Capitolo 20

Apro la porta della stanza e la chiudo alle mie spalle. Al suo interno è presente un solo lettino con il monitor accanto, poi una sedia e basta. Non ha né finestre né balconi, credo per una questione di sicurezza. Quest'uomo sarebbe assolutamente in grado di scappare di lì senza farsi troppi problemi. A quanto mi ha detto Sato, ha già tentato di alzarsi.

Mi concentro ad osservarlo e mi accorgo che ha gli occhi chiusi, sta dormendo. Ci resto un po' male, ma forse è meglio così. In fondo sarebbe stata una conversazione piuttosto complicata. Cercando di non fare troppo rumore, prendo la sedia messa accanto alla porta d'ingresso e la sposto vicino al letto. Mi siedo e lo osservo senza dire nulla. E' così bello, ho una voglia matta di sfioragli i capelli. Sollevo una mano e gliela porto sulla fronte spostandogli il ciuffo. 

<<Hai le mani morbide come undici anni fa>> 

Sobbalzo e ritraggo la mano, colta di sorpresa. Sono anni che aspetto questo momento e adesso riesco a stento a respirare. Osservo i suoi occhi azzurri splendere e il suo sorriso furbo che lo rende tremendamente affascinante. Chiudo gli occhi per ritrovare la mia razionalità e ritorno sui suoi occhi.

<<Credevo di averti ucciso>> ammetto, rivolgendo lo sguardo con finta indifferenza dall'altra parte. 

<<C'hanno provato tante volte, saresti stata l'unica a riuscirci. Ho abbassato la guardia perché non mi aspettavo che lo facessi>> mi rivela, confermando quello che avevo pensato. 

La sua serietà mi confonde, non riesco a capire se mi odia per questo e mi critica o se è totalmente indifferente. Mi confonde esattamente come negli anni del liceo. 

<<Hai sbagliato, sono una poliziotta e questo è il mio lavoro. Ti avevo avvertito>> 

Cerco in qualsiasi modo di non fargli capire il dolore che ho provato in quel momento. Non voglio affatto fargli capire quello che provo, sarebbe troppo facile. Solo che lo dico sempre, ma non ci riesco mai. 

<<Perché sei qui? Non dovresti, lo sai>> 

<<Per quale motivo non dovrei? In fondo sono stata io a mandarti qui. E comunque, devo parlarti, voglio delle spiegazioni>> dico, arrivando al nocciolo di tutti quanti i problemi degli ultimi giorni.

Il mio scopo è sempre stato catturarlo per avere delle spiegazione e questo non è assolutamente cambiato. Voglio sapere a tutti costi perché è diventato uno di loro. Se diceva così tanto di amarmi, perché si è messo proprio con coloro che mi volevano morta?

<<Spiegazioni di cosa?>> chiede, facendo finta di niente.

<<Ma dai, smettila. Sai bene quello che voglio sapere: perché sei sparito? Perché mi hai mentito? E, soprattutto, perché sei entrato nell'organizzazione?>>

<<Ah, vuoi sapere questo. Beh, credo di poter rispondere all'ultima. Dunque, sono entrato nell'organizzazione perché ho capito che era la via più semplice per vivere in santa pace e, siccome non mi andava di ucciderti perché mi facevi pena, ti ho ricacciata in Giappone. Vuoi sapere altro?>> rivela con molta nonchalance. 

Sento arrivare un pugnale diritto al cuore. Mi ero promessa di non starci male, sapevo che sarebbe andata così. Mi ero promessa di non farmi illusioni, ma le ho fatte lo stesso.

<<"Ti ho ricacciata in Giappone"...davvero? Tutto qui?>> 

Non mi frega più niente di quello che potrebbe pensare, quindi, permetto alle lacrime di tracciare segni sulle mie guance. Stringo i pugni sulle ginocchia e abbasso la testa, ferita. Cerco di ritrovare la positività che avevo in macchina, ma non ci riesco proprio. Sono uno schifo...

<<Non piangere, smettila>> dice improvvisamente.

Alzo lo sguardo e lo trovo girato dall'altra parte senza guardarmi più negli occhi. Questo mi fa più male di tutto il resto, non poterlo guardare mi fa male. Le mie lacrime continuano a scendere e lui lo sente dal mio modo di respirare, ha sempre avuto questa capacità. 

<<TI HO DETTO DI SMETTERLA DI PIANGERE, MERDA!>> grida,  sollevandosi dal lettino di colpo e guardandomi di nuovo.

I suoi occhi sono inumiditi dalle lacrime e brillano da morire. Lo guardo sorpresa e lui abbassa subito la testa. Sta piangendo...lui prova ancora qualcosa. Non mi può ingannare, io leggo nei suoi occhi. C'è una ragione plausibile se ha fatto tutto ciò.

<<Ti ho rimandata in Giappone perché sapevo che se ti avessi avuto vicina non sarei riuscito a fare quello che dovevo, sei sempre stata il mio punto di forza, ma anche ciò che mi rende più vulnerabile. Per questo non volevo più vederti ed è per questo che ti ho chiesto di andartene, ieri notte. Ma tu fai sempre di testa tua, cazzo!>> sbraita.

<<Undici anni, Shinichi. Undici anni passati a crederti morto! Sai cosa significa?! Sai cosa ho provato per tutto questo tempo?! Una vita vuota, ecco cosa! Non sono riuscita ad andare avanti! E poi scopro che sei vivo e vegeto e che per giunta sei un criminale ricercato in tutto il mondo, come pensi mi sia sentita?! Dimmelo! Non te n'è mai fregato un cazzo!>> grido. 

Sato e Takagi staranno facendo finta di niente perché non credo che da là fuori non si senta nulla. Almeno devo evitarmi la spiegazione di tutto quello che è successo.

<<Sai che questo non è vero, lo sai benissimo. Ti sembra che per me sia stato più facile mentirti e rinunciare a te? Non avrei permesso a nessuno di farti del male, non dopo Sawyer. Eri la cosa più importante che avevo nella vita, dovevo proteggerti anche a costo di perderti. L'ho fatto perché ti amavo, cazzo cerca di capirmi!>>

<<Hai ragione - dico, facendo una risatina sarcastica - tu mi amavi, io purtroppo ti amo anche adesso...più della mia vita>> 

Mi guarda sorpreso più di prima con i suoi grandi occhi aperti e azzurri più che mai. Non distolgo lo guardo, ricordo di aver imparato anche questo con lui. Tutti i momenti passati insieme al liceo non sono mai andati perduti, né per me né per lui. Non siamo mai del tutto andati avanti. Potrei fari finta anche di non volerlo. Il guaio è che poi finirei per volerlo di più, lo so, c'ho provato più di una volta. 

<<Ran, quando ci si lascia guidare troppo dal sentimento, la ragione viene meno e ci si allontana dalla verità. Prima bisogna mettere davanti sempre il proprio dovere, il resto viene dopo>> e poi si sdraia di nuovo nel lettino, come se niente fosse.

<<Davvero? Sono queste le tue ultime parole? Io ero solo un piacere, quindi. E io che pensavo ti interessasse che fine avessi fatto, che stupida>> 

Faccio per alzarmi dalla sedia ormai stanca di tutto. Stanca di sentire le sue parole pronunciate solo per ferirmi, basta.

<<Shinichi, verrai processato appena uscirai di qui, i tuoi compagni non ti troveranno, fidati. Non verrai condannato a morte, io, l'investigatrice  Sato e l'investigare Takagi lo vieteremo. Ovviamente non potremo vietare la tua incarcerazione, mi dispiace. Buona fortuna>>

Apro la porta della stanza e lo guardo un'ultima volta, faccio per uscire, ma un sussurro mi blocca.

<<Ti amo, Ran>>

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