Capitolo 7. Parola chiave "dolore".

*Saint*
Avevo meno diritto di averlo al mio fianco dopo quella volta, ma adesso equivaleva direttamente a zero. Eppure, nonostante tutto quello che facevo era ancora lì, perché?
Se mi avesse conosciuto prima, avrebbe avuto la parte migliore di me, avrei voluto dargliela con tutto me stesso, ma non esisteva più.
La sensazione di amarezza che provavo era peggiore del risveglio post-sbronza.

*Zee*
Riusciva a stento a reggersi in piedi e aveva il coraggio di dire che non "era abbastanza"?
Si aggrappò a me come se ne valesse della sua vita, come se avesse paura che fuggissi lontano, o che sarei scomparso.

Quando arrivammo a casa sua, lo lasciai andare sul letto ma lui non fece lo stesso con me. Mi allontanai per andarmene da quell'appartamento il più velocemente possibile, non sopportavo la sua vista, non riuscivo a vederlo in quello stato per qualcun altro, il mio corpo, il mio cervello e il mio cuore si rifiutavano.

Tentai di liberare la presa salda della sua piccola mano nella mia, si alzò tenendomi stretto, si avvicinò sempre di più, fino a quando lasciò la mano per stringere forte i fianchi, affondò la testa nella mia schiena.
Volevo che mi stringesse di più, volevo che mi dimostrasse quanto i miei pensieri fossero sbagliati.

Saint: puoi non andartene? Puoi?

Il suo tono mi sembrava disperato e sull'orlo del pianto, stava davvero parlando con me?
I suoi movimenti furono troppo veloci affinché riuscissi a controllarli, mi ritrovai contro la parete, accanto al letto con il suo viso schiacciato sul mio, e le piccole mani si facevano strada  sotto la maglietta, toccandomi.
Disgustoso da parte mia, ma raccolsi quel bacio, come un bambino fa con un fiore, non sapendo che in quel modo lo avrebbe privato della vita, facendo finta di avere quell'innocenza, lo raccolsi.

Senza ritegno, senza rispetto, senza vergogna, mentre entrambi sussultavamo per il piacere, avvicinai ancora di più il suo corpo al mio, spingendo.
Sentii la sua erezione premermi tra le gambe e questo non fece altro che farmi bramare ancora di più rispetto a quello che stavamo facendo.
Le nostre lingue, i nostri gemiti erano in sintonia, il mio fiato si interruppe quando la sua bocca passò al mio collo e poi alla clavicola, mordendo tutta la superfice della mia pelle.

I suoi baci erano passionali, incazzati e notai la differenza con i miei.

Continuava a tenere gli occhi chiusi, non si degnò neanche una volta di guardarmi.








Lui non voleva me.





Le sue mani scesero sempre più in basso, accarezzandomi con decisione.
Tentò di sbottonarmi i jeans.

A quel punto non so esattamente cosa, o chi, mi diede la forza per trattenerlo.

Mi afferrò il viso con entrambi i palmi delle mani, appoggiò il suo naso contro il mio e aprì gli occhi, dai quali iniziarano ad uscire splendenti lacrime, simili alla rugiada mattutina, che rigarono le guance cremisi.





Saint: perché mi fai questo Perth? Non puoi rimanere con me? Ti prego.





Sgranai gli occhi, mi irrigidii e tutta la passione che un attimo prima mi aveva travolto era stata spenta, come se del ghiaccio mi fosse stato versato addosso senza preavviso.

Avvertii un conato di vomito che risaliva dal mio stomaco mentre mi baciò con quella dolcezza che non aveva avuto prima.
Si spostò verso il mio l'orecchio, pieno solo del rumore del sangue che mi inalberava all'interno.









Saint: ti amo, Perth.












Mi girai dal lato opposto rispetto alla provenienza di quel suono disgustoso.

Con il volto pallido, come se di me fosse rimasta solo carne da macello, la voce bassa e rauca gli risposi.

Zee: io non sono lui.

Era così che si era sentita Wendy?
In quel momento mi sentii violato, non volevo essere toccato, baciato, non volevo sentire il suo fiato sul mio organismo.

Lo spinsi in maniera brutale lontano da me e corsi via sbattendo così forte la porta che mi trascinai dietro anche la maniglia.

Non controllai la mia rabbia che fremeva per uscire fuori e diedi un pugno così violento contro il muro che si lacerò.
Le crepe che si andarono a formare erano sporche del mio sangue, che continuava a sgorgare, il dolore non esisteva più per me.

Mi lasciai andare.
Caddi a terra, strisciando la mia schiena lungo il muro, disperato, sì era la parola giusta per descrivermi in quell'istante.

Mille coltelli mi trafissero il costanto, impedendomi di respirare, ansimavo come se qualcuno mi stesse togliendo l'aria dai polmoni.

Piansi.

Piansi tutto il mio dolore, singhiozzai fino a quando ce la feci più, fino a quando resse il mio fisico.

Ero In ginocchio non solo davanti a quella porta rotta, ero in ginocchio davanti ai miei sentimenti.

Distrutto, con la vista annebbiata, entrai in quell'appartamento all'alba, lui era contro quella parete, accovacciato, che dormiva.
Gli cambiai la maglia tutta sudata, lo bagnai leggermente con un asciugamano inzuppata d'acqua fredda e lo misi a letto.

Avrei voluto lasciarlo solo nelle sue pene, come lo ero e lo sarei stato io.
Volevo davvero abbandonarlo.

Mi sdraiai sull'altro lato del letto, accanto a lui, mentre lo guardavo dormire.
Sembrava non avere fastidi, i suoi capelli erano appena illuminati dalla luce del sole che trapelava dalle scure e pesanti tende.
Poteva questa visione celestiale, cancellare le tenebre della scorsa notte?

*Saint*
Quando mi svegliai ero nel mio letto e lui era accanto a me, una lacrima gli scese nel sonno, aveva una mano completamente distrutta a sangue con la quale si copriva una parte del volto.

Come avrei potuto dimenticare le urla e i gemiti, l'acqua salata che potevo immaginare scorrere dall'iride dei suoi occhi? Come avrei potuto dimenticare l'atrocità che gli avevo procurato e tornare al suo fianco come prima?
Mossi la mia mano nella sua direzione ma ancora prima che potessi sfiorarlo aprì gli occhi e si scostò alzandosi dal letto. Anche se non era neanche un decimo di quello che aveva provato lui, anche se non avevo il diritto, mi fece male lo stesso.

Non si voltò, non mi parlò, semplicemente andò via.




Mettete semplicemente la canzone più triste che avete, spero vi arrivino tutte le lacrime dei personaggi e le mie.
(Non ho voluto leggere il capitolo per più di due volte, per eventuali errori non esitate a scrivermi)
Questo è l'ultimo capitolo che vi lascio per il momento perché sarò impegnata con lo studio, aggiornerò una volta a settimana, sperando di potermici dedicare.
Fatemi sapere che ne pensate.

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