Capitolo 19

Miwako e Wataru si scambiano subito uno sguardo preoccupato non appena mi vedono piangere di nuovo. Miwako mi mette una mano sulla spalla e Wataru si alza e va nell'altra stanza, tornando poco dopo con una bottiglia d'acqua nella mani e dei bicchieri.

<<Ran, che c'è?>> mi chiede Miwako preoccupata.

Come che c'è? Perché nessuno mi dice niente di Shinichi? So di averlo ucciso, ma perché stanno tentando di tenermelo nascosto.

<<Miwako, io ricordo tutto - dico disperata - io ho sparato a Shinichi>> e mi porto le mani in viso, come a voler nascondere una grande colpa, ma non è così facile.

Sento ancora il rumore dello sparo, la gran confusione di agenti, vedo il suo corpo pallido e inerme, il sangue ovunque, anche sulla finestra e su di me. E tutto questo perché? Perché dovevo fare il mio lavoro e prendere una cazzo di valigetta di merda! Ho ucciso la persona che amo di più al mondo per un cazzo di farmaco! L'ho ucciso guardandolo negli occhi e subito dopo, da vigliacca quale sono, li ho chiusi e abbassati. In un centesimo di secondo, ho visto il suo sguardo diventare vitreo. Shinichi, non se lo aspettava da me e non perché mi amava, perché anche dopo avermi presa in giro e usata, sapeva che lo amavo con tutta me stessa. No, lui forse non mi ha mai amata, ha fatto il bastardo e mi ha fatto passare una merda di vita per undici anni, però io ho continuato ad amarlo. Anche dopo aver scoperto che era vivo, anche dopo tutte le volte che ho detto di odiarlo, io l'amavo da morire. Gli ho sparato senza rendermi pienamente conto di quello che stavo facendo e, la cosa più grave e meschina, è che io l'ho fatto non solo per la valigetta, ma è anche stato un impeto di rabbia. Già, un banalissimo impeto di rabbia causato dal suo prendermi ancora in giro, anche a distanza di anni. Non c'è giustificazione per quello che ho fatto, non sono un essere umano, sono una bestia. Una bestia che non si merita neanche di presentarsi più di fronte gli occhi innocenti della figlia. Esatto, ho deluso anche lei facendo così, per l'ennesima volta, ho deluso Manami. Non mi merito di essere la madre di una bambina così buona e gentile, che educazione le darei? Farei diventare un'assassina pure lei? No, non sarò io a fare questo. Mia figlia deve stare con suo padre, l'unica persona che può crescerla davvero bene.

<<Oh Ran, tu hai fatto solo il tuo lavoro. Dovevi recuperare la valigetta e, quando hai visto che stava scappando, gli hai sparato. Non devi fartene una colpa solo perché è Shinichi, è stato giusto così. Devo dire, però, che hai proprio una bella mira!>> dice, facendosi una risata.

E' pazza? Ma che cazzo ci ride? Ho ucciso Shinichi, porca troia, l'ho ucciso! Non è una cosa giusta!

<<Ma cosa dici?! Ma ti rendi conto di quello che ho fatto - sbraito a tutta forza - gli ho sparato! Non me ne fotte di quella cazzo di valigia, ho sparato a Shinichi! HO UCCISO SHINICHI!!>> grido.

Dirlo ad alta voce mi fa capire ancora di più quanto io faccia schifo. Mi stendo di nuovo sul letto facendomi trasportare dalla mia disperazione e tirandomi i capelli dalla testa. Inizio a dare pedate al letto, poi anche pugni, poi grido. Il dolore mi sta lacerando dentro, non ce la faccio più!

Miwako mi blocca prendendomi le mani, Wataru mi guarda piegando le sopracciglia.

<<Ran ma cosa stai dicendo? Ucciso? Non hai ucciso nessuno! Shinichi è in ospedale, ma è sveglio e sta bene, un po' debole e ammaccato, ma sta bene>>

Blocco il mio sguardo su Sato e poi lo sposto rapidamente su Takagi per capire se la moglie stia scherzando, ma lo vedo assolutamente serio e convinto. Non stanno mentendo. Ma allora Shinichi è vivo, eppure sono sicura di quello che ho visto. Quel peso inizia a scomparire, ma ho paura che in realtà ci sia sotto qualcosa.

<<Io ho visto tutto ieri sera, non mi potete mentire!>> sbraito ancora.

<<Ran - spiega Miwako - non ti stiamo mentendo. Ti spiego, eravamo nell'altra ala dell'edifico quando abbiamo sentito lo sparo ed io mi sono subito girata a cercarti per chiederti di venire con me a controllare, ma mi sono accorta che tu non eri lì con noi che, nel frattempo, abbiamo soccorso qualche nostro compagno ferito, gli uomini dell'organizzazione sono riusciti a scappare tutti. Ho avuto come la sensazione, poi risultata corretta, che a sparare fossi stata tu. Ho detto a Wataru di stare lì e sono venuta. Appena entrata nella stanza, mi sono guardata intorno è ho capito subito cosa fosse successo, però non mi spiegavo la tua faccia finché non ho visto Shinichi a terra. Ho pensato fosse morto e ho iniziato a gridarti contro chiedendoti perché lo avessi fatto, ma tu non sembravi ascoltarmi neanche. Poi quando gli ho toccato il polso ho capito che era vivo, ma molto debole. Non l'avevi preso in un punto vitale, ma aveva poco tempo. Ho subito chiamato gli altri e Jodie ha chiesto ai suoi colleghi di portarti via. Shinichi è stato subito soccorso e portato all'ospedale, si è svegliato stamattina. I dottori hanno vietato all'FBI di fargli domande, ma lui già si voleva alzare e andare via. Ovviamente non gliel'hanno lasciato fare>>

Sento il mio cuore alleggerirsi e con lui la mia coscienza. Sapere che sta bene mi rende serena, sono contenta, davvero.

<<Però non capisco perché non me l'abbiate detto subito>> sbuffo infastidita.

<<Beh - interviene Takagi - sinceramente pensavamo che fosse stato fatto tutto apposta. Il proiettile è stato così preciso che pensavamo lo avessi fatto di proposito per metterlo KO senza ucciderlo. Praticamente si è posizionato vicino al cuore senza toccargli nessuna arteria. E' stato uno sparo assurdo, Ran>> afferma sbalordito.

Scatto come una molla dal letto e mi metto in piedi. Miwako e Wataru mi guardano spaesati.

<<Portatemi da lui, vi prego!>> supplico.

Takagi e Sato si guardano complici e annuiscono. Nell'arco di dieci minuti mi vesto con qualcosa che mi presta Miwako e salgo in macchina con loro. Durante tutta la strada non faccio altro che pensare a lui e a quello che ho capito ieri sera. Già, ho capito di amarlo ancora. L'ho sempre amato da morire, più di quello che avessi il coraggio di dire, più di quello che le parole potessero esprimere. Non tornerà tutto come prima, non staremo più insieme. Abbiamo scelto strade troppo diverse: l'ho detto, un angelo e un demone. Oltretutto lui non ami ama, la cosa non è reciproca. Ma, grazie a questo, ho anche capito che non devo più piangere perché non è andata come volevo, ma devo sorridere perché ho avuto la fortuna di conoscerlo. E sarà l'ottimismo a farmi parlare o l'euforia del momento, ma sono convinta di quello che sto dicendo. Questi anni passati a crederlo morto sono stati orribili, ogni volta che arrivava la primavera dicevo che era troppo presto. La primavera, la stagione in cui lo incontrai, era difficile da sopportare. Ogni primavera senza di lui era vuota. Comunque adesso vada, non importa. Sto andando da lui per chiedergli come sta, perché da undici anni non ho più saputo niente. Sto andando da lui perché, anche se a lui non frega nulla, ci tengo a dirgli che per qualsiasi cosa io ci sarò. Se avrà bisogno di parlare, io ci sarò. Se sarà nervoso per diversi motivi, io ci sarò. Se avrà qualche problema, io ci sarò. Probabilmente verrà messo in carcere appena si riprenderà e, quando tutti gli gireranno le spalle, se avrà bisogno, io ci sarò.

L'auto si ferma e tutti e tre scendiamo, io mi metto a correre verso l'ingresso come una bambina che corre verso le braccia della mamma. Mi giro a guardare i miei due amici che mi vengono dietro e mi conducono nella stanza di Shinichi. Un'infermiera mi dice di poter stare lì non oltre l'orario di visita, quindi ho ancora un'oretta circa.

<<Sei sicura di voler entrare sola, Ran? Stiamo parlando comunque di uno dei criminali più ricercati>> mi avverte Wataru.

<<No Wataru, stiamo parlando di Shinichi. Entro sola>>




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