capitolo 16
"Amare è una cosa splendida, come lo è essere amati. L'amore non è qualcosa che possa andare sprecato."
- Shadowhunters.
Siamo al quarto giorno e già non ne posso più. Mi manca la mia casa, la cucina di mamma, il mio computer, il bagno e soprattutto il mio letto. Andare in campeggio va bene, ma non per una settimana. Ne ho le scatole piene di mangiare sempre e solo panini, e roba in scatola, fare i bisogni in un posto non molto piacevole, e solo Dio sa in che modo mi lavo i denti la mattina. E la doccia? Non esiste. Ci facciamo il bagno nel lago, senza lo shampoo, mi sembra ovvio. Per dare un aspetto più decente ai miei capelli metto un po' di shampoo a secco, anche se non è ottimo. Non vedo l'ora di tornare a casa, questi giorni sono stati uno peggio dell'altro. A volte, la notte, sento Drew e Ronnie fare cose, e ciò mi fa dare di matto. Ho capito, o forse no, che mi desidera, ma poi ogni volta, come di sua abitudine, mi fa capire esattamente il contrario. Sono arrabbiata con lui. Non capisco la sua frase " ti porto nel cuore". Rimugino a lungo, ma so che in realtà, prima o poi, mi farà del male . Forse mi vuole bene, forse mi vuole come amica, oppure sta cercando di avere un buon rapporto con me, dato che sono la sorella della sua cara amica, Bea. Decido di non farmi ancora del male pensando alle cazzate di Drew, e metto da parte questo pensiero, come se non fosse successo niente.
Oggi rimango nella mia tenda. La depressione prende il sopravvento, e per distrarmi mi metto a leggere un libro che, per fortuna, ho portato con me. Il cellulare è completamente andato, il caricabatterie portatile l'ho scaricato il giorno precedente, e sono rimasta a secco. Non c'è campo quasi mai, e ho usato il telefono per ascoltare musica, quando mi sono annoiata a morte, oppure prima di addormentarmi.
Solo Dio sa la voglia che ho di mangiare una pizza, mentre guardo The vampire diaries.
Sospiro profondamente e decido di immergermi nella mia lettura.
Gli altri si divertono, fanno scherzi idioti, o comunque cercano di trovare qualcosa da fare, e io e Trevor siamo gli unici a girarci i pollici. Diventa veramente noioso, e davvero, voglio tornare a casa. Inoltre, il bacio tra me e Drew non contribuisce a farmi stare meglio. Mi è piaciuto, e vorrei farlo ancora, ma so di essere soltanto un suo capriccio. Oggi è peggio di un funerale.
« Posso? » sento una voce dietro di me.
« Certo, vieni. » gli faccio segno di accomodarsi accanto a me e sorrisi.
Non voglio che mi veda come una secchiona, quindi chiudo il libro. Nonostante la mia passione per la lettura, nessuno mi capisce davvero, ogni volta mi dicono che leggere faccia schifo, o che sia noioso. Di solito non do molto peso a frasi del genere, ma non voglio sembrare un alieno, anche in questo momento.
« Non c'era bisogno di chiuderlo, sai? » dice Trevor, sorridendomi.
Sorrido a mia volta, ma di certo non posso leggere con lui che mi parla di sopra. Trevor o il libro? Scelgo Trevor, ma per rispetto, altrimenti leggerei tutto il giorno.
« Cosa stavi leggendo? » chiede, guardando il libro.
« Orgoglio e pregiudizio » dico, prendendo il libro in mano.
« E se ti chiedessi un favore? » chiede lui, con un sorriso furbo.
« Che genere di favore? » domando, mentre la curiosità mi sta uccidendo.
« Leggilo con me. » dice e ci rimango di stucco.
Rido, pensando che si tratti di uno scherzo, ma afferma più volte di essere serio e che ci tiene veramente. Ogni volta che ho una conversazione con Trevor, finisco per chiedere a me stessa, se si sia fumato qualcosa. Prendo il libro e lo stringo al petto. Usciamo fuori e mi dice di seguirlo. Tiene nelle mani il mio plaid, e mi chiedo cosa ha intenzione di fare. Andiamo vicino ad un albero, poco più distante dalla tenda, e vedo gli altri che ci guardano straniti. Forse perché sono sorpresi di vedermi con Trevor, oppure sembriamo entrambi due malati mentali. Trevor sistema il plaid a terra, e si siede, appoggiando la schiena contro l'albero. Apre le gambe e mi fa segno di sedermi in mezzo ad esse, appoggiando la mia schiena al suo petto. È un gesto carino, soprattutto perché è la prima persona che mi chiede di leggere insieme a lei. Mi accomodo, leggermente in imbarazzo, e poi guardo in alto. Vedo Trevor al contrario, che mi sorride dolcemente, e sento le mie guance prendere fuoco. Non va affatto bene. Apro il libro e gli racconto con tranquillità i capitoli che ho letto precedentemente. Ha insistito sul fatto di non tornare indietro per rileggerli un'altra volta, perché pensavA che sarebbe stato noioso per me, e così decido di raccontargli quei pochi capitoli che ho letto. Ogni tanto alzo lo sguardo per guardarlo, e lui sembra veramente interessato, e legge man mano che leggo io. Si è creata una sintonia perfetta tra di noi, e vorrei fargli una statua.
Ciò che mi coglie di sorpresa, è vedereTrevor, dopo al massimo un'ora di lettura, che russa sopra la mia testa. Tiene la bocca aperta, e la testa appoggiata all'albero. Rido istintivamente e mi alzo piano, senza svegliarlo. Vado a prendere il barattolo di nutella, e, con l'agilità di un ninja, gliela spalmo sulla mano. In seguito, raccolgo un piccolo fiorellino da terra e lo avvicino al suo naso, muovendolo lentamente.
Vedo Trevor portarsi la mano al naso, e all'improvviso si ritrova con la faccia piena di nutella e lo sguardo scioccato. Gli sorrido in modo innocente e cerco di allontanarmi, ma lui, per vendetta, mi fa sdraiare e mi dà un bacio sulla guancia, sporcando anche me.
« Oh, e puoi aspettarti di peggio da oggi in poi. » dice, e inizia a farmi il solletico.
Mi alzo con la stessa velocità di un giaguaro, e corro verso gli altri. Trevor mi raggiunge a passi svelti, mi prende dalle gambe, e mi carica sulla sua spalla, come se fossi un sacco di patate. Grido e sento una voce roca dietro di noi, che gli dice di lasciarmi stare. Trevor ride e mi mette giù.
« Geloso, Drew? » chiede, mentre il suo dito sfiora la mia guancia sporca di nutella, e dopo se lo infila in bocca.
Drew stringe i pugni e avanza verso di lui, con una furia omicida negli occhi.
« Guardati, sembri un pagliaccio.» replica, Drew.
Trevor si avvicina a lui e io rimango qui, ad ascoltare.
« Ascoltami bene, Drew. » inizia a dire. « Se sei geloso del nostro rapporto, d'amicizia oltretutto, non è un mio problema. Fatti due domande, sbruffone. Continui a comportarti come un coglione. Nonostante la tua età, il tuo comportamento rimane, comunque, infantile. Cresci, Drew, altrimenti mi tocca darti la pappa nel seggiolone, dove ci sei rimasto da anni ormai. » sentenzia, e forse merita davvero una medaglia.
Ronnie guarda la scena divertita e con movimenti sensuali, si mette tra di loro, ma il suo sguardo è rivolto verso di me.
« Due ragazzi che litigano per te, intrigante, no? Poi la troia sarei io. » ride, mentre fa gli occhi dolci a Trevor. Ma è seria?
Emily, che sta ascoltando la conversazione, va come una furia verso di lei e la prende dai capelli. Sento Ronnie urlare e poi insultare Emily, che la porta con la forza verso il lago. La spinge dentro l'acqua e poi la guarda, soddisfatta. « Tu mi stai proprio sul cazzo. La tua presenza qui è più inutile di Matt Donovan. » dice, e scoppio a ridere.
Vedo Drew sbuffare e andare verso la sua tenda. Con movimenti bruschi, inizia a smontarla, e a raccogliere la sua roba.
Spalanco la bocca e rimango qui, a guardarlo perplessa. Emily si avvicina a me e incrocia le braccia al petto. Bea sbuffa e decide di prendere in mano la situazione.
« Ehi, Drew! » cerca di attirare la sua attenzione. « Che cosa stai facendo? »
« Non ho intenzione di stare qui un minuto in più. » ribatte.
« Trevor ti ha quasi, diciamo, polverizzato, ma non ti sembra di esagerare? » chiede Emily, mentre lo guarda interdetta. Vorrei darle il cinque,ma non mi sembra il caso.
Drew porta la sua valigia dentro la macchina, raccogliendo infine le sue ultime cose, e urla a Ronnie di muoversi a salire in macchina, ma che prima deve cambiarsi, per non bagnare il sedile. Quando finalmente salgono in macchina, Drew saluta Dean e parte.
Dopo aver finito di pulirmi il viso, i miei occhi guardano il lago, come se potesse darmi delle risposte.
Non capisco. Non capisco più che cosa abbiamo fatto di male noi adolescenti, per vivere in questo modo. Perché dobbiamo sempre odiare il mondo intero, per colpa di alcune persone? Perché dobbiamo guardarci allo specchio e odiare tutto di noi?
Perché non possiamo, semplicemente, vivere serenamente la vita che ci è stata data? Perché amare e non essere ricambiati? È tutta una serie di perché, senza risposte. È vero, non possiamo ottenere sempre tutto ciò che desideriamo, ma possiamo almeno provare a combattere per ottenerla. Vogliamo semplicemente goderci la vita, smettere di sentirci un peso per gli altri, smettere di pensare di non essere abbastanza.
Nella società ci indicano spesso come individui, e non è una maniera gentile di essere chiamati.
Siamo i padroni del mondo, ma non della nostra vita.
« Domani mattina partiamo anche noi, Bea e Dean hanno deciso così. » mi giro di scatto e vedo Dylan dietro di me. Senza pensarci due volte, gli getto le braccia al collo e lo stringo forte. L'ho avuto sempre vicino, e l'ho trascurato per tutto il tempo.
Dylan profuma sempre di casa. All'improvviso mi balenano nella mente i giorni passati insieme. È una sensazione strana, e mi mordo la lingua per non dire qualcosa di sbagliato.
« Elena..» mi sussurra tra i capelli. « Lasciami fare una cosa per l'ultima volta. » dice.
La sua mano mi accarezza il fianco, sale dolcemente più in su, e mi trema il cuore. All'improvviso sento le sue labbra sulle mie. Stringe forte gli occhi e preme di più la sua bocca contro la mia. Mi bacia come se volesse risucchiarmi l'anima. Ogni suo tocco brucia sulla mia pelle, e le sue braccia mi fanno da rifugio; mi fanno da scudo ogni volta che qualcosa mi ferisce. Queste braccia, che io chiamo casa. Sento le sue labbra posarsi sul mio naso, e poi sulla mia fronte. Mi dà un bacio innocente e la buonanotte, dopodiché, lo vedo sparire nel buio.
Il giorno seguente, il paesaggio grigio e cupo intorno a noi ci fa capire di doverci dare una mossa il prima possibile.
Le nuvole grigie sopra di noi, però, mi fanno perdere nei miei pensieri. Dopo aver smontato la mia tenda, vado vicino al lago per l'ultima volta.
Quasi mi aspetto la presenza di un dissennatore, di quanto è diventato inquietante il paesaggio. La nebbia che nasconde la foresta, il sole nascosto dietro le nuvole, e il lago assume un colore più scuro.
Rabbrividisco e vado a prendere le mie cose. Metto la valigia e la tenda nella macchina di Bea, e la stessa cosa fanno gli altri. Mentre guardo il grigio intorno a me, una goccia cadde dritta sulla mia guancia. Salgo subito nella macchina di Emily, ma Dylan scende e apre il mio sportello. Lo guardo confusa e lui mi sorride. Mi mostra, ancora per una volta, le sue adorabili fossette e tutta la sua bellezza. Mi prende la mano e mi fa uscite fuori dalla macchina.
« Dai, vieni. Lo vuoi da tanto. » dice, mentre la pioggia cade sopra di noi.
« Dylan sei pazzo. Dai saliamo in macchina. » metto le mani sopra la testa e il suo viso bagnato mi invita ad assecondarlo.
Gli sorrido e lascio che le braccia cadano a penzoloni lungo i fianchi.
Mi prende la mano e mi fa girare su me stessa. La sua risata dolce penetra dentro il mio cuore, e una lacrima scende sul mio viso. Lui mi attira a sé e sussurra al mio orecchio: « Le tue lacrime, davanti ai miei occhi, non si confonderanno mai con le gocce di pioggia. » dice, e vorrei posare le mie labbra sulle sue, ma decidiamo di rimanere amici. Il mio cuore deve smetterla di farmi dubitare dei miei sentimenti. Mi sento sporca ogni volta che penso a Drew, e, soprattutto, ogni volta che lo bacio.
Sento il suono del clacson ed Emily ci fa segno di entrare in macchina, prima di beccarci un raffreddore.
« Ehi Dylan, siediti avanti. » dice Emily e io inarco un sopracciglio.
« Se non ti dispiace, vorrei stare dietro. » dice, aprendo lo sportello posteriore. Sorrido dentro di me. In un certo senso, sono felice che abbia scelto me. So che mi capisce, anche adesso che sono confusa.
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