Epilogo

« Let's dance in style, let's dance for a while,
Heaven can wait we're only watching the skies »


"Se c'è una cosa che ho appuntato nella mia mente, è quanto l'amore possa essere imperfetto, difettoso e conflittuale. Ho imparato che casa non è soltanto quella dove vivi, ma sono le braccia che ti danno conforto ogni volta che ti senti debole.

Ho imparato che dipendere troppo da qualcuno può farti sia bene che male.
Ho imparato che stringere la mano di qualcuno ti rende forte. Ho imparato che il nostro amore non era tossico e che non era sempre lui a sbagliare, bensì io.

Ho imparato che certi amici tradiscono alle spalle, e che niente è come sembra.
Ho capito che ogni persona combatte contro qualcosa.

Un incontro inaspettato può cambiarti la vita per sempre? Oh, certo che può. Ed è proprio questo il bello. Perché le cose indimenticabili accadono soltanto una volta e non puoi riviverle.

Perché, l'amore vero, è solo uno. Perché una volta che cadi, non avrai paura di rialzarti e volare. L'amore fa male, l'amore guarisce, l'amore distrugge, l'amore mette tutto a posto.

La tempesta che è entrata nella mia vita in una giornata serena, si può dimenticare? No, non si può. Ci sono cose che rimangono dentro. Cose di cui non riuscirai mai a sbarazzarti; cose che vorrai dimenticare e che non riuscirai mai a toglierti dalla testa.

Può fare così male l'assenza di qualcuno? Oh, certo che può. Io mi sento vuota ancora oggi, e il vuoto che ha lasciato Emily non sarà mai colmato.

Nessun'altra persona riuscirà mai a prendere il suo posto.
Si sbaglia, si chiede perdono, si perde la testa, l'importante è perdersi sempre in due; in due ci si può ritrovare; in due non si lascia mai la mano dell'altro, nonostante la tempesta, nonostante le difficoltà, nonostante il dolore.

Un giorno, pensarai che quella mano sia fatta proprio per stringere la tua.
Io ero la prima ad aspettare il principe azzurro, ero così ingenua e credevo troppo nell'amore scritti nei romanzi. Ma poi è arrivato lui, e accidenti, non dimenticherò mai il modo in cui mi ha aperto gli occhi.

Il modo in cui mi ha fatto sentire sbagliata, ma umana. Il modo in cui mi ha tenuta in pugno, o il modo in cui mi ha dimostrato il suo amore.
Stava diventando così importante per me, che avevo paura di farmi male.
Pensavo fosse una di quelle relazioni, che mi avrebbe fatto odiare l'amore. Una di quelle relazioni dove lui mi avrebbe abbandonata, e sarebbe andato a letto con la prima ragazza che gli capitava a tiro.

Quando trovi quella persona che ti vuole con le tue pazzie, e che ti ama così, senza il desiderio di cambiarti, bè, questo è amore.
È bello essere diversi dagli altri. Le cose uguali stancano e nessuno le vuole.

Lui è bello e dannato. Mi ha fatto provare cose che non avevo mai provato, o minimamente immaginato. Ha dimostrato di non essere stronzo, che ogni comportamento ha il suo perché.

Mi ha dimostrato che l'amore esiste, e che, anche i ragazzi, nonostante abbiano una corazza intorno al cuore, non siano senza sentimenti.

Mi ero ritrovata a dover scegliere tra una vita possibile e una vita impossibile. Mi piacevano le cose possibili, ma l'impossibile mi attirava da morire.

Tutti gli amori sono unici, ed è bello il modo in cui inizia e in cui finisce.

Ho pensato che mi avrebbe fatto male, questa relazione, lui. Ho pensato che forse avrei dovuto mettere me al primo posto e che avrei dovuto amare me, per prima. Ci ho provato, l'ho fatto.

Fino a due anni fa non era l'assenza del suo corpo o la morte a spaventarmi. Era l'assenza della sua voce. La sua voce mentre ride, la sua voce arrabbiata, la sua voce roca, la sua voce impastata dal sonno, la sua voce scherzosa. Faceva male non avere la sua voce che si mischiava alla mia, in ogni arco della giornata.

Fa male, ancora oggi, la sua assenza. È passato un anno e non ci siamo mai cercati, in realtà. E ora sono pronta. Sono pronta ad intraprendere un altro viaggio. Andrò dove mi porterà il cuore.

Magari, vivere a Los Angeles da sola, non sarà poi così male. "

Finisco di scrivere nel mio diario e lo rimetto nella borsa. Guardo l'ora, ancora per una volta, e sospiro.
Non appena arriva l'autobus un signore mi aiuta a sistemare le valigie, e poi salgo. Trovo un posto accanto al finestrino e sorrido.

Sarò felice. Starò bene.

Mi siedo e prendo le cuffiette dalla borsa.
Cerco qualche canzone e sento l'autobus partire.

Qualcuno si schiarisce la gola e mi giro.

Drew è seduto sull'altra fila, accanto al finestrino, con lo sguardo puntato su di me e un ghigno sul viso.

« Drew? » dico, con un filo di voce.
Lui guarda fuori, senza smettere di sorridere.

« Drew? Cosa stai facendo qui? » mi sta ignorando? È passato un anno da quando non ci siamo più visti. Ho le allucinazioni?

« Vado dove mi porta il cuore. » risponde, facendo spallucce. Si gira nuovamente verso di me e so che le lacrime stanno per uscire.

« E dove ti sta portando? » gli chiedo, mentre una lacrima traditrice scivola sulla mia guancia.

« Non lo so. Fino ad ora mi ha portato da te. Spero che la tua pausa sia finita, perché mi sembra di aver aspettato abbastanza. » si alza e viene a sedersi accanto a me. Ci guardiamo negli occhi, come se fosse la prima volta e mi asciuga le lacrime.

« Vieni con me a Los Angeles? » gli chiedo, mentre chiudo gli occhi e sento le sue labbra baciarmi le palpebre.

« Verrei con te anche all'inferno, Bon Bon. »

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