Capitolo XXXIII - Rassicurazioni

<< Te lo assicuro Sofia non è successo nulla! Ma davvero mi credi così meschina?>>
<< Allora il vino? >>
<< È arrivato cinque minuti prima che tu entrassi. Che dovevo fare? Gli ho offerto il vino perché è l'unica cosa presentabile, oltre all'acqua, che abbiamo in frigo. Che cosa gli offrivo? Quel pezzo di tofu ammuffito per il quale tra poco organiziamo il compleanno? >> chiese ironica Elena.
Seguì un momento di silenzio nel quale Sofia tentò di trattenere la risata. Poi sbottarono entrambe fino alle lacrime. Per quante vicissitudini potevano accadere, loro rimanevano comunque migliori amiche ed in fondo fondamentali l'una per l'altra.
<< Scusa se ho dubitato di te! >>
<< Mi sarei comportata anch'io come hai fatto tu! A maggior ragione con quel figo di Alex! Devo ammettere che per un istante lo avrei... >>
<< Elena! >>
<< Come sei suscettibile! Stavo scherzando! >> si difese ridendo.
<< Davvero spiritosa! Ora aiutami a trovare qualcosa da mettere per stasera! >>
<< Oh no! Di nuovo! >>
Non menzionò Leonardo. Preferiva portare quel peso da sola mentre pensava ad un piano o attendeva un miracolo.
Erano le dieci di sera e mancavano ancora due ore all'appuntamento.
Forse la novità. Forse perché, come detto, non aveva mai avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con una discoteca, ma Sofia non si capacitava proprio del perché bisognasse attendere tutto quel tempo.
Ed iniziò a riflettere.
A pensarci bene differenze erano evidenti. Probabilmente Leonardo non l'avrebbe mai portata in una discoteca. Non le sembrava il tipo, e sperava non lo fosse.
Inutile dire che le sensazioni, le emozioni, ed, in fondo, anche le paure che Alex, consciamente o inconsciamente, le faceva provare la facevano sentire come in balia di un tornado F5 capace di spazzare via qualsiasi accenno di sicurezza e maturità.
Anche questo, Sofia lo riconosceva, faceva parte il fascino dannato di Alex che, in definitiva, la faceva sentire viva.
Ma ciò che più differenziava Alex e Leonardo era la volontà. La volontà, da parte di Sofia, di lasciarsi andare. Il primo la risucchiava suo malgrado come sabbie mobili in cui più ti dimeni più affondi, il secondo era quel cuscino morbido nel quale sprofondi per un lungo sonno ristoratore.
Decise di indossare un paio di scarpe con il tacco abbastanza alte da apparire slanciata ma non troppo da rischiare l'osso del collo, pantaloni neri vita alta ed una camicetta scura a maniche lunghe con piccoli strass riflettenti sparsi qua e là lungo il busto. Il cuore continuava a battere forte.
In fondo non è forse vero che l'essere umano ha più paura di ciò che non conosce che di ciò che sa a priori essere cattivo?
Uno strano parallelo collegò la risposta ad Alex.
Due ore più tardi il cellulare vibrò. Era arrivato.
Scendendo le scale Sofia sperava tanto che il casco non le avrebbe rovinato l'acconciatura, frutto di mezz'ora di sapiente uso, da parte di Elena, di phone e spazzola.
<< Ciao amore! Emozionata? >> disse Alex porgendole il casco.
Dio com'è bello appoggiato alla moto!
<< Sai che chiamarmi "amore" equivale a dirmi "ti amo"? >>
<< Lo so! >>

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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