capitolo 11

"Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente che è tutto."
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Eugenio Montale

La settimana seguente è passata in fretta, soprattutto grazie ad Emily, che ci ha pensato lei a farmi distrarre. Ho passato quasi tutto il tempo con lei, guardando film, mangiando schifezze, fregandocene, se tutto il grasso si depositasse sui nostri fianchi.

In tutti questi giorni sono tornata finalmente ad essere me stessa, mi sono ripresa da ciò che è successo giorni fa, e ho messo in ordine i miei pensieri. In questo arco di tempo, però, ho sentito la mancanza di Dylan. L'ho evitato, e ho evitato anche Drew. Quando mia sorella invitava i suoi " amici" a casa, magari quando non c'erano i nostri genitori, io sgattaiolavo fuori casa e ci pensava Emily a farmi distrarre. Non ho visto Dylan e Drew dalla festa di Dean in spiaggia, ma non mi dispiace affatto.

Più il tempo passa, più mi rendo conto che certe amicizie non sono destinate a finire.

Ho rimuginato spesso sul rapporto che ho con Dylan, e sono giunta ad una conclusione. Lui è, e sarà per sempre, parte della mia vita. Mi manca il suo fare protettivo, la sua simpatia, il suo modo di farmi sentire a mio agio in ogni singolo momento.

So di non essere pronta a lasciarlo andare, siamo un qualcosa di troppo forte per mettere fine a tutto. Nonostante questo, però, penso che l'attrazione dell'uno per l'altro, forse, sarà un grosso problema, almeno per me.

Emily, invece, mi dice sempre con aria sognante, che potrei prestare a lei uno dei due " dongiovanni". Le ho spiegato più volte, senza risultato però, che Dylan non è un dongiovanni e che non sono delle bambole che potrei darle in prestito, come facevamo da bambine.

La mia reazione nei confronti di Dylan è stata, decisamente, sbagliata. Certo, ci sono rimasta male, ma per una cosa che, alla fine trovo banale, Dylan non merita di essere trattato così. A pensarci bene, non gli ho mai dato la possibilità di rimediare, né di scambiare qualche parola con me, e probabilmente, questo è un comportamento infantile da parte mia. Da che non ho mai " problemi sentimentali", a che mi sono ritrovata confusa al massimo. Da che non calcolava nessuno, a che ho due ragazzi che mi fanno diventare pazza.
Così, però, non posso andare avanti.

Decido, comunque, di riallacciare i rapporti con il mio migliore amico. Emily dice che sto facendo la cosa giusta, e che non dobbiamo correre troppo, anche se ci trova meravigliosi insieme.

Ha affermato più volte, inoltre, che Dylan sia il tipo di ragazzo che faccia per me, e che non sono pronta ad aiutare gli alcolisti, perché sì, considerava Drew così, dato che, casualmente, quando lei lo vedeva puzzava di alcool.

Non l'ho giudicato mai per i suoi modi di fare, ma io non sono un giocattolo, e soprattutto, non sono la sua prossima preda.

In effetti, non è il genere di ragazzo che fa per me, e purtroppo, i miei direbbero qualcosa a riguardo.
Drew fa parte del gruppo "belli e dannati", dal quale devo girare alla larga. Bello da mozzare il fiato, il genere di ragazzo che non si trova facilmente in giro, e quando capita di incontrarlo, bisogna prendere le distanze.
Ovviamente, mia sorella ha una strana concezione di "bravo ragazzo", dato che dice a nostra madre che i suoi amici siano delle brave persone.

Anziché una settimana, mi sembra che sia passato un mese. Inoltre, ho avuto la possibilità di scambiare qualche parola con Trevor.

Ho scoperto che, pur essendo un ragazzo, è abbastanza bravo ai fornelli. Questa "scoperta", ha fatto fare al mio stomaco i salti di gioia.

« Che palle, però. Prima Dylan, poi Drew, e ora Trevor. Prestami uno, no? » si lamenta, Emily.

« Guarda che così non sei d'aiuto. Prima di tutto, con Drew ho chiuso, ricordi? Con Dylan, invece, mi piacerebbe tornare ad essere sua amica. E con Trevor, ascoltami bene, non ho intenzione di permettere che accada qualcosa. È troppo simpatico, e penso che potremmo diventare ottimi amici. » dico, buttandomi sul suo letto a peso morto.

« Non intendevo quello, El. So bene come stanno le cose, però è buffo, sai? » sorride, mentre si sistema i capelli davanti allo specchio.

« Cosa c'è di buffo? » chiedo, accigliata.

« Con Joshua è finita male, con il dj nessuna speranza, e penso di voler diventare suora. » afferma, con un sorriso.

« Tu, cosa? », mi appoggio ai cuscini e la guardo male.

« Sì, insomma. Penso che Dio mi voglia tutto per sè. » ride e si butta sul letto, accanto a me.

Per un momento mi è sembrata sincera, e ciò mi ha fatto preoccupare.
Pomeriggio trascino Emily in libreria, nonostante non voglia, e le sugerisco qualche libro, ma niente da fare.

Sbuffa più volte, ed è come se volesse lanciare una bomba qui dentro, nonostante ci fossi anche io. Ogni volta che entro in una libreria, difficilmente ne esco.

Vedo Emily accomodarsi su una poltroncina, con un libro in mano. Sgrano gli occhi e quasi non riesco a crederci. Sembra proprio presa da quel libro, e mi sfugge una risatina.

Emily mi lancia uno sguardo di fuoco, e mi mostra la copertina del libro. " Cento modi per rimorchiare". Scuoto la testa e mi avvicino a lei.

« Non hai bisogno di questo. Solo con la tua bellezza riesci benissimo a rimorchiare. »sorrido e lei mette il broncio.

« È interessante. Ho intenzione di comprare questo libro, ma non dirlo in giro, ok? » stringe il libro al petto, assumendo un'espressione tenera. Mi fa ricordare il giorno in cui ho comprato per la prima volta il primo libro di Harry Potter. Lo stringevo al petto tutta contenta, ed ero, infatti, la bambina più felice del mondo.

« Ehi, guarda! » Emily mi tira per un braccio e mi indica un libro. " Innamorata del mio migliore amico". Sospiro.

« Prendilo, magari vedi quello che fa la protagonista. Insomma, magari ti aiuta a riflettere. » sorride e mi fa l'occhiolino.
Alla fine mi convinge. Paghiamo i libri e alla fine andiamo a mangiare un gelato al centro commerciale.

Verso le sei decido di farmi una passeggiata e prendere un po' d'aria fresca. Cammino con un sorriso stampato in faccia, e probabilmente la gente pensa che sia pazza. Un ragazzo sullo skate mi passa accanto e allunga la mano verso di me. Lo guardo interdetta e noto che distribuisce volantini. Sorrido e guardo il volantino curiosa, mentre il ragazzo si allontana. Sul volantino c'è scritto che offrono lezioni di skate gratis e l'indirizzo che, tra l'altro, non è molto lontano da dove mi trovo in questo momento. Decido di fare due passi, e arrivo davanti ad un edificio pieno di graffiti di tutti i tipi e di tutti i colori. Mi guardo intorno e vedo dei ragazzi che insegnano a dei bambini come andare sullo skate. Mi sento a disagio. Forse non fa per me. Una goccia cade sulla mia guancia e alzo la testa verso il cielo. Si sta mettendo a piovere. Indietreggio, cercando di passare inosservata, e vado a sbattere con la schiena contro qualcosa, o qualcuno.
Mi giro di scatto e noto una faccia divertita che mi guarda.

« Insegnante privato a disposizione. » dice e mi stringe in un caloroso abbraccio.

Quando mi staccoda lui, gli do un colpetto sulla spalla. « Mi hai fatto spaventare. » dico, mentre mi guarda ancora con un sorriso divertito. « Dimmi, quante cose non so ancora di te? Sei uno stalker professionista, sei bravo in cucina, non ti droghi, anche se ho qualche dubbio, e sai andare sullo skate? » lui ride e mi prede la mano.

« Trevor, dove mi stai portando? » gli stringo la mano e mi guardo intorno.

Si è messo ufficialmente a piovere, e quando Trevor molla la presa, vedi che prede uno skate, forse il suo. Sale di sopra e mi fa segno di avvicinarmi. Indecisa, faccio qualche passo verso di lui, con la pioggia che ci sferza il viso. Senza pensarci, mi siedo sullo skate e lui in piedi dietro di me.

All'improvviso iniziamo a muoverci e mi metto a ridere. È una cosa folle. È la prima volta che provo una cosa del genere, ed è ancora più bello che ballare sotto la pioggia.

Quando arriviamo davanti allo Starbucks, sorrido. Entriamo, nonostante siamo bagnati, e la gente ci guarda in modo strano. Ordiniamo e ci sediamo accanto alla finestra.

« Allora, che ne pensi del tuo insegnante? » incrocia le braccia e vedo ancora qualche goccia che gli scivola sul viso.

« Penso che tu sia pazzo, ma è stato fichissimo. » ridoe lui fa altrettanto.

Finisco il mio frappuccino e la mano di Trevor si avvicina pericolosamente al mio viso. Mi tiro indietro e lo guardo confusa. « Che stai facendo? » chiedo, spostando lo sguardo verso la finestra, notando che ormai non piove più.

«Sei sporca all'angolo della bocca. Non intendevo fare qualcosa di strano, non ci sto provando, e niente del genere, sono una persona normale che.. » lo vedo irrigidirsi e mi mordo il labbro. « Lascia stare. » mi dà un fazzoletto e mi pulisco. Mi sento in colpa.

Si offre lui di pagare e anche se gli ho detto di voler pagare la mia parte, ma lui insiste. Quando usciamo fuori, respiro l'odore della pioggia sull'asfalto e sorrido. Chiudo gli occhi per un istante e sento Trevor mormorare qualcosa.

Riapro gli occhi e lo guardo, mentre con una mano mi sistemo qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio.

« Tutto bene? » chiedo.
« Mai stato meglio. » sorride e mi mette un braccio sulle spalle.
Prende lo skate in mano, e iniziamo a camminare. Insiste di voler tenere lo skate in mano, anziché salirci di sopra, perché gli sembra brutto nei miei confronti, dato che vuole tenere il mio stesso passo.

« La prima volta che ti ho vista, eri veramente giù di morale. » mi guarda di sottecchi e so che vorrebbe avere qualche informazione in più.

« Sì, è stato imbarazzante. Ti ho trattato male. » accenno un sorriso e lui annuisce.

« Ero molto delusa dal mio ex ragazzo, nonché migliore amico. Sì, lo so. È tutto molto strano. Inoltre ero attratta da un...ecco, un ragazzo di nome Drew. Era tutto quanto sbagliato. La mia vita è cambiata all'improvviso. Non sapevo più cosa fare. Se non c'era uno, c'era l'altro. Ogni volta così, e non sopportavo più quella situazione. Per questo ho avuto una crisi nervosa, e sempre per questo motivo ho avuto la mano fasciata. Dalla festa di Dean, però, ho evitato sia l'uno che l'altro. Vorrei riallacciare i rapporti con Dylan, perché siamo cresciuti insieme, ed è un ragazzo dolcissimo davvero, ma i sentimenti rovinano tutto. » Sospiro « Oddio, scusami. Forse ti sto annoiando.» Trevor si ferma e mi guarda, come se avesse provato la stessa cosa anche lui.

« Tu, lo ami? » guarda per terra e poi alza lo sguardo, per guardare me. « Dylan, intendo. » mi sento strana. Non mi aspettavo questa domanda, e all'improvviso mi sento completamente smarrita. Vorrei tirarmi due schiaffi in faccia e tornare alla realtà. Non so neanche cosa rispondere.

« Io penso di no, sai? » dice, sorridendo e guarda l'ora sul cellulare. Sono le otto di sera, ormai. « Perché lo pensi? » chiedo, guardandolo negli occhi.

« Quando per molto tempo fai di quella persona la tua ancora di salvezza, pensi, senza volerlo, e forse senza farci caso, che quella persona sia destinata ad aspettarti all'altare. È comprensibile alla fine, sai? Siete cresciuti insieme, lo hai sempre visto come il ragazzo che ti faceva stare bene, che ti faceva sorridere, la persona a cui dicevi tutto. Ma, forse, come coppia non andate d'accordo. Insomma, da quello che ho capito vi siete lasciati dopo pochissimo, il che mi fa pensare, sai? Pensaci, se eravate davvero destinati a stare insieme, dato che, ormai, penso sappiate ogni minima cosa di voi, penso che allora saresti dovuti andare d'accordissimo. » finisce la frase e attraversiamo la strada. Ciò che ha detto, però, ha comunque un senso.
Forse non ha tutti i torti.

« Mentre, per quanto riguarda Drew...» mi guarda accigliato e mi tocco nervosamente i capelli.

Accidenti, sono quasi arrivata a casa. Corrugo la fronte e stringo i denti. « Non voglio parlare di lui. Per me non esiste più. L'ho conosciuto per sbaglio, pensa che è il figlio del mio professore di matematica. Comunque, è successo tutto così, all'improvviso. Se ci penso, mi viene da ridere. Però, fidati, ho chiuso. » alzo le mani in segno di resa e sorrido. Vorrei davvero credere anche io a quello che ho appena detto.

« Spero tu abbia ragione, perché di quelli come Drew non è facile sbarazzarsi. Quando pensi che è finita, è appena iniziata. » si gratta la mascella e gli metto la mano sul braccio, fermandolo.

« Cosa vuoi dire? Lo conosci? » mi appoggio al cancello di casa mia e lo guardo.

« Meglio di qualunque altra persona, forse. » fa un sorriso tirato e mi dà un bacio sulla guancia.

« Ci sentiamo, Elena. Grazie per aver condiviso le tue cose con me, te ne sono grato. » questa volta il suo sorriso è sincero. Lo guardo mentre si allontanava e apro il cancello.

« Grazie a te, Trevor.. » sussurro, guardando dietro le spalle un'ultima volta, prima di salire le scale.

Quando apro la porta, butto la borsa sulla sedia, e raccolgo i capelli,ancora umidi, in uno chignon.

« Elena! » sento gridare Emily e si mette davanti a me. Mi abbraccia e sussurra al mio orecchio: « Tua sorella è una cogliona. » si stacca da me, e noto delle persone odiose, sedute sul divano di casa mia.
« Salve! » sorrido falsamente ed Emily fa la stessa cosa. La guardo e lei scrolla le spalle, come se si fosse ormai rassegnata a questa situazione.

Ma perché non ho mai una gioia?

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