Capitolo 2

Pov's Harry

I giorni si susseguono con la stessa monotonia con cui un ragno passa il tempo a tessere la propria tela.
I clienti aumentano di giorno in giorno, il signor Dursley pensò che fosse una buona idea aumentare il mio carico di lavoro in merito, così da guadagnare il doppio.

So di non meritarmi nulla di tutto questo, ma nonostante ciò non riesco a ribellarmi.
L'idea di scappare mi è più volte passata per la testa, ma anche se trovassi il coraggio per fare questo salto non saprei dove andare.
Presto non sarà più ammissibile che mi spediscano in orfanotrofio, dove sono sicura sarei stato meglio che con questa famiglia in tutti questi anni.
Il mio compleanno si avvicina, non appena avrò diciott'anni sono certo che mi ritroverò le mie valige pronte sul letto, fatte personalmente dalla signora Dursley.

Questi sono i pensieri che affollano la mia mente, mentre lascio che l'acqua, proveniente dal getto della doccia, scorra sul mio corpo, lavando via le impurità della mia pelle, ma non quelle del mio animo.

"

Harry! Muoviti e vieni giù!"

Addio al mio momento di calma apparente.

Esco dalla doccia infilandomi l'accappatoio, cercando di asciugarmi il più in fretta possibile. Indosso i miei vestiti, non curandomi dei capelli ancora umidi.
Accompagnato dalle urla insistenti del signor Dursley, scendo al piano di sotto.
Raggiungo la sala da pranzo dove trovo i signori Dursley seduti al tavolo in compagnia di un uomo che non avevo mai visto prima. Il quale non ricordo essere uno dei soliti ospiti giunti qui in precedenza, probabilmente sarà un nuovo acquirente.
L'uomo rasenta un'aura di potere, i capelli lunghi lisci, biondo platino, gli ricadono sulle spalle, indossa un abito che deduco essere di alta sartoria. Noto che con sé porta un bastone il cui pomello, a forma di testa di serpente, appare finemente decorato.

"Lui è il signor Malfoy, lo abbiamo contattato affinché si occupasse di te una volta che avrai lasciato la nostra casa al compimento della maggior età.
È un uomo potente, gestisce un impresa che si occupa della legge, avvocati, giudici. Starai bene nel suo manor"

Ogni parola pronunciata dal signor Dursley era una stilettata al cuore.
Non intendevano nemmeno lasciarmi andare senza cercare di mettermi un'altra catena al collare con cui mi avevano manovrato per tutta la vita.
Stringo le mani in due pugni stretti, cercando di mantenere quel apparenza di autocontrollo che sentivo scivolarmi via ogni secondo che passava.

Non osai guardare colui che sarebbe stato il mio nuovo tutore negli occhi, la sua sola presenza nella stanza rendeva l'aria irrespirabile.
Avvertì lo spostamento di una sedia e dei passi che si avvicinavano a me.
Fissando in basso, notai due scarpe nere lucide, portandomi a capire immediatamente chi si trovava davanti a me.

"Il mio autista ci sta aspettando, prepara le tue cose, non farmi aspettare"

Dal suo tono capì che non ammetteva repliche, capendo la situazione in cui mi trovavo, mi limitai ad annuire.

Successivamente, non ricordo nemmeno come mi sono ritrovato nella mia stanza, mi ritrovai a preparare la valigia, visti i pochi averi che possedevo, che comprendevano per lo più vestiti usurati più il mio spazzolino.
Avevo desiderato per tutta la vita di lasciare quella casa, ma non avrei mai pensato che sarei stato ancora prigioniero quando l'avrei fatto.

Ricacciai indietro le lacrime, non volevo dare a quei bastardi la soddisfazione di vedermi debole.
Presi la valigia e tornai al piano inferiore, dove trovai ad attendermi, fermi nel mezzo del corridoio il signor e la signora Dursley e loro figlio. Tutti e tre mi guardavano con soddisfazione, sapevo di essere stato sempre un peso per loro, una bocca in più da sfamare che nessuno aveva chiesto.
Avrei voluto vedere le loro facce una volta che si fossero accorti del piccolo regalo d'addio che avevo riservato per loro.
Uscì dalla porta senza dire una parola, trovandomi immediatamente davanti una limousine lunga quasi quanto il viale, ovvero quattro metri circa

Come fa un'auto simile a passare indisturbata per la strada? Complimenti all'autista.

Una portiera si aprì in automatico, rivelando l'uomo elegante di poco prima.
Non proferì parola, si limitò ad aspettare che io salissi sul sedile accanto al suo, prima che la portiera dell'auto di richiudesse da sola.
Nello stesso momento in cui l'auto stava per partire, potei vedere di sfuggita il signor Dursley che usciva di corsa di casa, rosso di rabbia, urlando qualcosa che non riuscì a comprendere, ma potevo immaginare la fonte della sua ira.
Avevo appiccato un piccolo fuocherello innescato con lo sfregamento di due pietre che portai a casa in passato per pura noia.
Non avevo mai fatto nulla per nuocere alla loro famiglia, ma questa volta, non potevo andarmene in silenzio.

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