Capitolo 12

Sei anni. Sono passati sei anni dall'ultima volta che l'ho visto e per poco neanche lo riconoscevo più. Mi sento totalmente stordita, tutto avrei pensato tranne che trovarmi di fronte lui? Cosa dovrei dirgli? Un semplice ciao basta? Ho davanti l'uomo che mi ha regalato la cosa più importante che ho e per giunta neanche lo sa. Non posso fare finta di niente. Però devo dire che è cambiato molto esteticamente parlando. Prima portava i capelli lunghi fin sopra le spalle e aveva anche il pizzetto, adesso ha tagliato i capelli, lasciando lungo solo il ciuffo davanti e non ha più barba. I suoi capelli sono identici a quelli di Manami: lunghi, lisci come spaghetti e neri. Anche i suoi occhi sono identici a quelli di mia figlia, anzi, nostra figlia. Già, per quanto io lo abbia nascosto, lei rimane pur sempre sua figlia e la loro somiglianza ne da testimonianza. E comunque devo dire che è rimasto l'uomo affascinante di un tempo. Ma resta il fatto che è di fronte a me con una faccia sorpresa mentre la mia mente viene attraversata da un miliardo di pensieri confusi. Sono nel panico.

<<Hayato...>> sussurro con un tono ancora da spaesata e impreparata a quest'incontro.

Mi sento come in mezzo al mare senza modo per uscirne, ho paura che questa storia mi causi dei problemi non piccoli. Ho paura per la mia bambina e per il nostro futuro. Se lui tornasse, cosa dovrei dire a Manami? E, prima di questo, dovrei dire a lui la verità? Beh, non credo proprio. Lo sto vedendo adesso sull'aereo, poi non lo vedrò più. Questo, però, significherebbe anche mentire a mia figlia, ed è la cosa che odio di più.

<<Oddio, ma che piacere vederti! E' passato un bel po' di tempo dall'ultima volta, ah?>> dice contento e mi fa un gran sorriso.

Oh madre, le sue fossette. Mi ero totalmente dimenticata di questo suo particolare, Manami non le ha ereditate purtroppo. Ecco cos'è che mi piaceva tanto di lui, il suo sorriso che mostrava quelle fossette meravigliose.

<<E' vero! - dico fingendomi entusiasta - Come stai?>>

<<Sto bene, grazie. A quanto pare siamo seduti vicini e il viaggio durerà un po', raccontami un po' cosa hai fatto in questi anni>>

Adesso arriva la parte difficile. Cosa ho fatto in questi anni? Come diamine gli dovrei rispondere? Sa già che sono una poliziotta e tutto il resto, che diamine ho fatto poi? "Ho cresciuto una bambina. Ah, scusa, dimenticavo di dirti che è tua figlia" non posso mica rispondergli così! Il problema è che non ho fatto nient'altro negli ultimi anni.

<<Niente di nuovo, faccio ancora la poliziotta e vivo da sola. Tu cosa hai fatto invece?>> svio velocemente l'attenzione dalla mia vita, sperando che non mi chieda più nulla.

<<Oh niente neppure io. Sono diventato giornalista, questa è l'unica novità. Dopodiché non mi sono né sposato né ho una relazione. Tutto normale. Ma dimmi, come mai ti trovi in America?>> chiede per portare avanti la conversazione.

Maledetto quel giorno che decisi di venirci in America, quanto cacchio smette di farmi domande? Non posso rispondere manco a questa, cazzo. Spero che questo volo duri meno del previsto.

<<Questioni di lavoro, sono qui per sbrigare qualcosa per il sovrintendente di polizia, tutto qui>> rispondo lavandomene le mani.

<<Vedo che sei rimasta la solita Ran discreta che ho conosciuto sei anni fa>> e si mette subito a ridere.

Già, quando mi ha incontrata non ero una persona molto estroversa. Beh, diciamo che non lo sono con nessuno che non conosco. Oltretutto, non avevo un bel passato da raccontargli, ero una ragazza che cambiava fidanzato un mese sì e l'altro pure. L'unica persona che avevo mai amato era "morta" e mi sentivo troppo sola. Che dovevo dirgli? Preferii stare zitta e rispondere solo con frasi di circostanza. Però non lui mi chiese mai più del dovuto, rispettò sempre il mio silenzio. Devo davvero ringraziarlo per questo.

<<Eh già! Ma tu mi hai sempre accettata per quel che ero, giusto? Quindi, come mai non sei fidanzato? Non credo che tu non abbia trovato la persona giusta, avevi piuttosto successo con le donne>> 

Era una delle cose che credo mi avrebbe dato più fastidio se solo a me ne fosse fregato qualcosa. In realtà non mi interessava assolutamente nulla, lui era solo un passatempo, come tutti gli altri dopo Shinichi. Solo giocattoli che dovevano colmare un vuoto che poi, alla fine, non è mai stato colmato. Neanche la rabbia che mi arde dentro sta colmando quel vuoto. Lui mi manca, non c'è altro da dire. 

<<Infatti non è questa la ragione. E' solo che, dopo l'ultima, non sono più riuscito a provare la stessa cosa per nessuna. Non so se mi puoi capire>> sussurra tristemente.

Quindi ha avuto qualcuno di importante nella sua vita, ma, a quanto pare, non è andata bene. So benissimo come si sente, è per questo che vederlo così mi fa stare male, mi fa una grande tenerezza. 

<<Davvero? Oh, mi dispiace. Sono sicura che foste una bellissima coppia>> finisco con tono rincuorante e gli poggio una mano sulla spalle. So, però, che non basterà questo a farlo sentire meglio.

<<Non lo so, in fondo una coppia è formata da due persone che si amano, no? Ed io non sono sicuro che lei mi amasse, non ne sono mai stato sicuro. - tira fuori un grande sospiro e mi sorride di nuovo con un sorriso ingenuo - Ma io l'amavo e non mi interessava essere preso in giro da lei. Finché fosse rimasta al mio fianco, tutto sarebbe andato bene. Oddio scusa Ran, ti sto tormentando con i miei problemi! E' solo che, guardando indietro, mi sto attaccando al buono che avevamo. Ma so che è sbagliato, perché alla fine lei non tornerà>> e mi sorride di nuovo.

Questo ragazzo un po' mi somiglia, sta male, ma continua a sorridermi. E credo faccia proprio così nella sua vita, almeno è questo che ho potuto notare in quei mesi in cui fummo insieme. Credo che sarebbe stato davvero un buon padre per Manami e credo che le avrebbe dato tutto l'amore che ha. Però, il fatto che lui sia ancora così tanto legato a questa donna, mi convince ancora di più a non dirgli niente. Non credo prenderebbe bene il fatto di aver una figlia che non è della donna che ama. 

<<La amavi proprio tanto, lo vedo dai tuoi occhi. Lei non ti meritava proprio, che persona spregevole. Scusa, ma sai che dico quello che penso>> 

<<Si - inizia a ridere per poi tornare un po' malinconico - ricordo benissimo il tuo carattere complicato>>

Il mio carattere complicato. Anche Shinichi mi diceva spesso che sono complicata, deve essere proprio vero. Scuoto la testa per cacciare via dalla mia mente il suo ricordo e mi concentro di nuovo su Hayato. Il panico iniziale è passato e riesco a parlargli tranquillamente, non mi ricordavo fosse così bello stargli vicino a fare queste conversazioni profonde. Forse perché, in realtà, non ne avevamo mai avuto di così prima d'ora.

<<Tranquillo dai! Ma, posso chiederti il suo nome? Così, per curiosità. Oppure, se non vuoi dirmelo, parlami un po' di lei, se ti fa piacere>> 

<<Certo che mi fa piacere. Beh era una ragazza davvero particolare, introversa e timida all'inizio, ma molto forte caratterialmente se la si conosceva bene. Avrebbe affrontato qualsiasi cosa per ciò in cui credeva fermamente. Aveva sempre l'aria di una persona triste, persa nel vuoto e senza ragione per vivere. Non credo di averla mai fatta ridere davvero, però, le poche volte in cui ci riuscivo, rideva dal profondo del cuore. Purtroppo non ho avuto il tempo di conoscerla benissimo, la nostra storia durò pochissimo, fu lei a lasciarmi. Ah, stavo per scordarmi di dirti il suo nome. Si chiama Ran, Mouri Ran>> ed ecco che sgancia qui la bomba atomica. 

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