capitolo 26

" Se ami due persone contemporaneamente, scegli la seconda.
Perché se amassi davvero la prima, non avresti perso la testa per un'altra."

Elena

« Prometti di non dimenticarti di me, altrimenti vengo lì e ti uccido mentre dormi. » mi minaccia Emily, stringendomi in un forte abbraccio.

Bea sta singhiozzando e io sorrido debolmente.
Emily si stacca da me e mi avvicino a Bea. La stringo forte e poi mi abbasso e bacio la sua pancia. « Ciao, amore di zia. » sussurro e poi mi alzo, dando due baci sulla guancia a Bea.

Mia madre sta piangendo, come se stessi andando in guerra, e continua a ripetermi quanto la sua bambina sia cresciuta.
Mi dice di stare attenta, di scegliermi bene la compagnia, di non bere, di non drogarmi. Mi ripete per la millesima volta di stare attenta al mio coinquilino.

A volte mi lancia uno sguardo malizioso e continua a dirmi di stare attenta a non innamorarmi di lui.

Sbuffo per la millesima volta e prendo la borsa in mano.
« Mamma, ora devo proprio andare, altrimenti il pullman parte senza di me e ciao ciao Yale. » dico ciao e vedo Dylan avvicinarsi a me.

Mi porge in mano una scatoletta e mi dice di aprirla il giorno del mio compleanno. Gli do un bacio sulla guancia e un abbraccio forte, e lo ringrazio.
Poso la scatoletta dentro la borsa, e la tentazione di aprirla prima del mio compleanno, è grande. Salgo sul pullman, e noto, per fortuna, che non sia l'unica adolescente a bordo. Mi aspettavo di avere come compagna di viaggio una nonnina graziosa che mi offriva i biscotti.

Trattengo una risata, per non sembrare pazza agli occhi degli altri.
Intravedo due posti liberi e vado a sedermi, precisamente accanto al finestrino.
Poso la borsa sull'altro posto libero e tiro fuori il mio iPod.
La canzone Uncover mi fa deprimere ancora di più. Per carità, la canzone è bella, ma non è il momento e il luogo adatto per sentirla.
Non so a cosa pensavo esattamente quando avevo deciso di fidarmi di Drew, ma in fondo me l'aspettavo. Quelli come lui non cambiano, a quanto pare. E mi viene da ridere, perché sono stata stupida. Non volevo essere un'altra delle sue conquiste, una di una botta e via, ma purtroppo sono stata anche io soltanto una presa in giro.
Rido amaramente e vedo il ragazzo accanto guardare verso di me, accigliato.
Subito divento seria, schiarendomi la gola, e cambio canzone.
In questo momento non voglio sentire canzoni che parlano di quanto bello è dolore sia l'amore.
Anche mia madre, a volte, mi ripete che, prima o poi, arriverà il momento in cui mi innamorerò anche io. Ma lo ripete soltanto perché sa del mio rapporto con Dylan, e quindi è convinta che prima o poi io e lui ci  mettiamo insieme.
Sospiro e chiudo gli occhi. Al momento non la penso proprio come lei.
Parte la canzone Drag me down  e incomincio a picchiettare le dita sulle mie gambe.
Sento qualcuno da dietro scuotermi per la spalla e tolgo subito le cuffiette dalle orecchie.
Mi giro e vedo il ragazzo che povo prima era seduto alla mia destra.

« Hai intenzione di romperti i timpani con questa musica? » chiede, alzando un sopracciglio.

« Non sarebbe, comunque, un problema tuo. » ribatto, seccata.

« L'ho detto per il tuo bene. » scrolla le spalle e mi rimetto le cuffiette nelle orecchie.
Di nuovo, sento qualcuno darmi schiaffetti sulla testa, e mi volto, arrabbiata.
« La vuoi smettere? » ringhio e lui ride.

« Almeno cambia canzone, tesoro.» si alza e viene a sedersi accanto a me.
Lo guardo sbalordita, non riuscendo più a ribattere. Dannazione, eppure ho così tanta voglia di insultarlo! Chi pensa di essere?

« Oh, vorrei fare questo effetto anche su quel ragazzo lì, seduto avanti. » lo guarda con aria sognante e poi si gira verso di me, facendomi l'occhiolino.

« Tu sei... » dico, a bassa voce.

« Sì, sì. Gay, e spero che tu non sia omofoba, tesoro. Se fosse così, mi ritengo obbligato a buttarti fuori dal finestrino. » si sistema meglio sul sedile e si lecca le labbra, sorridendo lievemente. Sta scherzando, vero?
Devo ammetterlo: è davvero un bel ragazzo. Al primo impatto non sembra affatto gay.

Allungo la mano verso di lui e il mio sorriso si allarga ancora di più. « Io sono Elena, piacere. » guarda la mia mano, poi se la porta alla bocca e la bacia.

« Sono Ryan, bellezza. » dice, facendomi l'occhiolino e ridacchio. Per quanto sembri strano, è anche simpatico.  Mentre sono intenta ad infilarmi di nuovo le cuffiette nelle orecchie, lui ne prende una, senza chiedermi il permesso, come se fosse la cosa più normale al mondo, oppure come se ci conoscessimo da anni, e se la mette nell'orecchio.

« Dio mio, hai dei pessimi gusti in fatto di musica. Non dirmi che hai la playlist piena di questa roba. » fa una smorfia e mi prende l'iPod dalle mani.

Lo lascio fare, perché non mi sembra il caso di ribattere, e, dopo vari tentativi, riesce a trovare finalmente una canzone che piaccia anche a lui.
Si muove a ritmo della canzone e scoppio a ridere.
Ride anche lui e si toglie la cuffietta.

« Allora, dove stai andando? » chiede, fissandomi.

« Alla Yale, tu? » tiro fuori dalla borsa un pacco di patatine e lo apro, iniziano a mangiarle.

« Mio Dio, odio questo rumore. Sai, quando qualcuno mangia e sembra un cavallo. » storce il naso e poi sorride.
Mi porto la mano davanti alla bocca e deglutisco.

« Se alla Yale dovessi incontrarti con un sacchetto di patatine, prima butto il sacchetto nel cestino e poi te. » mi guarda serio, ma poi sorride, alzando gli occhi al cielo.
Lo fisso, perplessa e lui mi agita una mano davanti agli occhi.

« Quindi, anche tu alla.. »

« Yale, sì. » conclude la frase velocemente e sbuffo.

« Vorrei che mi lasciassi finire una frase. » dico e mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

« L'hai appena finita. » ride, contagiandomi con la sua risata.

Durante il tragitto io e Ryan ascoltiamo musica, e forse sono riuscita a fargli piacere la musica che  ascolto io, anche se continua a ripetermi che sia troppo depressa per i suoi gusti. Dopo qualche ora di conversazione, mi addormento.

Sento la mia testa sbattere contro il finestrino, e qualcuno che mi solletica il naso con una ciocca di capelli. Apro gli occhi e osservo Ryan che tiene tra le sue dita una ciocca dei miei capelli e ride.

« Dio, 'sto tizio non sa guidare. Mi fa male la testa. » mi lamento.

« Non manca tanto all'arrivo. » mi informa e un senso di angoscia prende il sopravvento.

« Starai nel dormitorio oppure...? » mi chiede e mi mordo il labbro inferiore.

« No, ho affittato un appartamento, e stasera conoscerò il mio coinquilino. » dico, tutto d'un fiato.

« Oddio, se è figo presentamelo, va bene? Dammi il telefono, ti scrivo il mio numero. » dice, tutto eccitato e onestamente non so se stia facendo sul serio, oppure si prende semplicemente gioco di me.
Dopo aver memorizzato il suo numero lui, sorride compiaciuto.

« Tranquilla, hai già un amico. Però dico sul serio, se è figo, chiamami. » mi fa l'occhiolino e io scuoto la testa.

« Sto scherzando, Elena. Non sono così disperato. Comunque, scusa se te lo dico, ma mi dai l'impressione di una che aspetta il suo principe azzurro. » ride e si mette una sigaretta tra le labbra, senza accenderla.

Una signora più anziana lo guarda male e lui fa spallucce.

« No, ho smesso di aspettarlo. E tu? » sorrido, in attesa della sua risposta.
Lui alza un sopracciglio e si toglie la sigaretta dalla bocca.

« Tesoro, a me non piace l'azzurro. » sospira e continua a parlare. « Se il principe azzurro si presentasse davanti a me, sarei capace di mandarlo via. »
Ryan è simpatico, e almeno il viaggio non si è dimostrato noioso come pensavo.

Drew

Mi abbottono la camicia nera, e mi guardo allo specchio. Vado in bagno e mi sistemo i capelli, dopodiché mi metto le scarpe e mi avvio verso la porta d'ingresso.
« Drew! » sento la voce di Marcus provenire dalla cucina e mi fermo.
Vado da lui e mi appoggio con la spalla contro lo stipite della porta.
« Cosa? » chiedo, annoiato.

« Resta, per favore. La dovrai conoscere prima o poi. » mi prega, per la millesima volta.

« Marcus, te l'ho detto un sacco di volte. Non me ne frega nulla di questa ragazza. » faccio per andarmene, ma la sua voce mi blocca di nuovo.

« Preferisci andare ad ubriacarti e andare a letto con chissà quale ragazza? Almeno fai una bella impressione, ti prego, amico. » viene verso di me e mi mette una mano sulla spalla.

« Be', amico, penso sia meglio, no? Almeno se ne andrà non appena metterà piede in questa casa. » dico, ridendo.

« Pensavo ti fossi veramente innamorato di quella ragazza, che tra l'altro, non me l'hai fatta nemmeno vedere, e non so nemmeno come si chiama. » afferma, all'improvviso. Serro la mascella e stringo i pugni.

« Non sono affari tuoi. » lo intimo, puntandogli il dito contro il petto.

« Drew, è passata una settimana da quando te ne sei andato e non l'hai più richiamata, nemmeno per dirle ciao. » spalanca le braccia e grida. « Insomma, non la conosco, ma non devi comportarti da stronzo. »
« Tu non capisci niente. » ribatto, guardando per terra.

« Si, invece. Capisco che soffri per lei come un cane. » mi risponde, prendendo posto sulla sedia.

« Ho ventun'anni, secondo te mi piacerebbe avere una relazione a distanza? » sbotto e tiro la sedia verso di me con forza, sedendomi accanto a lui.

« Non sai nemmeno quanto siete distanti. » mi fa notare.
Ha ragione, io ed Elena non abbiamo mai parlato del college, forse perché non volevamo nemmeno pensarci ad una relazione a distanza.

Marcus tira fuori dal frigo due birre, e me ne offre una.
Si massaggia la testa con fare drammatico, e guardo l'ora sul cellulare.

« Sai Marcus, a volte, l'amore non è per tutti. » mi scolo la birra a grandi sorsi.

« Perché non hai mai voluto parlarmi di lei? » chiede lui, mentre mi guarda con sguardo insistente.

« Perché voglio dimenticarla. Non la rivedrò mai più. » mi alzo e vado verso la porta. « Non so quando torno, me la saluti. » sorrido ed esco fuori dall'appartamento. Scendo le scale e una volta fuori, vado verso il mio pick-up.

Mi piace davvero Elena. Insomma, lei è stata la prima ragazza che sia riuscita a farmi provare qualcosa.
Mi sento in colpa soltanto per averla portata a letto e averla lasciata così.
Senza una spiegazione, senza una chiamata, senza una lettera, senza un messaggio, senza niente.
Mi dispiace, soprattutto​, per non averla vista un'ultima volta, non aver sentito la sua voce soave mentre ce la metteva tutta per insultarmi, o vederla mentre arriccia il naso, facendo l'offesa. Sorrido al pensiero, ma tiro un pugno nel volante. Non ho un altro modo per scaricare la mia rabbia.
Metto in moto la macchina e sospiro. Fanculo l'amore, fa solo stare male, ti rende debole e ti fa dubitare di te stesso. Fanculo a tutto.  Eh già, sembro un coglione, o forse lo sono davvero.

Elena

Prendo la borsa e Ryan mi aiuta a prendere la valigia. Pesa un sacco e chissà come riuscirò a portarla all'appartamento.
Ryan cammina tranquillamente e poi mi guarda, ridendo.

« Voi ragazze vi portate sempre un quintale di roba. » gli faccio la linguaccia. « Il tuo appartamento è davvero vicino, non capisco cosa ti costava stare nel dormitorio, voglio dire, è ancora più figo. Però, se ti capita una compagna di stanza rompi scatole, non è più figo. » diventa serio e mi fissa. Ha i capelli biondi, quasi color platino, gli occhi di un azzurro cristallino e ha un piercing al labbro e uno al sopracciglio.
« Peccato tu sia gay. » affermo, scherzosamente.
« Sì, comunque, è proprio quello che voglio evitare. Una compagna di stanza rompi scatole.. » continuo, facendo finta di niente.

« Be', a parte il fatto che stavi quasi sbavando mentre mi guardavi, il tuo coinquilino potrebbe dimostrarsi un perfetto rompi scatole. Non puoi saperlo. » caminiamo e nel frattempo mando un messaggio su Facebook a Marcus, informandolo del mio arrivo.

Più mi avvicino all'appartamento, più mi sento triste. Ho il timore di non riuscire a condividere l'appartamento con un ragazzo, di non essere abbastanza per la Yale, di non riuscire a farmi nuovi amici.
Certo, ho già un amico, Ryan, ma di certo non ci sarà sempre per me. Voglio dire, ci siamo appena conosciuti. Sono completamente sola, ed è l'inizio di un incubo che durerà chissà quanto.
Non voglio sembrare più la ragazzina che aspetta il principe azzurro, né quella col viso d'angelo. Voglio un cambiamento, volevo essere diversa.
Non voglio innamorarmi più.
Drew mi ha rubato la mia prima volta, facendomi capire che non sarebbe finita così, illudendomi che ci sarebbe stato qualcosa di più. Pensavo che si sarebbe fatto sentire, e invece è scappato come un codardo, senza nemmeno salutarmi. E ancora devo assimilare il fatto che lui stia per diventare padre. Cioè, questa cosa lo rende ancora più stronzo. Passa da una ragazza all'altra, e mi sembra quasi impossibile. Cioè, non mi sembra veramente quel tipo di ragazzo. Inoltre, quando è a letto con una ragazza, sembra che sappia perfettamente ciò che sta facendo.
« Mi racconterai tutto, ma non piangere proprio ora che sei arrivata. » mi indica l'appartamento e controllo l'indirizzo.

« Ti lascio, ora. Ci vediamo in giro, Elena. » mi fa l'occhiolino e va via.
Entro nel palazzo e prendo l'ascensore. Sospiro per la millesima volta, e nel frattempo cancello dal telefono tutto ciò che riguardava Drew. Il numero, le foto, i messaggi. È un nuovo inizio, e il passato deve restare tale.
Rimango ferma ad aspettare che Marcus mi venga incontro, dato che non so a quale porta bussare, e vedo un ragazzo abbastanza alto, venire verso di me. Lo saluto, e allungo la mano per presentarmi di persona, mentre lui, gentilmente, prende la mia valigia.
« Come ti pare New Haven? » chiede, sorridendo.

« Molto... Verde. » affermo, imbarazzata.

« Non essere timida, io ti ho solo aspettato, tra poco me ne vado. Il tuo coinquilino non c'è al momento, te l'avevo detto. È più assente che presente. » ride e tiro un sospiro di sollievo. « Non è un cattivo ragazzo, tranquilla. È solo un po'... » si gratta la nuca, prima di darmi una risposta « A volte può sembrare bipolare, ma ti assicuro che non lo è. Ha problemi in famiglia e, oddio non dovrei dirlo, ma potrebbe sembrare stronzo, ma in fondo ha un cuore grande. Non pensare a cose strane, io lo conosco e ti assicuro che è un tipo a posto. Solo che sta attraversando un brutto periodo, e per favore... » mi indica la porta di una stanza « Non entrare nella sua stanza. Odia quando qualcuno lo fa, quindi è meglio se te ne stai nella tua, o insomma, trovi qualcosa da fare. » dice e annuisco.

Un ragazzo problematico, quindi.

Inizio ad abituarmi, ma la fortuna di certo non vuole essere dalla mia parte.
Marcus mi mostra il bagno, perfettamente pulito, dove noto un sacco di prodotti maschili e mi indica il posto dove dovrei mettere i miei. Mi fa vedere la cucina, il salone e infine la mia nuova stanza.

« Ho già preso tutta la mia roba, e la mia ragazza mi ha aiutato a metterla in ordine, per i gusti di una ragazza, insomma non me ne intendo. Ovviamente puoi fare ciò che vuoi ora. Volevo solo che la trovassi in ordine. » ride e sorrido anche io.

Marcus sembra un ragazzo per bene, e mi piacerebbe che fosse così anche il mio coinquilino. Mi lascia il numero in caso per qualche emergenza, o se avessi problemi con il mio coinquilino.

« Benvenuta a New Haven! » esclama ridendo, prima di andarsene e chiudere la porta.

Bene, sono da sola. Per prima cosa, inizio a tirare fuori i miei vestiti dalla valigia e li metto dentro l'armadio. Mia madre mi ha lasciato dei soldi per comprare alcuni vestiti, quando andrò a fare shopping qui, senza portarmi dietro dieci valigie.
Vado in bagno, e metto nel posto libero del mobiletto, le mie creme, lo shampoo, balsamo  e il resto dei prodotti.
Mia madre mi ha detto che a breve mi  manderà lei alcune cose necessarie per la casa, o per la mia stanza. La stanza non è né troppo grande e né troppo piccola. Mi piace. Anzi, tutta la casa è abbastanza carina. Un pensiero stupido mi balena nella mente: non ho chiesto a Marcus il nome del mio coinquilino. Ormai mi conviene aspettare e presentarmi di persona.
Mi strucco, dopodiché mi infilo il pigiama e mi metto a letto, infilando le cuffiette nelle orecchie.

"All I want is nothing more
to hear you knocking at my door

'cause if i could see your face once more "

Una lacrima ribelle e impertinente scivola sul mio viso, e subito penso a Drew. Lo odio da morire in questo momento.
Lo odio per avermi illusa, per aver giocato con i miei sentimenti, per avermi lasciata, per aver preso il mio cuore a calci, e per aver calpestato la mia autostima. Lascio che la canzone di Kodaline mi culli, e mi addormento.

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