capitolo 22

Tu non sei quella che sembri nei momenti di tristezza.
Sei molto di più.
- Paulo Coelhoe

È passata una settimana. Una settimana da quando Drew mi aveva distrutto il cellulare. Una settimana da quando mi aveva accompagnata a casa, portandosi via un pezzo di me.

Non so più niente di lui, non ha dato  alcun segno di vita, mia sorella non ne  parla più di lui o dei suoi amici.
È stata una settimana abbastanza movimentata.
Quando mamma ha scoperto della gravidanza di mia sorella e che finalmente fosse pronta a mettere su famiglia, è diventata troppo euforica, e ha iniziato a dire che dovremmo già preparare le cose per il nuovo arrivato, pur non sapendo ancora il sesso, come se il bambino potesse nascere da un momento all'altro.
Mia sorella, d'altronde, non fa altro che chiedermi aiuto e aiutarla con nostra madre, cercando di fermarla in qualche modo, altrimenti le fa venire troppa ansia, e visto la sua situazione, non ci sembra il caso. Ho passato più tempo con Dylan, mentre con Emily di meno. Forse, la gravidanza di mia sorella riuscirà a portare un po' di tranquillità e felicità in famiglia. Dylan è abbastanza emozionato, e cerca di corrompere mia sorella, affinché chiami il suo bimbo come lui, nonostante non sappia ancora il sesso.
Questo ragazzo è incorreggibile, e mamma lo vede sempre come se fosse suo figlio. Anzi, quando Dylan era piccolo, chiedeva sempre a mia madre se avesse voglia di adottarlo.
Stranamente non ci sono state più situazioni imbarazzanti tra di noi, né baci rubati.
Ci stiamo comportando normalmente, e da un lato ne sono felice. Magari ha  capito che siamo destinati a rimanere migliori amici. Nonostante lo trovi ancora attraente, non riesco a immaginarlo come l'uomo della mia vita.

Mia madre e mia sorella non fanno altro che parlare della gravidanza, e mamma dà consigli a Bea, come se fosse lei il medico.
Dylan è sdraiato sul divano intento a leggere un libro.
Gli tolgo le gambe dal divano e mi faccio spazio per sedermi.

« Non sapevo tu leggessi libri del genere..» dice, sogghignando.
Inclino la testa cercando di leggere il titolo e scoppio a ridere.
« È l'unico libro che Emily ha comprato in vita sua, e deve averlo dimenticato qui. » scrollo le spalle e lui lo chiude. Mi fa segno di mettere la testa in grembo a lui e mi accarezza i capelli.
Le sue carezze sono lenti e delicate. Fa sempre attenzione a non tirarmi i capelli, altrimenti sa che mi metterei a gridare,  e già sento le mie palpebre cedere.
« Non dormire. » mi sussurra piano.
Mi alzo in piedi e sbadiglio.

« Mi dai un attimo il cellulare? Fammi vedere la tua playlist, non so più che canzoni scaricare. » mormora, allungando la mano verso di me.

« Non ho più un telefono. » faccio una smorfia e mi siedo sulla sedia.
« In che senso? Che fine ha fatto? » chiede, preoccupato.
Sospiro e inizio a spiegargli il fatto dei messaggi e di ciò che ha fatto Drew, e assume subito un'espressione sorpresa e arrabbiata.
Nonostante questo, però, sto ancora aspettando il telefono che mi ha promesso il ragazzo scorbutico, anzi, lo pretendo. 

*****

Verso le sette di sera Dylan mi informa di dover andare ad aiutare gli zii in pizzeria, e io vado a fare una corsetta al Central Park.
Sono piegata e tengo le mani sulle ginocchia, respirando a fatica. Da dietro sento qualcuno mettere le mani sui miei fianchi e mi giro di scatto.
Trovo Trevor che mi sorride in modo sghembo e lo guardo male.
« Ehi, cosa stai facendo? » chiedo, e il sorriso sul suo viso si spegne.
Mi squadra dalla testa ai piedi e dice: « Mi dispiace per il tuo telefono, Drew è uno stronzo. »
Alzo un sopracciglio e lo guardo con sospetto.
« Come sai del mio telefono? » chiedo, con tono accusatorio.
Inizia ad essere teso e serra le labbra, dopodiché sorride: « Me lo ha detto Emily. » sorride e lo guardo confusa.
« Io ho detto ad Emily di aver perso il cellulare. » sento un brivido lungo la schiena, il suo sorriso quasi mi mette paura.
« Oh, allora mi sarò confuso. Probabilmente è stato Drew a dirmelo, non ricordo. » si gratta la nuca e indietreggio di un passo.
« Se non ricordo male tu e Drew a malapena vi parlate.. comunque devo andare, ci sentiamo. » vado nella direzione opposta, senza girarmi verso di lui. Non so per quale motivo, ma Trevor mi ha messo veramente paura, e poi, dentro di me, sento che mi sta mentendo. Per tutto il tragitto verso casa, non ho fatto fatto altro che guardarmi alle spalle perché avevo la netta sensazione che qualcuno mi stesse inseguendo.
Sbuffo e continuo a ripetermi  nella mia mente "Sono soltanto dei film mentali, Elena, va tutto bene".
Trevor è mio amico, e dovo stare tranquilla.
Sto attraversando la strada, quando all'improvviso vedo una macchina venire a tutta velocità verso di me.
Decido di non lasciarmi prendermi dal panico, e mi metto a correre, lanciandomi dalla parte opposta della strada. Penso di aver visto la morte davanti a me.
Ho il gomito sporco di sangue e lo stesso il ginocchio, e vedo la stessa macchina proseguire. Per una frazione mi è sembrato di aver visto Amber alla guida, nonostante la scarsa luce, visto che sta diventando buio.
« Ehi, stai bene? » un signore si inginocchia accanto a me e annuisco. Mi mette una mano sulla schiena e controlla le mie ferite. Mi aiuta ad alzarmi e si offre di darmi un passaggio. Rifiuto, ancora scossa da questa situazione e lo tranquillizzo, dicendogli di star bene.
« Conosci il conducente? » chiede, guardando la strada.
« No. » dichiaro, anche se sono convinta di aver visto lei.
« Sarà stato qualche ragazzo ubriaco. » borbotta.
Sorrido tristemente e continuo il mio tragitto. Non appena sono arrivata a casa, sono stata costretta a inventare una scusa, e affermando di essere caduta mentre correvo e mi sono fatta male. Mia sorella viene verso di me con una piccola scatola confezione regalo e sorride.
« Questa l'ho trovata fuori dalla porta. » allunga la mano e mi fa l'occhiolino.
Vado di sopra, e poso la scatolina sul letto, prendo il pigiama e vado a farmi una doccia veloce. Mi disinfetto le ferite, e faccio una smorfia di dolore.
Ritorno nella stanza e scarto la carta.
« iPhone? Nemmeno mia madre me lo avrebbe comprato. » dico a me stessa. Insomma, i soldi non piovono dal cielo.
Accanto trovo un bigliettino e sorrido.
" Scusa per il ritardo, spero tu sia sopravvissuta senza il cellulare. Ti ho preso anche una sim, ho fatto già tutto io. Puoi già usarlo. Un bacio, Drew. "
E ora cosa dirò ai miei del cellulare?
Prendo il cellulare in mano, e non ho la più pallida idea di come usarlo.
Apro la rubrica e noto il numero di Drew salvato.
Decido, quindi, di mandargli un messaggio per ringraziarlo.

" Ehi, sono io, Elena. Grazie per il telefono, ma non pensi di aver esagerato?? "

Lo mando e aspetto la risposta con ansia.
All'improvviso vedo spuntare un messaggio su whatsapp.

Oh..stupida me. Avrei potuto mandarglielo su whatsapp..

" Ti piace, Bon Bon? " chiede.

" Sì, ma non posso accettarlo. È troppo, Dew. Lo avrai pagato una fortuna. " Rispondo.

Digito subito un altro messaggio. " Non pensavo che tu e Trevor parlaste. "

Metto il cellulare sul letto aspettando la risposta, e nel frattempo prendo il bigliettino e lo metto dentro il mio diario segreto. Mi sdraio sul letto e riprendo il cellulare tra le mani.

" Scherzi? Bon Bon, non sei divertente, sai? "

Sento mancarmi il respiro. Vado vicino alla finestra e prendo una boccata d'aria. Possibile che Drew mi stia mentendo? Oppure Trevor?
Qualcuno mi sta facendo un brutto scherzo.
" Me l'ha riferito Trevor. Sei stato tu a dirgli del telefono? "
Conto i respiri. I battiti accelerano. I respiri diventano irregolari.
" Non gli ho detto niente. Senti, ci sentiamo dopo. Devo fare una cosa. "
Sono spiazzata. Da che era dolce, in una frazione di secondo è diventato  serio. Forse Drew è davvero bipolare.
Mi metto più comoda sul letto e inizio a scoprire tutte le funzioni del telefono e imparare ad usarlo.

Drew

Qualcuno sta cercando di far spaventare Elena, e io sono pronto a fargliela pagare.
Non m'importa se io ed Elena non saremo mai niente di più, oltre amici, ma sento un bisogno disperato di proteggerla da tutto e tutti, come se mi appartenesse.
Non ho mai provato un sentimento così forte per una ragazza, e un po' mi spaventa. L'amore mi mette paura.
La vorrei accanto a me, la vorrei stringere, vorrei consolarla. Ho tanta voglia di farla mia e soltanto mia.
Vado dritto a casa di Trevor è sua madre ad aprire.
« Dov'è Trevor? » chiedo, nervosamente.
« È nella sua stanza..» risponde, con voce fragile.
La madre si sposta ed entro in casa come una furia.
Apro la porta della stanza di Trevor, e ciò che mi si presenta davanti, mi spiazza. È come se qualcuno mi avesse buttato addosso un secchio d'acqua fredda.
Trevor sta appiccicando un sacco di foto di Elena sull'anta del suo armadio.
Elena mentre sorride. Elena sullo skate. Elena mentre legge. Elena mentre fa il bagno. Elena mentre mangia.
Deglutisco e mi avvicino a lui.
« Cosa cazzo significa? » gli chiedo, indicando le foto.
Trevor rimane come una statua, fermo. Per un secondo smette di respirare, e ne approfitto per guardarmi intorno.
La sua stanza è come quella di un adolescente di sedici anni.
Poster appiccicati al muro, tre skateboards diversi accanto alla scrivania, fogli sparsi, e un sacco di foto sul suo letto.
« Sto...» si gratta la nuca e poi mi guarda negli occhi. « Sto cercando di fare una cosa carina per Elena. » sorrisde e poi serra le labbra.
« Per Elena? Hai intenzione di regalarle il tuo armadio pieno delle sue foto? » rido e mi avvicinai ancora di più.
« No, intendo raccogliere foto per farle un regalo per il suo compleanno. » dice, impassibile.
Il suo compleanno? Quando? Perché io non ne so niente?
« Oh...» è tutto ciò che riesco a dire.
Lui fa spallucce, dopodiché esce dalla stanza, andando un attimo in bagno, e mi avvicino a guardare meglio le foto.
Mi dà troppo fastidio vedere la foto di Elena in costume, o così felice insieme a lui.
Vedo una foto nascosta tra le altre sul letto, e la prendo tra le dita.
È una foto di Elena in intimo, nella sua tenda. Probabilmente si stava cambiando, ma ovviamente non sapeva di essere stata fotografata. La guardo attentamente e osservo la sua espressione seria. È così bella.
No, aspetta. Perché le ha fatto la foto in intimo?
Qualcosa non torna.
Esco fuori, senza salutare. Salgo in macchina e cerco il numero di Amber. Devo parlare con lei e assicurarmi che stia facendo la brava, e che non stia combinando una delle sue.
Il suo telefono squilla, ma non risponde.
Decido, comunque, di andare a casa sua.
So di stare facendo la cosa sbagliata.
Parcheggio la macchina davanti a casa sua, prendo il telefono e chiudo la macchina.
Suono il campanello più volte, e all'improvviso mi apre la porta, con la faccia assonnata.
« Non sai che tuo figlio deve riposare? » dice, accigliata.
Di nuovo con questa storia.
« Be', allora digli di stare sveglio e di aprire bene le orecchie. » dico e avvicino il viso alla sua pancia. « Ciao marmocchio, sappi che non sei mio figlio e tua madre è una stronza. » sussurro e Amber mi spinge via.
Mi guarda schifata e sul mio viso spunta un ghigno. Mi faccio spazio ed entro dentro, spingendola di lato, per togliermela dai piedi.
Lei mi minaccia di chiamare la polizia, se non vado via, ma mi accomodo sul divano e allungo le gambe, appoggiandole sopra il tavolino.
Chiude la porta furiosamente e viene davanti a me, con le mani appoggiate sui fianchi. Solo in questo momento noto i pantaloncini del pigiama, forse, troppo corti, e una canottiera abbastanza aderente.
Alzo un sopracciglio e apro la bocca per parlare, ma lei si avvicina, sedendosi direttamente in braccio a me e preme le labbra contro le mie.
Inizia ad alzarmi la maglietta e ad accarezzarmi gli addominali, ma le do una spinta e si stacca da me.
« Tu.. » le punto il dito contro « Non mi toccherai più. » sputo, con odio.
« Oh, dai. Divertiamoci per l'ultima volta. » dice civettuola e si mette a cavalcioni sopra di me, di nuovo. Mi toglie la maglietta e inizia a baciarmi il collo, per poi scendere al petto, e poi sbottonarmi i pantaloni. Le tolgo la canottiera e la faccio sdraiare.
Sono un disastro. Mi dico nella mente, mentre le abbasso i pantaloncini, tirandoli giù, lungo le sue gambe. So che è sbagliato, non so neanche perché lo sto facendo. Forse per liberare la mente? Forse per non pensare a lei? Eppure, mentre ci liberiamo dell'intimo e Amber mi mette il preservativo, mentre affondo in lei, io penso ad Elena.

***

Mi sveglio nel letto di Amber, e non ricordo nemmeno come ci sono arrivato, dato che lo abbiamo fatto sul divano. Mi alzo di scatto e impreco numerose volte. Vado nel salotto e inizio a raccogliere i miei vestiti, indossandoli velocemente, dato che n non vedo l'ora di andare via. Inizio a cercare da tutte le parti il cellulare, ma non lo trovo.


« Cercavi questo? » chiede Amber, mostrandomi il cellulare, che stringe tra le dita.
Mi avvicino a lei e glielo strappo dalle mani.
« Non toccare le mie cose. » ringhio.
« Come fai a dire che sei cotto di lei, se poi vai a letto con un'altra? Se ti fosse piaciuta davvero, non lo avresti fatto. » dice con un ghigno. Ha ragione, sono un fottuto disastro.
« Elena non lo deve sapere. Hai capito? » la guardo dritto in faccia e lei diventa seria. « Giuro che se aprirai la tua fottuta bocca,  me la pagherai cara. » ruggisco verso di lei, ma lei sostiene il mio sguardo.
« Scusa se te lo dico, ma sei proprio un coglione! Sei tu a farla stare male. Smettila di dare la colpa agli altri per i tuoi sbagli, Drew. Non sai amare, non sai dimostrarlo, e questa è stata l'ennesima prova. Sei soltanto un bastardo che si diverte a scopare con tutte. Ti piace illudere le ragazze.
Non hai un cuore, Drew. Ma io..» dice, abbassando il tono di voce e avvicinandosi a me « Io ti posso insegnare ad amare, sai? » mi accarezza la guancia e le sposto la mano.
« Tu sei pazza. » dico ed esco fuori di casa sua.
Guido velocemente, senza avere una meta, e dopo un po' mi fermo davanti ad un pub. Ordino da bere, perché voglio dimenticare ciò che ho fatto. Odio me stesso. Mi faccio schifo, ma la voglio. La voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ma sono incapace di darle ciò di cui lei ha bisogno.
« Ehi, amico. Tutto a posto? È un po' presto per ridursi così. » dice il barista.
« Sono innamorato e fottuto. Mi ha fottuto la testa questa ragazza. » dico, mandando giù un altro sorso.
« Lei lo sa? » chiede lui.
« No, e non lo deve sapere. Sono sono un pezzo di merda che la vuole, e nel frattempo sono andato a letto con la persona che detesto di più al mondo, in questo momento. » rido amaramente e fisso il liquido dentro il bicchiere.
« Allora lascia perdere, no? Non penso che sia una bella cosa farla soffrire. » dice il barista, portando via il bicchiere davanti a me.

« Ehi, amico. Puoi lasciare perdere e non farla soffrire, oppure puoi migliorare per lei e amarla, se davvero la vuoi così tanto.  » mi incoraggia e prendo le chiavi della macchina.
In questo momento, o uccido me stesso e i demoni dentro di me, o decido di combattere per averla.
Una cosa è certa, però: il giorno dopo andrò da lei.


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