Capitolo 9

Che dire? Sono passati già due giorni da quando sono uscita dall'ospedale. Fino ad ora non ho fatto niente se non spostarmi dall'hotel alla centrale e viceversa. Non abbiamo avuto nessuna novità nemmeno dagli uomini arrestati: pare fossero solamente dei nuovi membri a cui veniva detto solo cosa dovevano fare se tenevano alla loro vita. Secondo le loro parole, all'interno dell'organizzazione nessuno conosce il boss se non i membri più alti, quindi se non troviamo loro siamo in alto mare. Sono entrata personalmente ad assistere agli interrogatori e James Black mi ha concesso dieci minuti sola con loro per poter chiedere qualcosa su Shinichi, in fondo, anche se è una mia questione personale, in questo modo anche loro possono venire a sapere di elementi fondamentali. E poi c'era qualcosa che mi diceva che Shinichi fa parte dei pezzi grossi fra gli uomini in nero, e la mia ipotesi è stata confermata da quegli uomini. Non sapevano molto, solamente che è entrato a far parte dell'organizzazione molti anni prima di loro e proprio per questo è fra gli uomini più importanti. Però non mi hanno saputo dire se lui sa l'identità del boss, anche se io sono fermamente convinta di sì. Oltre questo, mi hanno detto che il suo compito principale è quello di amministrare i vari compiti pratici, come il controllo e l'organizzazione dei vari laboratori. Facendo finta di non conoscerlo ho anche chiesto loro che tipo di persona è, ma mi hanno risposto che si fa vedere troppo poco per darmi una descrizione precisa, come immaginavo. Dopodiché sono stati portati in carcere in attesta del processo. Insomma, non sono venuta a sapere molto, ma almeno ho scoperto che, dato il ruolo all'interno dell'organizzazione, è probabile che io lo incontri di nuovo. Anche Eisuke è venuto a sapere di tutta questa storia e ha cercato di darmi tutto il conforto di cui avevo bisogno, lo ringrazio per questo, ma niente e nessuno potrà darmi pace finché non l'avrò davanti la mia faccia a chiedergli che cazzo gli è passato per la testa. Una cosa è sicura, la mia presenza l'ha scioccato, ero l'ultima persona che si aspettava di vedere, però una cosa mi è tornata in mente in questi giorni: Yukiko, quando mi disse della sua morte, era al corrente di tutta questa farsa? Oppure anche lei crede che il figlio sia morto ucciso? Voglio incontrarla e non credo che sarà difficile trovarla, mi basta cercare qualche notizia a Los Angeles su suo marito che scrive ancora, o su di lei come ex attrice, dopodiché le andrò immediatamente a parlare. Anzi, credo che oggi mi metterò a fare delle ricerche, ma prima devo chiamare mia madre e la bambina.

Prendo il cellulare dal tavolo basso accanto al divano su cui sono seduta e compongo il numero di casa di mia madre, a quest'ora saranno a casa a riposare, lì dovrebbero essere le venti passate. Il cellulare squilla un paio di volte poi sento una vocina acuta rispondere:

<<Pronto? Casa dell'avvocato Kisaki!>> risponde Manami con il suo solito tono tutto allegro.

<<Ti sei messa a fare la segretaria della nonna?>> rispondo ridendo. Adoro quando fa tutta quanta l'adulta con quel suo tono da furbetta.

<<Mammina! Uffa, non mi prendere in giro mii! - sbuffa la mia bambina - Pensavo fosse qualcuno che cercava nonna>>

<<Stavo cercando sia te che la nonna. Sai, mi manchi tanto piccola>> ammetto con tristezza.

Già, non sono abituata a stare lontana da Manami. Sentire la sua costante presenza accanto a me è come sentire che non sono sola al mondo perché la persona più importante c'è, ed è lei. Eppure, se penso a tutto quello che è successo da quando sono arrivata a New York, mi sento in colpa nei confronti di mia figlia. Egoisticamente l'ho privata di avere un padre solo per permettere a me di restare attaccata al ricordo di un persona rivelatasi falsa. Se avessi saputo la verità, l'odio che avrei provato nei suoi confronti mi avrebbe permesso di andare avanti e di crearmi una famiglia tranquillamente. Manami avrebbe avuto un padre oggi ed io, forse, avrei avuto un marito con cui trascorrere il resto della mia vita. Se non avessi vissuto nella bugia per tutti questi anni, adesso, sicuramente, la mia vita sarebbe totalmente diversa e meno dolorosa. Perdonami, piccola mia.

<<Come stai? A scuola tutto a posto?>> 

<<A posto come sempre mamma! Mamma.. - sento Manami prendere un sospiro prima di continuare, qualcosa la turba forse - posso chiederti un favore? Però devi farlo!>>

<<Se è qualcosa che posso fare, allora la farò tranquillamente tesoro. Dimmi avanti>> la incalzo io cercando anche di rasserenarla. 

<<Mentre sei lì puoi andare da zio Shinichi e portargli dei fiori anche per me? Lo farai mamma?>> mi supplica.

La sua richiesta mi colpisce dritta al cuore. Non mi aspettavo una richiesta del genere, e purtroppo non posso accontentarla. Le ho sempre parlato di zio Shinichi come se fosse un mito. La notte, al posto della favola, le raccontavo qualche sua avventura, quella di un uomo grande e coraggioso, un uomo che avrebbe affrontato mille diverse tempeste per tenermi al riparo. Non posso distruggere il suo mito così, non per adesso almeno. Ma non voglio neanche prometterle qualcosa che non potrei mantenere per questioni di forza maggiore.

<<Tesoro perdonami, ma non posso. Vedi, il luogo in cui sta lo zio è lontano da qui e dovrei prendere un altro aereo. Per adesso non posso allontanarmi da lavoro>> dico, fingendomi davvero dispiaciuta.

<<Va bene mammina, non fa nulla, grazie. Adesso vado a letto che sono stanca, domani è domenica e zia Sonoko mi ha invitata da lei, quindi voglio essere pronta per divertirmi!>> esulta felice.

Beh non so quanto possa essere fiduciosa del fatto che vada da Sonoko, quella donna è pazza, ma la adoro. Ovviamente scherzo, so che mia figlia è in ottime mani. Dovrei chiamare anche Sonoko per dirle di Shinichi, devo parlarne con qualcuno che mi capisce sempre e non c'è nessuno migliore di lei in questo.

<<Va bene, amore. Mi raccomando, fà la brava! Passami la nonna, notte>> mi dice di sì e mi manda un bacino per telefono.

Aspetto un pochino e poi mia madre prende in mano il cellulare.

<<Ran, tesoro, come procede lì? Novità?>> chiede impaziente di capire il motivo per cui mi hanno chiamata qui.

<<Tutto bene mamma, ci hanno chiamati qua per una questione che riguarda gli uomini in nero, ti ricordo di loro?>> 

So che adesso partirà la ramanzina per Shinichi e non posso più darle torto purtroppo.

<<E come dovrei scordarli? Volevano ucciderti. Ran, lo sai che non dovresti più intrometterti nella morte di Shinichi, devi dimenticarti di lui, devi farti una vita e devi farlo per te e Manami. Non puoi più rischiare la vita, devi stare lontana da quei criminali>> sospira, ormai stufa di un discorso che va avanti da anni.

<<Mamma, non sapevo che mi avessero chiamato per questo, lo pensavo solamente. Ma è stata tutta una coincidenza, neanche loro sapevano che io avessi avuto a che fare con quegli uomini. Comunque, Shinichi non è morto>> butto giù lì, senza pensare alla reazione di mia madre. 

Dirlo ad alta voce è stata come una coltellata, come una seconda delusione che mi ricorda quanto male mi ha fatto. E non parlo solo di adesso, ma di tutto il male che ho sopportato per lui undici anni fa. Ma lo amavo, non mi importava più di niente. Adesso l'unica cosa che voglio è trovarmelo davanti e spaccargli quel bel visino che ha, giuro.

<<Una stupidaggine del genere me la sarei aspettata i primi giorni dopo la notizia, ma non a distanza di tutti questi anni. Non puoi ancora sperare che lui sia vivo, fattene una ragione, Ran>> mi sgrida davvero arrabbiata. Allora non ha capito un cazzo.

<<Mamma, non sto delirando, ti sto dicendo che Shinichi non è morto!>> sbraito senza pazienza. Più lo dico ad alta voce e più mi sento male.

<<Ma cosa mi stai dicendo?>> il suo tono di voce adesso è incredulo. 

<<Questo mamma. Due giorni fa abbiamo attaccato un laboratorio dell'organizzazione e lui era proprio lì, insieme a loro. Abbiamo combattuto entrambi senza renderci conto di chi fosse il nostro avversario, finché non mi ha buttata a terra e mi ha puntato una pistola per uccidermi. Quando l'ho guardato mi ha rivolto una sguardo sconvolto quanto il mio, poi è scappato. Non è mai morto, mi ha mentito per entrare a far parte di quei criminali>>.

Sento mia madre fare un gridolino sconvolto e poi stare in silenzio, starà cercando le parole giuste da dire, so che non è facile una situazione del genere. Probabilmente sta pure facendo fatica a crederci.

<<Tesoro io...lui...mi dispiace..>> ammette in fine, dopo avere capito che non c'era più nulla da dire.

Già, in tutto questo casino l'unica parola giusta è "mi dispiace". Mi dispiace per me stessa in primis, di aver pianto per anni per qualcuno che non lo meritava, e di continuare a piangere per motivi differenti, ma per la stessa persona. Mi dispiace per tutte le persone che hanno pianto per lui e, soprattutto, mi dispiace per lui che deve fare proprio schifo per aver fatto una cosa del genere. 

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