capitolo 34
È passato un mese e mezzo e tutto va bene.
Il rapporto tra me e Drew è migliorato e finalmente stiamo ufficialmente insieme. Me l'ha chiesto una sera, quando mi aveva invitata fuori a cena.
Ero talmente imbarazzata, che lui aveva frainteso la mia risposta.
Non fa più lo stronzo menefreghista, e questo è già tanto per me.
Durante questo mese Dylan ed Emily si comportano in modo strano con me, come se volessero nascondermi qualcosa.
Mia sorella è rimasta quasi scioccata, non appena ha scoperto che il suo caro amico sta insieme alla sua sorellina, e inoltre mi ha raccontato di come sta andando la gravidanza. Non vedo l'ora di accarezzarle la pancia e di abbracciarla forte.
Alla fine si è scoperto che Amber non fosse veramente incinta, ma è colpa della sua fissazione con Drew e la sua vendetta. Trevor non si è fatto più vivo e non mi va di indagare sul perché.
« El, hai finito? » urla Drew, dal salotto. Dio, non ha per niente pazienza. Sto preparando la borsa con le mie cose, perché passerò il Natale a casa mia, e Drew ovviamente si è offerto a darmi un passaggio, così com farebbe ogni fidanzato con una macchina.
« Quasi, abbi pazienza » grido di rimando, e la porta della mia stanza si spalanca del tutto.
Guardo Drew, che sembra ogni giorno sempre più bello.
I suoi occhi verdi e i suoi capelli neri, lo fanno sembrare un modello, e io ne sono innamorata persa.
Inizialmente è stato difficile perdonarlo, ma non volevo più negare a me stessa ciò che provo per lui.
E lui ha fatto il bravo ragazzo, soltanto per me.
Mi viene da ridere, perché Drew è veramente un bravo ragazzo, con un cuore grande, ma con un atteggiamento particolare.
« Ma quanto ti ci vuole? Sono tre ore che aspetto. » sbuffa, come un bambino e sorrido. In realtà è passata soltanto un'ora, ma lui ci tiene sempre ad ingigantire tutto.
« Andrew, ho quasi finito! » dico, fingendo di essere arrabbiata e lui fa un passo verso di me.
« Che brutto quando mi chiami per nome intero. Sembra che pronunci il mio nome come se fossi la prossima vittima da decapitare. » mi giro verso di lui con una smorfia sul viso, e scuoto la testa.
L'ho già detto che tende ad ingigantire tutto?
Si avvicina di più a me, sorridendomi, e mi abbraccia da dietro. Mi stampa un bacio dietro l'orecchio, e uno sul collo, e le sue mani si posano sul mio ventre.
La sua presenza così vicina mi fa sempre impazzire, e non riesco mai a resistergli.
Mi stringe più forte e mette il suo mento sopra la mia testa, dopodiché mi fa girare e mi dà un bacio sulla guancia. Basta questo per farmi arrossire.
Gli accarezzo i lineamenti del viso e lui mi bacia il polso.
Mi stringe in un forte abbraccio, e metto la mia testa nell'incavo del suo collo.
« Prendo la borsa. » sussurra al mio orecchio e scoppio a ridere.
Non riesce a controllarsi, e se dovessimo stare ancora così vicini, probabilmente arriveremo molto più in ritardo.
« Ma posso sapere per quale assurdo motivo hai invitato Ryan? » chiede, staccandosi da me.
« Perché ha detto che ad ogni Natale è giù di morale, perché non cambia mai niente, e che con la sua famiglia non si trova bene, quindi volevo... » metto il broncio e Drew mi morde il labbro inferiore, dandomi poi un bacio a stampo.
« E tu volevi essere babbo Natale, immagino. » alza gli occhi al cielo e gli do uno spintone.
Esce dalla mia stanza con la borsa in mano e guardo le sue spalle, che io amo tanto, nascoste dal maglione nero che sta indossando.
« Drew, aspetta. » mi guardo allo specchio che c'è nel corridoio, e lui si gira verso di me.
« Cosa hai dimenticato? » chiede, con un'espressione che sembra un misto tra preoccupazione e terrore.
« Non mi piace questo stupido maglione, ed è pure scomodo. Mi prude la pelle. » mi lamento e lo vedo mettere la borsa per terra e andare nella sua stanza.
Per un secondo ho pensato che avesse cambiato idea e che sarebbe rimasto qui, ma poi l'ho visto ritornare da me con una felpa abbastanza grande, con la scritta Nike sul davanti.
Lui non dice niente, ma mi alza le braccia e mi sfila il maglione che indosso, dopodiché mi fa indossare la sua felpa.
« Molto meglio. » dico e lui mi bacia la testa.
Indosso i miei anfibi neri e controllo che tutte le finestre e le porte siano chiuse.
E finalmente usciamo fuori dal nostro appartamento, e ci dirigiamo verso l'ascensore.
« Perché mi guardi? » chiede, con un ghigno e io distolgo subito lo sguardo.
« Non ti stavo guardando. » rispondo, mentre gioco con la cerniera del mio giubbotto.
Lui mi stampa un bacio sulla testa e poi lo guardo, sorridendo.
Lo amo quando fa così, e basta così poco per stare bene.
Mi fa salire in macchina e mette la mia borsa e la sua dietro, poi chiude lo sportello.
« Quindi, si parte. » dice, fingendosi euforico e io mi mordo il labbro per non scoppiare a ridere.
« Drew, in realtà hai dimenticato qualcosa... o meglio dire, qualcuno. » puntualizzo e la sua espressione diventa seria.
« Ma dobbiamo per forza? » si lamenta ancora e mi guarda, facendo gli occhi da cucciolo abbandonato.
« Si, muoviti. » asserisco e lui si arrende.
In macchina mi incanto sempre a guardarlo mentre guida, è una cosa che lo rende dannatamente attraente. L'aria fresca mi fa venire i brividi e Drew accende il riscaldamento.
Svolta a sinistra per imboccare la strada verso il campus, dove dovremmo incontrare Ryan.
Vedo tante persone vestite pesantemente, mentre camminavano per le strade di New Haven, e la città non è più verde come una volta, ma ha assunto un aspetto più triste e cupo.
Quando arriviamo vicino al campus e ferma la macchina, Ryan sta quasi battendo i denti sul ciglio della strada, con la borsa ai suoi piedi, e le braccia incrociate.
« Povero cucciolo. » dice Drew, fingendosi triste e lo trucido con lo sguardo.
Ryan appena ci vede, sale subito sul sedile posteriore, tremando.
« Scusaci per il ritardo » dico, mortificata e sento Drew ridacchiare.
« Stavo diventando un pupazzo di neve, ottimo per abbellire il campus. » risponde, con voce tremante.
Okay, mi sento veramente in colpa.
Quando Drew imbocca finalmente l'autostrada, un senso di ansia mi pervade il corpo. Tornare a casa mia, mi riporta una miriade di ricordi in testa, e non vedo l'ora di vedere la mia famiglia. Sono sicura che questo Natale sarà diverso dagli altri e che lo passerò in pace e armonia.
Durante il tragitto Drew e Ryan non fanno altro che battibeccare; o fa troppo caldo, o fa troppo freddo, o piacciono le canzoni ad uno e non piacciono all'altro. Sembrano due bambini, e a furia di sentirli litigare per ogni minima cazzata, mi è venuto il mal di testa. Mi tolgo il giubbotto e lo lascio appoggiato sulle spalle, decidendo di appisolarmi, tanto il viaggio durerà un po'.
Quando sto finalmente per chiudere gli occhi, la voce di Ryan mi fa sussultare.
« Puoi gentilmente cambiare canzone? Sembra la roba che ascoltava mio nonno negli anni 50.» dice seccato e io prego mentalmente che non inizino di nuovo.
Vedo Drew cambiare canzone e mi guarda. Il suo sguardo si addolcisce subito e mi accarezza il braccio.
Dylan
Sono sdraiato nel mio letto e guardo attentamente le foto mie e di Elena sul cellulare.
Ho alcune foto di quando eravamo piccoli, di quando avevamo passato il Natale insieme. Eravamo così piccoli, con dei sorrisi innocenti stampati sul viso.
In una foto io faccio la linguaccia ad Elena e lei mi guarda malissimo; ha la fronte corrugata, il broncio e le braccia incrociate.
Una volta passavamo un sacco di tempo a litigare e poi a fare pace, e forse ho confuso il troppo bene che le voglio con l'amore. Ho voluto provarci, per vedere come sarebbe andato a finire.
La verità è che, niente va secondo i piani, e forse non è scritto nel nostro destino. Forse dobbiamo rimanere amici e basta, ciò che siamo da una vita.
Eppure ci tengo a lei, forse fin troppo. Darei la mia vita per lei, e sono geloso ogni volta che mi trascura, per colpa di Drew. Geloso, perché sembra che si sia dimenticata di ciò che abbiamo passato insieme, tutti gli anni trascorsi insieme, tutte le volte che l'ho vista piangere, tutte le volte che le ho dato consigli quando stava male.
Mi balena nella mente il ricordo di quando sono venuto qui, e lei pensava che fossi all'oscuro dei suoi sentimenti. Sapevo già da prima che anche lei fosse attratta da me. Avevo, soltanto, fatto finta di niente.
« Dylan, posso entrare? » mia zia bussa alla porta e mi alzo dal letto, bloccando lo schermo del telefono.
« Certo! » ha il grembiule addosso, quindi sicuramente stava cucinando, di nuovo. La zia è sempre ai fornelli di giorno; le piace, soprattutto, fare i dolci.
« È venuta la tua amica, o fidanzata. » mi guarda in modo malizioso e abbasso la testa, imbarazzato. Odio riceverla quando ci sono gli zii in casa, proprio perché insinuano cose e mi guardano in modo malizioso, anche senza motivo.
Emily entra nella mia stanza, e la zia ci lascia da soli.
Mi avvicino a lei e le do un bacio sulle labbra.
« Ciao. » le sussurro e lei mi guarda con i suoi occhioni azzurri.
« Ciao. »mi risponde.
Si siede sul mio letto, e scruta attentamente la mia stanza, come se le stessi nascondendo qualcosa o come se stesse cercando di dire qualcosa, ma non ne ha il coraggio.
« Tutto bene? » le prendo la mano e gliela bacio, ma lei si alza e si siede davanti alla scrivania. Sospira profondamente, e si vede lontano un miglio, quanto sia nervosa per qualcosa.
« Elena sta tornando, passa qui le vacanze di Natale e non so come faremo a dirglielo.. » dice. Sembra triste, come se avesse paura che Elena la possa giudicare da un momento all'altro. In realtà, forse non ci sarà alcun problema, dato che anche lei ormai è fidanzata.
La zia ci porta del tè e dei biscotti fatti al momento, e la ringrazio.
Mi alzo dal letto e mi passo la mano tra i capelli, cosa che Emily trova attraente.
« E che ci vuole a dirglielo? » le chiedo e apro la finestra. Un vento fresco mi colpisce dritto in faccia.
Più di un mese fa la mamma di Elena ha parlato con la mia, programmando tutto per l'estate, dato che sono convinte che la trascorreremo in Italia. Inoltre, i miei stanno valutando l'idea di trasferirsi anche loro qui, anche se ancora sono indecisi se andare a vivere a Los Angeles, nella casa di papà, oppure venderla e trasferirsi qui, a New York.
Alex e Gabriel mi insultano quasi ogni giorno, perché non mi faccio più vivo, e vogliono vedermi, ma sono entrambi a corto di soldi.
« Non puoi ragionare così, è la nostra migliore amica. La conosci pure tu, sai come reagirà. » Emily sbuffa e afferra la tazza fumante, portandosela alla bocca.
« È davvero così strano che i suoi migliori amici stiano insieme? » la guardo stranito e scrollo le spalle.
Non capisco perché le ragazze siano così complicate, alla fine non penso che le cambi qualcosa.
Ho trascorso tutto il pomeriggio con Emily, che non ha fatto altro che ripetere ad alta voce i probabili discorsi che avrebbe fatto ad Elena, e io sorrido divertito, perché è adorabile quando è nervosa.
Sento per la millesima volta " Elena, dobbiamo dirti una cosa", tant'è che ormai mi esce dalle orecchie questa frase.
Quando vedo Emily sbiancare in viso e gridare che sia quasi arrivata, sento i battiti del mio cuore accelerare, perché mi manca troppo.
Prendo la macchina dello zio e andiamo a casa di Elena, ma, guarda caso, proprio in questo momento, sta scendendo dalla macchina.
Emily mi guarda terrorizzata, con una faccia che tradotta, sarebbe " E ora cosa le diciamo?".
Parcheggio la macchina, e quando scendo, vedo Emily portarsi una mano sulla pancia e io la guardo, incoraggiandola; sta esagerando troppo.
« Oddio, Dylan! » appena mi vede, viene verso di me e mi salta quasi in braccio, riempiendomi di baci la guancia. Drew ci guarda come se volesse ammazzarci, ed Elena per poco non mi sta soffocando, mentre Emily va a salutare Drew. Noto un'altra figura uscire dalla macchina, e lo guardo confuso.
« Mi sei mancato così tanto, oddio.» mi abbraccia di nuovo e ovviamente non mi dà nemmeno il tempo di dire una parola. Sono felice ogni volta che manifesta il suo affetto verso di me, e la stringl forte anche io.
« Non esagerare, fallo respirare. » sento dire dal ragazzo che è sceso dalla macchina e sorrido. Elena si stacca da me e va a salutare Emil; improvvisamente io e Drew le guardiamo come se avessimo davanti degli alieni.
Stanno praticamente saltellando e si tengono per mano, urlandosi in faccia quanto abbiano sentito la mancanza l'una dell'altra.
Ma dico io, perché devono saltare e urlare? Lo fanno tutte le ragazze?
« Ciao, io sono Ryan. Amico di Elena. » allunga la mano e gliela stringo, presentandomi. Sembra un bravo ragazzo.
Drew mi stringe la mano in segno di saluto, e stranamente non mi guarda più in cagnesco. « Avete già fatto... » mi guarda in modo malizioso, muovendo le sopracciglia su e giù. Ryan ridacchia e il panico prende il sopravvento.
« Lo sai? » quasi urlo ed Elena si avvicina a me.
« Cosa deve sapere? » chiede sorridendo, e si aggrappa al suo braccio. Drew fa finta di niente, ed Emily come minimo sta per avere un attacco di cuore, perché l'ultima cosa che vorrebbe in questo momento, è dirglielo in strada, col freddo che ci fa quasi congelare.
Tutti e tre ci scambiamo sguardi interrogativi, ed Elena sbarra gli occhi, guardandoco in modo sospetto. Invece, il povero Ryan non capisce niente e lo si può notare dalla sua faccia.
Elena
«Che cosa significa che state insieme? » urlo, mentre Drew cerca di calmarmi e stringermi a sé, e io nel frattempo gesticolo, facendo avanti e indietro, davanti a casa mia.
Ancora non ho neanche portato la borsa di sopra, o salutato la mia famiglia, perché questa notizia mi ha lasciato senza parole. Non ho più la forza di replicare e fulmino con lo sguardo sia Dylan che Emily, ma poi ricordo la domanda che Dylan ha fatto a Drew, e lo guardo malissimo.
« Tu! » gli punto il dito contro e lui quasi mi scoppia a ridere in faccia « Tu lo sapevi? » grido e scuote la testa.
«Vedere Elena così selvaggia, mi inquieta. » afferma, Ryan.
« No, ma sapevo che sarebbe successo, l'attrazione tra di loro era abbastanza evidente. Insomma, Emily non sa mica tenerlo nascosto così bene. » dice con nonchalance e per poco non gli tiro un calcio nello stinco.
« Lo sapevo che in qualche modo Emily fosse attratta da lui, ma non pensavo che fosse così anche per Dylan! » dico furiosa e poi inevitabilmente penso ad una cosa. « Dylan, non è che la ragazza che avevi conosciuto su Facebook è Emily, vero? » lo guardo terrorizzata e lui fa un passo indietro ed Emily lo guarda male.
« Quale ragazza di Facebook? » chiede Emily incrociando le braccia al petto, guardandolo come se l'avesse appena tradita.
« Nessuna, lascia perdere. Saliamo? » dice Drew, e gli do uno schiaffo sul braccio. Ryan cazzeggia col telefono, e ormai non ci degna neanche di uno sguardo.
Prendo la mia borsa dalla macchina di Drew, e la porto su per le scale, anche se Drew si è offerto d aiutarmi, e anche Dylan, ma ho rifiutato, perché altrimenti avrei ammazzato entrambi.
Apro la porta, nervosa, e butto la borsa per terra, dopodiché vado in salotto, dove trovo mia sorella e Dean, e per poco non mi scappa un urlo fortissimo, quando vedo la pancia di mia sorella, che ormai sta crescendo.
Le getto le braccia al collo, dopodiché mi abbasso e le bacio la pancia, salutando il mio nipotino.
Dean mi abbraccia e poi vedo spuntare mamma con il mestolo in una mano, e con il grembiule addosso, mentre papà esce dalla sua stanza e viene ad abbracciarmi.
Mamma mi stringe a sé, come se non mi vedesse da un anno, e papà anche.
Quando mi giro verso Emily e Dylan, li vedo tenersi per mano sorridenti, e quando incontrano il mio sguardo, si staccano, e mi guardano come se niente fosse successo. Questa situazione è strana.
Bea e Dean salutano Drew, e infine anche i miei genitori, e presento a loro Ryan.
« È l'amico di cui vi ho parlato. » dico sorridente e Ryan sembra leggermente imbarazzato.
« Oh, ma certo, puoi stare qui tutto il tempo che vuoi! » esclama ridendo e gli fa togliere il giubbotto.
« Io e Drew stiamo insieme. » annuncio e mia madre spalanca la bocca.
« Ma Drew non è l'amico di Bea? Quello che aveva ogni giorno una ragazza diversa, oppure ricordo male? » chiede mia madre, pensierosa e vedo Drew arrossire. E da quando lui arrossisce?
Faccio una smorfia e poi guardo male mamma.
Mima delle scuse, e poi mi butto sul divano. Mi è mancata la mia casa, e la mia famiglia. Mi mancava sentire il profumo della cucina di mamma, e l'atmosfera che c'è ogni volta che siamo insieme.
Quando mia madre ci avvisa che la cena sia pronta, salto giù dal divano e vado subito a prendere posto.
« El, non cambierai mai. » dice Dylan, prendendo posto accanto a me, mentre Drew si siede accanto a Dean e mia sorella, e Ryan si siede vicino a Emily, guardandola con un cipiglio.
« No, a differenza tua. » dico seria e lui sbuffa.
« Ma perché cazzo- » inizia a dire.
« Niente parolacce a tavola! » grida mia madre e Drew corruga la fronte.
È buffo quando nella mia famiglia ormai parliamo in inglese e, a volte, quando sono arrabbiata, parlo in italiano, come quando capita con Dylan. Infatti la frase l'ha detta in italiano, perché secondo lui rafforza il concetto.
« Perché cavolfiore devi fare così? » sussurra, perché mia madre è dietro di lui e la vedo sorridere.
« Non litigate a tavola, ragazzi.» dice mamma e quando prendo la forchetta, Dylan mi guarda male.
« Quella è la mia forchetta. » afferma e sbatto la forchetta sul tavolo.
« È la mia Dylan, guarda! » gli indico l'altra forchetta e lui sbuffa. « È la mia forchetta quella, guarda tu! » dice, lamentandosi come un bambino, non che io faccia diversamente.
« Cavolo, Dylan! È come se io ti dicessi che la porzione di lasagne che hai davanti fosse mia! » dico ad alta voce e gli altri ridacchiano.
Mia madre prende posto e si porta una mano sulla fronte, esasperata.
« Elena, quella è la forchetta di Dylan, La tua è alla tua destra, santo cielo. » scuote la testa e papà ormai è rosso in viso di quanto sta ridendo, e anche gli altri. Pensavo che Drew fosse geloso per la situazione, ma, anzi, lo trova divertente anche lui.
« Smettila di sbavare per lui, accanto a me. » dice Dylan, e gli colpisco la mano con la forchetta.
In fine gliela cedo, e poi quando vedo la forchetta alla mia destra, mi mordo il labbro.
« Scusa mamma, lo sai che a volte confondo la sinistra con la destra. » dico, e sento quasi tutti strozzarsi con il cibo, dopo aver sentito la mia affermazione. Omicidio di massa?
« Allora Elena, raccontaci come ti trovi con il tuo coinquilino? » chiede papà e non riesco più a mandare giù il cibo, non appena sento la sua domanda.
« Oh, ma è Drew il suo coinquilino. » dice Ryan, tutto sorridente, ma dopo aver visto la mia faccia, diventa serio.
Papà sembra scioccato, e guarda Drew come se fosse un ladro appena entrato in casa. All'improvviso cala un silenzio tombale, e Drew sembra quasi impaurito.
« Vabbè, è meglio, almeno lo conosce e sa che non sia uno stalker. » dice Dylan, mentre mangia tranquillamente, l'unico, tra l'altro, ma smette subito, quando tutti ci giriamo verso di lui. « Cosa c'è? » chiede, confuso.
« Forse ti è sfuggito questo particolare, tesoro » dice dolcemente mia madre, e poi cerca di calmare papà.
« Avete fatto...? » chiede papà, evitando il nostro sguardo.
« NO! » gridiamo all'unisono e papà sembra tranquillizzarsi.
Bene, se lo scopre mi ammazza.
Dopo cena, Dylan accompagna Emily a casa sua, mentre, poi, rimane a dormire da me. Io accompagno giù Drew, che non fa altro che lamentarsi.
« Ma perché lui può e io no? Sono io il tuo ragazzo. » mette il broncio e lo trovo dannatamente adorabile. Gli do dolcemente un bacio sulle labbra e lui mi stringe a sé.
« Perché dopo quello che ha scoperto papà, dubito che ti farebbe dormire da noi, genio. » rido e lui mi bacia la mano.
« Ho capito, ma perché lui? E poi come se non bastasse, anche il gay-sono-biondo-e-figo rimane da te. » continua a dire e scoppio a ridere.
« Perché, per mamma, Dylan è come un figlio, tranquillo. E poi, per Ryan glielo avevo già detto. » lo abbraccio forte e lui mi accarezza la testa.
« Domani passo da te, va bene? Sempre se tuo padre non mi aspetterà con un fucile in mano. » ride e alzo gli occhi al cielo. « Buonanotte, piccola. » mi bacia appassionatamente e poi va via.
Estraggo dalla tasca il telefono, quando sento il suono di un messaggio, e automaticamente penso a Drew. Magari mi ha scritto già.
" Bentornata a New York, ora sì che ci si diverte. "
Mi guardo intorno, mentre cerco di riscaldarmi, sfregando le mani sulle braccia, e salgo subito le scale, senza guardarmi più dietro.
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