capitolo 24
Apro gli occhi e scruto con attenzione la stanza: non è la mia. Sono girata su un fianco e qualcuno da dietro mi sta stringendo la vita con un braccio. Mi giro lentamente e vedo Drew con le labbra schiuse, mentre dorme beatamente.
Un ampio sorriso si fa spazio sul mio viso, non appena ricordo quello che abbiamo fatto qualche ora fa.
Sono coperta solo da questo lenzuolo e sono ancora completamente nuda. Gli sposto lentamente il braccio, per fare in modo di sgattaiolare fuori dal letto. Mi metto le mutande e il reggiseno, ma non trovo il vestito. Mi aggiro per la stanza, ma niente. Mi abbasso per controllare sotto il letto, ma poi ricordo di aver lasciato il vestito sul divano, dove mi aveva spogliata, al piano di sotto.
Esco entamente dalla stanza e scendo giù. Convinta che non ci sia nessuno in casa, scendo in intimo.
Sto per entrare nel salone, quando all'improvviso una voce mi fa bloccare.
« Elena? » chiede, sorpreso.
« Ehi, Trevor. Che ci fai qui? » domando, in preda al panico.
« Sono venuto per parlare con Andrew e dirgli che papà non tornerà a casa. Inoltre, volevo parlargli di qualcosa faccia a faccia. » il suo sguardo analizza il mio corpo e mi sento tremendamente in imbarazzo. I suoi occhi si posano sul mio petto, e mi sento avvampare. Merda.
« Allora, mi passi il vestito? » serro le labbra e incrocio le braccia al petto, ma non sembra una bella idea, visto che mette ancora più in risalto il mio seno.
« Certo. » sorride e prende il vestito tra le mani. Lo guarda e sorride ancora di più. A passi lenti si avvicina a me e io indietreggio. « Non lo vuoi il tuo vestito? » chiede con un ghigno. Mi ritrovo con le spalle al muro e alla mia sinistra ci sono le scale per salire al piano di sopra, e alla mia destra la porta d'ingresso. Deglutisco e inizio a farmi mille paranoie.
« Il vestito, Trevor. » dico, cercando di sembrare dura.
Lui mi lancia il vestito e va a sedersi sul divano. Mi rivolge uno sguardo di rimprovero e poi ride in modo sarcastico. Qual è il suo problema?
« Pensavo fossi più intelligente. » mette le mani dietro la nuca e chiude gli occhi, sorridendo.
Ma cosa?
So che Drew non gli vada a genio, ma non pensavo gli desse così tanto fastidio. Mi metto velocemente il vestito e mi avvicino a lui. Mi chiede se Drew sia di sopra e annuisco. La sua espressione facciale cambia in un secondo. Inizia a farmi mille domande e tutte sulla mia prima volta. Ma i da affari suoi?
« Non dirmi che hai chiamato anche tu l'intimo "addio verginità". » ride e si alza in piedi. Scuoto la testa e sto per aprire bocca. Trevor si avvicina a me e mi prende il viso tra le mani. « Hai fatto uno sbaglio enorme, Elena. Tu davvero non capisci, eh? In poche parole, ti sei segnata da sola la condanna a morte. » è furioso e si passa disperatamente la mano nei capelli.
« E tu sei l'unico che rischia di morire in questo momento, se solo ti azzardi a sfiorarla un'altra volta. » dice Drew, mentre scende le scale. Neanche mi guarda, perché si lancia direttamente su Trevor, afferrandogli un pugno. So che non si sopportano, ma non devono arrivare a tanto.
Spalanco la bocca spaventata e mi guardo intorno. Non ho la minima idea di cosa fare. Afferro il braccio di Drew, cercando di attirarlo verso di me e gli metto le mani sul petto. Lo guardo negli occhi, quasi supplicandolo di smettere. Lui mi prende la mano e la bacia, dopodiché fulmina con lo sguardo Trevor. Non so se questo suo gesto lo ha fatto di sua propria volontà, o per stuzzicare ulteriormente suo fratello.
Trevor si tocca il punto dove Drew gli ha fatto male, e mi mordo il labbro, mortificata.
« Vattene, subito. » ringhia, Drew.
« Si, ma Elena viene con me. » serra le labbra e sfida Drew con lo sguardo.
Guardo Trevor, accigliata. Non capisco perché continua a dirmi che stare con Drew sia completamente sbagliato. Odio quando qualcuno mi dice ripetutamente dove sbaglio, come se volesse avere il controllo sulla mia vita.
« Io vado. » stringo i pugni ed esco di casa, sbattendo la porta. Sono stanca dei loro litigi, e ogni volta coinvolgono anche me. Non sono un fottuto premio, né tantomeno un giocattolo.
Drew mi viene dietro e sento chiamare il mio nome. Non mi volto, ma continuo a camminare. Al diavolo!
« Dai, fermati. » mi grida dietro.
Mi voltk di scatto e lo guardo male. Lui viene più vicino e mette le mani sui miei fianchi, dopodiché mette il suo viso nell'incavo tra il mio collo e la spalla: « Perdonami, Bon Bon. Lo sai che non lo tollero. » mi stringe a sé, e vedo Trevor appoggiato allo stipite della porta, che guarda la scena divertito.
Sbuffo e gli tolgo le mani dai miei fianchi. Lui mi osserva stranito e poi si gira verso Trevor.
« Oh ...» dice e mi prende la mano.
« Senti, è già sera, e se non ti dispiace vorrei andare a casa, altrimenti chiamo un taxi. » affermo, con tono deciso. Cazzo, la borsa è rimasta dentro casa sua. Drew mi fa segno di aspettare accanto alla sua macchina. Mi dà un bacio sulla fronte, andando verso la porta d'ingresso. Adoro il modo in cui cammina, e le sue spalle larghe mi eccitano da morire. Probabilmente ho qualche problema anche io. Soffoco una risata e poi guardo Trevor. Sta parlando con Drew a bassa voce e tengono entrambi i pugni chiusi. Trevor sembra veramente arrabbiato con lui, chissà per quale stupido motivo. Mi appoggio alla macchina e chiudo gli occhi.
Drew è un bravo ragazzo, ma ha un pessimo carattere e forse è per questo che mi piace.
« Mi stavi pensando? » Drew è a pochi centimetri da me e non apro gli occhi, il mio sguardo si posano sul suo sorrisetto sghembo. Roteo gli occhi e sorrido. Mi passa la mia borsa e saliamo in macchina.
Drew alza il volume della musica e picchietta con il dito sul volante. Io sono immersa nei miei pensieri, mentre guardo dal finestrino la città, soprattutto di notte. Qualche ciocca di capelli svolazza davanti al viso, e cerco di sistemarle dietro l'orecchio.
Sento la mano di Drew posarsi sulla mia coscia e faccio mezzo sorriso, senza girarmi verso di lui.
Quando sento la sua mano salire più su, mi giro di scatto e, mentre continua a guidare, sfoggia uno dei suoi sorrisi dannatamente sexy.
« Se ti senti pronta per il secondo round, potremmo... » si blocca, girandosi verso di me. « Che peccato, siamo arrivati.» abbassa lo sguardo, facendo finta di essere deluso, e gli dimò uno schiaffetto sul braccio.
Lui mi sorride a trentadue denti e avvicina il viso al mio. « Mi dispiace per tutto, Elena. Volevo che la tua prima volta fosse più speciale di così..» abbassa di nuovo la testa e sorride tristemente, e questa volta noto la sincerità nel suo tono di voce. Metto la testa sulla sua spalla e lo abbraccio forte. Vorrei dirgli che per me sia stato bellissimo e speciale, soprattutto perché è successo con lui. Gli bacio il collo e con una mano gli accarezzo il petto.
« Se continui, mi sa che non ti lascio uscire da questa macchina. » dice con voce roca al mio orecchio.
Sorrido e gli prendo il viso tra le mani, dopodiché inizio a baciarlo con dolcezza. Le sue labbra sono il paradiso per me. Mi passa la mano nei capelli, stringendoli piano fra le dita. Il nostro bacio sta diventando sempre più passionale, quando all'improvviso qualcuno apre lo sportello e grida: « Sorpresa! »
Per lo spavento, urlo, e per poco non salto in braccio a Drew. Emily ride a crepapelle, mentre io ho voglia di ammazzarla in questo preciso momento.
« Oddio, ho sempre desiderato fare questa cose ogni volta che vedevo le coppiette darsi da fare dentro le macchine, e siccome ho visto che eravate voi, allora ci tengo a ringraziarvi, perché avete realizzato uno dei miei sogni. » parla a vanvera, continuando a ridere.
« Mmh, la odio. » sussurra Drew al mio orecchio.
« Oh dai, tanto dovevi scendere, no? » chiede Emily, alzando le sopracciglia.
Drew le mostra il dito medio, e lei gli fa l'occhiolino.
Drew si avvicina a me e mi dà un bacio sulle labbra e mi sussurrandomi la buonanotte contro le labbra. Scendo dalla macchina ed Emily mi prende dal braccio. Guardo Drew mentre sfrecccia via ed Emily mi strine a sé. « Mi devi raccontare tutto, lo sai? »
****
Non so quanti minuti siano passati, ma ritrovo sdraiata sul mio letto a guardare il soffitto. Sorrido, sentendo le farfalle nello stomaco, ripensando a ciò che è successo tra me e Drew.
Emily è seduta per terra, con le gambe incrociate, e ha uno sguardo del tipo " O mi racconti di tua spontanea volontà, oppure ti torturo".
« È stato bellissimo.» dico, con aria sognante.
« Un sogno che è durato un giorno, eh? » chiede, Emily.
Sospiro e mi siedo sul bordo del letto. Fisso il pavimento, come se fosse in grado di darmi qualche risposta.
Cerco si sorvolare l'argomento, e prendo il computer. Emily si lamenta di voler sapere tutto nei minimi dettagli, ma per quanto io le voglia bene, certe cose non mi piace raccontarle proprio nei minimi dettagli.
Si siede accanto a me e sbircia. Sono su facebook e guardo le varie notifiche. Vedo un nuovo messaggio, ma non ho voglia di leggerlo, così Emily mi prende il computer dalle mani e lo legge al posto mio.
« Chi diavolo è Marcus? » mi guarda, sorpresa.
« Ah, è un tizio con il quale ho parlato per l'appartamento in affitto nel Connecticut. » alzo gli occhi al cielo e mi alzo per prendere la bottiglietta d'acqua sulla scrivania.
Emily mi scruta attentamente e poi legge il messaggio ad alta voce.
« Ehi, senti qua! » mi dice « "Ciao, Elena! La stanza è tua, ora posso confermartelo. Penso ci sia soltanto un piccolo problema. Avrai un coinquilino, ma puoi stare tranquilla, non ti darà il minimo fastidio. Anzi, forse non lo vedrai mai. Fammi sapere cosa hai deciso. " » finisce la frase e gira la testa verso di me a rallentatore. « Un coinquilino? E se fosse uno stalker psicopatico? No, Elena. Devi dirgli di no. » Emily scuote la testa e chiude il portatile.
Non ho mai diviso il mio spazio con un ragazzo, tra l'altro sconosciuto, e ciò mi fa venire dei dubbio.
Ovviamente, il mio sogno non è quello di andare all'Università e dividere l'appartamento con un ragazzo, e so per certo che anche i miei genitori diranno di no.
Odio l'idea di stare in un dormitorio e dividere addirittura la mia stanza. Ho bisogno di uno spazio tutto mio, per fare in modo di concentrarmi sullo studio, senza farmi distrarre.
Un conto è dividere la stanza con un'altra ragazza, e chissà che genere di ragazza, e un conto è avere una stanza propria, senza nessuno che ti rompa le scatole. Se Marcus dice che il suo coinquilino sia un tipo a posto, gli credo.
L'unica cosa che voglio è soltanto arrivare lì e avere un posto dove stare.
Almeno per il primo anno vorrei provare così, senza badare a quello che mi dicono gli altri.
Non manca tanto alla maggiore età e questo pensiero mi fa rattristare. Sì, non vedo l'ora di di diventare maggiorenne, ma non avere nessuno con cui festeggiare il proprio compleanno mi fa deprimere. Per il mio compleanno dovrei essere già nel Connecticut, preparandomi psicologicamente per il college.
Scaccio dalla mente questo pensiero e sospiro.
« No, voglio provarci. Se dovesse andare male, di sicuro non continuerò a stare con lui. Parlerò con i miei. » esco dalla stanza e scendo le scale.
Mi fermo sull'ultimo gradino e mi giro verso Emily, che mi sta guardando con espressione incoraggiante. Vado da mia madre e l'aiuto ad apparecchiare il tavolo, ed Emily mi dà una mano.
« Emily, tesoro, resti a cena da noi? » chiede mia madre, con tono dolce.
« Mmh, che cosa c'è per cena? » chiede lei, prendendo posto al tavolo.
Mi siedo accanto a le e ci guardiamo in modo complice. Spero vada tutto bene.
Mamma inizia a raccontarmi di Bea, che tra l'altro è rimasta a casa di Dean, e faccio finta di essere interessata. Papà prende posto anche lui e mamma porta le lasagne.
« Oddio quanto amo la cucina italiana! » esclama Emily, e per poco non guardo il piatto con gli occhi a forma di cuoricino.
Sorrido e poi guardo papà.
«Allora, cosa mi racconti, Elena?» chiede, con tono dolce.
Mi mordo il labbro e guardo Emily. Lei capisce il mio sguardo, e mi segno di andare avanti e dirgli tutto.
Come faccio a dirgli che la sua amata figlia voglia dividere l'appartamento con uno sconosciuto?
Mio padre, quando si tratta delle sue bambine, è super protettivo, e so già che risponderà di no, e che l'unica a salvarmi, forse, sarà mia madre.
« Dunque, sapete già che voglio affittare un appartamento a New Haven, tra l'altro abbastanza vicino alla Yale...» dico, mentre mi verso da bere. « E ne ho trovato uno ad un prezzo abbastanza conveniente. » abbozzo un sorriso ed Emily mi dà una gomitata.
« Ottimo! » esclama mia madre.
Appoggio il gomito sul tavolo e deglutisco. Beh, ora viene la parte peggiore.
« Ma, ovviamente, c'è un problema. » afferma mio padre. Come sempre capisce tutto al volo.
« Sì, avrò un coinquilino. » vedo lo sguardo di mamma incupirsi, mentre papà continua a mangiare tranquillamente. « Coinquilina, tesoro. » cerca di correggermi e alzo gli occhi al cielo.
« No, papà. È un ragazzo. Ma da quello che ho sentito, penso sia più assente che presente ed è un bravo ragazzo. » faccio mezzo sorriso e papà mi fulmina con lo sguardo. Il sorriso scompare dal mio viso ed Emily per poco non si strozza col cibo.
« Non se ne parla, Elena. Va bene tutto, ma ragazzi no. Sei impazzita per caso? Non lo conosci nemmeno, potrebbe essere uno psicopatico! » mio padre alza la voce ed Emily mi guarda con espressione del tipo " te l'avevo detto".
« Papà, già un ragazzo se ne va e mi cede la stanza. E, se ho ben capito, anche l'altro ragazzo intende andarsene. » mento e mando giù un sorso d'acqua.
« E cosa te ne farai da sola in un appartamento? La spesa non puoi dividerla con nessuno, le bollette, l'affitto... » continua mio padre e mia madre annuisce.
« Mi cercherò a breve una coinquilina. Papà ce la posso fare. Se dopo un giorno dovesse andare male, sai che cambierò subito posto. » lo supplico con lo sguardo e mia madre prende parola.
« Va bene, potremmo accettare. Ma se dovesse andare male, dove dovresti andare a vivere? Sotto un ponte? Non capisco perché ti ostini a non voler stare nel dormitorio delle ragazze. » incrocia le braccia al petto e alza le sopracciglia.
« Conosciamo Elena, ha sempre fatto delle scelte giuste. Non penso che sbaglierà proprio ora. Insomma, le piace studiare, dovreste pensare solo a questo. » si intromette Emily e la ringrazio con un sorriso.
Mio padre sbuffa, rassegnandosi, e mia madre anche.
Dopo cena, aiutiamo mia madre a sparecchiare e a pulire la cucina, dopodiché saluto Emily e la ringrazio ancora per l'aiuto. Mentre sto per andare nella mia stanza, papà mi ferma. « Elena, lo sai che vogliamo il meglio per te. Non voglio che tu ti senta male in quel posto, sei la nostra bambina. » mi dà un bacio sulla fronte e io annuisco. Lo abbraccio, dopodiché vado nella mia stanza.
Odio mentire ai miei genitori, ma a volte è necessario.
È una possibilità, e non intendo sprecarla. Ho paura anche io, perché sarà un'esperienza nuova per me, ma il cuore e la mente mi spingono a farlo.
I miei genitori hanno tutti i motivi del mondo a non fidarsi, e come faccio a dare torto a papà? Non ho ancora nemmeno diciott'anni compiui, è ovvio che si preoccupino per me.
Non posso biasimarli, farei la stessa cosa con mia figlia.
Capisco i miei genitori, ma il mio unico scopo è quello di studiare. La Yale è per me un sogno, e ci tengo ad avverarlo.
Non colleziono sogni e non ne ho il cassetto pieno. Ne ho soltanto uno e voglio tenermelo stretto in mano. Farò di tutto per realizzare almeno questo. A volte sono stanca di sognare ad occhi aperti. Voglio che i sogni diventino realtà e che, almeno per un secondo, io mi senta felice e orgogliosa di ciò che ho fatto.
L'amore non è al primo posto nella mia vita, e avere un ragazzo non è un mio sogno nascosto.
Al primo posto nella mia vita ci sono io. Potrebbe suonare egoista da parte mia, ma posso contare soltanto su me stessa e la spinta per andare avanti me la do sempre da sola.
Non posso essere forte e sostenermi da sola, e allo stesso tempo pretendere di essere amata. L'amore distrugge, ne sono perfettamente consapevole. Per quanto sia grande il sentimento che provo per Drew, non ho voglia di raccogliere i pezzi del mio cuore, non appena partirò per il Connecticut.
Nella vita, a volte, bisogna scegliere, e io ho già scelto.
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