5. Lisa
Non credo tu voglia vivere qui per tutta la vita... penso tu abbia progetti migliori...
Le parole di Miki riecheggiano nella mia testa fino allo stordimento. Come si sbaglia. Io non ho progetti, gli ultimi li ho lasciati su quel treno che in una sera d'inverno mi ha portata qui. D'accordo, forse non sarà un paese che offre prospettive per giovani, a parte il turismo e lo sport, ma è perfetto per me. Qui, oltre a Miki, nessuno sa esattamente niente di me, nessuno mi conosce. Ed è proprio questa la differenza che c'è tra lei e me: io voglio continuare ad essere invisibile. Solo così posso sentirmi al sicuro. Che cosa c'è di strano nel volere tutto questo? E poi, da quanto tempo non vivevo più una vita normale? Da bambina probabilmente, e forse, nemmeno da allora. No, mi correggo, anche l'infanzia mi era stata segnata. A parte qualche sporadico momento di gioia, sono cresciuta nell'incubo più nero.
"Buongiorno signori. Tavolo per due? Prego seguitemi, da questa parte."
Il vento proveniente da nord mi scompiglia i capelli mentre faccio accomodare una coppia nell'ultimo tavolo libero rimasto in terrazza. Il boom è cominciato e prevedo una giornata parecchio faticosa. Lavoro in questo ristorante da gennaio. Giovanni il proprietario, nonché padre di Miki, quando mi aveva detto che potevo cominciare il lunedì successivo, avevo dovuto fare uno sforzo immane per non scoppiare a piangere.
Faccio un giro tra i tavoli per raccogliere i cestini vuoti del pane, sono talmente presa che nemmeno mi accorgo del ragazzo giù in strada finché Miki non me lo fa notare.
"Ehi, Lisa", esclama appoggiando la sua mano sul mio braccio. "Guarda un po' laggiù. Credi che stia fissando una di noi due? Io spero di sì, è così carino."
Da qui non riesco a focalizzarlo bene ma posso vedere grosso modo il suo aspetto. È alto, i capelli di un nero puro e il suo fisico asciutto mi ricorda una V: spalle larghe e bacino stretto. Sarà sicuramente uno sportivo, riesco quasi a percepire ogni singolo dettaglio dei suoi muscoli dorsali sotto la maglietta. Al solo pensiero mi sento avvampare e spero di non essere già diventata un peperone.
"Chi è? Tu lo conosci?", chiedo cercando di superare il nodo alla gola affrettandomi a raggiungere la cucina.
"Non lo so, non l'ho mai visto da queste parti. Perché, ti interessa per caso?"
"Ma cosa vai a pensare?", rispondo con una risatina mentre sistemo le fette di pane. "Sai come la penso."
"Vedendo di che colore sei diventata, credo che il suo fascino non lasci indifferente nemmeno te", mi sibila nell'orecchio con aria divertita. "Dico bene?"
Mi tasto le guance alla ricerca di una scusa, poi ribatto altrettanto rallegrata: "ma no, sciocca. Sono solo accaldata. Oggi si muore dal caldo e non ho avuto il tempo di bere neanche un bicchiere d'acqua, visto la calca di clienti. Anzi è meglio che torni al lavoro prima che si spazientiscano loro, o peggio tuo papà!" e faccio segno dietro di lei dove Giò ci stava scrutando con aria severa.
Miki sarà la figlia del titolare, ma io no e non voglio certo passare dei guai. Anche se devo ammettere che non ha mai perso le staffe con me, anzi si è sempre rivelato gentile sebbene sia un disastro completo. Ma ho paura a far arrabbiare troppo le persone: temo la loro reazione.
Se fossero come mio padre? Mi viene un groppo in gola.
Continuo il mio servizio concentrandomi il più possibile, il che mi riesce piuttosto bene, ho così tanto da fare che non sono ancora riuscita nemmeno a bere quel famoso bicchiere d'acqua.
Dopo un po' la curiosità ha la meglio e butto un occhio veloce in strada per vedere se lui è ancora lì. Mi scopro delusa dal non vederlo. Meglio così, ora posso finire il mio turno senza intoppi.
***
Siamo uscite dal ristorante nel tardo pomeriggio, ancora incredula mi rivolgo a Miki mentre facciamo ritorno a casa. "Ancora non ci credo che tuo padre ha dato ad entrambe la serata libera, con tutte quelle prenotazioni e con il poco personale a disposizione non so come farà. Ma immagino che ci sia il tuo zampino, giusto?" le chiedo, anche se la sua espressione compiaciuta lo conferma. "Grazie comunque. Perché l'hai fatto?"
"Perché te lo meriti, non hai sentito papà?" Ma sa che non le credo, ormai so di che pasta è fatta. Incrocio le braccia ed attendo silenziosa.
"E va bene. Ricordi quando mi hai detto che ti mancava qualcosa?", e questo cosa c'entra ora? "Beh, stasera andremo a cercare quel qualcosa. Ivan ci ha invitate ad una festa giù al lago. Prima che tu vada in escandescenza ascolta. Ci saranno un sacco di persone, non devi preoccuparti di lui, sarà tutto il tempo a bere con gli amici. Ci sarà un barbecue, musica, si ballerà e si canterà. Ci divertiremo un mondo, fidati. Se non ti piacerà ce ne andremo e faremo quello che preferisci, anche stare semplicemente a chiacchierare. Deciderai tu, questa sarà la tua serata. Dimmi di sì, ti prego."
"È per questo che è venuto in ristorante prima? Per invitarci alla festa?"
"Sì. Voleva chiederlo anche a te, ma sapeva che non l'avresti nemmeno ascoltato. Che dici allora? Ci andiamo?", l'aria supplichevole che respiro è quasi nauseante.
Non so che pensare. L'istinto mi direbbe di no, d'altro canto non sono mai uscita con le amiche, nemmeno quando sono arrivata qui. Sebbene Miki abbia provato più volte a rendermi socievole, io ho sempre declinato i suoi inviti.
Vedendo che non rispondo, si sporge verso di me. "Ti prego, vieni con me."
Sospiro. "Hai vinto", dico infine rassegnata. "Però se non dovesse piacermi ce ne andiamo, ok?", il che succederà subito, conoscendomi.
***
Miki è splendida come al solito, indossa degli shorts bianchi con un top fucsia che mette in risalto la sua abbronzatura, con i capelli biondi che le scendono lisci sulla schiena sembra una vera barbie.
Io al contrario avendo un armadio per niente fornito mi sono accontentata di un paio di sport shorts neri ed una maglietta azzurra. Evito di legare i capelli in una coda di cavallo e opto per lasciarli cadere liberi: non mi ero resa conto di quanto lunghi fossero diventati, le ciocche ormai scendono oltre metà schiena. So che Miki non apprezzerà il mio abbigliamento, ma è la mia serata perciò niente storie.
"Lisa, so che stasera il potere decisionale lo hai tu, ma fatti dire solo una cosa: in settimana andiamo a fare compere. Stai diventando un fiore ed è un peccato che non voglia valorizzarti affatto, ok?"
Nessuna delle due ha l'intenzione di discuterne e lasciamo cadere il discorso senza aggiungere altro.
Ci avviamo in direzione della spiaggia dove è stata organizzata la festa, non mi sono mai sentita così inadeguata: non ho idea di cosa fare, come muovermi, e rimpiango di essere uscita. Miki sembra comprendere il mio nervosismo. "Non ci ragionare troppo Lisa, rilassati, ti divertirai. Devi solo essere te stessa e lasciarti andare."
Per lei è facile dirlo, ma è con me che sta parlando e, lasciarmi andare, non è decisamente tra le mie abilità. Le lancio uno sguardo rassegnato mentre la seguo. Si fa largo in mezzo ad un gruppo di ragazzi che la guardano maliziosamente: uno di loro lascia uscire un fischio di apprezzamento, facendo così divertire i suoi amici. Nervosamente, metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e provo ad ignorarli, mentre continuiamo il nostro percorso oltrepassando un secondo gruppetto. Evito di incrociare anche i loro sguardi sudici, e la mia pelle inizia a rabbrividire per il disagio. C'è un sacco di alcolici in giro ed un bicchiere mi viene messo in mano, ma lo poso un istante dopo su uno degli altoparlanti da cui esce la musica. Davanti alla consolle, la pista è già piena zeppa di coppie che ballano e gruppi di amici che ridono e gridano per essere sentiti oltre la musica martellante.
Tutto questo basta per farmi venire il mal di testa. Miki, al contrario, non sembra affatto infastidita, si vede che è a suo agio in questo clima di festa, la musica la rapisce e comincia a muoversi a ritmo ancheggiando sinuosa.
"Guarda!", grida improvvisamente strattonandomi il braccio.
Miki indica un gruppo di ragazze raggruppate attorno ad uno dei falò sparsi nella spiaggia, osservo curiosa, ma non vedo niente di strano. Quando sto per lasciar perdere, il gruppo si divide rivelando due ragazzi intenti a chiacchierare.
"Beh?", esclamo con un'alzata di spalle.
"Come, non lo riconosci? È il ragazzo che abbiamo visto oggi dalla terrazza."
È vero. Sta nel gruppo con un sorriso dolce sul suo viso, le braccia incrociate al petto. Il cuore inizia a battermi forte e tutto ciò che mi circonda sembra congelarsi. Il chiasso scompare e la spiaggia sembra immobile. Lui è l'unica cosa che riesco a vedere.
Gradualmente, le ragazze che lo circondano tornano a fuoco, la musica filtra nella mia mente stupefatta e la spiaggia ritorna ad essere ancora una volta affollata. Guardo allibita le ragazze che stanno flirtando con lui spudoratamente, come se stessero partecipando ad una gara per vedere chi tra loro riesce a rimorchiarlo per prima, e lui è il premio in palio. Volto gli occhi. Possibile che tutte le ragazze si sono infatuate di lui? È un bel tipo, sì, ma non riescono a capire che si stanno prendendo in giro? Ci sono altri ragazzi alla festa, borbotto nella mia mente.
Miki mi fa un largo sorriso mentre porta indietro i suoi lunghi capelli biondi. "Andrai a parlargli?", grida con la stessa espressione luccicante che avevo io qualche secondo prima.
"No!"
Scuote la testa prima di girare in cerchio. I suoi capelli volteggiano intorno a lei prima di fermarsi accanto a me, col viso raggiante. "Peccato, sembra tu abbia fatto colpo."
Torno ad osservare nuovamente quel ragazzo sconosciuto, incapace a staccare gli occhi dal suo sguardo intenso. Tutto attorno a me sembra sparire di nuovo quando mi sorride e mi fa un cenno con la testa. Deglutisco pesantemente. Faccio un passo indietro, sorpresa nel non provare il solito brivido di paura. Me ne sto immobile, confusa, prima di realizzare che sembro un'idiota, una statua di legno in mezzo a corpi oscillanti. Sono così assorta nei miei pensieri, su quel strano senso di mancanza che provo, che non mi accorgo che Ivan si sta avvicinando fino ad arrivare ad alcuni centimetri da noi.
"Ehi!", grida improvvisamente riportandomi al presente e nascondendo il ragazzo alla vista. "Mi fa davvero piacere che siate riuscite ad unirvi alla festa."
"Ehi!", risponde allegramente Miki, facendosi abbracciare da lui fin troppo calorosamente per i miei gusti, ma lei non disdegna.
Qualche istante dopo raggiunge anche me con la stessa enfasi, ma riesco a scivolare via subito e noto un broncio nella sua espressione. Odio essere toccata dagli uomini. Lui in particolare ricorda tanto mio padre.
La disapprovazione lampeggia anche negl'occhi di Miki prima di rivolgersi ad Ivan. "Tu sai chi sono?", chiede scrutando rapidamente i due ragazzi appena visti. Certo che non si smentisce mai, la sua anima spudorata mi mette sempre in imbarazzo, non so come faccia ad essere sempre così spontanea, io non ci riuscirei.
"Siamo amici di vecchia data, andavamo a scuola assieme."
"Carini", commenta lei. "E sai anche se sono liberi?", si affretta poi a chiedere.
"Miki, non ti smentisci mai vero?! Sempre la solita", la riprendo fingendomi indignata, anche se, devo ammettere, di essere un tantino curiosa pure io. Questa sensazione mi confonde un po': mi sto comportando come una stupida, non certo come il mio solito.
"Non ha tutti i torti", risponde Ivan scoppiando in una risata. "Ma dimmi Lisa", chiede poi improvvisamente serio. "Anche a te interessa saperlo?"
"Certo che le interessa", interviene Miki dandomi una piccola gomitata. La sua birra schizza fuori dal bicchiere, spargendosi sul terreno. "Fa la timida ma i suoi occhi si sono posati su quel bel morettino, giusto Lisa?", conclude tra una risatina e l'altra. Sembra già su di giri, provo a fulminarla con lo sguardo, ma lei non sembra farci caso.
Nel sentire quelle parole Ivan si acciglia e mi fissa con due occhi improvvisamente freddi da farmi venire la pelle d'oca. Involontariamente, inizio a giocherellare con la mia catenina.
"Oh, smettila Miki", sbotto a voce bassa. "Io me ne vado", dico alla fine, stanca di essere scrutata famelicamente da Ivan. Il mio viso si accartoccia in antipatia mentre lui continua a fissarmi in modo malizioso, rifiutando di riconoscere la mia ovvia repulsione. "Ci vediamo dopo."
"Dove stai andando?", chiede Miki in tono preoccupato.
"Lontano da tutto questo caos, o la testa mi esplode."
La spiaggia è diventata improvvisamente calda e rumorosa in modo esponenziale. L'aria fresca è ciò che mi serve per calmare la tensione crescente che ho dentro. Frettolosamente oltrepasso gruppi di ragazzi, assicurandomi di non toccarli, mentre mi dirigo verso il lago. Alcune persone sono sparpagliate sull'erba, con i drink in mano, ridono e ballano mentre incespicano ubriachi. Altri stanno seduti sotto gli alberi a parlare, mentre altri ancora pomiciano sul prato. Addirittura una coppia indiscreta sta facendo sesso sopra ad una tavola da pic-nic non molto distante.
Mi siedo in un angolino vicino all'acqua, stiracchiandomi le gambe. Inclino la testa all'indietro ed ammiro le vivide stelle della notte limpida. Il cielo nitido si offusca un momento prima di tornare al suo posto.
Facendomi due risate isteriche per gli effetti che quel ragazzo ha avuto su di me, appoggio la testa sulle braccia e godo dell'effetto che l'aria fresca ha sulla mia pelle accaldata.
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