Capitolo 5. -M

Dopo aver preso la metro che mi ha portato fino a casa di Agatha e Leo, finalmente posso godermi una cena più che divertente con la madre. Vera è una donna fantastica: mi ricorda moltissimo una di quelle mamme dei film, robuste e che fanno morire dal ridere. Ecco, Vera è così. È severa, sì, ma adoro andare a casa dei gemelli quando c'è anche lei.

"Mel, vuoi ancora del pollo fritto?" mi chiede, speranzosa.

"No, grazie, Vera. Sono pienissima". Ed è vero. Avrò mangiato almeno sette pezzi di pollo.

Vera alza gli occhi al cielo, sbuffando. "Sì, piena! La solita esagerata! Sei così magra che neanche ti servono le chiavi di casa, ci passi benissimo sotto la porta. Tieni, mangia altri due pezzi che così metti un po' di ciccia su quei fianchi".

"Mamma!" protesta Leo. "Mel ha uno stomaco di una nocciolina, non forzarla! Sai che non riesce a mangiare tanto. Ai ragazzi, poi, piacciono quelle in forma" aggiunge, come se fosse convinto di ciò che dice. Mi acciglio a quella frase, pensando che i gusti variano da persona a persona.

La madre lo guarda con un sopracciglio alzato. "Che ne puoi sapere tu? A te piace il finocchio".

"MAMMA!" strilla Agatha, imbarazzata, mentre Leo si copre il viso con le mani.

"Non strillare così! Vuoi che Paul venga a suonarci come l'altra sera? Uh, gliel'avete raccontato a Mel? No? Glielo racconto io: questi due stupidi stavano ovviamente litigando, mentre io avevo le cuffie con il volume altissimo, ma tu mi capisci, Mel, non riesco a fare le faccende di casa senza musica. Fatto sta che non li ho sentiti minimamente. Per fortuna ho pensato di togliermele per un attimo! Stavano urlando così forte che tremavano le pareti. Il vicino si è lamentato che non riusciva a vedere la partita. Ti rendi conto che questi due li ho fatti io? Ci ho messo davvero poco impegno. E poi! Per non parlare del parto?! Avete idea di quanto sia stato doloroso? DUE! Non uno, DUE!! Non fare figli, Mel. Ricordatelo".

Ormai io sto ridendo da così tanto tempo da non avere più fiato. I gemelli mi stanno guardando male ma io non riesco a smettere di ridere. Agatha si alza da tavola, con la sua solita aria da odio l'universo. "Mamma, noi andiamo in camera, così magari Mel si riprende".

Vera fa spallucce, annuendo. "Beh, almeno con me ride. Tra tutti e due siete due moscerie. Che strani amici che ti sei scelta, Mel".

I gemelli non mi lasciano parlare e mi spingono in camera loro, chiudendosi la porta alle spalle. Io tiro un sospiro per riprendere fiato. "Hai finito di ridere? Sono anni che la conosci ancora gli dai corda? Quante volte ti dobbiamo dire che NON devi risponderle?"
Agatha mi da un piccolo colpo sulla testa.

"Ma è così divertente, io la adoro!" esclamo, ancora con un sorriso sulla faccia.

Leo ride amaramente. "Non quando ci vivi per diciotto anni". Poi si lascia cadere sul letto, incrociando le gambe. "Comunque! Dobbiamo parlare!". Dalla sua voce trapela l'emozione di un bambino alle giostre. 

Improvvisamente mi ricordo la ragione per la quale sono qui. Questa mattina a scuola Leo mi ha detto che dovevo per forza dormire da loro questa notte poiché mi doveva assolutamente raccontare una cosa.
Sono un po' ansiosa di venire a sapere questa fatidica rivelazione.

Agatha sbuffa sonoramente e mi volto a guardarla. È decisamente molto infastidita. "Io intanto posso uscire?".  Probabilmente Leo gliel'ha già raccontata almeno un milione di volte.

Leo spalanca la bocca, indignato. "No! Che razza di sorella sei? Tu resti qua."

"Oddio, quanto ti odio!" urla lei, mentre la sua voce viene attutita da un cuscino che si porta sulla faccia.

"Sì, lo so. Allora, Mel", si mette seduto comodo, tornando su di me. "Tu sai che a me piace andare in discoteca ed è quello che ho fatto l'altro ieri. Così, mi sono fatto bello, ero proprio bello, vero Agatha? Agatha..? Ma perché fai così, togliti quelle cuffie, stronza! Ad ogni modo, ero vestito bene, avevo un po' di scollo a V e madre natura dalla mia parte. Balliamo, beviamo, ci divertiamo e cose così. Poi mi si avvicina un ragazzo... Mel, non hai idea: un dio era meno perfetto! Stupendo, davvero, con quegli occhi blu che solo Dio sa che non gli farei... ma comunque, mi si avvicina... spontaneamente! E comincia a ballare insieme a me, ci strusciamo, e altre cose così. Ah, poi ha la barba! Moro, occhi blu e barba! Alto, fisicato... Mel. È lui. L'uomo della mia vita" conclude, con gli occhi sognanti.

Rido, divertita e emozionata per la sua nuova conoscenza. "Sono così contenta, Leo!"

Mi prende per un braccio strattonandomi, se possibile, ancora più elettrizzato. "Ma non è finita! Facciamo una pausa e beviamo qualcosa e lui... mi chiede il numero! Mel, MI HA CHIESTO IL NUMERO. A ME. Capisci?! Io non sapevo cosa fare, penso di essere rimasto a fissarlo per cinque minuti come un cretino. Mi si era annebbiato il cervello, non sapevo cosa rispondere e lo sai perché? Mi ero scordato il numero di telefono". Io scoppio a ridere, coprendomi gli occhi con una mano. "No, davvero, non me lo ricordavo più! Che figura, mamma mia! Però lui, dolcissimo, mi ha detto che non importava, tanto ci saremo incontrati lì di nuovo, prima o poi. Io, emozionatissimo, gli ho risposto che sarei stato lì tutte le sere!".

Mi porto le mani davanti alla mia bocca spalancata dalla gioia. "Quindi adesso devi rincontrarlo!".

Annuisce, con un sorriso che gli illumina il viso. "Sì! E... voi due verrete con me".

Io e Agatha ci guardiamo per un momento, preoccupate. "Cosa?!" chiediamo poi in coro. 

"Io non ci vengo di nuovo in quel postaccio con te, mentre ti strusci su quel cretino barbone" continua Agatha, diventando rossa in faccia.

Leo aggrotta la fronte e incrocia le braccia al petto, offeso. "Ma perché fai così?! Invece di essere contenta per me, non fai altro che sminuire tutto! Non lo conosci, non puoi giudicarlo".

Lei sgrana gli occhi, incredula. "Leo, neanche tu lo conosci! Ci hai parlato una volta sola! Sei tu che dovresti giudicarlo!" urla, furiosa.

Sbuffa, ironico, scuotendo la testa. "Cosa ne puoi sapere tu di come si conosce qualcuno? Respingi sempre tutti, a partire da me!" strilla ancora di più lui.

"Ragazzi" intervengo, temendo il peggio. "Basta, d'accordo? Andiamo in questa benedetta discoteca e Leo mi fa vedere questo ragazzo. Leo, tu vai a ballare con lui e Agatha, tu resti con me, va bene? Ci beviamo qualcosa, senza scatenare risse, ok?".

Agatha mi guarda col fuoco negli occhi. Forse non ho risolto un bel niente col mio piano. "No, non è ok! Non voglio vederlo quel tipo, non mi piace!".

Le poggio una mano sulla spalla, cercando di calmarla. "Lo so, ma per Leo è importante. È una sua scelta, non puoi impedirglielo".

Lei poggia una mano sul fianco, alzando un sopracciglio. "Certo che posso, sono sua sorella".

Scuoto la testa, divertita. "Ed è proprio per questo che devi lasciarlo stare".

Agatha mi guarda con gli occhi sgranati. "Ma ti sei impazzita? E se fosse un maniaco sessuale? Dovrei lasciarlo con un tipo del genere?".

"Non è un maniaco sessuale!" grida Leo, alzando le braccia. 

"La tua capacità di giudizio è pari a quella di un coniglio!" gli urla in risposta Agatha.

"Facciamo così!" esclamo io, prima che Leo possa gridare ancora. "Lo vedo io com'è. Se non mi piace, sarò d'accordo con te. Ma devo prima vederlo, ok?".

I due gemelli si guardano con il fuoco negli occhi.

Agatha sospira, riprendendo il controllo, senza però smettere di fissare il fratello con aria di sfida. "E sia".

Leo risponde al suo sguardo, snobbandola. "Tanto Mel non pensa mai male di nessuno, hai già perso".

Gli occhi di Agatha si riducono a due fessure. "Questo lo vedremo".

Decido di intervenire, ancora. "Dai, ragazzi smettetela. Andiamo e basta, no?". Agatha alza gli occhi al cielo ma con un sorriso. So benissimo che non stanno litigando sul serio: se fossero seri non si parlerebbero neanche.

"Forza, idiota. Guido io, come al solito" dice la mia amica, prendendo la sua borsa.

Leo sorride, improvvisamente entusiasta. "Aspetta! Devo mettermi il profumo!" dice, spruzzandosi velocemente una buona dose di profumo.

"Basta!" esclamiamo io e Agatha insieme. Lui si tampona il collo con le mani e sospira, elettrizzato.

Batte le mani, per poi alzarle al cielo. "Ok, andiamo, ragazze. Si va a caccia di ragazzi super sexy!".

Agatha, prima di aprire la porta della camera, mi rivolge uno sguardo esasperato che mi fa ridere, e Leo la segue, ancora con le mani in aria, cantando una canzone da discoteca.

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