Capitolo 15

Yukiko mi rivolge uno sguardo sconvolto, si porta una mano davanti alla bocca e impallidisce subito. I suoi occhi diventano vitrei e perdono colore, inizia a tremare e a respirare con fatica. Mi alzo subito e prendo la mia bottiglietta con l'acqua dalla borsa e gliela porgo. Beve con fatica e poi mi restituisce la bottiglietta che io continuo a tenere in mano nel caso in cui serva di nuovo. Il suo respiro rallenta, ma non credo i battiti del suo cuore. Questa donna pensava davvero che il figlio fosse morto, non sapeva assolutamente che è vivo. So perfettamente che sensazione straziante sta provando. L'ex attrice inizia a piangere e a singhiozzare, raggomitolandosi su se stessa. Mi alzo immediatamente, mi inginocchio davanti a lei e l'abbraccio subito. Sento dei passi dietro di me, e poi il silenzio. Una mano mi tocca la spalla e mi fa girare, davanti mi ritrovo l'imponente figura di Yusaku che alterna il suo sguardo preoccupato da me alla moglie in continuazione. Gli faccio cenno di abbassarsi e gli sussurro di consolarla per un po'. Lo scrittore subito mi ascolta e stringe a sé la moglie che ricambia l'abbraccio. Restano così per un bel po' di tempo. Non avevo mai visto questa donna abbattersi, anzi, l'ho sempre vista ridere e avere coraggio di fronte agli enormi problemi che ha affrontato. Anche quando è "morto" Shinichi, lei ha mantenuto una forza straordinaria ed ha continuato a ridere, portando dentro di sé un dolore che niente e nessuno mai gli avrebbe potuto sottrarre. Adesso, tutta quella sofferenza, è risultata vana, dato che il figlio l'ha solo ingannata. E il padre, purtroppo, proverà la stessa identica cosa. Yukiko sussurra qualcosa al marito che mette su un'espressione sconvolta e subito dopo si gira verso di me. 

<<Ran - mi chiama Yusaku - ti dobbiamo parlare>>

Mi devono parlare? E di cosa? Credevo di essere io quella che doveva parlare con loro, non viceversa. Che diamine sta succedendo? Perché ho la sensazione che i problemi non siano finiti qui? Mi accomodo sulla sedia su cui ero qualche minuto fa e mi rivolgo ai due coniugi:

<<Ditemi>> li incito.

<<Mia moglie ha reagito così perché hai detto che Shinichi è dentro l'organizzazione, non perché le hai detto che non è morto>> cerca di spiegarsi, ma io non capisco dove vuole arrivare.

<<In che senso?>> 

<<Vedi, io e Yukiko sapevamo già che Shinichi è vivo. Lo abbiamo sempre saputo perché è stata una scelta che ha preso insieme a noi, i suoi genitori>> rivela infine. 

Avevo proprio ragione, il mio dolore non è finito. Sento di nuovo la delusione crescere e ad accompagnarla ci solo le lacrime che sto, saldamente, tenendo ai bordi dei miei occhi. Mi tremano le mani e le blocco incastrandole fra di esse. Yukiko, che adesso non piange più, tiene lo sguardo basso. Credo si stia vergognando di tutto ciò che mi hanno nascosto.

<<Continui, per favore>> chiedo, quasi con tono supplicante e voce tremante.

<Shinichi, voleva metterti al sicuro e sapeva che, finché lui fosse esistito, tu ti saresti messa in pericolo per stargli accanto. Ci disse che avrebbe fatto di tutto per proteggerti e prese la decisione di fingersi morto e andare lontano. Non disse neanche a noi dove, si fece sentire per i seguenti tre mesi, poi sparì. Non abbiamo avuto notizie di nostro figlio per undici anni, fino ad oggi. Abbiamo iniziato a credere che fosse stato ucciso davvero da quegli uomini, non che ne fosse entrato a far parte. E' tutto>> conclude.

Come a volermi proteggere da altre menzogne, abbasso anche io lo sguardo e inizio a piangere. Mi si bagnano le mani e sento perdere tutte quante le forze. Yukiko si alza e mi viene vicino, si mette in ginocchio, abbassa la testa e dice:

<<Ran, piccola, perdonaci, ti prego...perdonaci>>

La sua voce esce strozzata dalle lacrime e so che le dispiace veramente di avermi mentito. Abbraccio di nuovo questa donna perché, in fondo, anche se sapeva che il figlio è vivo, ha sofferto ugualmente. Yusaku, dopo essere tornato al firmacopie e aver finito, ci fa salire in macchina e ci porta a casa. 

Appena entro mi giro intorno e, con stupore, noto che ha un arredamento molto semplice per essere la casa di gente famosa. Non ero mai venuta qui, non appena arrivai a Los Angeles, Shinichi mi portò subito a casa di Sawyer. Ricordo ancora perfettamente il disagio che provai a stare lì. Fu proprio cattivo con me quella volta anche se so che lo fece solo per proteggermi.

Yusaku va a preparare del thé e lascia me e Yukiko in soggiorno. Non parliamo di niente e ci sediamo ad aspettare il signor Kudo. Non c'è molto da dire, in questo momento il silenzio fa già abbastanza rumore direi, e il rimbombo dei miei pensieri è davvero pesante adesso. Lo scrittore torna con il vassoio e ci porge le tazze in mano per poi sedersi vicino a noi.

<<Quindi, Ran, tu che intenzioni hai adesso?>> chiede Yusaku, mentre mette un braccio intorno alle spalle della moglie con affetto.

<<Ho intenzione di prenderlo e di avere delle spiegazioni. Voglio sapere perché l'ha fatto e perché mi ha mentito riguardo la sua morte>> spiego, e le lacrime di delusione tornano a farsi sentire, ed io, ancora una volta, le ricaccio giù. 

<<Ran - interviene Yukiko - già ti ho-->>

<<Lo so, Yukiko - la interrompo - ma non posso accettarlo, mi dispiace>> 

La mia voce si fa tremante e il mio cuore pure. Tutte quante le dipendenze portano a stare male e lui era diventata una grandissima dipendenza, fonte di vita addirittura. 

<<Mi aveva promesso che saremmo stati insieme per sempre - una lacrima scende giù e mi delinea il volto - non doveva farmi questo...io lo amavo>>

Inizio a piangere e mi sento una totale deficiente. Yusaku sospira dispiaciuto e si alza dal divano per andare in cucina, Yukiko mi viene subito ad abbracciare e mi da un bacio in fronte. Il marito torna poco dopo con delle salviette in mano e me le porge per asciugarmi il volto.

<<Scusate, lo so che sono patetica, ma la troppa rabbia e la troppa delusione mi portano a questo. Per undici anni non sono riuscita a rifarmi una vita, non ho mai accettato la sua finta morte. Ho vissuto sentendomi in colpa, come se non avessi più il permesso di essere felice. Adesso, dopo tutti questi anni in cui non ho smesso un attimo di soffrire per lui e di amarlo, voglio una spiegazione plausibile. Voglio almeno riscattare le mie colpe con mia figlia...>>

Yukiko e Yusaku si rivolgono uno sguardo confuso e poi mi riguardano. Un po' spaesata, faccio mente locale per capire quello che ho appena detto. Giusto, loro non sanno di Manami!

<<Scusatemi, voi non potete saperlo. Sono mamma di una bambina di sei anni, si chiama Manami>> annuncio, e poi spiego loro tutta quanta la storia mia e di suo padre senza tralasciare niente.
Racconto anche del nostro incontro in aereo e di tutto ciò che è scaturito da esso. Loro mi guardano abbastanza interessati e le loro espressioni cambiano fra lo stupore, l'allegria e la tristezza.

Yukiko mi prende entrambe le mani e mi guarda con un sorriso felice.

<<Ran, sono davvero fiera di te, davvero. E tranquilla, non devi pulirti di alcuna colpa con tua figlia>> 

<<Invece si, a causa mia e del mio egoismo, Manami non ha potuto avere un padre fino ad ora. E' una colpa che mi porto dietro e voglio assolutamente rimediarvi>> ammetto con determinazione.

Yusaku mette una mano sulla spalla di Yukiko come a volerle dire di accattare quello che dico. Sorrido allo scrittore e lui ricambia subito. Quest'uomo è di una saggezza invidiabile, l'ho sempre stimato molto per questo.

<<Ran, possiamo chiederti di prometterci una cosa?>> dice improvvisamente Yusaku.

<<Ditemi>> 

<<Promettici di farci conoscere la bambina. So che può sembrare una richiesta strana da parte nostra, ma ci tengo molto e così credo anche mia moglie>>

Lancia una sguardo alla moglie che annuisce subito sorridendo e poi torna a guardare me.

<<Sei molto importante per noi, Ran - continua Yukiko - e, anche se non è assolutamente così, quella bambina la consideriamo quasi nostra nipote>> confessa imbarazzata l'ex attrice.

La loro dolcezza e il loro desiderio di conoscere mia figlia mi tocca anche il cuore e sicuramente non posso dire di no. Voglio che mia figlia li conosca e, se riuscirò a prenderlo, un giorno le farò conoscere anche zio Shinichi, a costo di portarla in carcere. Voglio che guardi negli occhi l'uomo di cui tanto le ho parlato e che lui le dica qualcosa.

<<Vi porterò sicuramente mia figlia>>

Mi ringraziano entrambi e poi mi invitano a restare da loro a cena, ma fra un'ora ho l'aereo e devo subito ritornare in aeroporto, sennò rischio di perdere il volo. Yukiko mi abbraccia e mi augura buona fortuna, mi da il suo numero di telefono e mi raccomanda di chiamarla in questi giorni. Yusaku si offre di accompagnarmi in aeroporto e ci mettiamo subito in macchina. 

<<Ran, sai che catturare mio figlio non sarà affatto facile, vero?>> mi dice improvvisamente Yusaku, rompendo il silenzio che si era creato in auto.

Faccio un sorriso di banalità e mi giro a guardare fuori dal finestrino.

<<Lo so, in fondo si tratta di Shinichi Kudo, uomo dall'intelligenza sovrumana. Però, non so perché, ma credo che sarà proprio lui a permettermi di prenderlo>> dico con molta sicurezza.

Mi giro di nuovo a guardare Yusaku per cogliere qualche segno della sua approvazione dal suo volto, ma rimane serio senza mostrare nulla.

<<Sai, voglio pensare che qualcosa abbia spinto mio figlio ad andare lì, non voglio credere che l'abbia fatto perché lo voleva...a quel punto non sarebbe più il mio ragazzo. In quel caso, mi avrà deluso tanto e avrà deluso ancora di più sua madre che si è persa undici anni della vita del figlio>> ammette davvero deluso.

Da madre so esattamente quello che sta provando Yukiko, non è facile perdere le tracce di un figlio per undici anni. Quella donna sta portando sulle proprie spalle un peso tremendo.

<<Yusaku, mi dispiace, ma io non credo più a niente. Non voglio restare delusa ancora una volta>> concludo in fine.

Già, è proprio così. Non voglio farmi false speranze pensando che Shinichi sia ancora quello di sempre. Non voglio stare ancora più male, adesso basta. Passerà tutto prima o poi...

Arrivata in aeroporto saluto Yusaku che mi augura, anche lui, buona fortuna, ed entro sedendomi su uno dei sedili in attesa che il mio volo parta. Sono stanca, è stata una giornata intensa...

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