Capitolo XVII - Conflitto interiore

Perchè il mondo mi fa questo?
Sofia continuava a chiederselo.
Più conosceva Alex, maggiori erano i dubbi che sua mente non riusciva a dipanare. Ad uno che sbrogliava se ne sostituivano due di dimensioni ciclopiche.
Incapace di reagire, desiderosa di continuare.
Mente e cuore. Ancora loro. Un'epica lotta in cui Sofia si percepiva ultima vittima.
<< Alex... ci guardano tutti! >>
<< Lasciali guardare. L'invidia logora chi la prova, non chi la riceve!>>
Cacchio! È anche profondo...
Come una foglia risucchiata in un mulinello d'acqua, Sofia si sentiva affondare.
Sciolsero l'abbraccio.
<< Ascolta Sofia... ieri siamo stati interrotti. Vorrei invitarti fuori a pranzo domani... se la tua amica approva>> chiese con un sorriso malizioso sulle labbra.
Oh mio Dio! Si!
<< Alex... non lo so... >>
<< Non mi devi rispondere subito! Domani passo sotto casa tua alle undici. Se non ci sarai capirò! Ora però devo scappare a lezione! Allora a domani... forse. >> disse strizzandole l'occhio sinistro prima di allontanarsi.
Era nuda di fronte a lui. Incapace di qualsiasi mossa minimamente studiata.
Come una foglia...
Salì le scale in granito per il terzo piano diretta verso l'ennesima lezione priva di significato ma ricca di interrogativi. Primo fra tutti: come sapeva dove abitava?
La testa non aveva mai smesso di fargli male, a causa dello scadentissimo vino e del poco sonno della notte prima. La pancia e i reni la torturavano, segno dell'incombente arrivo di quel momento del mese. Anche il seno avrebbe voluto liberarsi finalmente dalla stretta di quel maledetto, e per giunta logoro, ferretto che usciva dalla sua sede, ma non poteva considerato che tutti gli occhi sarebbero stati puntati su di lei. Non voleva aggiungere vergogna alla vergogna.
Devo essere stata una pessima persona in una vita precedente!

Alle sei e cinquanta del pomeriggio era nuovamente in strada per tornare casa. L'aria frizzante che si incanalava lungo l'Arno le ricordava quella che a Matera respirava tra le costruzioni della città dei sassi.
Sapeva cosa la attendeva a casa. Ma si fece coraggio e cercò le chiavi in borsa.
Niente. Dovette suonare il campanello.
Silenzio. Poi rumore di passi. Non li riconosceva. La porta si aprì cigolando.
<<Ciao!>>
Di fronte a lei c'era un ragazzo. Alto circa quanto Alex, capelli castano corti ma abbastanza lunghi da potersi spettinare, naso aquilino, labbra sottili, mento spigoloso. Un tipo nella norma, se si esclude il fatto che fosse completamente nudo.
<< Devi essere Sofia! Alex mi ha parlato tanto di te! Oh perdonami! >> si interruppe coprendosi con un plaid trovato sul divano. <<Io sono Marco! Il più caro amico di Alex e l'organizzatore della festa di ieri! >>
<< P... piacere! >> rispose Sofia.
<< Marco! Vieni! Non hai ancora finito! >> gemette Elena da camera sua.
<< Ora scusami ma il dovere mi chiama! E tratta bene il mio amico! >>
Con quell'avvertimento sparì nella camera da letto gettando in aria la coperta e mostrando le natiche a Sofia.
Questo spiega un po' di cose...
Chiuse a chiave la porta di camera sua per lasciare fuori Elena, i suoi opinabili gusti in fatto di ragazzi, ammesso che ce li avesse, e i loro stupidi vocalizzi.
Voleva una voce amica. Qualcuno che la capisse. Che comprendesse e cercasse il suo bene. Ma era cosa rara di quei tempi.
Per fortuna la tecnologia azzera le distanze.
Meno male! Harry è online!

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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