Capitolo LVII - Nubi scure
Incredibile già sono passate tutte queste settimane.
Tre per la precisione, cosa che a Sofia ultimamente riusciva difficile mettere in pratica.
"Tempus fugit" dicevano i latini. Forse avevano coniato quell'espressione per Leonardo e Sofia.
Quest'ultima doveva però ammettere che stare insieme non era affatto facile. Ancora più complicato era non farsi scoprire.
Se, quando erano insieme, con Alex doveva temeva di incontrare qualche ex dell'università, con Leo si preoccupava potesse incontrare chiunque dell'università.
Era una tortura incrociarlo in classe e non poterlo baciare per il rischio di fargli perdere il lavoro. Un dolore inconcepibile non poter intrecciare le dita con le sue lungo i corridoi della facoltà.
Era vivere la vita nell'attesa di un incontro, anche fortuito, di uno sguardo lanciato tra una spiegazione ed un'altra, a cementare la speranza di Sofia che un giorno tutto quello sarebbe svanito per diventare eterno e libero amore.
Ma, in quel momento, l'unica cosa che poteva fare era continuare. Continuare come avevano sempre fatto: vedersi di nascosto nel suo ufficio, sgattaiolare a casa sua, sfiorarsi pseudo-accidentalmente in classe. Tutto pur di avere un contatto fisico, pur effimero che fosse.
Fatto sta che di giorno in giorno il loro rapporto evolveva.
Insieme potevano parlare di tutto, dall'arte, loro argomento preferito, all'attualità. Insieme a lui Sofia aveva finalmente visitato Firenze non come una turista di passaggio ma come si addice ad uno studioso. Aveva conosciuto la bellezza del mondo di Leo, dagli Uffizi al piccolo museo di provincia con una sola opera degna di nota. Avevano visitato i dintorni, la campagna primaverile fiorentina aveva visto fare l'amore a due innamorati sinceri.
Poteva sinceramente dirsi felici. Molti si illudono, ma non era questo il caso. Aveva trovato ciò che tutti cercano ma in pochi trovano. E se è vero com'è vero, che senza amore si è in fondo morti, lei poteva dirsi davvero viva. Finalmente.
Ma nubi cariche di pioggia si affollavano fuori Firenze. Una tempesta che pochi eguali aveva avuto e che difficilmente avrebbero potuto evitare.
L'acqua inondava il balcone mentre Elena cercava in ogni modo di fissare a dovere i vecchi battenti in legno consunto in modo da combattere il vento che li faceva spalancare ad ogni folata.
Sofia, intanto, armata di stracci, tentava di tamponare l'acqua entrata in precedenza e quella che si infiltrava al di sotto della finestra stessa.
<< Mai vista una cosa del genere! >> esordì l'amica.
<< A chi lo dici! Reggerà secondo te? >> chiese Sofia indicando gli stracci madidi messi a protezione.
<< Spero di si! Comunque andrà, io domani chiamo il proprietario di questa baracca e mi faccio sentire! >>
<< Vacci piano però! Ci serve questa "baracca"! Anzi voglio chiamare Francine per sentire come va nel suo appartamento! >>
<< Ancora Francine? La chiami in continuazione! Parli quasi più con lei che con me! >>
Erano circa dieci giorni che Elena si lamentava ogni qualvolta scopriva Sofia al telefono con la nuova amica. Era stata così costretta a nascondersi a casa sua.
<< Tu sei gelosa! Cuore di ghiaccio si sta sciogliendo! >> urlò divertita Sofia additandola.
<< Stronza! >> ribatté strizzando con rabbia l'ennesimo straccio, forse immaginando fosse il collo di Francine.
Un'occhiata al cellulare. Alex aveva lasciato un messaggio.
Un laconico: "Cosa fai?".
E ora che gli rispondo?
Ma Elena la distrasse.
<< Ti volevo parlare di una cosa che ho sentito all'università! >>
<< A proposito di cosa? >>
<< A proposito, mia cara, di te e di un professore! >>
Cazzo!
© G.
Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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