capitolo 29
« Stai attenta, El. Lo sai che ti voglio bene, ma non sopporterei vederti ridotta come uno straccio di nuovo. » dice, Emily. Metto il vivavoce e appoggio il telefono sulla scrivania.
Prendo lo smalto nero e inizio a mettermelo sulle unghie delle mani.
« Tranquilla, Em. Ce la posso fare. » la tranquillizzo, ma la sento sbuffare.
« Domani è il tuo compleanno, cosa hai intenzione di fare? » chiede e sento la musica di sottofondo.
« Oh, ho intenzione di uscire, rimorchiare, e tornare a casa ubriaca. » rido e la stessa cosa fa Emily.
« Vorrei esserci, El. È il primo compleanno che non festeggiamo insieme. Prometto che non appena avrò la possibilità, verrò da te. Ora devo andare, ti richiamo a mezzanotte, voglio farti gli auguri. » sento lo schiocco di un bacio e sorrido, dopodiché chiudo la chiamata.
Finisco di mettermi lo smalto e aspetto che si asciughi, per evitare di sporcare qualsiasi cosa che mi si presenti davanti, visto la mia sbadataggine.
Sento bussare alla porta della mia stanza e vado ad aprire.
« Cosa vuoi? » chiedo, inarcando un sopracciglio.
Drew si porta una mano davanti al viso e io lo guardo stranita.
« Cos'è questa puzza? Non si può respirare. » dice e mi tira fuori dalla mia stanza.
« È lo smalto, vedi? » dico, mostrandogli le mie mani.
« Cosa vuoi mangiare questa sera? » chiede, andando in cucina.
« Stai insinuando qualcosa? Tipo che cucinerai tu?» chiedo e apro il frizzer.
« E se così fosse? » chiede, sorridendo.
« Finirei in ospedale, e lo sai. » il suo sguardo diventa serio.
« Va bene, allora cucini tu? » domanda e prende una birra dal frigo, mentre io mangio tranquillamente il mio gelato. Annuisco e poi assumo nuovamente un'espressione seria.
Non devo dargli troppa confidenza, altrimenti finirò per stare male, nuovamente.
Drew è instabile, cambia atteggiamento in una frazione di secondo. Potrebbe essere la persona più gentile del mondo, e dopo un secondo potrebbe diventare il diavolo fatto persona.
Butto la carta nel cestino e lui mi offre un sorso di birra dalla sua bottiglia.
Mi giro verso di lui e gli predo la bottiglia dalle mani, scolandomela tutta. Gliela restituisco completamente vuota e lui mi guarda sorpreso.
« Avevo sete. » affermo e vado nella mia stanza a cambiarmi.
Mi metto una canottiera e un paio di pantaloncini corti. Lego i capelli in uno chignon e quando torno da lui, lo vedo appoggiarsi al muro, come se non riuscisse a restare in piedi.
Si schiarisce la gola e in una frazione di secondo e si sposta dietro di me, con le sue mani sulle mie spalle nude.
« Non mi toccare. » lo guardo truce e lui mima delle scuse.
Mi informa di dover uscire tra non molto, perché deve sbrigare una cosa, e che ritornerà per ora di cena.
Dopo vari minuti, convinta che sia uscito di casa, metto la musica, alzando leggermente il volume.
« Spero di non bruciare la casa. » dico, e inizio a tirare fuori dal frigo le cose di cui ho bisogno.
Mentre cucino, salto per la cucina, facendo mosse strane. Già, questo non potrei definirlo ballo; più che altro mi sento come se stessi facendo a botte con un ninja invisibile. Quando la canzone finisce, alzo le braccia in alto e in una mano tengo il coltello.
« Che spettacolo! » dice ad alta voce Drew e per poco non mi cade il coltello dalle mani.
Mi giro di scatto e lo vedo appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate e con un ghigno in faccia.
È passata circa un'ora e lui è ancora a casa?
« Sei in cucina, e ho un coltello in mano. » lo avviso e lui trattiene una risata. Arriccio il naso e lui mi imita.
È la seconda volta che lo fa. Sento le mie guance tingersi di rosso e mi giro di schiena. Mi ricordo la prima volta che l'ha fatto e mi fa male.
Deglutisco, quando all'improvviso lo sento avvicinarsi a me. Stringo ancora di più il coltello e chiudo gli occhi. Non voglio averlo troppo vicino, non ce la farei a non cedere.
Odio sentire il suo profumo, il suo respiro caldo troppo vicino al mio orecchio, i suoi occhi verdi che mi fissano ogni volta.
Sento le sue dita accarezzarmi il braccio, e inclino la testa, come se volessi di più.
Vaffanculo a me.
Le sue mani si posano sui miei fianchi, stringendoli. Il coltello mi cade dalle mani e si sente soltanto il tonfo metallico, quando tocca il pavimento.
Mi giro verso di lui e i nostri occhi si incontrano. Ha uno sguardo magnetico, e sembra che mi voglia divorare.
Lascio cadere le braccia a penzoloni lungo i fianchi e lui si avvicina di più a me, i nostri nasi si sfiorano, e all'improvviso un odore di bruciato giunge alle mie narici.
« Cazzo! » esclamo e lo spingo via. « Il mio pollo! » grido e apro il forno. Drew inizia a sventolare una mano davanti al viso e digrigno i denti.
« Te ne vuoi andare? Altrimenti mangerai questo. » gli indico il pollo, ormai non più commestibile, e lui ride e si allontana. Mi saluta, informandomi anche che che sarebbe mancato circa un'ora e mezza o due. Il tempo giusto per preparare di nuovo la cena, e dovrei pulire pure la cucina.
Sospiro, esasperata e mi siedo per terra, a gambe incrociate.
Mi stava per baciare?
Mi alzo e butto il pollo nel cestino, dopodiché inizio a tagliare le verdure e nel frattempo aspetto che si scongeli la carne. Metto di nuovo la musica, lo faccio sempre, anche a casa e mia madre ride ogni volta, dicendo che alla mia età lei non faceva così.
In cucina me la cavo, anche se a volte rischio di incendiare la casa, e una volta, quando ero più piccola, avevo messo il barattolo di Nutella nel microonde per farla sciogliere di più, e quando sono andata a tirarla fuori, in cucina non si riusciva più a respirare. Sento già la mancanza della mia famiglia.
Drew
Non ho proprio voglia di lasciare Elena da sola a casa. Mi odia, o almeno così sembra, ma farei qualsiasi cosa per riconquistarla.
Riesco a leggere la delusione sul suo viso ogni volta che mi guarda, ed come se fosse peggio di un pugno nello stomaco.
Questa ragazza mi manda fuori di testa, la voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Non appena l'ho vista, mi sono sentito strano.
Avevo paura di dire la cosa sbagliata, volevo essere gentile, andarle incontro.
Lei mi piace, lo so, e a volte non riesco nemmeno ad ammetterlo.
Non c'è cosa di lei che non mi piaccia.
Il suo fare da bambina, i momenti in cui mette il broncio, le volte in cui è scontrosa. Sì, forse non la conosco da troppo tempo, ma c'è qualcosa in lei che mi fa impazzire.
Riconquistare la sua fiducia è una delle cose da fare sulla mia lista.
Scendo dalla macchina e vado verso il faro, dove sicuramente mi stanno già aspettando Marcus e Riley.
Il tempo non è uno dei migliori e immagino di essere qui con Elena, e sentirla mentre si lamenta di aver freddo, soltanto per farsi abbracciare.
« Non l'hai portata con te, di nuovo? » domanda Marcus, mentre tira fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette. Riley ridacchia, ma poi mi guarda male.
Questi due sono belli insieme, e sembrano davvero la coppia perfetta. Io ed Elena, invece, siamo un uragano insieme, un terremoto. Va bene che gli opposti si attraggono, ma noi due siamo troppo diversi, e questa cosa mi attrae ancora di più.
« Non ci crederai mai! » dico, ridendo nervosamente.
Mi passo la mano tra i capelli e guardo la distesa d'acqua davanti a me. Ogni cosa mi ricorda lei. Anche lei adora stare in spiaggia e guardare l'oceano, immergendosi nei suoi pensieri, senza badare al tempo, alle persone e al luogo.
« Elena, lei è la ragazza che ho lasciato a New York, ragazzi. La stessa ragazza che mi ha fatto perdere la testa, e la quale ho lasciato come un coglione, senza neanche avvisarla. » scuoto la testa e mi arriva un pugno dritto in faccia.
« Ma sei impazzito? » grida Riley, ma Marcus sembra proprio felice del risultato.
Riley tira fuori dalla borsa un pacchetto di fazzoletti e me lo porge. Mi pulisco il naso, e Marcus alza gli occhi al cielo.
« Non l'avevo fatto apposta, non sapevo che sarebbe stata lei la mia coinquilina. » dico, arrabbiato.
« Ma che cazzo di risposta è "non l'ho fatto apposta"? Sono contro l'abbandono degli animali, figurati delle persone, Drew. Mi conosci. » mi punta un dito contro e rimango zitto.
Conosco abbastanza bene Marcus, e se c'è una cosa che odia, è proprio questa. Odia i ragazzi che abbandonano le ragazze, o che le cambiano da un giorno all'altro, odia giocare con i sentimenti, e forse dovrei da imparare da lui.
« Se lo avesse fatto Marcus, io non l'avrei mai perdonato. Insomma, prima mi fai credere di essere l'amore della tua vita, mi svergini, e poi boom, sparisci nel nulla. È proprio da stronzi, stupidi, codardi, senza palle e ... » continua, Riley.
« Ho capito, Riley, grazie. » dico e Marcus la guarda come se fosse orgoglioso della sua bambina.
Mi sento come se l'universo ce l'avesse con me e incapace di risolvere i miei problemi.
« Ora, a maggior ragione avresti dovuto portarla con te. » Marcus dà un bacio a Riley sulla fronte e lei annuisce. Alzo gli occhi al cielo e mi tocco la barba, che ormai sta crescendo.
Il tempo è passato velocemente, e abbiamo parlato del più e del meno.
Andiamo ognuno verso la propria macchina, e vediamo un gruppo dei nostri amici, i quali ci fermano.
Riley sembra scocciata, e Marcus si limita a salutarli, dato che ha da fare.
« Con quella gnocca di coinquilina che ti ritrovi, non so come fai a lasciarla da sola. » dice una voce, e vedo spuntare tra i miei amici una testa bionda.
« Ci rivediamo. » dico annoiato e i miei amici ci guardano in modo strano. Alcune ragazze più in là ci osservano, come se fossero pronte a chiederci pure un autografo.
« E ci rivedremo ancora. » sorride in modo malizioso, ma lo fulmino con lo sguardo.
« Che coinquilina? Drew ha seriamente una coinquilina? » chiede Jack e, conoscendolo, gli piacerebbe conoscerla.
«Ragazzi, domani tutti a casa di Drew. » grida agli altri ed ho voglia di tappargli la bocca con un pugno.
« Elena non può stare con degli animali come voi. » dice il biondo e m'irrigidisco.
« Ecco, diglielo biondino. » vado accanto a lui e gli metto il braccio sulla spalla.
Guardo l'ora sul cellulare ed è passata più di mezz'ora. Impreco e lascio i miei amici lì, mentre mi metto a correre verso la macchina.
L'ho fatto di nuovo. Desidero con tutto il cuore essere perdonato da Elena, e facendo così non miglioro la situazione. Mi sono lasciato andare, dimenticandomi della cena.
Durante il tragitto, mi balena per la mente l'idea di chiamarla al telefono e dirle che mi dispiace e che sto arrivando, ma sono ormai quasi le dieci di sera, e non avrei mai pensato che il tempo passato a chiacchiere con Marcus e Riley sarebbe passa così in fretta.
Appena parcheggio la macchina, prendo l'ascensore e per poco non lo incito a salire più velocemente. Quando le porte dell'ascensore si aprono, mi fiondo davanti alla porta e mi mordo il labbro. Già sto immaginando la sua faccia delusa, e questa volta non me lo perdonerò.
Apro piano la porta, senza fare rumore, e vado in cucina, ma Elena non c'è, anche se la mia porzione è ancora intatta, sul tavolo. Sorrido, perché so che l'ha fatto con il cuore. Mi siedo sullo sgabello della cucina e consumo la mia cena, anche se muoio dalla voglia di farle i complimenti. Dopo vari minuti lavo il piatto e mi asciugo le mani sopra i jeans, ormai diventato un vizio.
Vado nel salotto e vedo Elena sdraiata sul divano, con una gamba che penzola giù dal divano, il telecomando in una mano e la sua bocca è leggermente schiusa. È comunque bellissima. Mi abbasso e la guardo meglio. Sono felice di essere innamorato di una ragazza come lei, ma sto male anche io per ciò che le ho fatto e so che non mi perdonerà mai così in fretta, soprattutto dopo la cena alla quale non mi sono presentato. Fino a qualche ora fa avrei potuto baciarla, riesco sempre a sentire i battiti del suo cuore aumentare, ogni volta che mi avvicino a lei; riesco sempre a capire quello che desidera, quando non lo dice. Mi piace vederla arrossire, o quando si arrabbia. È unica nella sua semplicità.
Le sfioro la guancia con due dita e lei si muove. Si sveglia e i suoi occhi marroni incontrano i miei, fino a sembrare complici, incatenati, senza avere voglia di distogliere lo sguardo.
« Ehi... » dico, con voce morta. Vedo il suo sguardo posarsi sulle mie labbra e mi sfugge un sorriso compiaciuto. Vuole essere baciata da me, ma è troppo testarda per ammetterlo.
« Vaffanculo, Drew. » si gira sul divano e mi dà le spalle, offesa.
A questo punto sorrido ancora di più, perché so che non riuscirà mai a odiarmi così tanto e che, comunque, ci tiene a me.
Le tocco la spalla e avvicino le labbra al suo orecchio, spostandole qualche ciocca di capelli.
« Perdonami, non lo farò più. » dico, e lei si mette a sedere.
« Dici sempre così, ma ormai puoi fare quello che vuoi. » ribatte, seccata.
Va bene, forse non mi piace sempre questo suo lato da menefreghista, che prima non aveva mai tirato fuori.
« El, ti giuro che mi dispiace, non me ne ero reso conto, credimi per favore. » le prendoble mani e lei mi guarda negli occhi.
« Vorrei potermi fidare, Drew...» dice, abbassando lo sguardo « Ma non posso, mi hai fatto già abbastanza male. » ritrae le mani dalle mie, ed ecco di nuovo il suo sguardo deluso e ferito.
Ho voglia di prendermi a pugni da solo, non ho la minima idea di cosa fare in questo momento. Ogni volta che sto con lei, divento un'altra persona.
« La cena è stata squisita. » dico, facendo mezzo sorriso.
Vedo gli angoli della sua bocca alzarsi in un piccolo sorriso, e poi abbassarsi.
« Grazie, sono felice che ti sia piaciuta. » dice di nuovo, con voce annoiata.
Dio, non la sopporto quando fa così.
Mi avvicino di più e lei mi dà le spalle, dirigendosi verso la sua stanza. Io la seguo, anche se so che forse mi arriverà a breve uno schiaffo o un insulto.
Lei apre la porta e accende la luce. Quando la sta per chiudere, mi intrufolo velocemente nella sua stanza e abbozzo un sorriso. Mi ammazzerà, lo so.
« Esci, subito. » mi ammonsce e io sorrido.
Non so nemmeno io come faccio a resistere senza baciarla.
Faccio di no con la testa e lei corruga la fronte. Mette le sue mani sul mio petto e cerca di spingermi, ma non riesce a spostarmi.
« Sei fatto di pietra, vero? Come il tuo cuore. » afferma e chiudo la porta a chiave. Avanzo verso di lei, mentre indietreggia, fino a cadere sul letto. La guardo sorridendo, e poi do un'occhiata intorno. Vedo un quaderno sulla scrivania e il suo cestino pieno di fogli strappati. Distolgo subito lo sguardo, anche se sono curioso di sapere cosa abbia scritto su quei fogli.
Ovviamente non mi vuole intorno, e so che cercherà tutte le scuse del mondo per mandarmi fuori dalla sua stanza.
« Ho un'idea! » esclama felice e vedo i suoi occhi illuminarsi.
« Sono sicuro che sia una pessima idea, qualsiasi essa sia. » dico, alzando un sopracciglio.
Lei mi ordina di sedermi sul letto e poi mette accanto a me un sacco di... trucchi?
« No, te lo puoi scordare. » affermo, e faccio per alzarmi.
« Vuoi essere perdonato o no? » chiede, seria.
« Elena, ma non vorrai mica farlo sul serio, vero? » domando, preoccupato.
Lei mi fa sdraiare e poi si mette a cavalcioni sopra di me, e ora non mi sembra per niente un'idea cattiva, ma non aiuta molto, comunque.
La visuale che ho davanti mi piace un sacco, e la lo nota, perché la vedo arrossire.
Alzo gli occhi al cielo con fare drammatico, per farla sentire a suo agio, non voglio che scenda giù. Se solo sapesse le cose che le farei ora. Merda, penso alla volta in cui l'abbiamo fatto.
Mi mette un cerchietto rosa sui capelli e la guardo male.
« Ma è rosa! » mi lamento.
Lei prende il rossetto rosso e si abbassa leggermente per metterlo, e voglio semplicemente sprofondare in questo letto.
Lo sta facendo davvero?
Elena cerca di metterlo il più decentemente possibile, ma io scoppio a ridere e il rossetto mi finisce sui denti.
« Dio, che schifo! » grido e lei sorride felice, proprio come una bambina.
Inizia a mettermi un coso sulle ciglia, e poi prende un'altra cosa rosa e me la mette sulle guance. Ma che roba è?
« Ti prego, dimmi che hai finito. » dico, quasi con tono supplichevole.
Lei prende il telefono dal comodino e mi scatta una foto.
« Sì, ora ho finito. » ride e non ho assolutamente voglia di vedere il mio aspetto in questo momento. A cosa mi sono ridotto, a costo di farmi perdonare.
Si abbassa leggermente per osservare i miei occhi, ma deve aver sentito l'effetto che mi fa, dato che guarda il cavallo dei miei jeans e deglutisce. Il suo viso è vicino al mio, così non perdo tempo ad accarezzarle la guancia. La sento sussultare, e per poco non chiude gli occhi. Le metto la mano dietro la nuca e la attiro di più verso di me.
« Drew, non posso...» dice e riesco a sentire il suo respiro quasi sulle mie labbra.
« Shh... » le metto un dito sulle labbra, ma lei salta giù dal letto.
La guardo stranito, ma lei è seria.
« Non posso, sembri femmina. Guardati. » mi lancia uno specchietto e si copre la bocca con la mano, per non ridere.
In effetti, non ha torto. Mi siedo sul bordo del letto e le chiedo in che modo potrei togliermi questa merda dalla faccia.
Lei ride in modo divertito, e poi prende dei dischetti bianchi e un'altra cosa, che non so cosa sia. La guardo preoccupato, e lei si mette davanti a me.
« Ci penso io. » dice e bagna il dischetto, dopodiché inizia a levarmi il trucco.
Dopo che finisce, mi guarda con lo sguardo perso e io mi acciglio. Sono ancora seduto, mentre lei è in piedi davanti a me. Le metto le mani sui fianchi e la attiro di più verso di me. Mi alzo e la fisso negli occhi. Appoggio la fronte alla sua e faccio un mezzo sorriso. Ti prego, lasciati andare, Elena.
« Ora puoi? » le chiedo e lei annuisce. Le prendo il viso tra le mani ed Elena chiude gli occhi, invitandomi a baciarla, l'unica cosa che desidero.
Appoggio le mie labbra sulle sue, e le sue braccia circondano subito il mio collo. La bacio delicatamente, come se fosse la cosa più fragile del mondo, e le nostre bocche si uniscono poi in un bacio più appassionato. Vorrei assorbirla dentro di me, e non lasciarla mai più andare via. Ma so che, il bacio, non durerà per sempre, e che a breve ritornerà ad essere la solita Elena che mi odia. Sentire di nuovo la sensazione delle sue labbra sulle mie, mi fa perdere il controllo.
La prendo in braccio, lei circonda la mia vita con le gambe, e l'appoggio al muro. Quando mi stacco da lei per prendere fiato, mi guarda negli occhi e so cosa mi vuole comunicare.
« Tutto il tempo che vuoi, Bon Bon. » la metto giù e le do un bacio sulla fronte. Prima di uscire dalla stanza, la vedo sorridere e toccarsi le labbra. E avrei continuato a baciarla e a fare molto altro. L'avrei fatta sentire bene, ma per ora mi basta. Un passo alla volta, e so che sarà mia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top