3. Educato non è sinonimo di Indifeso
Appena scompare torno a voltarmi verso i miei amici, allibita.
《Che significa?》, chiedo aiuto a loro per interpretare questa insolita reazione da parte di lui.
《Non ne ho la più pallida idea!》, risponde Ines impietrita, ancora con lo specchietto a mezz'aria fra lei e Miki, che nella sorpresa deve aver abbandonato la sua presa sull'oggetto conteso.
《L'hai fato incazare, secondo me! Ora ti spetta fuori e vedrai!》, ride Miki.
Gli lancio un'occhiata di fuoco che lo fa tornare serio. Non mi pare proprio il caso di scherzare su certe cose!
Metto la testa sul banco e me la copro con le mani. Poi sbatto la fronte contro la superficie dura ripetutamente, maledicendomi.
Ines mi ferma, mi tira su la testa, mi abbraccia e mi consola 《Non ti preoccupare, non succederà niente. E lui si dimenticherà in fretta di quel foglio...》.
Anche Miki si alza e viene ad accucciarsi accanto a me, mi liscia i capelli e dice 《 Scusimi, io scherzavo. Non ti toccherà nemeno con un dito: io faccio il tuo bodyguard!》, annuncia suscitando le nostre risa. Sappiamo bene che non se la caverebbe affatto nemmeno contro me o Ines, figuriamoci contro uno come BeBBè!
Le altre 3 lezioni di stamani le passo nervosa, irrigidendomi ad ogni cambio ora, temendo una qualche sua interazione. Miki ha voluto scambiare il banco col mio, per proteggermi. Carino da parte sua, ma non credo sarà sufficiente. In ogni caso, nonostante tutte le mie preoccupazioni, non succede niente.
Al termine dell'ultima ora, BeBBè è il primo che vedo sfrecciare fuori dall'aula, seguito a ruota dai suoi. Così mi rilasso definitivamente e con calma mi metto a preparare lo zaino. Anche Ines e Miki mi rivolgono uno sguardo incoraggiante. Andata.
Raggiungiamo indenni anche l'auto, senza incontrare né lui né uno dei suoi fidati. Saliamo, come sempre io davanti accanto a Miki, e partiamo. Ah, Miki è l'unico fra noi 3 ad avere l'auto, ecco perché gentilmente ci passa a prendere ogni mattina e ci riaccompagna al termine delle lezioni. Anche io ed Ines abbiamo la patente, ma i nostri genitori retrogradi hanno deciso che per ora non abbiamo bisogno di un'auto tutta nostra. Per loro l'autobus è un mezzo molto più sicuro per raggiungere la scuola ed è già una fortuna che ci abbiano concesso di essere accompagnate da Miki. Ovviamente lo conoscono più che bene, dato che passiamo praticamente tutti i pomeriggi insieme, qualche volta da me, qualche altra da uno di loro, a... studiare. Comunque, gli hanno fatto promettere di non superare i limiti di velocità, di farci sempre allacciare la cintura di sicurezza e di non guidare ubriaco. Ah, Miki ubriaco! E chi lo ha mai visto?! Troppo serio...
Questo pomeriggio però non ho in programma di vedere nessuno di loro. Ines deve andare a farsi le unghie e Miki ha lezione di pianoforte. Poi i compiti. Niente, oggi al massimo ci sentiremo via WhatsApp.
Mentre leggo un libro sdraiata sul mio letto, compare mia madre 《Mavis》.
《Eh?》, faccio io alzando gli occhi verso di lei.
《Dovresti andare a fare un po' di spesa. Vengono gli zii a cena e pensavo di fare un po' di carne... e della verdura di contorno, ma non ne ho... e devo ancora finire di pulire e riordinare casa》, spiega.
Sbuffo sonoramente 《Mamma!》.
《Dai... perfavore!》, mi supplica 《Ti ho già preparato la lista precisa delle cose che devi prendere. Farai presto!》, promette.
Sono troppo buona, è quello che mi frega sempre! 《E va bene... ma prendo l'auto!》.
Ci pensa un po' su e poi desiste 《Okay...》.
Mi scappa un sorrisino per la mezza vittoria mentre mi porge la lista.
Più tardi, al supermercato, mi domando come diavolo avrei potuto fare a meno dell'auto, con tutto quello che mia madre mi ha ordinato di prendere. Al banco della carne c'è una fila immane, forse perché è venerdì, bah. Prendo il numero ed attendo il mio turno. Ci vorrà molto perché ho ben 24 numeri davanti! Il resto della spesa è già nel carrello. Accidenti! Se avessi preso il numero appena entrata probabilmente toccherebbe già a me! Mia madre avrebbe dovuto suggerirmelo! Oh aspetta, forse l'ha fatto, insieme a molte altre cose che mi ha detto e che io ho fatto finta di ascoltare annuendo. Sigh. Non mi rimane che aspettare paziente! Estraggo il cellulare dalla borsa e sbircio Facebook. Trovo una foto delle nuove unghie di Ines, rosse Chanel. Belle. Metto Like e passo oltre. Metto Like anche ad un sacco di altri link divertenti, finché un signore che grida non attira l'attenzione di tutti. Mi volto indietro, alla mia destra dove sento provenire la voce, cercando di capire cosa stia succedendo.
Mentre mi sporgo per vedere oltre la gente mi scappa la domanda a voce alta 《Ma che succede?》.
Una signora accanto mi risponde 《Stanno litigando per il numero》, sussurra con l'atteggiamento della tipica impicciona.
《Per il numero?》, ormai ho iniziato la conversazione!
《Si, quel signore sostiene che il ragazzo gli ha rubato il numero!》, mi indica i soggetti, ma non riesco ad individuarli.
《Io ti rompo le ossa!》, sento la minaccia provenire da quel lato
《Accidenti! Ma chi è che grida così? Il signore o il ragazzo?》, allibita da tanta violenza per un gesto così di poca rilevanza, chiedo ancora alla signora che sembra saper tutto.
《Il signore! Il ragazzo si sta solo difendendo spiegando che non ha fatto niente!》, racconta la signora piegando un po' la testa verso di me, come a voler svelare un segreto.
In quel momento la folla si sposta un poco, e anche io riesco a vedere la scena. Un uomo sulla sessantina, alto e ben piazzato, sta spintonando e gridando in faccia ad un ragazzo con la cresta, che rimane impassibile, le mani alzate, in segno di arresa. Non lo identifico subito, di spalle, ma quando interviene un'altro uomo con la divisa del supermercato a dividerli, riconosco il bullone all'orecchio, le labbra carnose e il piercing al sopracciglio. Oltre all'inconfondibile tatuaggio sul collo. Quel ragazzo è proprio BeBBè.
Finalmente si calmano, il signore viene ingiustamente servito per primo purché se ne vada, ed il ragazzo torna ad attendere il proprio turno, guardandosi in giro, cercando forse di intuire cosa la gente pensi di lui.
Ecco che intercetta il mio sguardo, ancora posato su di lui, comprensivo. Mi fulmina e di colpo torno a rivolgere l'attenzione a Facebook. Ma dopo poco mi sento afferrare per un braccio e tirare indietro. Mi volto, è proprio lui che mi trascina lontano, fino a raggiungere una corsia deserta. Mi prende paura. Che vuol fare?
Molla la presa sul mio braccio e mi punta il dito contro 《Tu prova solo a raccontare a qualcuno cosa hai visto e ti distruggo!》, mi minaccia serio.
Io tremo di paura, ma annuisco decisa a non parlarne con nessuno.
《Brava》, mi afferra il mento 《E carina》, sfodera un sorriso indecifrabile e torna alla fila in macelleria.
Io vorrei poter scomparire all'istante, ma, dato che non ho né questo né nessun'altro potere, dovrò tornare a casa con le mie gambe, e con la carne! Perciò mi rimetto anche io in fila, avendo cura di posizionarmi il più lontano possibile da lui e non rivolgergli mai più lo sguardo. Torno a Facebook, fido compagno di attese.
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