Capitolo 36. Tock Tock Tock.

*Saint*
Ritornai a casa con l'immagine orrenda di due labbra che si sfioravano e non erano le mie con quelle di Zee.
Il primo incontro che speravo ci fosse tra noi era sfumato via.
Mi sentivo un guscio vuoto, crudelmente sviscerato.
L'alcool non era più abbastanza, non riusciva più a colmare.
Avevo dei momenti in cui pensavo che dovevo solo andare avanti, dimenticare ma mi mancava e l'amavo.
Avevo dei momenti in cui pensavo che era solo uno stupido amore, sarebbe passato ma mi mancava e l'amavo.
Avevo dei momenti in cui mi mancava, l'amavo e ... basta.
Tutte le notti le passavo alzando la musica e bevendo nella fottuta stanza della mia casa, in quelle quattro mura che avevano visto i nostri baci, i nostri abbracci ed ora il nulla.
Altre sere le passavo nel totale abbandono al dolore, mi lasciavo a lui, acconsentivo che le tenebre mi avvolgessero fino al sopraggiungere del sonno, speravo, spesso, di morirci perché ogni volta che arrivavo nella dimensione del sogno le immagini di Zee che faceva l'amore con un'altra persona, con Bas, che gli prendeva la mano, che gli dava da mangiare e lo curava, ogni santa volta mi svegliavo in preda alla convulsioni e le grida.
Gridavo nel sonno.
Era un tormento.
Mi svegliavo con le lacrime agli occhi, senza voce, con tutte le sigarette e l'alcool che avevo assunto la sera precedente accanto a me.
Le sigarette erano della sua marca preferita.
Fumava ancora? Non lo sapevo.
Tutto sembrava appartenere ad un'altra vita, come se niente fosse esistito in questa.

Zee io e te non eravamo reali?
Non c'eravamo promessi qualcosa nel nostro silenzio sulla spiaggia?
Zee non ti ricordi di me? Sono qui, e se davvero non riesci a ricordare guardami, guardami ti prego.

Piansi per innumerevoli motivi che neanche riuscivo più a tenere a mente, ogni giorno, ogni settimana mi perdevo sempre di più.
Chiamai Harry per dirgli di non accettare da parte mia nuovi lavori, non mi reggevo in piedi figuriamoci fingere di sorridere.
Non me ne fotteva un cazzo delle sue grida al telefono, tanto non erano forti quanto quelle dentro di me.

*Zee*
Io e Bas iniziammo a lavorare insieme oltre che vivere sotto lo stesso tetto, sembrava che ci fossimo cuciti la felicità addosso.
Ero felice perché potevo passare tutta la giornata con lui senza dover per forza trovare scuse per vederci anche di mattina.
Non mi bastava mai, volevo sfruttare ogni momento da dedicare a noi.
Fu il periodo più bello della mia vita, e finalmente lo portai ad un appuntamento.
Peccato che le foto di noi abbracciati e che ci baciavamo uscirono su tutti i social.
Ai nostri manager non poteva far altro che piacere ma a me no.
Mi sentivo privato di portare il mio ragazzo in giro, di potergli fare un regalo o un gesto.
Usciva immediatamente tutto sui giornali di gossip, eravamo costantemente pedinati.

Zee: che ne dici se torniamo al mare il prossimo weekend?

Mi guardò mentre era intento a sporcarsi con il gelato.
Quel bacio al gusto di lamponi e cioccolato misto al sapore delle sue labbra era solo nostro visto che misi il cappellino nero con visiera, che ero costretto a portare, davanti per non farci vedere.

Bas: ci tornerei anche subito, con te.

Bas non ebbe premura di coprirsi perché si alzò e venne direttamente tra le mie braccia fiondandosi sulle mie labbra.

Bas: allora è deciso.

*Saint*
Ero confinato nel mio letto quando innumerevoli tag entravano in tendenza su Twitter. C'erano ancora persone che speravano e credevano nella "ZeeSaint" continuando a taggarmi in eventi, foto e parti della serie in cui ero con Zee e poi? E poi c'era la nuova ship "ZeeBas".
Passavo ore su quell' hashtag e le nuove foto che venivano caricate ogni secondo mi piantavano una nuova coltellata nei pensieri.
Non so perché, non so neanche come ma riuscii ad alzarmi, riuscii a farmi una doccia, a vestirmi e ad uscire di casa.
Era la notte del 1 marzo, forse la notte che mi avrebbe finalmente cambiato la vita.
Non sapevo se era egoismo, se era perché volevo un minimo farlo stare male quanto ci stavo io, se era perché mi mancava da non riuscire ad inalare l'aria ma mi i miei piedi mi portarono al 1 piano del condominio di Zee.
Fuori la porta c'era il suo cognome in lettere dorate.
Mi veniva da vomitare per l'ansia.
Camminai avanti e indietro in quel corridoio per un lasso di tempo incerto, passi lenti e pesanti tra i quali mi accesi una sigaretta e poi un'altra ancora.
Le ginocchia mi tremavano, sentivo il cuore letteralmente in gola avrei potuto sputarlo da un momento all'altro, lo stomaco sottosopra, la mente che non riusciva a creare un solo pensiero coerente.
Accarezzai la porta come avrei voluto fare con il suo viso.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime che scacciai, facendoli così diventare venati di capillari rossi.

Tock tock tock. Erano 3 tocchi.
3 tocchi di merda che ci voleva a muovere la mano?
Sembrava che il mio corpo si rifiutasse di ascoltarmi, forse perché non era pronto ad altro dolore.
Il mio respiro si appesantì ancora di più quando riuscii a farlo.

"Thī̀rạk non mi dire che hai ordinato cibo d'asporto, guarda che mi sto impegnando per te"

Sentii la sua voce dolce rivolta a qualcun altro, non era solo e dovevo immaginarlo visto che viveno insieme. In realtà il mio cervello non aveva ancora elaborato.

"Chissà vediamo!"

Li sentii ridere, più Zee rideva più mi facevo piccolo, schiacciato da quell'idea che non ero io a renderlo così e che gli avevo procurato solo sofferenza quando stavamo insieme.
Non avevano ancora aperto, potevo andar via e feci per voltarmi quando sentii scattare la serratura come scattò in me la speranza di vedere la faccia di Zee.

Mi ritrovai davanti un essere basso dai capelli blu che indossava un'enorme felpa nera palesemente non sua.

Sapevo che mi conosceva e io lo avevo riconosciuto, vedendolo da vicino era il ragazzo che era costantemente dietro di lui quando facemmo i casting.
Era cambiato molto, aveva i buchi alle orecchie e i capelli di quel colore stravagante, inoltre ora era riuscito ad ottenere quello che voleva a quanto pare.
La sua faccia passò da incredulità a terrore in meno di due secondi.

Zee: puffo chi è? Perché non mi rispondi?

Arrivò alla porta mettendo la sua testa su quella di Bas guardando lui prima che davanti a se.
Era ancora più magro di quando l'avevo visto per caso con Tommy e i suoi amici, i cerchi alle orecchie gli donavano ma il fatto che fossero gli stessi di Bas quasi mi fece crollare su quel pavimento.

Saint: Zee.

Nella fazione di secondo esatta in cui il suo sguardo passò da Bas a me ebbe modo di ascoltare la mia voce ancor prima di incrociare i miei occhi.
Alzò di scatto la testa, sgranò gli occhi in cui vidi un velo di lucidità.

Zee: Saint...

La presa che aveva intorno al bicchiere pieno d'acqua venne meno creando sul pavimento un mosaico di vetro.
Sentivo che il mio cuore era ritornato integro.
La terra riprendeva a gravitare.
Sorrisi spontaneamente senza neanche accorgermene.
Era possibile che tutto fosse svanito alla sua visione e fosse rimasto solo l'amore?

Doppio oggi! Domani non potrò postare.
Buona lettura! ♡♡♡♡♡¡

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