Non fa niente
Lucia ha sette anni ed è figlia unica, anche se ha un fratello. Quando le chiedono quanti sono in famiglia, lei deve sempre pensarci un po’. Il problema per lei è che il fratello, Lorenzo, non fa niente.
E quando dico che non fa niente, intendo che non fa proprio niente. Lorenzo non parla, non cammina, non mangia, non sa neanche stare seduto o andare al bagno da solo.
Lucia si chiede spesso a cosa serva un fratello che non fa niente, ma ha imparato che queste domande è meglio farsele da sola. L'unica risposta che ha avuto sinora è che tanto è meglio così, e che suo fratello è un regalo, e che è più bello degli altri.
Lucia ha imparato che dire che lei vorrebbe portarlo a cambiare con uno normale è qualcosa che non si fa.
Questa è la storia di Lucia, la bambina che vorrebbe fare un sacco di cose, e molte di quelle le fa.
Ma questa è anche la storia di Lorenzo. E Lorenzo non fa niente.
La prima volta che Lucia ha visto Lorenzo, lo ha guardato scettica dalle gambe del papà. Non si vedeva ancora che Lorenzo non fa niente, e Lucia guardava di sottecchi, come se un venditore dall’aria sospetta le stesse offrendo della merce a basso prezzo.
Era lì, che si aspettava la fregatura, abbracciata stretta a quelle gambe alte come palazzi e aveva paura che se si fosse staccata sarebbe caduta giù.
Lucia ha imparato presto cosa significa “non fa niente”.
Non fa niente è quello la mamma dice più spesso, per esempio.
Come quando hanno invitato tutta la famiglia alla recita scolastica di Lorenzo e poi hanno scoperto che per due ore lo avrebbero tenuto sul palco mezzo nascosto dietro una palma finta della sceneggiatura, a non fare niente, per non rovinare le foto del fotografo.
Allora la mamma si è messa a piangere, e quando la nonna si è avvicinata la mamma ha risposto “Non fa niente”.
Ci sono abituata. Non fa niente.
Anche il papà di Lucia è un abbonato al dire non fa niente. Come quando non sono riusciti ad andare in spiaggia perché la passerella per le carrozzine era rotta e Lucia non ha potuto usare il materassino nuovo. Hanno ripiegato su un giro al lungomare, con l’ombrellone in spalla inutilizzato.
“Non fa niente.”
La prossima volta ci organizziamo meglio. Non fa niente.
Anche Lucia dice non fa niente, ma lo dice in modo diverso. Lucia non sa perché Lorenzo non fa niente e non ha mai avuto un fratellino. Lo guarda e aspetta che faccia qualcosa. Pensa che forse i bambini crescono più lenti di così.
Chissà, forse è normale che dopo tre anni un bambino non abbia ancora imparato a camminare o parlare, forse lo farà presto. Ma Lucia ci prova.
“Mamma, non fa niente!”, dice e riceve lunghi silenzi in risposta.
Lorenzo ha cinque anni e Lucia dodici quando lei si è rassegnata al fatto che Lorenzo non fa niente e soprattutto non farà mai niente. Davanti a questa sentenza vorrebbe anche lei poter dire “non fa niente” come i genitori, ma non ci riesce.
Tutti cercano di far capire a Lucia che non è esattamente vero che Lorenzo non fa niente, ma a Lucia non importa molto di quel che dicono e le sembra che dire così sia un po’ come prendersi in giro.
Quando Lucia ha sedici anni e Lorenzo quasi dieci, è diventata esperta di non fa niente. Non fa niente quando Lorenzo piange alle tre di notte come un neonato e lei il giorno dopo deve andare a scuola. Non fa niente quando invita le sue amiche prima di andare a ballare in discoteca e la guardano un po’ schifate e un po’ impietosite perché gli cambia il pannolino prima di uscire. Non fa mai niente, e lei si è quasi dimenticata che si sente stanca.
È quando Lorenzo ha sedici anni e Lucia ventuno che Lucia si ricorda che la situazione è frustrante. Ormai è grande abbastanza per badare a lui quanto i genitori, e Lorenzo non fa niente esattamente come il primo giorno.
E così Lucia si sveglia la notte per dargli le medicine, perché i genitori lavorano al mattino. Resta a casa con lui quando i genitori devono uscire, anche se deve uscire anche lei. Gli dà il pranzo quando i genitori hanno rientro al lavoro. E in cambio, Lorenzo non fa niente.
Lucia non l’ha mica chiesto, Lorenzo.
Non ricorda se ha mai chiesto un fratellino, ma certo non ha mai chiesto questo. Non vede perché dovrebbe pensarci lei, troppo comodo fare un figlio che non fa niente pensando che poi ci penserà la figlia grande a fargli compagnia. A lei nessuno ha mai chiesto il permesso.
Così si siede in salotto e lo guarda sospirando.
“Non è colpa mia Lorenzo, se mi stai un po’ sul cazzo.”
Lorenzo non fa niente. Eppure, le sembra ogni giorno di più che in effetti non è proprio vero che Lorenzo non fa niente.
Piange e ride, per esempio. Batte le mani quando sente la musica. È sempre più contento quando beve il succo alla pesca rispetto a quello alla pera. Preferisce il dolce al salato.
A essere precisi, non è neanche vero che le sta un po’ sul cazzo. Non più di quanto tutti i fratelli si stiano un po’ sul cazzo l’uno con l’altro.
Così Lucia inizia a divertirsi quando lo porta al mare. A protestare con le maestre che gli lasciano il giubbotto per tutte le ore di scuola. A portarlo nell'altalena costruita per lui al parco.
Lucia ha ventisei anni, e Lorenzo diciannove, quando con Leonardo si accorge che vuole metterci del suo. Ne ha ventisette quando il suo si presenta alla porta.
Laura impara in fretta, e fa tutto. Fa tutto, fa molto, fa velocemente. È per questo che quando Laura si aggrappa alle sue gambe alte come palazzi, e ha paura che se si staccasse potrebbe cadere giù, Lucia le dice “Questo è Lorenzo. È tuo zio”.
“Mamma, non fa niente!”
Lucia vorrebbe dire che non è esattamente vero che Lorenzo non fa niente, ma non vuole essere come i suoi genitori, così alza le spalle e risponde
“Non fa niente”.
Laura non lo sa, ma Lucia non pensa più che Lorenzo non fa niente. Quello che pensa è che non fa niente. E, tra i due, c’è tutta la differenza che conta. Lo capirà anche lei.
*
A Lucia,
la bambina onesta
che dice le cose che
gli altri non dicono.
Ma anche a Lorenzo,
perché non fa niente,
e lui di non far niente
mica se lo merita.
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