Capitolo 46. -A

Parcheggio l'auto sotto un palazzo di dodici piani. Chino la testa per riuscire a vedere la fine dell'edificio e sorrido. Tiro il freno a mano ed esco, chiudendo la macchina.

Sospiro, emozionata. Jun finalmente si è trasferito ed ha una casa tutta sua. È riuscito ad averla grazie ai soldi che si è guadagnato al ristorante, e non potrei essere più fiera di lui. È un bell'appartamento, più o meno in centro, con una fermata dell'autobus non molto lontana dal portone. Ancora non ho visto l'interno, lui non ha voluto. Ha detto che preferiva farmi aspettare, così che avesse il tempo di sistemare tutto e che l'avrei visto solo quando ogni cosa sarebbe stata al suo posto.

Oggi mi ha invitata, finalmente, a vederlo. Suono il citofono, dopo aver trovato il suo cognome, e aspetto, elettrizzata.

"Sì?".

"Sbrigati ad aprirmi!" rispondo, impaziente. Lo sento ridere e poco dopo il portone scatta. Entro e mi fiondo dentro l'ascensore, premendo il tasto 5.

Aspetto con impazienza di arrivare a destinazione. Accidenti, questo ascensore è davvero un bell'ascensore. È spazioso, ha uno specchio che occupa tutta la parete, è profumato e pulito.

Quando le porte si aprono, faccio in tempo solo a mettere i piedi fuori che il mio ragazzo già mi aspetta, appoggiato allo stipite della porta.

Gli sorrido e gli vado incontro, abbracciandolo. Poi mi stacco quel che basta per cominciare a saltellare sul posto. "Voglio vederlo, voglio vederlo!".

Lui sghignazza e si fa da parte per lasciarmi entrare. Appena dopo la porta, mi accoglie un corridoio, con a destra un attaccapanni e un po' più avanti, a sinistra, un mobile al centro, con un piattino dove già sono poggiate tutte le chiavi di Jun. Lo percorro, e la prima stanza che trovo è il soggiorno. È enorme ed è stupendo. Un grande divano a L, un tappeto soffice di un rosso bordeaux, con sopra un tavolino in vetro sono al centro. Davanti al divano c'è una grande credenza, con al centro posizionato un televisore al plasma, non so da quanti pollici. Poggiata alla parete di fronte c'è un'ampia scrivania, con un computer e diversi fogli sparsi. E poi le finestre, sono la cosa più bella: occupano tutta la parete, regalando tantissima luce alla stanza. Jun mi mette una mano dietro la schiena per farmi vedere il resto della casa. Io, ovviamente, non riesco ad emettere alcun suono, la mia bocca si limita a restare aperta per lo sbalordimento. Vengo ricondotta nel corridoio, che presenta una seconda stanza. La cucina. Anch'essa è spaziosa e luminosa, con un bellissimo angolo cottura e un grande tavolo al centro. Poi Jun mi fa vedere il bagno, di un verde smeraldo. Incredibile quanto possa essere spazioso anche questo. Ha una vasca da bagno, una doccia, e ovviamente un lavandino e un water.

"Ma..." riesco a borbottare. "È così grande per una persona sola...".

Jun non mi risponde, e mi guida verso la camera da letto. Appena entro batto più volte gli occhi per assicurarmi di aver visto bene. "Un letto matrimoniale?" gli chiedo, guardandolo per un attimo. "Certo che vuoi proprio stare comodo".

Lui ride sotto i baffi, e comincio a pensare che sia molto più silenzioso del solito. Il letto è stupendo, ovviamente. È basso, con una testiera in legno e davanti ha posizionato un armadio a quattro ante, e nel mezzo un secondo televisore. La finestra sulla destra è molto ampia e affaccia su un grazioso balconcino. Entro per guardare giù, mentre le macchine sfrecciano in ogni direzione. "Hai anche la finestra del Papa" commento, voltandomi verso di lui.

"Sì, volevo avere proprio tutto" mi risponde, sorridendomi.

"Jun, è stupendo. Come hai fatto a permetterti un lusso del genere?".

Lui si stringe nelle spalle e mi prende per mano. "E ancora non hai visto tutto". Usciti dalla camera, entriamo in una attaccata. Aggrotto le sopracciglia. "Tu non fai palestra" gli ricordo, ammirando la cyclette, il tapis roulant ed alcuni altri attrezzi. La stanza è grande abbastanza per allenarsi in tutta comodità.

"Beh, a dire il vero vorrei cominciare..." dice, mettendosi al centro della stanza. "Perché altrimenti i miei pettorali si ammosceranno e tu non vuoi che succeda, vero?".

Roteo gli occhi, sbuffando. "Non me la bevo".

Lui mi sorride, divertito, ma poi sospira diventando serio. "Agatha, questa è per te".

Aggrotto le sopracciglia. "La palestra?".

Lui annuisce.

"Perché hai messo in casa tua una palestra per me?" domando, e dentro di me so che mi sta sfuggendo qualcosa.

"Perché quando comincerai a studiare nell'areonautica, dovrai mantenerti allenata" mi spiega, sgrullando le spalle.

Letto matrimoniale più palestra solo per me, uguale... "Oh, mio Dio, Jun..." mormoro, portandomi una mano alla testa, che comincia dolorosamente a pulsare.

Lui scoppia a ridere. Si avvicina e mi prende le mani. "Non ti sto costringendo a fare nulla. È vero che buona parte dei soldi li ho messi io, ma i miei hanno voluto aiutarmi... loro lavorano in banca. " Oh. Non lo sapevo. "Perciò ho deciso di allargarmi. Così se e quando vorrai, potrai venire qui... anche permanentemente".

"Come, scusa?" riesco a chiedere, completamente stupefatta.

Lui sospira, alzando gli occhi al cielo. Chiude le mie mani tra le sue e mi fissa dritto negli occhi. "Agatha... Vuoi venire a vivere con me?".

Oh.
Porca.
Troia.

Leo sarebbe fiero di me per questa mia imprecazione mentale.

"Ehm..." riesco a dire, decisamente a disagio.

"Puoi decidere con calma, so che non è una scelta da fare su due piedi" mi suggerisce, in tutta tranquillità.

La mia bocca si apre e cerco di dire qualcosa ma non ne esce nessun suono. In realtà non so che dire. Cosa si risponde ad una cosa del genere? Mettendo in pausa per un attimo questo momento e guardandolo da fuori, si può notare l'espressione tranquilla e serena -come e perché rimarrà sempre un mistero- di Jun e la mia, invece, perplessa, con le sopracciglia aggrottate e le labbra che formano una "o".

Ragiona, Agatha. Hai diciannove anni, Jun ne ha ventuno. Quanto andare a vivere con lui sarebbe una pazzia da uno a dieci? Dieci, dieci e ancora dieci. In più, non sai ancora cosa ne sarà della tua vita. Hai deciso di provare a fare il test per entrare nell'areonautica ma non hai nulla di certo. Andare a vivere con il tuo ragazzo comporterebbe non solo un impegno da mantenere ma anche un lavoro da trovare. Perché, ovviamente, Agatha, tu non sei affatto una donna che si fa dare soldi da un uomo, tu sei tosta e ti mantieni da sola, perciò l'affitto -non importa quello che il tuo ragazzo ricco e dolce ti propone- lo pagherai tu, con i tuoi soldi. Sei pronta quindi a studiare nell'areonautica - che sai essere già un impegno molto pesante- e in più lavorare per pagare l'affitto? E non dimenticarti che con Jun potrebbe finire. Quanto dolore in più proveresti se vivessi con lui e dovessi, di punto in bianco, prendere la tua roba e ritornartene a casa tua? Molto. Sapendo questo, sei pronta a rischiare? Ne vale la pena per lui? Risposta: NON LO SO. Come posso rispondere a una domanda del genere?

Poi la mia voce interiore, quella razionale, quella che mi ha appena posto tutte le domande, quella che mi permette di essere quella che sono, alla mia non-risposta disperata mi propone una soluzione: mamma.

L'unico altro essere umano più razionale di me sul pianeta, è mia madre. Chi meglio di lei ha la risposta ad una domanda così difficile? Lei, dall'alto della sua esperienza, saprà cosa rispondere. Sorrido, sentendo che c'è una soluzione a tutto ciò.

Perché, per quanto possa essere difficile, pazzesco e totalmente irragionevole, io voglio andare a vivere con Jun. La me pazza, la me-Leo, non vede l'ora. Vivere con il ragazzo che amo? Diamine, ma che aspetto? Solo che se dessi retta a lei, avrei già fatto tante di quelle cavolate che i miei due migliori amici in confronto sono dei santi.

Torno con i piedi per terra e trovo Jun che mi guarda, pazientemente. Probabilmente sa che il mio cervello sta muovendo velocemente tutti i suoi ingranaggi per trovare una soluzione.

"Ascolta" rispondo, finalmente, con un sospiro. "Mi pare che una proposta del genere meriti del tempo per essere valutata".

"Certo che sì" risponde lui, con la massima serenità.

"Bene. Perciò io non posso darti una risposta adesso..." gli faccio rendere conto, stringendomi nelle spalle.

"Non me ne aspettavo una, adesso. Va' a casa. Parlane con la tua famiglia. Io non ti sto obbligando a fare nulla. Non mi offenderò se rifiuterai. Ti conosco, so che quest'idea ti manda nel panico. Quindi prenditi tutto il tempo che ti serve. Io ti aspetterò e... continuerò ad essere innamorato di te a prescindere dalla tua risposta" conclude, con un sorriso sghembo, prendendomi per i fianchi e avvicinandomi a lui.

Quest'ultima parte ha su di me un effetto calmante. Mi dimentico sempre che Jun è Jun. Non l'ho mai visto arrabbiarsi. Ha sempre quel sorriso pacifico e soddisfatto che nessuno riesce mai a smuovere. Ed è un bene, ovviamente. Io quel sorriso non so nemmeno cosa sia.

Gli lascio un bacio dolce sulle labbra, prima di allontanarmi quel che basta per sorridergli. Lui ricambia e il mio cuore fa una capriola. Accidenti a lui e alla sua bellezza incondizionata.

Mi sciolgo dolcemente dal nostro abbraccio, con un sospiro di nervosismo."Penso che sia meglio se comincio ad avviarmi. Gordon-Vera mi aspetta".

Lui scoppia a ridere e io lo seguo... istericamente. Mia madre non è pronta per questo argomento. Insomma se Leo si innamorasse e da un momento all'altro decidesse di andare a vivere con il suo compagno, nessuno si sorprenderebbe. Leo lo farebbe, lui è il figlio pazzo tra i due, non io. Invece qui si tratta proprio di me! Io, Agatha, figlia modello e da sempre grande fan della ragione e della logica, devo andare a vivere insieme al mio ragazzo. Senza sapere se durerà, senza avere nemmeno una certezza al riguardo, eppure consapevole che potremmo litigare a giorni alterni se non ogni giorno su chi deve riempire la lavatrice. No, decisamente mia madre non è pronta per questo argomento.

Intanto, Jun mi ha trasportata gentilmente fino alla soglia di casa, mentre io ero immersa nei miei pensieri. Esco, in silenzio, per poi voltarmi. Il suo viso, bello come lo è sempre stato, è rilassato e pulito, ed è comodamente appoggiato allo stipite della porta, come se non fosse successo nulla di strano, bensì qualcosa di estremamente normale. In effetti, non c'è nulla di strano se due persone che sia amano decidono di andare a vivere insieme. Ma se quelle persone hanno diciannove e ventuno anni vale lo stesso?

"Augurami buona fortuna" lo prego, sentendo un nodo alla gola stringersi sempre di più.

Per tutta risposta lui mi prende per mano e mi attira a sé, per poi baciarmi dolcemente. I nostri corpi si incatenano e lo stringo a me, sperando che una vicina di ottant'anni non apra la porta proprio in questo momento. Si allontana troppo presto per i miei gusti e poggia la fronte sulla mia. "Buona fortuna".

Gli sorrido e raggiungo l'ascensore, senza distogliere lo sguardo da lui. Prima di rientrare in casa mi fa un'occhiolino che smuove qualcosa dentro di me. Odio quando mi fa l'occhiolino. Mi fa venire voglia di saltargli addosso anche quando non posso.

Il tragitto fino a casa è un inferno: per il mio nervosismo la macchina si spegne innumerevoli volte, o perché la gamba sulla frizione trema per cui non riesco a spingerla a dovere, o perché mi dimentico, improvvisamente, che devo cambiare marcia se voglio rallentare o accelerare.

Arrivo sotto il mio di palazzo, dove parcheggio male e chiudo lo sportello con forza, con i nervi a fior di pelle.

Quando entro in casa, ad accogliermi non c'è nessuno. O meglio, nessuno da importanza al mio ritorno: Leo è preso totalmente dalla tv che riproduce Dirty Dancing. Dio, sarà la ventesima volta che lo vede, nell'ultimo anno. Mentre mia madre è in cucina con le cuffiette, dove frigge il suo santissimo pollo e muove i fianchi a ritmo di musica.

"Famiglia, devo parlarvi di una cosa importante" annuncio, a gran voce. Risultato: mio fratello mi ignora e mia madre non smette di ballare, anzi comincia anche a canticchiare.

Vedo che iniziamo davvero benissimo.

Sospiro, decidendo di passare alle maniere forti. Raggiungo mia madre, togliendole le cuffie e spegnendo il gas. Lei mi guarda come se fossi pazza -e forse comincio proprio a esserlo- ed esclama: "Sei completamente impazzita?! Mi hai spento il gas?!". Io la ignoro e la trasporto con forza fino in salotto, dove la metto seduta vicino a mio fratello. Dopodiché prendo il telecomando e metto in pausa il film. "Ma sei cretina?! Hai messo in pausa Dirty Dancing?!".

"Dovete ascoltarmi!" sbotto, irritata.

"Penso che tu possa benissimo rimandare!" protesta lui, corrugando le sopracciglia.

"Fammi almeno finire di friggere il pollo, dannazione!".

"NO" nego, risoluta. "Ho una notizia importante da darvi e devo farlo ora, perciò ho bisogno che mi ascoltiate entrambi e per bene".

Leo rotea gli occhi in contemporanea con mia madre. "Muoviti allora" fa mio fratello, senza troppo entusiasmo, mentre poggia la schiena contro il divano e incrocia le braccia.

"Se il pollo viene male, giuro che ti caccio di casa". Speriamo che venga uno schifo, allora.

"Jun ha preso casa" annuncio, concentrandomi per respirare regolarmente. "È una casa molto spaziosa, è in una buona posizione..."; i due mi guardano, aspettando che io continui, cominciando a capire, forse, di che si tratta. "E mi ha chiesto se voglio andare a vivere con lui. Nel senso trasferirmi lì. Per... sempre".

La loro reazione resterà per sempre il miglior ricordo della mia vita.

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MA STI 4K???😱 😍💃🏻🎊
Non posso crederci, yay! 😍🎊🎊
Non se che dire se non GRAZIE, GRAZIE A TUTTE(/I?) VE SE AMA NA CIFRA❣️
Come premio capitolo super presto! 😍
Spero che almeno questo faccia ridere 😂
Con affetto - tantissimo -
Mars

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