5. Festa non è solo Ballo
Il suono del clacson della sua auto oggi non è così odioso. Irritante sì, ma non dovendomi portare a scuola perde un po' della sua aurea negativa. Nemmeno insiste, infatti. Poco dopo eccoli entrare in camera mia. Ines già vestita e truccata di tutto punto, sembra una Barbie tanto è bella e perfetta. Ha raccolto i capelli in un grosso chignon alto, stile Carrie di Sex and the City, per intenderci. Miki ha sistemato i capelli in modo che un ricciolo gli ricada sulla fronte e devo ammettere che questo dettaglio gli conferisce un'aria più sbarazzina, adorabile. La camicia bianca lasciata sbottonata fin sul petto e i jeans che gli avvolgono i fianchi, ricadendo poi più larghi dal ginocchio in giù.
《Siete bellissimi amici miei!》, annuncio appena li vedo, salutando Ines con un bacio finto sulla guancia, per non intaccarle il trucco, ed uno a stampo sulla bocca di Miki.
《 Ehi ma nessuna delle due ha detto qualcosa sulle mie scarpe!》, si lamenta Miki. Così abbassiamo entrambe lo sguardo a scrutarle. Un paio di scarpe nere a punta, ricoperte quasi interamente di borchie: pacchianissime!
Torniamo ad alzare gli occhi su di lui che sottolinea allargando le braccia per l'ovvietà 《 Sono Louboutin!》.
《Lobo-che?》, rido io.
《Scarpe costosissime》, traduce Ines, facendo una smorfia che potrebbe essere intesa sia di disprezzo, che di invidia.
Che la famiglia di Miki sia ricca, ormai lo sappiamo. Non è la prima volta che sfoggia capi d'abbigliamento o accessori d'alta moda. Quello che non si sa è cosa facciano esattamente di lavoro i suoi. Artisti, così li ha definiti lui.
《Su, non perdiamo altro tempo!》, Ines cambia in fretta argomento, passando a me.
Mi sono fatta trovare già vestita, anche se ancora in pantofole. Quelle scarpe vertiginose le metterò solo un attimo prima di uscire. E non è escluso che ne porti un altro paio di riserva. Ines però dovrà truccarmi e sistemarmi i capelli. Posa la sua trousse sulla mia specchiera, mi fa sedere, ed inizia a lavorare. Intanto Miki si è di nuovo stravaccato sulla poltroncina col suo Apple grigio in mano, immagino a spulciare Facebook.
Circa un'ora più tardi sono pronta e dopo altri dieci minuti arriviamo a casa di Jenny. Ines non mi ha permesso di portare un paio di scarpe di riserva come avrei voluto. Ho provato a fare il broncio e a chiedere supporto morale a Miki, ma lui ha dato ragione a lei. Traditore! Quanto a trucco e parrucco, non posso lamentarmi. Quando Ines ha finito e mi sono guardata allo specchio, stentavo a riconoscere in me quella donna riflessa. Proprio così, finalmente sembro una donna vera e non più la solita ragazzina di tutti i giorni.
La festa di Jenny è esattamente il tipo di festa che sognano tutti per i loro diciotto anni. Esattamente quello che odio io. Non so come sia riuscita a convincere i genitori a lasciarle l'intera casa libera per ospitare ragazzi di ogni genere, liquori d'ogni tipo, fumo e chissà cos'altro. La musica a palla si sente pompare fin da fuori ed investe le nostre orecchie appena entrati dalla porta. Praticamente è impossibile comunicare, se non gridandosi nelle orecchie. Ines è già su di giri, freme dalla voglia di scatenarsi nel salone alla nostra sinistra, dove si è improvvisata una piccola pista da ballo. Attendiamo per qualche minuto, educatamente, l'arrivo di Jenny per farle le auguri e darle il piccolo regalo che le abbiamo comprato. Miki dalla sua smisurata altezza la nota farsi strada fra la folla. Ma quanta cavolo di gente ha invitato?
《Eccola!》, Miki si abbassa un po' per gridarmi nell'orecchio ciò che solo lui è riuscito a vedere. Annuisco.
Infatti dopo qualche secondo un braccio emerge da dietro il fianco di qualcuno e, spingendo, piano piano riesce a passare. Ci getta le braccia al collo ad uno ad uno. Immagino sia già un po' brilla per avere certe confidenze con tutti. Passi per me ed Ines che la conosciamo dalle elementari, ma con Miki non si è mai sbottonata tanto. Infatti quest'ultimo rimane un po' spaesato e mi getta un'occhiata, sorpreso.
Dopo che Jenny ha aperto il pacchettino e scoperto la collana col ciondolo a forma di cuore, ci liquida ringraziandoci per tornare ad intrattenere tutti gli altri, ricordandoci che gli alcolici ed il cibo possiamo trovarli alla nostra destra, in cucina. Ines scappa subito in quella direzione gridandomi all'orecchio 《Io approfitto!》ed in un secondo è sparita, pronta a sballarsi. A volte non la riconosco proprio!
Cerco la mano di Miki e la intreccio con la mia 《Tu non mi abbandonare!》, gli grido alzandomi ancora di più sulle punte per arrivare a portata del suo orecchio.
Di risposta mi stringe la mano.
Miki mi convince a bere almeno un sorso di un cocktail rosso. Anche lui ne beve un po', condividendo il bicchere con me. Ma nessuno dei due ha intenzione di esagerare: io perché odio gli ubriachi, lui perché sa di dover guidare. Ci siamo ripromessi però di tenere d'occhio Ines, perché sulla sua sobrietà a fine festa non possiamo proprio scommettere! Basta che non si cacci in qualche pasticcio peggiore, almeno. C'è anche BeBBè, seduto coi suoi su uno dei divani, tiene un bicchiere ed una sigaretta nella stessa mano. Evito di guardarlo per non suscitare la sua collera.
Dopo una ventina di minuti in cui non riusciamo più ad individuare Ines né in sala né in cucina, inizio a preoccuparmi 《Ma dove si sarà cacciata?》, chiedo a Miki che però non so se sente, avendo io gridato lontano dal suo padiglione auricolare. Gli tiro giù la mano che non ci siamo mai mollati -infatti inizia ad essere umida di sudore!- per farlo abbassare alla mia altezza ordinandogli 《Qua non c'è! Tu cerca fuori, io chiedo in giro!》, grido determinata.
《Ma non posiamo rischiare di perderci!》, adesso grida lui al mio orecchio.
《Nemmeno rischiare che lei si cacci in qualche pasticcio!》, gli ricordo.
Allora lui annuisce e molla la mia mano, cercando di raggiungere l'uscita. Io mi faccio largo più che posso fra i corpi dei ragazzi che saltano, ballano e gridano, cercando una faccia conosciuta per chiedere notizie di Ines.
Finalmente trovo Jenny che mi dice di averla vista avvicinarsi a BeBBè e sedersi sul divano con lui, per poi, poco dopo, salire le scale al piano di sopra. Mi sento morire! Sgrano gli occhi e come una furia mi dirigo verso le scale, spintonando più che posso tutti per raggiungere in fretta il piano superiore. Chissà quanto tempo è passato da quando sono saliti, chissà se ha già. . .
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