccupata per la questione di Usagi ed esco dalla classe a cercare Shinichi. Neanche lui è tornato in classe con me. Cerco in tutto l'edificio: piano terra, primo piano, secondo piano, terrazza. In fine vado dietro la fontana a cercare. Qui è piano di ragazzi ma lo intravedo da dietro l'acqua che scorre. Corro verso di lui ma mi fermo quando lo vedo mano nella mano con Usagi.
Scherzano e ridono con altri ragazzi a scuola, proprio come una vera coppia. Sembra tranquillo, naturale. Come se nulla fosse successo. Mi sento ferira, molto più delle altre volte. Quasi ditrutta, a pezzi. Lui non prova assolutamente niente per me. Sono stata solo un giocattolino nuovo con cui giocare.
Una mano mi si appoggia sulle spalle e vedo spuntare Sonoko al mi fianco.
"Ran, stai piangendo" mi dice passandomi una mano sul viso e facendomi notare le mie lacrime.
Non mi ero neanche accorta di aver iniziato a piangere. Sonoko mi prende per un braccio e mi trascina fuori dalla scuola e nel bagno di un bar lì vicino.
"Adesso andiamo a casa e mi racconti tutto quello che quel bastardo ti ha fatto. So che c'entra lui, lo vedo" ordina e mi porta a casa sua.
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