capitolo 27
"È questa la fregatura con te, perché quando mi fai bene, me ne fai più di chiunque altro. Quando mi fai male, pure."
-Susanna Casciani
Sento la porta dell'ingresso chiudersi con forza, e sussulto. Apro gli occhi e prendo il cellulare da sopra il comodino per guardare l'ora: sono le due passate.
Salto giù dal letto e vado vicino alla porta della mia stanza. Stoper aprirla, quando una voce femminile mi blocca. Sento una ragazza lamentarsi, e poi una porta chiudersi, di nuovo.
Il mio, probabile, coinquilino si è portato a casa una ragazza.
Bene, Elena, non uscirai dalla tua stanza finché non se ne andrà.
Sospiro e mi metto di nuovo a letto.
Mi giro e rigiro nel letto, cercando inutilmente di prendere sonno, ma ho un brutto presentimento e non riesco a chiudere gli occhi.
Ho sete, dovrei andare anche in bagno, e mi sto maledicendo da sola per non aver portato nella stanza una bottiglia o un bicchiere d'acqua. Apro lentamente la porta e sgattaiolo in cucina, senza fare il minimo rumore. Mi verso da bere in un bicchiere, e per curiosità apro il frigo. Wow, facevo prima a non farlo.
Ci sono delle uova, del bacon, e...del ketchup. Mangia pane col ketchup per caso? Faccio una smorfia di disgusto, e chiudo il frigo.
Dobbiamo assolutamente fare la spesa. Esco dalla cucina e vado in bagno, che tra l'altro, si trova accanto alla stanza del mio coinquilino.
Entrai e chiudo la porta a chiave. Il rumore della serratura, l'avranno sentito anche loro. Faccio i miei bisogni, mi lavo le mani e mi guardo allo specchio. Apro la porta e sento la ragazza gridare. Vado velocemente nella mia stanza e chiudo subito la porta, mettendomi a letto. Neanche fossi un ladro.
« Sei un bastardo, potevi dirmelo che non eri solo. » sento la ragazza gridare e mi mordo il labbro. Ops.
Avere un coinquilino fa decisamente schifo. Chissà la predica che mi farà non appena ci presenteremo.
Sento di nuovo la porta dell'ingresso sbattere e il maschio schiarirsi la voce. Apre lentamente la porta della mia stanza e faccio finta di dormire. Cazzo, cosa diavolo pensa di fare? Non sa cosa sia la privacy?
La stanza è completamente buia, e lo sento inciampare nella mia valigia, che sbadatamente ho lasciato in mezzo alla stanza, e mi mordo la lingua per non ridere. I capelli mi coprono il viso, come ogni volta che non voglio essere guardata, mentre faccio finta di dormire.
Sento dei passi avvicinarsi al mio letto, ma poi si allontana e chiude lentamente la porta.
Sospiro sollevata e prendo il cellulare dal comodino.
Mando un messaggio ad Emily.
" È un incubo, Em. Il mio coinquilino si è portato a casa una ragazza, e mi sa che mi hanno sentita mentre andavo in bagno, lei se n'è andata come una furia, e io ancora non l'ho visto. "
Sono quasi le tre del mattino ed sono sicura che Emily non mi risponderà.
Mando un messaggio a Ryan.
" Dormi?"
Guardo il soffitto, anche se non si vede niente, e vedo lo schermo del telefono illuminarsi.
" Le persone normali dormono a quest'ora, ma io non sono normale. Hai bisogno di compagnia? "
Mi dice.
Sorrido, almeno ho qualcuno con cui parlare. Gli mando un messaggio dove gli spiego l'accaduto, e dopo gliene mando un altro.
" Vuoi essere tu il mio coinquilino?"
Digito velocemente.
Inizio ad avere sonno e sto quasi per chiudere gli occhi, quando mi arriva un altro messaggio.
" Domani verso mezzogiorno vengo da te, così andiamo in giro per la città. Ok?"
Sorrisi e lo ringrazio.
Finalmente mi sto addormentando.
***
Mi sveglio di malavoglia, e per poco non cado dal letto. Le note della canzone Say something, suonata al pianoforte, arrivano alle mie orecchie.
Sto moredo di sonno e odio quando qualcuno mi sveglia.
Esco bruscamente dalla stanza e vado verso la sua.
Sto per bussare, ma rimango con la mano sospesa.
Lentamente appoggio la mano sulla porta e anche l'orecchio, e rimango così per alcuni secondi. Mi piace molto questa canzone, e sicuramente non è una canzone molto allegra per un buon risveglio.
« Buongiorno anche a te.» sussurro e ritorno nella mia stanza. Inizia a piacermi, è un suono dolce, che mi fa addormentare di nuovo.
Drew
Qualche ora fa la mia amata coinquilina ha disturbato me e la cosiddetta Scarlett.
L'ho conosciuta in un pub, dove ho incontrato i miei amici.
Ho sentito la porta del bagno chiudersi, e Scarlett pensava ci saremmo stati solo noi due a casa. Non abbiamo fatto niente, anche perché non mi andava. L'intenzione era quella di portarla a letto, soprattutto perché è stata lei ad insistere.
Ma non riuscivo, pensavo solo ad Elena. Portare ragazze a casa mia non mi sembra da persone mature, e non è un ottimo modo per dimenticarmi di qualcuno. Sono invaso dalla voglia di suonare il pianoforte, fregandomene di chi mi avrebbe sentito.
Smetto dopo un po' e vedo che la mia coinquilina non dà ancora alcun segno di vita, quindi ne approfitto per uscire. Mi metto un paio di jeans neri e una maglietta a maniche corte, bianca. Prendo le chiavi della macchina e guardo un'ultima volta in cucina e nel salone, ma non mi sembra il caso di bussare alla sua stanza. Magari sta ancora dormendo. Sento suonare il campanello e vado ad aprire. Di certo non aspetto visite a quest'ora.
Apro e mi trovo davanti un ragazzo alto, occhi azzurri e biondo.
« Ciao...figo da far paura. » il ragazzo mi fa l'occhiolino e alzo gli occhi al cielo.
« Non ho ordinato un gay a casa mia. » dico, con voce roca.
« Tu no, la tua coinquilina sì. » dice, sorridendomi ed entra.
Rimango come uno stupido sulla soglia della porta, mentre lui si aggira per la casa come se fosse sua, o come se non fosse la prima volta.
Serro la mascella, e infuriato vado da lui.
« Dunque, mi stai dicendo di aver conosciuto la mia coinquilina prima di me, e che ti ha già invitato a casa mia? » quasi grido « Nostra, cioè. » mi correggo, schiarendomi la gola.
« Si. Se non ti dispiace, potresti chiamarla ora? » chiede, buttandosi sul divano. Impreco mentalmente, il suo comportamento già non lo tollero.
« Sveglia tu la bella addormentata, io non ho intenzione di stare qui a sentire le vostre cazzate da femminucce. » dico, inacidito.
Questa ragazza già non mi piace.
Mi aspettavo almeno che si presentasse, ma in fondo sono stato io a uscire di casa prima del suo arrivo, e sono quasi sicuro che mi abbia sentito quando sono tornato a casa.
Odio già il già il fatto che abbia invitato a casa nostra un ragazzo, e che ancora io non l'abbia conosciuta.
È quasi mezzogiorno e questa non si sveglia più, quindi decido di lasciare che sia il biondo a svegliarla, e io esco di casa. Vado a casa di Marcus, dato che mi ha invitato a pranzare da lui, insieme a Riley. Quei due sembrano già marito e moglie. Marcus mi ha chiesto di invitare anche la mia coinquilina, giusto per non farla sentire "sola", ma visto la situazione, decido di andare da solo.
***
« Ma sei idiota, o cosa? » sbotta Marcus. Io guardo Riley, la sua ragazza, con espressione quasi supplichevole, ma lei scuote la testa.
Sono entrambi arrabbiati con me e a me non frega quasi niente.
« Cosa. » dico, sorridendo, poi guardo di nuovo Riley.
« Bene, sicuramente si sarà già fatta una bellissima impressione su di te! » dice, di nuovo.
Riley porta il cibo in tavola e già ho l'acquolina in bocca. Vado a prendere posto, ma Marcus mi prende dal braccio e mi dice di chiamare anche la mia coinquilina.
« Non ho il numero, non so come si chiama, ma che me ne frega! » questa volta sbotto io e Riley viene da noi. « Non è mica la regina Elisabetta. » concludo e lui ancora mi guarda male. « Dio, va bene! La conoscerò. » alzo le braccia e poi mi siedo a tavola. Riley ride. Ci dice sempre che sembriamo fratelli, e che a volte litighiamo come bambini. Infatti, io e Marcus, siamo ottimi amici, e preferirei avere lui come fratello, anziché Trevor.
Il cellulare vibra dentro la mia tasca e lo tiro fuori.
Parli del diavolo e spuntano le corna.
"Devi sapere una cosa riguardo Elena, non è grave, ma rispondi. "
Alzo gli occhi al cielo e spengo il telefono. Più cerco di toglierla dalla mia mente, più la sento presente.
« Resto da tutto il pomeriggio, magari stasera la conoscerò. » dico a Marcus e lui alza gli occhi al cielo, rassegnato.
« Ma me la fai vedere? » chiedo, curioso.
« No, stasera la vedrai, questa volta lo devi promettere Drew. » a volte sembra mio padre.
Elena
Sento qualcuno bussare alla porta della mia stanza e salto giù dal letto. Mi avvicino alla porta e sento le mani sudarmi. Oddio, sto per conoscere il mio coinquilino. Mi faccio sempre troppe paranoie, e sono troppo ansiosa. Deglutisco e apro la porta, decisa.
« Dio, ma quanto dormi? » dice Ryan, entrando nella mia stanza.
Ah.
Io rimango immobile e sospiro sollevata.
Mi giro verso di lui e poi scoppio a ridere. Lui mi guarda come se fossi pazza e poi divento di nuovo seria.
« Non ho dormito bene. » mi giustifico.
« Sembra il pigiama di mia nonna, Oh mio Dio! » dice, indicando ciò che sto indossando.
Ryan mi piace, ma a volte forse è troppo sincero e diretto.
« E dormi pure col peluche, quanti anni hai? Cinque? Inoltre è pure combinato male. » ride e gli strappo il pupazzo dalle mani.
« Va bene, scherzavo. Vai a vestirti, usciamo. » si alza e va verso la cucina.
Intanto io scelgo i vestiti dall'armadio.
Opto per una gonna nera a vita alta, una canottiera rosa aderente e le mie converse rosa. Vado in bagno e mi lavo la faccia, dopodiché mi trucco.
Sento Ryan gridare dall'altra parte e per poco non scoppio a ridere.
« Questo non sa vivere. Non c'è niente da mangiare. » grida.
Mi spazzolo velocemente i capelli ed esco dal bagno.
« Sei uno schianto, piccolo unicorno!dice, scompigliandomi i capelli.
Sbuffo, perché li ho appena spazzolati, e lui sorride.
« Se fossi etero, sì, vorrei essere il tuo coinquilino. Anche se, tecnicamente sarei...uhm..niente, andiamo! » dice, spingendomi verso la porta.
Ryan e le buone maniere.
Mi prende la mano e mi obbliga a seguirlo. Ho la sensazione che non sia la prima volta per lui, e quindi mi fido.
Mi prende, poi, a braccetto e camminiamo su una strada piena di negozi.
« Dove stiamo andando? » chiedo, guardandomi intorno.
« Due gelati, grazie. » dice Ryan.
Poi mi rendo conto di esserci fermati. Lo guardo perplessa e Ryan mi passa il mio cono.
« Non mangiarlo, eh. Magari è cacca di unicorno. » ride e gli do un ceffone.
Ryan si divertd a prendermi in giro, ma non mi dispiace. È divertente e sono felice di conoscere già qualcuno.
« Hai un coinquilino davvero figo. » dice all'improvviso e il gelato per poco non mi va di traverso.
« L'hai visto? » chiedo, ansiosa.
« Sì, ma sembra leggermente... » mi guarda e fa una smorfia « mestruato, ecco. »
« Oh.. » dico, affranta.
Ryan mi tira dal braccio ed entriamo in un negozio. Lui va nel reparto maschile e io in quello femminile.
Vedo un vestito carino e lo prendo tra le mani per guardarlo meglio.
« Intendi regalarlo a mia nonna? » grida Ryan e sussulto. Le altre persone si girano verso di me e poso subito il vestito dov'era prima.
Prendo una gonna a vita alta bordeaux, un top bianco, ma elegante, e vedo Ryan mostrarmi il pollice in su.
Sorrido e poi me lo ritrovo dietro.
« Sei inquietante. » dico, mentre guardo altri vestiti.
« Ti ho preso un pigiama nuovo. » dice contento e mi chiedo se stesse facendo sul serio.
Me lo mostra e scoppio a ridere. La maglietta è viola e i pantaloni lunghi sono bianchi e ci sono stampi di panini e patatine fritte ovunque, e sulla maglietta c'è scritto " I love food". Ryan mi convinge a prenderlo e in fine, passiamo tutto il pomeriggio insieme, a fare compere.
Mi ha fatto vedere la città, più o meno, e mi ha portato al faro. Il sole sta quasi tramontando, quindi ci sediamo in spiaggia. Il faro è a pochi metri da noi, e la vista è mozzafiato.
« Mi piace qui. » dico, con le mani appoggiate sulle ginocchia.
« Cosa diavolo hai intenzione di mangiare questa sera? » chiede, con la fronte corrugata.
« Non so, potremmo andare a prendere qualcosa al ... » cerco di finire la frase, ma come sempre Ryan si diverte a interrompermi.
« No, andiamo a casa e ordiniamo una pizza. Poi qualche giorno... » dice, con un ghigno « Maratona di Harry Potter? » chiede, con entusiasmo.
« Oddio, quando vuoi! » sorrido e lo abbraccio.
Lungo il tragitto gli racconto qualcosa della mia vita, dato che vuole sapere di più. Gli racconto della mia solita vita a new York, di avere origini italiane, di avere una migliore amica, Emily, e una sorella più grande.
Mi dice che gli piacerebbe conoscere Emily e sorrido come un ebete, immaginando questi due insieme, qui con me. Non riuscirei a sopravvivere.
Mi dice che tutto ciò sta diventando noioso, e quindi dovrei raccontargli qualcosa della mia vita sentimentale.
« Tesoro, almeno è stato bravo a letto? » chiede, mentre apro la porta.
« Smettila, Ryan. » lui chiud e la porta e ride.
« Hai una sua foto? » domanda e vado a sedermi sul divano.
« No, ho cancellato tutto. » dico, seccata. « Mi ha lasciata sola, Ryan. Mi sono fidata di lui, e cosa ha fatto? Mi ha spezzato il cuore e se n'è andato. Inoltre, come se non bastasse, la sua ex ragazza, o quello che è, ha detto che aspetta un bambino da lui. Chissà quante cose mi ha nascosto, e sinceramente non lo voglio vedere mai più. Preferisco morire piuttosto che tornare a parlare con lui. » dico finalmente e sospiro. Forse ho davvero bisogno di sfogarmi con qualcuno.
Ryan nel frattempo ordina la pizza e io penso di nuovo a lui.
« Sì, è decisamente uno stronzo. Comunque, ti ho preso una cosa... » dice, sorridendomi dolcemente e si alza dal divano. Va a prendere la busta che ho lasciato per terra e tira fuori un pupazzo.
Sorrido a trentadue denti e per poco non gli salto addosso.
« Molto meglio dell'altro, no?» ridacchia e lo ringrazio.
Vado nella mia stanza a posare le buste e mettere i vestiti nuovi nell'armadio, e all'improvviso sento parlare Ryan. Inizialmente penso stia parlando con me, o al telefono, ma poi sento la porta del mio coinquilino chiudersi e Ryan fa irruzione nella mia stanza.
« Dio, è appena arrivato e già non lo sopporto, nonostante sia figo. » alza gli occhi al cielo e si siede sul mio letto. « Insomma, gli ho chiesto solo se voleva unirsi a noi, e sai cosa mi ha detto? » arriccia il naso e poi sbuffa « "No, perché potreste saltarmi addosso" » lo scimmiotta e rido. Non ha fatto una buona impressione al mio amico, a quanto pare.
« Bene, ho un coinquilino arrogante. » dico, appoggiandomi alla scrivania. « Non so come diavolo si è permesso di entrare nella mia stanza. » mi lego i capelli in una coda alta e sento il cellulare di Ryan squillare. Risponde, portandoselo all'orecchio, facendomi segno di aspettare.
« Calma, arrivo subito. » chiude la chiamata e mi guarda dispiaciuto. « Dovrei andare... » dice e lo accompagno alla porta. Pagherò io le pizze e, per essere gentile, una la offrirò al mio coinquilino.
Ho paura di sembrare una rompi scatole, secchiona e noiosa. Non dobbiamo diventare per forza amici, ma non possiamo stare a vita nella stessa casa, a ignorarci. Mi tolgo le scarpe, e quando suona il campanello vado a prendere le pizze e dopo aver pagato, vado in cucina.
Apparecchio il tavolo e metto le due pizze nei piatti.
Mentre cerco dei bicchieri, sento una porta aprirsi e dei passi farsi sempre più vicini. Sono girata di spalle e sento qualcuno dietro di me schiarirsi la gola.
Bene, non è mica un mostro, fatti coraggio e girati.
Sfoggio uno dei miei sorrisi più gentili, sperando di non sembrare un bradipo che ride, e mi giro lentamente verso di lui.
« Ciao, io sono... » la voce mi muore in gola e il bicchiere mi cade dalle mani, rompendosi in mille pezzettini, esattamente come il mio cuore.
« Elena... » dice e per poco non smetto di respirare.
« Drew... ? » chiedo, e il mio cuore sembra voglia uscire dal mio petto. Abbasso la testa, volendo soltanto scappare, chiudermi nella mia stanza e non uscire più. Per la fretta di sparire dalla sua vista, non bado a dove metto i piedi, e mi ricordo del bicchiere rotto, soltanto quando sento il mio piede bruciare.
Mi scappa un lamento, e voglio soltanto spaccare la faccia di Drew. Merda, non è possibile. Non può esserlo.
Sembra sorpreso quanto me, e quando i suoi occhi scendono sul mio piede, impreca e viene ancora più vicino.
« Stai lontano da me. » lo avverto, puntandogli il dito contro.
Cerco di scansarlo e vado, quasi, zoppicando verso la mia stanza, quando sento Drew sollevarmi di peso e portarmici lui. Mi divincolo, ma non intende mettermi giù. Preferisco rompermi una gamba, piuttosto che farmi portare in braccio da lui.
Mi mette sul letto, e non dice una parola. Ha il viso serio, e sento quanto sia rigido.
Sfiora il mio piede e sussulto.
« Devo disinfettare la ferita, aspetta. » va in bagno e una lacrima scivola sul mio viso. Fanculo. Perché proprio lui?
Torna e mi asciugo subito le lacrime.
« Ti fa male? » chiede, a bassa voce.
« Sicuramente non morirò, stai tranquillo. » prendo l'acqua ossigenata dalle sue mani, evitando di guardarlo.
« Faccio io, puoi andartene. » dico, inacidita. Lui si allontana da me e quando sta per uscire, si gira verso di me. « Elena, possiamo... »
« No. » dico e lui se ne va. Mi disinfetto la ferita al piede, ma vorrei disinfettare quella al cuore.
« Ti ho portato... » sento la sua voce di nuovo e sbotto.
« Cristo, ti ho detto di andare via! » non sono sicura di potermelo tenere ancora dentro.
Vorrei fargli vedere quanto io sia forte, quanto non me ne freghi di lui.
Non lascerò che un ragazzo mi butti giù. Inseguirò il mio sogno, fregandomene di lui, dei sentimenti, e della sua faccia da schiaffi. Sento la sua mano sfiorarmi la gamba e mi alzo di scatto, nonostante il piede dolorante, e gli do uno schiaffo in piena faccia, mettendoci tutta la forza.
Le fottute lacrime mi tradiscono, però.
Gli metto le mani sul petto per spingerlo, ma lui appoggia le sue sopra le mie.
« Oh, no. Drew queste cose non funzionano più con me. » ritraggo le mani e scoppio a ridere in modo isterico. « Fuori. » gli indico la porta, e dopo mi chiudo a chiave. Mi asciugo le lacrime ed esco fuori sul balcone. Fortunatamente ho un balcone tutto mio. Guardo un punto fisso nel vuoto e mi sembra di sentire ancora il suo tocco.
Vai al diavolo, Drew.
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