Capitolo 9
Bisogna lasciare qualcosa alle persone per farsi ricordare, per far capire che ''stare con me'' non è come stare con chiunque.
- G. D'orazio
Drew si precipita verso di me e mi prende tra le sue braccia. « Cosa c'è, Elena? » mi accarezza il braccio e continuo a tremare. Quando il suo sguardo incontra il mio, capisce che ho paura. Mi prende in braccio e mi porta nella sua stanza, mi fa sedere sul letto e mi abbraccia. Appoggio la testa sulla sua spalla e lui mi accarezza la schiena dolcemente. « Ho capito..» dice, mentre continua a tenermi tra le sue braccia. « Inspira ed espira, piccola. » inizio a calmarmi, anche se è un po' impossibile, dato che il mio nuovo e presunto amico mi ha chiamata piccola. Faccio come ha detto e quando smetto di tremare, mi porta una camomilla. Lui si inginocchia davanti a me, mentre tengo la tazza in mano, e mi guarda negli occhi. Sembra ancora preoccupato e mi sento in colpa.
« Mi dispiace..» dico con un filo di voce.
Drew si siede accanto a me e mi guarda, come se volesse farmi una domanda. Come ha fatto a tranquillizzarmi?
« Cosa te lo ha fatto venire? » chiede turbato.
Mah, solo tu e un altro cretino.
Faccio mezzo sorriso e fingo di non saperlo, dicendogli soltanto che ogni tanto mi capita.
Ovviamente non mi crede. Non voglio parlargli di questo, è una cosa che sa solo la mia famiglia ed Emily, non lo sa nemmeno Dylan. Non voglio far preoccupare troppe persone, e nessuno capisce cosa provo. Finisco di bere la camomilla, e mi metto sdraiata sul letto. Drew si sdraia accanto a me e mi guarda negli occhi. Sbatte lentamente le palpebre e poi si mette a pancia in su, con lo sguardo rivolto verso il soffitto. « Quando ebbi il primo attacco di panico, fu mia mamma a tranquillizzarmi. Mi prese tra le sue braccia e mi cullò, finché il suo bimbo non tornò ad essere come prima. » sorride e lo guardo. Soffre anche lui di attacchi di panico?
« Mi ha insegnato lei, sai, a tornare in me. Per fortuna ora non ho più questo problema. » si gira a guardarmi sento il calore espandersi nelle mie guance.
« Hai una mamma dolce.. » sussurro e contrae la mascella.
« Avevo, Elena. È morta. » mi dà le spalle e faccio per toccargli la spalla, ma ritraggo la mano.
Mi dispiace davvero per lui e, ovviamente, non so un bel niente della sua vita. Sonl nel letto di un ragazzo, di cui so solo il nome e che è amico di mia sorella, figlio del mio ex professore di matematica, fidanzato, tra l'altro. Scaccio via l'ultimo pensiero, ma questo mi fa male. Sono in un bel guaio. La mia vita non è un film, non può finire tutto così liscio, senza problemi. Sono, tecnicamente, ancora fidanzata con Dylan, e ciò mi fa stare ancora peggio.
Come si fa a soffrire così tanto per amore?
Una lacrima scivola sulla mia guancia e chiudo gli occhi. Per la millesima volta voglio scomparire dalla faccia della terra. Scappare lontano e cambiare identità.
Sento Drew muoversi e allunga il braccio verso di me.
« Vieni qui, Bon Bon. » mi fa segno di mettere la testa sul suo braccio. Nonostante tutto, continua a chiamarmi con questo stupido soprannome che, detto da lui, sembra quasi dolce. Per un secondo esito, ma poi mi accoccolo accanto a lui. Gli metto la mano sul petto e chiudo gli occhi. Lui mi stringe forte, come se mi stesse proteggendo, come se mi stesse impedendo di scappare lontano da lui.
Decido di godermi questo momento, per l'ultima volta.
*****
I raggi del sole filtrano nella stanza, e trovo Drew che dorme beatamente con una gamba sopra la mia, e con un braccio che mi tiene stretta. In poche parole, lui sembra un'anaconda e io la sua preda. Gli sposto piano la gamba e il braccio, e quando riesco a liberarmi, lo guardo. È semplicemente stupendo. Ha la bocca socchiusa e sembra così innocente. Mi alzovdal letto e vado in bagno.
Il mio alito fa proprio schifo, ma alla fine cosa potevo aspettarmi? Mica può profumare di vaniglia? Mi guardo allo specchio e ho davvero un aspetto orribile. Delle occhiaie, che i panda al confronto mi farebbero un baffo. Metto del dentifricio sul dito e lo infilo in bocca. Sì, non è un granché, ma meglio di niente. Strofino il dito sui denti e poi mi sciacquo la bocca. Mi lavo la faccia e raccolgo i capelli in una treccia disordinata. Infine metto le scarpe e chiamo un taxi. So che, molto probabilmente, Drew si arrabbierà, ma ho promesso a me stessa che questa sarebbe stata l'ultima volta. Indosso ancora il costume sotto i vestiti, ed è piuttosto fastidioso. Prendo il cellulare e la borsa e, senza far il minimo rumore, esco fuori.
Do un ultimo sguardo alla casa, e lascio lì, sul letto, un frammento del mio cuore.
Quando arriva il mio taxi, salgo velocemente e quando guardo la casa, vedo quello che non avrei voluto vedere mai.
Drew mi guarda dalla finestra con sguardo sofferente, la delusione gli si può leggere in faccia. Guardo avanti e decido di tenere a freno i miei sentimenti.
Quando arrivo finalmente a casa, salgo velocemente le scale e quando apro la porta, trovo mia madre con le braccia incrociate. « E da quando torni a casa in taxi? » inarca un sopracciglio e le dico semplicemente che Emily non ha potuto accompagnarmi. L'odore del caffè mi pizzica le narici, e mi sento finalmente in pace, a casa mia. Vado nella mia stanza, ed è perfettamente come l'ho lasciata. Sono soltanto le nove del mattino, quindi vado a sdraiarmi sul mio letto e continuare il mio sonnellino.
Cose di cui non potrei fare a meno : il letto, la pizza, la nutella, Emily e le serie tv. E Dylan, nonostante tutto.
Quando apro gli occhi, trovo Bea seduta accanto a me che fa svolazzare un foglio, o meglio una bustina davanti a me. Fa un grande sorriso e me la mette sul petto. « Il tuo Romeo l'ha lasciata qui per te. » mi fa l'occhiolino ed esce dalla stanza. Mi affretto ad aprirla.
Dentro il plico c'è una foto mia e di Dylan, di qualche anno fa. Siamo sorridenti e ci stiamo abbracciando in spiaggia. Sul retro della foto c'è scritto un messaggio.
" Hey, El. So che se venissi da te, non mi ascolteresti, quindi te lo scrivo qua. Lo vedi come eravamo? Sorridenti e pieni di vita. Cazzo, non sono venuto a New York per confessarti le porcate che ho fatto, volevo soltanto essere sincero prima di iniziare qualcosa con te. Non è così che si fa? Non dobbiamo essere sinceri l'uno con l'altro? Penso che tu abbia esagerato, ma fa nulla. Non sono un fottuto santo, e sbaglio anche io. Se vorrai parlarmi, fammi un fischio. Ti voglio bene. "
Ma chi diavolo ha messo Drew nel mio cammino? Ma perché non sono rimasta alla mia solita monotonia? Quando diavolo è cambiato tutto?
Io non riesco a gestire situazioni del genere, non sono abituata, e la cosa peggiore è il fatto che soffra di attacchi di panico e crisi nervose. Quando anche le nullità mi sembrano un po' troppo, sbotto, scoppio, diventando ingestibile.
E questa situazione mi ridurrà, prima o poi, in uno straccio. Metto la foto sul comodino e mi prendo la testa fra le mani. Le parole di Dylan sono come proiettili. Mi ha praticamente sputato la verità.
E non gli do assolutamente torto. Lui ha ragione come sempre, sono io la cogliona di turno, che non sa se dare ascolto al cuore o al cervello. In che diavolo di situazione mi sono cacciata?
E io odio sentirmi così insensibile, menefreghista con lui, perché non lo sono davvero. Sono sempre stata il contrario.
Mi siedo per terra e stringo le ginocchia al petto . La rabbia si impossessa di me e strappo la foto in mille pezzi.
Ho qualche problema a gestire la rabbia. Perdovil controllo sempre, basta una piccola cosa per fare scattare la scintilla. È da tanto che non mi arrabbio in questo modo. Da quando ho conosciuto Drew e da quando Dylan è venuto a New York, è come se fosse iniziato di nuovo l'inferno per me.
Sono soltanto cazzate. Non dovrei arrabbiarmi, non voglio stare male di nuovo, non ne ho il motivo. Il problema per me, è il fatto che, ogni volta che provo a tranquillizzare me stessa, mi innervosisco ancora di più, così come succede con gli attacchi di panico. Più cerco di respirare regolarmente e calmarmi, più sento di soffocare.
Prendo la cornice di vetro, nella quale c'è una foto di me e Dylan, e la lancio verso lo specchio.
Lo specchio è a pezzi, e mi dà una sensazione di sollievo. Mi capita di voler distruggere tutto, per potermi sentire bene.
La cornice è rovinata, distrutta, e quindi mi abbasso per prendere soltanto la foto. Mentre cerco di spostare i pezzi di vetro, mi graffio la mano, e vedo del sangue uscire.
« Vaffanculo, però » mormoro, sedendomi per terra. Cavolo, mi sento debole, estremamente debole. Le gambe sono molli, il cuore ancora batte a mille, le mani non me le sento più, a causa del forte formicolio.
« Non di nuovo, non di nuovo » dico a me stessa. Avrei dovuto controllarmi, avrei voluto uscirne da sola, ma non ci riesco. Faccio fatica a respirare, è come se avessi nuovamente un groppo in gola grande quanto un pugno.
Mamma si precipita nella mia stanza e si copre la bocca con la mano non appena mi vede, e mia sorella si avvicina a me, cercando inutilmente di calmarmi.
« Aiutami, non respiro » dico, con voce strozzata. Bea mi guarda impaurita, e vedo che mia madre non c'è più.
La cosa che odio degli attacchi di panico e delle crisi nervose, è il pianto. Le lacrime escono da sole, e mi fa sembrare una stupida. Io non voglio piangere, ma capita. Esattamente come quando vomito. Mi viene da piangere, senza motivo.
Ma ancora peggio è lo svenimento. Questo lo odio fin troppo.
All'improvviso sento il suono dell'ambulanza, e delle persone irrompono nella mia stanza. Inizio a vedere sfocato, il suono sembra lontano, non capisco più niente.
«Ehi, resta con noi » dive una voce, a me sconosciuta.
Sento le palpebre pesanti, e qualcuno mi tiene la mano. Mi sento stordita e non capisco niente. Guardo la stanza dove mi trovo, e non è la mia. Mi trovo in una stanza con le pareti blu, una piccola tv appesa al muro, una piccola poltroncina accanto al letto, e io su questo letto d'ospedale. Mia madre mi guarda con occhi preoccupati e arrossati, a causa del pianto. Mi accarezza dolcemente i capelli e sono io a rivolgerle la parola. « Perché mi trovo qui? » vedo la mia mano fasciata e all'improvviso ricordo.
« Hai avuto un esaurimento nervoso e un attacco di panico forte..» la sua voce trema e giro la testa di lato.
« Oh, era da tanto che non succedeva...Voglio riposare. » dico con voce fredda. Mi madre si allontana lentamente ed esce dalla stanza.
Mi riaddormento, ma spero di non svegliarmi più in questo posto, non così. Voglio semplicemente tornare indietro nel tempo e cambiare tutto.
Cosa da mettere sulla lista: imparare e sforzarmi a gestire gli attacchi di panico e la rabbia; vivere serenamente; fregarmene un po' di ciò che succede intorno a me.
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