Capitolo LV - Casa

<< Ti va di salire? >>
Ed eccola lì. La frase delle frasi. Accettare forse significava apparire alquanto lasciva, scappare, al contrario, apparire infantile e soprattutto porre fine a quella serata o peggio alla loro storia. Nemmeno lontanamente calcolato.
Non dovrei?
Secondo appuntamento. Una vita per il suo cuore. Questo ciò che sapeva. Un ossimoro il poco tempo insieme paragonato alla miriade di sensazioni provate dal loro incontro.
Alcune belle, altre... fantastiche. Sentirsi coccolata, viziata ed infine amata.
Forse sono pensieri maliziosi solo miei! Sofia non puoi essere tanto ingenua!
Leo la osservava sorridente appoggiato con un gomito al volate dell'auto. Attendeva una risposta. Si, ma quale?
<< Posso solo immaginare cosa ti stia frullando per la testa! >>
<< Ma no! Che dici Leo! >>
<< Porrò fine io a quel marasma di pensieri! Prometto che, per quanto tu sia incredibilmente stupenda stasera, giuro che resterò al mio posto come si addice ad un gentiluomo! Si può dire "incredibilmente stupenda"? >> chiese ironico.
<< Non so se si possa dire, ma mi ha convinta! >> disse Sofia aprendo la portiera.
Ma una mano glielo impedì. Le afferrò il polso tirandola nuovamente dentro e carambolando tra le braccia di Leo.
Si ritrovo chissà come immobile, sdraiata sul suo addome mentre le sue iridi coloravano il mondo di Sofia.
La baciò. La lingua si muoveva lenta, sinuosa, i movimenti calcolati per il massimo piacere. Lei gli abbracciò la nuca spingendolo a continuare.
<< Avevi promesso di fare il gentiluomo... >> disse Sofia con un filo di voce, unico sforzo possibile dopo quel bacio.
<< Hai ragione! Concedimi solo questo. D'ora in poi sarò impeccabile! >>
<< Va bene! Mi fido! >>
Chiusero la macchina e si avviarono verso un portone. L'interno del palazzo assomigliava incredibilmente a quello di Sofia. Probabilmente il medesimo architetto si rispose.
Arrivati al terzo piano, Leo fece strada fino al suo appartamento.
<< Scusa il disordine! >>
Accesa la luce, Sofia riuscì a distinguere i dettagli del più moderno, minimal ed ordinato appartamento mai visto.
Il bianco faceva la parte del leone. Dalle pareti al marmo del pavimento, dalle ante dei mobili agli infissi delle finestre. L'illuminazione era però di un caldo tenue il che smorzava quell'abbagliate candore volgendolo ad un più intimo avorio.
Solo due elementi di arredo viravano verso altre colorazioni: il divano ed il tappeto, entrambi tendenti al beige. Alle pareti facevano bella mostra di sé gigantografie di skyline in giro per il mondo.
Ma una parete colpì subito l'attenzione di Sofia.
<< Posso offrirti qualcosa? Ti va un bicchiere di prosecco?>> chiese Leo sparendo dentro quella che Sofia individuò come la cucina.
<< Direi perfetto! >>
<< Se vuoi metti un po' di musica! Lo stereo è vicino al televisore, scegli tu il CD! >>
La varietà tra cui scegliere era praticamente infinita e spaziava dal jazz alla R'n'B, dalla classica al rap.
Decise per un soft jazz d'atmosfera.
Leo tornò dopo cinque minuti con il cestello del ghiaccio in una mano e lo spumante con due flûte nell'altra.
Si accomodarono sul divano in simil pelle con chaise-longue sistemato proprio di fronte alla misteriosa parete. Lentamente Leo scalò di posto e si avvicinò a Sofia porgendole un bicchiere. << Non mi vorrai far ubriacare? >>
<< Lungi da me! Salute! >> rispose facendo tintinnare il cristallo dei calici.
Lo sguardo di Leo era un comodo e caldo mantello che non smetteva un secondo di coprirla.
Si avvicinò ancora un po'. Ora l'esterno delle loro cosce si sfiorava.
<< Leo, io te lo devo chiedere: la tua stupenda casa sembra studiata nei minimi dettagli, cosi attenta alla più piccola funzionalità... ma perché siamo seduti davanti ad una parere bianca? >>
Senza proferire una parola estrasse dalla tasca un piccolo telecomando.
Attivato, buona parte della parete iniziò a scorrere verso l'interno per poi sparire dietro il muro vivo svelando un gigantesco camino che si accese non appena scivolato in posizione, riempiendo alla perfezione il vuoto lasciato dal dispositivo.
Era stupendo. A bassa potenza, il calore era sufficiente a scaldare l'atmosfera senza alzare la temperatura.
A quello ci pensò Leonardo.
Allungò il braccio sullo schienale cingendo le spalle di Sofia. La mano sinistra affondò nel fianco provocandole spasmi incontrollati nei lombi. La spinse a stendersi.
<< Avevi promesso...>>
<< Ho mentito!>>

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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