Capitolo 4
Appena arrivati a New York, proprio come ci aveva informati Kuroda, abbiamo trovato un agente pronto ad aspettarci. Si è presentato come l'agente Andre Camel, poi ha preso i nostri bagagli e li ha dati ad un uomo che li ha portati in albergo. Nel frattempo noi siamo stati condotti da Camel nella sede dell'FBI. Sia io che Sato e Takagi siamo rimasti affascinati da quel poco di New York che abbiamo visto mentre raggiungevamo la centrale. Devo dire che è davvero stupenda e Sato strattonava quel povero di Takagi chiedendogli di portarla qui in viaggio qualche volta, facevano davvero ridere. Perfino l'agente dell'FBI rideva, fortunatamente parla giapponese. Ci ha informati che tutti gli agenti che lavoreranno con noi parlano il giapponese. Almeno noi non dovremo fare alcun tipo di sforzo per quanto riguarda la lingua.
Finalmente arriviamo e, scesi dalla macchina, ci ritroviamo davanti ad un grattacielo chissà quanto alto fatto tutto in vetro, fantastico. Camel ci chiede di seguirlo e ci fa salire su un'ascensore abbastanza ampio. Quando arriviamo al capolinea le porte dell'ascensore si aprono e dentro troviamo una centrale molto diversa dalla nostra: la stanza sembra divisa in due, da una parte ci sono gli archivi con i resoconti dei casi finiti o da finire, dall'altro ci sono le scrivanie dei vari agenti disposte in fila una dietro l'altra. Infondo alla sala c'è una rampa di scale che porta ad un altopiano su cui si trovano due stanze a parte, credo che una sia quella del capo che si occupa di questa divisione. Sulla porta vedo una targhetta con scritto "James Black", credo sia lui. Sulla porta dell'altra stanza vedo scritto "meeting room", sala riunioni. Camel ci conduce proprio verso quell'altopiano, mentre io noto l'incredibile ordine che regna sovrano qui dentro. Ogni agente sta seduto alla proprio scrivania a lavorare in assoluto silenzio. Saliamo la rampa di scale ed entriamo dentro la sala riunioni, al suo interno troviamo altri tre agenti, uno di loro sembra giapponese. Appena entriamo rivolgiamo tutti un inchino come saluto, loro fanno lo stesso. Credo siano stati in Giappone, conoscono il modo in cui salutiamo.
<<Benvenuti, sono sicura vi starete chiedendo il motivo di tutto ciò. - parla l'agente più anziano - Innanzitutto mi presento, sono James Black, capo della divisione crimini internazionali. Loro sono i miei uomini più fidati: Jodie Starling, Andre Camel, Shuichi Akai. Accomodatevi>> ci invita a sederci indicandoci il lungo tavolo con le poltrone attorno.
Io e i miei colleghi prendiamo posto e così fanno anche gli agenti dell'FBI, Black si mette a capo tavola. Devo dire che almeno lui e Camel parlano davvero bene la nostra lingua, anche la professore Jodie dato che è stata lì e l'altro è giapponese, quindi credo sappia la sua lingua. Mi giro a guardare la professoressa che mi fa l'occhiolino e mi sorride. Bene, si ricorda perfettamente di me.
<<Bene signori, sono sicuro vi starete chiedendo il motivo per la quale siete qui e perché proprio voi tre. Ormai da anni stiamo conducendo delle indagini su un'organizzazione criminale il cui nome risulta sconosciuto e ci serve il vostro aiuto perché voi siete entrati più volte in contatto con essa, senza saperlo>> introduce il capo.
Lo sapevo che c'entravano gli uomini in nero! Adesso resta solo da capire quando noi della polizia siamo entrati in contatto con essi. A differenza di Takagi e Sato, io conosco questa organizzazione e so che i membri operano pure in Giappone, loro non sanno neanche della sua esistenza. Addirittura credo che la professoressa Jodie non sia a conoscenza del fatto che io sappia tutto, nessuno avrebbe potuto dirglielo.
<<Mi spiego meglio - continua James Black - molti dei criminali con cui avete avuto a che fare facevano parte di questa organizzazione o avevo qualche tipo di legame con essa, solamente che voi non ne siete mai stati messi al corrente. Ve li hanno sempre fatti passare come dei semplici criminali. Vi abbiamo chiamato proprio per darci delle informazioni su di essi, ma non solo: ci aiuterete proprio a catturarli, un aiuto non guasta mai, giusto?>>
Ognuno di noi ascolta attento le parole del capo, Takagi e Sato si concentrano molto su ogni minimo particolare e comprendono sempre più a fondo tutto quanto. Io immaginavo già questa parte del discorso, adesso mi interessa sapere perché proprio noi.
<<Adesso l'agente Starling vi spiegherà perché siete stati chiamati proprio voi. Le passo la parola agente>> dice Black.
Jodie lo ringrazia e prende subito in mano le redini del discorso.
<<Dunque, il motivo per cui siete stati scelti voi non ha nulla di segreto o strano. Uno dei nostri agenti ci ha chiesto espressivamente di voi. E' giapponese quindi conosce i migliori agenti della polizia, anche se probabilmente voi non conoscete lui. Questo però riguarda solo l'investigatore Wataru Takagi e l'investigatrice Miwako Sato, invece, per quanto riguarda l'investigatrice Ran Mouri, la scelta è stata diversa. Servivano almeno tre uomini, quando ho visto la lista degli agenti ho riconosciuto il nome di una mia vecchia alunna campionessa di karate, e così l'ho scelta>> dice, guardando me negli occhi e sorridendomi.
Come immaginavo, lei non sa di me e Shinichi, del fatto che io abbia avuto legami con questa organizzazione. Sono all'oscuro di tutto, e sinceramente non so se dirlo. Ma potrebbe aiutarli molto sapere che uno degli obiettivi degli uomini in nero ero io.
<<Comunque, per correttezza conoscerete l'agente che vi ha scelti appena ce ne sarà l'occasione - interviene James Black - qualche domanda?>>
Takagi e Sato chiedono quale di preciso saranno le nostre funzioni, ci viene detto che faremo esattamente quello che faranno loro, come se fossimo parte dell'FBI. Poi abbiamo chiesto quanto tempo dovremo restare qui e la risposta è stata un "quanto sarà necessario, ma non troppo", ma sinceramente credo che staremo un bel po' e la cosa mi preoccupa. Ho detto a Manami che tornerò presto, non vorrei ci restasse male. Mi manca già la mia piccola peste.
<<Io avrei qualcosa da dire>> dico, richiamando l'attenzione all'interno della stanza in cui era nato un vociare collettivo.
Tutti si girano a guardarmi e Black mi concede la parola. Sato e Takagi mi guardano curiosi di sapere cosa debba chiedere o dire, credo proprio che rimarranno scioccati.
<<Conoscevo l'esistenza dell'organizzazione prima di essere dettagliatamente informata da voi>>
Tutti coloro presenti nella stanza si guardano fra di loro con aria sorpresa e iniziano a parlottare, finché il capo non richiama di nuovo l'attenzione.
<<Ci scusi, ci ha colti un po' alla sprovvista investigatrice Mouri, ma continui la prego>> mi invita James, agitando le mani e poggiandole di nuovo sul tavolo con fare professionale.
All'interno della sala riunioni cala di nuovo il silenzio.
<<Sono venuta a conoscenza della sua esistenza undici anni fa, infatti immaginavo che ci aveste chiamato per questo motivo. L'organizzazione stava dando la caccia ad una persona molto vicina a me, una persona che venne minacciata da questi uomini>> mi fermo, riprendo fiato.
Non ho voglio di continuare, ricordare quel periodo è più faticoso di quel che credevo. Sato capisce subito che deve trattarsi di Shinichi, lo capisce dalla mia reazione e dal periodo che ho nominato.
<<Per favore, può dirci che tipo di minaccia?>> chiedi l'agente Shuichi Akai, lanciando occhiate ai suoi colleghi.
<<Credo che per adesso basti così, è doloroso per lei rico-->> interrompo Sato mentre cerca di fermare le loro domande e la guardo negli occhi.
<<Ce la faccio, tranquilla. - prendo fiato e mi rigiro verso i miei colleghi dell'FBI - La minaccia riguardava me, era una minaccia di morte nei miei confronti>> rivelo con fatica.
Vedo gli sguardi scioccati di tutti, soprattutto di Sato e Takagi che stanno cercando di capire cosa c'entri io con questa storia e, sopratutto, cosa c'entra Shinichi. L'agente Shuichi mi invita ancora una volta a continuare. Sono stata io a decidere di dire tutto, adesso devo farlo fino in fondo.
<<Gli uomini in nero avevano minacciato questa persona che, se non si fosse consegnato a loro, mi avrebbero ucciso. Io mi trovavo proprio a Los Angeles in quel periodo, ma quella persona mi fece prendere il primo volo per tornare a Tokyo. Qualche giorno dopo ricevetti la notizia della sua morte per mano di questi uomini. E' tutto>> concludo.
Vedo Sato e Takagi guardarsi, devono essere riusciti a capire che la persona di cui parlo è Shinichi, ma gli agenti dell'FBI non lo conoscono, quindi non possono collegare tutto a lui, ed io non farò il suo nome. Ai miei colleghi spiegherò tutto non appena saremo arrivati in Hotel, credo sia giusto. Sato, in ogni caso, mi prende la mano e la stringe nella sua, mentre Takagi mi poggia una mano sulla spalla.
<<E' stato difficile per lei, ma la ringraziamo molto per questa sua rivelazione - mi sorride il capo della divisione - non le chiederò il nome di questa persona importante per lei, ma se si sentirà pronta per dirmelo, la prego di farlo. E' molto importante>>
<<Aspetti un attimo, com'è che ha chiamato l'organizzazione criminale?>> chiede l'agente Akai, scattando subito dalla sedia.
Ci giriamo tutti a guardarlo un po' spaesati dalla sua reazioni. Faccio mente locale e cerco di ricordare come li ho nominati. Ah, ho capito il suo stupore.
<<Ahahaha mi perdoni, li ho chiamati uomini in nero, la persona che conoscevo li chiamava proprio così, mi è rimasta come abitudine>> rido per la mia sbadataggine.
Ma le facce degli agenti sono sconvolte e mi guardano tutti con gli occhi sbarrati. Non capisco il loro stupore in questo. E' stato solo un errore, reagiscono così gli americani? E mi meraviglio dell'agente giapponese. Takagi e Sato sono confusi almeno quanto me, se non di più. La nostra attenzione viene spostata da un altro agente che entra dalla porta.
<<Scusate l'interruzione, l'agente speciale è arrivato per presentarsi agli ispettori giapponesi>>
Dopodiché esce dalla sala. Gli agenti si guardano con fare sospetto, mentre i miei colleghi sono eccitati all'idea di conoscere l'agente speciale. Vediamo un po' chi è...
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