Capitolo XXII - Contatto

Il vento rinfrescava man mano che la lancetta più corta del campanile compiva i suoi montoni, quanto utili, giri.
Rimaneva pur sempre una brezza leggera ma capace di far garrire la tovaglia, piacevole contro la canicola che, in quello strano giorno di aprile, si avventava su di loro come fosse ferragosto.
Il viso di Alex era ancora sorridente e rilassato nonostante, ciò che Sofia avrebbe capito essere, un passato più presente che mai.
<< Non ne parlo spesso...>>
Si interruppe subito per bere un bicchiere d'acqua e raccogliere le idee.
<< Tutti nasciamo grazie all'amore. O almeno così si spera. Comunque per me lo è stato e sicuramente più che per molti altri. Per loro, per i miei genitori, amarsi era... scontato. Mi spiego meglio. All'età di cinque anni, un po' per scherzo, un po' per ingenuità, già si dicevano fidanzati. Vent'anni più tardi, al loro matrimonio, continuavano a farlo.
Sai, tra loro l'amore era scontato, assodato... perché era molto di più. Era una connessione, una simbiosi. Un legame talmente forte che nessuna distanza, neppure la morte, poteva tagliare.
Ma la vita, ed oserei dire anche l'amore, è fatta di alti e bassi.
Provaromo e riprovarono. Fui l'unica variabile che stava per mettere, ed in definitiva mise, in difficoltà la tenuta di quel legame.
Furono anni difficili. Quel figlio che non arrivava sembrava quasi mettere in dubbio una vita di amore e complicità. Si chiedevano come fosse possibile che il fine ultimo del loro amore non potesse coronare quel legame. Mio padre si colpevolizzava più di quanto mia madre facesse con sé stessa. I migliori dottori dissero che non c'era nulla da fare: sarebbero rimasti in due. Punto.
Si arresero. Con un sforzo sovrumano rimasero insieme a coltivare quel legame. Poi...
Un giorno iniziarono quelli che furono i nove mesi più belli della loro vita, anche se mia madre rimaneva bloccata a letto per timore di perdermi.
Magari fosse accaduto...>>
Si fermò nuovamente per bere.
Gli occhi lucidi risplendevano di quel loro verde brillante che si spandeva attraverso le lacrime.
Sofia gli strinse forte la mano posata sul tavolo.
<< Alex, non sei costretto... >>
<< I medici non ebbero poi tutti i torti. >> continuò dopo aver deglutito << Una vita per una vita. I miei primi trenta, immensi e lunghissimi, secondi furono il mio unico rapporto con mia madre, prima di vederla spegnersi.
Ma come ti dicevo l'amore vero è un legame che neppure la morte può sciogliere. E mentre il ricordo che mio padre aveva di sua moglie sprofondava lentamente in fondo al mare come una pesante ancora, quel legame funzionò da catena al quale mio padre era vincolato e che lo trascinava sempre più a fondo nel baratro della depressione.
Sei mesi più tardi decise di seguirla. >>
Sofia, combattendo il suo shock, prese il tovagliolo e gli asciugò una lacrima che, sola, fuggiva lungo lo zigomo.
<< Vedi Sofia, ti diranno che non credo nell'amore, che sono uno stronzo senza cuore, che antepongo il piacere a qualsiasi altra forma di complicità.
Non credergli.
Loro non sanno quale amore sto cercando. Cerco quello totalizzante, quello che ti ruba il cuore, quello per cui un istante è come una vita, ed una vita come un istante! >>
Sofia abbracciò le guance di Alex con le sue mani. I loro occhi si incontrarono. I cuori battevano all'unisono. Lo sguardo si fissò sulle labbra. Cinque centimetri li dividevano. Alex si avvicinò a lei, attendendola a metà strada.
Sofia colmò quella distanza.

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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