6. Alex - Lisa
Alex
Mi faccio spazio tra la gente accalcata, ignorando volutamente i commenti di disapprovazione. Non sono dell'umore adatto per una festa come questa, so che cosa mi fa scattare e conosco i miei limiti, pur avendo fatto progressi nel controllo della rabbia, esiste sempre la possibilità di trovarmi invischiato in una situazione destinata a una rapida escalation. In ogni caso sono contento di essere finito in questo posto, è stata una lunga settimana, ed ho bisogno di scaricare lo stress.
"Ehi, era ora che arrivassi."
Mi guardo attorno e Brad appare dietro di me. I capelli bagnati e arruffati dal sudore, fa intendere che è già stato a ballare in pista e si è già fatto qualche drink, dato che i suoi occhi brillano di allegria.
Mi porge un bicchiere di plastica colmo di birra. "Grazie", mormoro mentre esamino il posto. Devo dire che hanno fatto proprio un bel lavoro; la festa è in piena attività e tutti si stanno divertendo. L'aria è pervasa da quel profumo di carne alla griglia che ti fa venire l'acquolina non appena la respiri. Alla mia destra, infatti, non molto distante da me vi è un'area pic-nic, dove i caminetti di pietra sono in pieno fermento, cuocendo braciole e salsicce senza tregua tra le braci scoppiettanti. Sparsi qua e là, alcuni falò riscaldando un'atmosfera già su di giri.
Non credo che mi annoierò, penso posando il mio sguardo sulla fanciulla dai capelli bruni. Mi scappa un sorriso quando la riconosco. In compagnia di un'altra ragazza bionda, la quale sembra essere molto più a suo agio rispetto a lei, non è passata certamente inosservata: tutti attorno sembrano ammirare il fascino che chiaramente emette senza rendersene conto.
La vedo giocare nervosamente con la catenina che porta al collo, c'è troppa trepidazione e implorazione nel suo sguardo e mi ricorda un animale in trappola, impaurito. Quel gesto fa scattare dentro di me l'istinto investigativo e mi fa tornare in mente alcuni episodi che avevo notato durante il mio tirocinio: donne, ragazze e bambine con il volto tumefatto e sfigurato mi stavano davanti, gli occhi sbarrati e pieni di lacrime, tormentandosi chi con la fede, chi con bracciali, collane, orsacchiotti o altro ancora. Come se stritolare quei piccoli oggetti potesse eliminare il dolore che si portavano dentro. È chiaro che le hanno fatto del male in passato, ma non so fino a che punto. La mia mano involontariamente vorrebbe prendere la sua, non appena il pensiero di quale atrocità sia stata vittima balena nella mia testa, facendomi avvampare di rabbia.
Che cosa mi sta succedendo? Non la conosco nemmeno.
Una rossa dai ricci capelli si blocca davanti a me, e mi sfiora il braccio nel tentativo di flirtare: ride rumorosamente con la testa inclinata indietro, seguita da alcune compagne altrettanto alticce. Non le do più di tanta attenzione e mi sposto di qualche metro cercando con gli occhi quella sconosciuta brunetta.
"È pieno di ragazze qui stasera", dice Brad gongolando. "Roba facile.
"Mmmh."
L'amico scoppia a ridere e mi da una solida pacca sulla schiena. Aggrotto le sopracciglia visto che la birra mi si versa sulla mano. Mi do distrattamente una strofinata prima di scolarmi quel che rimane nel bicchiere.
"Ne vuoi un'altra?", chiede.
"Si."
Brad si fa strada tra le ragazze verso il fusto poco distante da noi, ammiccando e pavoneggiandosi con loro, mentre il mio sguardo turna su quella ragazza. È ancora lì, ma adesso con lei c'è anche Ivan, e mi soffermo a studiarla. Ha gli zigomi alti, la corporatura di una ballerina: piccola, leggera ed aggraziata, evidenziata dai vestiti che porta. Il seno è alto e pieno, un po' più grande di una mano. Il suo girovita è stretto e i suoi fianchi non eccessivamente evidenziati, quel tanto che basta per ammorbidire i suoi lineamenti. Con i pantaloncini che indossa, riesco ad ammirare la curva elegante e longilinea dei polpacci e della parte inferiore delle cosce, valorizzando due gambe incredibilmente lunghe. I capelli bruni le cascano sciolti oltre le spalle per scivolare liberi e ordinati sulla schiena, eccetto per qualche ciocca che le contorna il viso. Non riesco a vedere i suoi occhi, ma immagino che debbano essere spettacolari, come il resto di lei.
"Chi è?", chiedo ad Ivan appena mi raggiunge.
Brad alza la testa dal fusto. "Dove?", domanda incuriosito mentre mi porge un'altra birra.
"La ragazza che era assieme a quella bionda laggiù." Lo sguardo di Brad segue il mio.
Ivan fa una risatina a bassa voce. "Quella, amico mio, era Lisa", risponde appoggiando la sua mano sulla mia spalla. "Dimenticala. Non ti avvicinerai mai a lei."
Alzo le sopracciglia in modo indagatore mentre bevo un sorso di birra. "Perché? È già impegnata?"
"No, almeno credo. Non si è mai fatta vedere in giro con nessuno e, se devo essere sincero, è la prima volta che si fa vedere ad una festa."
"Scherzi?" domando incredulo. La ragazza è bellissima, dubito fortemente che abbia problemi ad attirare i ragazzi. Giusto poco fa, un gruppetto le girava attorno come falene attratte dalla luce. "È lesbica?!" Di certo spero che non lo sia, ma è pur sempre una possibilità.
"Dubito. Miki me lo avrebbe detto, è la sua unica amica", spiega segnando la bionda con un cenno del capo. "Lasciala stare, fidati."
Mi acciglio ed inizio a fissare Ivan dubbioso. "E perché, ti avrà mica respinto?", lo punzecchio io.
Scuote la testa. "A dir la verità io non ci ho ancora provato."
"Si, come no!", rido oscillando la testa. "So bene come sei, e non è possibile che tu non ci abbia provato con una come lei." Sebbene non lo vedo da tempo, conosco Ivan abbastanza da sapere che è della stessa pasta di Brad. Non gli credo nemmeno per un secondo.
Ivan beve tutto d'un fiato la sua birra e si appresta a riempire il bicchiere. "Non lo so. Voglio dire, è bella, non fraintendermi, ma...", la sua voce comincia a farsi leggermente impastata dall'alcool. "Preferisco qualcuna che la dia via più facilmente. Non so se mi spiego", ride strizzandomi l'occhio e, prendendo per la vita la rossa dai capelli ricci, si addentra nella pista da ballo.
"Io sono con lui, non ho guidato per cinquecento chilometri per rimanere a bocca asciutta", concorda Brad tenendo fra le braccia altre due ragazze. "Secondo me, dovresti lasciarla stare e trovarti altre alternative meno impegnative. Ne hai proprio bisogno."
Non ho bisogno di alternative, penso, ho già deciso che andrò a conoscerla, ma non voglio darlo a vedere.
"Mi pare una buona idea", mi limito a dire.
Li seguo sulla pista da ballo affollata, ritrovandomi sommerso da un gruppo di ragazze che rende ovvio il fatto che potrei avere da loro tutto ciò che voglio, ma i miei pensieri continuano a chiedermi di Lisa.
***
Lisa
Scruto la riva e mi accorgo di non essere sola. C'è quel ragazzo di prima ad una ventina di metri da me, anche lui vicino all'acqua. Sta fissando il lago e il suo profilo si staglia contro il chiaro di luna sempre più forte. Indossa dei jeans, delle scarpe da tennis ed una camicia bianca. I suoi capelli corvini si fondono con il buio della notte. Dev'essere alto circa un metro e ottanta, con un fisico slanciato di chi si tiene in forma costantemente. Non è grosso come chi solleva pesi, ma sembra incredibilmente forte, sicuro di sé, è fiducioso e concentrato.
Non riesco a distogliere lo sguardo.
Lo vedo studiare il terreno, lo smuove con i piedi e poi si china a prendere qualcosa. Quando allunga il braccio dietro di sé e scaglia un sasso verso l'acqua, non riesco a trattenere un sorriso. Cerco di contare i rimbalzi: uno, due, tre... è difficile vederli al buio ma le increspature dell'acqua illuminata dalla luna piena mi fa presumere circa cinque saltelli.
Ne lancia un altro. E poi un altro ancora. È un vero maestro nel creare lo spettacolo degli anelli sulla superficie liquida, i suoi movimenti sono fluidi e puliti. Mi colpisce quanto sembri libero in questo elemento, più libero di quanto lo sia io o potrò mai essere. Non so come mai mi sento così attratta da questo sconosciuto, ma è così, una sensazione nitida.
Lui deve avermi visto con la coda dell'occhio, perché si gira appena verso di me e sorride. A mano a mano che si avvicina, rimpiango di non essermi tenuta a debita distanza e mi sfugge un grido stridulo mentre cerco di pensare alla cosa giusta da fare. Chiamare aiuto? Non c'è nessuno nei paraggi, tutti sono a quella stupida festa. Scappare? Forse, però la disinvolta agilità dei suoi movimenti mi fa intuire che potrebbe raggiungermi facilmente.
"Ciao", mi saluta. È il suono della sua voce a riscuotermi dalla paralisi. Mi alzo in piedi e provo un'irrefrenabile urgenza di allontanarmi il più rapidamente possibile, ma i miei piedi sembrano incollati al terreno. Al chiaro di luna, noto un vuoto nella sua espressione, come se mancasse un qualcosa di fondamentale nella sua personalità, come se mancasse il tassello che segnala che non è giusto violentare o uccidere le donne. Un tassello che io invece conosco soltanto al rovescio.
***
Alex
Sorrido non appena incontro il suo sguardo penetrante, anche se molto spaventato. La osservo in silenzio mentre cerca di decidere se rimanere o andarsene, dandole tutto il tempo necessario per prendere una decisione da sola. Mi concentro invece sulla brezza carezzevole e il rumore delle onde. La fioca luce proveniente da un falò poco distante non basta ad illuminarle il viso, e questo le da un aspetto misterioso. Non mi sono sbagliato con la mia precedente supposizione; i suoi occhi sono spettacolari: il blu delle acque si è mescolato con il colore delle sue iridi in un modo tale che è impossibile distinguere un colore dall'altro. Brillano come sassolini di vetro in cui il chiarore della luna sembra riflettersi. Potrei perdermici dentro se non sto attento.
"Che cosa vuoi da me?", riesce finalmente a dire. In quel sussurro riesco a sentire tutta la sua tensione, la sua paura, il desiderio di lottare contro se stessa.
"Io non voglio niente", rispondo mantenendo una distanza tale da non farla agitare maggiormente. "Pensavo ti andasse un po' di compagnia."
"Sto benissimo da sola", sussurra mordendosi distrattamente il labbro inferiore. Ho la sensazione che stia per mettersi a piangere.
"Okay. Buonanotte allora", mi affretto a dire e, mettendomi le mani in tasca, torno sui miei passi.
"Aspetta", la sua voce è un misto di panico e stupore. Credo che la mia reazione così inaspettata l'abbia fatta rimanere perplessa. "Potresti rifarlo ancora?", ammette titubante.
Sorrido dentro di me e mi volto a guardarla fingendo di non capire. "Fare cosa?"
"Quella cosa con i sassi", risponde imbarazzata.
Scoppio in una risata sincera, liberatoria. "Ma tu hai paura di me", affermo poi.
"Come?"
"Hai paura che io ti faccia del male." Dato che non risponde, proseguo.
"Non sono quel tipo di ragazzo, ma devi decidere tu se crederci o meno."
"Perché me lo stai dicendo?"
"Ti sto avvisando che, se devo mostrarti la tecnica, devo avvicinarmi a te."
"Non ho paura", mente lei con voce fievole.
"Va bene."
"Non ho paura", ripete nuovamente per infondersi coraggio.
"Va bene", replico con voce morbida.
E avanzo verso di lei.
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