Capitolo 14

Quando siamo arrivati in aeroporto ho chiamato immediatamente Sonoko e, con molto calma e chiarezza, le ho spiegato tutto quello che era successo sull'aereo. Le ho detto che sarebbe venuto Hayato dalla bambina e di non farla andare da mia madre sennò lui non l'avrebbe trovata. Sonoko era molto contenta della notizia e anche fiera della mia decisione. Poi ho chiamato mia madre e ho fatto lo stesso identico discorso a lei. Mi ha detto che ho preso la giusta decisione sia per me che per mia figlia. Inoltre, mi ha consigliato di tentare ancora una volta ad avere una storia con Hayato, in modo che Manami possa avere una famiglia completa e felice, però, a quest'ultima proposta, ho assolutamente rifiutato. Non voglio mettermi con nessuno che non amo e, purtroppo, dopo Shinichi, non ho amato più nessuno. Subito mia madre mi ha fatto notare questo particolare, come se lo potessi dimenticare. So che ha ragione, ma, adesso che la bambina sarà col padre, resterò più tempo negli Stati Uniti per occuparmi di lui. Comunque, ho parlato anche con Manami e le ho detto che stava per venirla a trovare una persona importante e che la zia Sonoko le avrebbe spiegato tutto in modo migliore. Stasera dovrebbe chiamarmi Sonoko, invece Hayato è già sull'aereo per andare in Giappone. Ho chiesto anche a lui di chiamarmi subito dopo averla vista. 

Tornando a me, io sono nel taxi che mi sta portando alla presentazione del nuovo libro di Yusaku Kudo, padre di Shinichi. Fra poche ore potrò, forse, avere una risposta a molte mie domande, ma non credo a tutte. Se ancora penso a come è cambiato non mi sembra vero. Io in lui vedevo solo del buono, forse il suo lato che nessuno aveva mai visto. Di lui mi piaceva proprio questo, il fatto che nessuno poteva somigliargli, mi piaceva vedere in lui quello che gli altri non riuscivano a vedere. Mi piaceva essere il suo punto forte, e mi manca non poterlo essere più. Forse sarebbe stato meglio odiarlo fin da subito per quanto male mi avesse fatto. Ma il mio cuore si è sempre rifiutato di accettare questo odio, e continuava ad amarlo, disperatamente, e in modo così soffocante da farmi male ugualmente. Eppure cazzo, per lui sarei morta ogni giorno. Ma questo vale solamente per me, evidentemente. Comunque, se mai mi volesse venire a cercare, è proprio questo che aspetto e mi troverà esattamente qui.

Il taxi si ferma a destinazione e pago la mia corsa. Guardo l'orologio e vedo che sono esattamente in orario, le quattro del pomeriggio. Il firmacopie deve essere iniziato da poco e individuo subito la libreria in cui verrà fatto grazie ad un grande manifesto appeso sopra all'insegna che recita "Firmacopie dell'ultimo capolavoro del noto scrittore: Yusaku Kudo". Entra dentro e mi ritrovo davanti una fila che sembra non finire mai. Credo che dovrò aspettare ancora un po' per parlare col padre di Shinichi. Mi sforzo facendo qualche saltello, sperando almeno di vederlo da qui, ma non ci riesco, c'è troppa gente. Mi giro un po' in torno e noto una signora con un cappello che le nasconde il viso seduta su una sedia lontana dalla confusione intenta a leggere un libro. Sarà la proprietaria, penso proprio che mi andrò a sedere vicino a lei e aspetterò che il signor Kudo finisca perché non mi va proprio di aspettare alzata in fila per chissà quanto tempo. 

Vado verso quella signora e mi accomodo su una sedia poco distante da lei. La presunta proprietaria si gira a guardarmi e mi fissa, cosa che non posso fare io perché porta gli occhiali da sole dentro. Divago un po' con lo sguardo sperando che smetta di fissarmi, ma evidentemente non ne ha la minima intenzione. Allora inizio a fissarla anche io e lei, improvvisamente, abbassa gli occhiali da sole mostrando due bellissimi e grandissimi occhi azzurro oceano che riconoscerei fra mille. 

<<Yukiko!>> esclamo sorpresa. 

Lei mi fissa a bocca aperta sorpresa almeno quanto me. Strizza un paio di volte gli occhi e si leva anche il cappello. Si alza dalla sedia e mi prende entrambe le mani per spingermi a fare la stessa cosa. Appena mi ha davanti, mi osserva ancora un po' senza dire una parola e subito mi stringe in un caldo abbraccio. Sono esattamente lo stesso calore e affetto della donna che undici anni fa mi consolò quando suo figlio mi aveva lasciata a Tokyo. Riconosco ancora l'odore di pulito e la sua dolcezza. Tutto questo con un semplice abbraccio, beh ha la stessa capacità del figlio a lasciare certi ricordi e segni indelebili, anzi, direi che è il figlio ad avere ereditato questa capacità dalla madre.

<<Ran, tesoro! Oh mamma mia quanto sei cresciuta!>> esulta, dandomi un bacio sulla guancia. Poi mi prende per un braccio e mi fa fare una giravolta per guardarmi tutta.

<<Sei bellissima come sempre, cara>> si complimenta ancora.

Devo dire che nonostante gli anni è rimasta una donna assolutamente affascinante che ha ancora quei movimenti da diva che la caratterizzano e la distinguono dagli altri. Ho sempre adorato la sua allegria da bambina accoppiata alla sua eleganza e alla sua classe che le danno quell'aria da persona importante, che effettivamente è. 

Mi fa sedere di nuovo e poi mi lascia la mano per accarezzarmi il viso e tornare seduta pure lei.

<<Cara, come mai qui? Non penso per il libro se sei venuta subito a sederti e non credo neanche perché mi avessi conosciuta dato che, mentre ti guardavo, cercavi di distogliere la mia attenzione su di te>> dice dopo aver fatto una veloce deduzione.

Ecco che ritorniamo ai vecchi tempi e alle vecchie manie deduttive della famiglia Kudo. La gente con loro non può avere segreti praticamente. Questa donna a furia di stare con suo marito e con quello scellerato del figlio ha appreso anche lei l'arte della deduzione. Poverina, non la invidio, sicuramente le fanno una testa enorme ogni giorno con queste cose. Ah, giusto, adesso il figlio non c'è più e non devo scordarmi che è questo il motivo per cui mi trovo qui. 

<<No, infatti. Sono venuta per parlare con suo marito, ma vedo che c'è molta confusione. In ogni caso posso parlare pure con lei, Yukiko>>

Lei mette un'aria incuriosita e si presta subito all'ascolto di ciò che le devo dire. Devo ricordarmi di andarci piano con le parole, d'altronde non è sicuro che lei sia al corrente del fatto che il figlio è vivo. Anzi, probabilmente Shinichi ha ingannato anche i suoi stessi genitori.

<<Dimmi, tesoro>> mi incalza.

<<Riguarda Shinichi, ecco...devo dirvi una cosa importante. Andiamo con ordine però, dunque, mi trovo qui perché sono stata chiamata dall'FBI insieme a due miei colleghi per aiutarli in un caso con cui noi abbiamo, inconsciamente, avuto a che fare. Per precisione, i miei colleghi ne erano all'oscuro, io invece conoscevo questo caso perché riguarda l'organizzazione degli uomini in nero>> 

Appena Yukiko mi sente fare questo nome fa un sussulto e si gira intorno alla ricerca del marito che, però, è totalmente inghiottito dalla confusione. L'ex attrice si alza di nuovo e mi chiede di seguirla.

<<Vieni, ci mettiamo in un'altra stanza. Qui c'è troppa confusione e qualcuno potrebbe sentirci>> sussurra prudentemente.

Mi porta in una stanza isolata in cui il vociare della folla è solamente un sussurro che non da fastidio, poi prende due sedie e mi incita a continuare il discorso.

<<Quindi, tecnicamente queste riguardo l'organizzazione sono informazioni private, ma gliene parlo tranquillamente perché lei ha conosciuto gli uomini in nero. - dico, per farle capire di mantenere il silenzio - L'FBI ci ha chiamati proprio per aiutarli nella missione della loro cattura. Comunque, il punto del discorso è un altro, le ho raccontato tutto questo per farle capire bene quello che le sto per dire. Qualche giorno fa abbiamo attaccato un laboratorio di studi dell'organizzazione,  finendo in un conflitto con loro. Mi sono ritrovata a lottare con un uomo abbastanza agile che portava una maschera e che poi mi ha buttata a terra puntandomi una pistola, credevo di stare per essere uccisa, ma l'uomo, ormai senza maschera, non mi ha sparato per una ragione ben precisa: il mio volto. Quest'uomo era suo figlio, Shinichi>>

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