Capitolo 23. Rifiuto.
*Saint*
Volevo farmi bastare la felicità di quella notte appena trascorsa ma si esaurì troppo in fretta.
Rimasi svuotato sul pavimento di casa mia, pentendomi di quello che avevo appena fatto.
Continuavo ad essere egoista.
Tentai di andare avanti con la mia vita, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, il tempo non contava più nulla per me.
Fingevo sorrisi e amicizie per andare avanti, mi concetravo sul lavoro ma in realtà il pensiero fisso era lui.
Ci provai.
Ci provai con ogni fibra di me stesso a dimenticarlo, a non pensarci, a non pensare a cosa c'era stato.
Volevo proiettarmi verso quello che poteva accadere d'ora in poi.
Avevo anche il coraggio di chiamarlo futuro quello senza di lui?
Cadevo nell'illusione di vederlo ovunque, in ogni dove, in ogni angolo, il mio cuore lo cercava.
Lo vedevo nelle persone che erano accanto a me dove sarebbe dovuto stare lui.
Ebbi tanti momenti di debolezza in cui non facevo altro che tormentarmi.
Visto che non avrei mai avuto il coraggio di presentarmi di persona la soluzione la trovai nei messaggi.
Quante volte avrei voluto scrivergli che mi mancava e che era la mia costante tutti i giorni, ogni giorno, che non la sentivo più vita senza di lui.
Quante ore passate su quelle chat sperando di riuscire ad inviare al posto di cancellare.
Invece, mi limitavo a mettere frecciatine su Twitter come i quattordicenni depressi sperando che gli arrivasse un minimo del pensiero che gli rivolgevo.
Ora eravamo due sconosciuti entrambi
facevano finta che tutto appartenesse al passato, un passato indegno anche solo di essere menzionato.
Quanto avrei voluto avere la forza per fare tutto quello che avevo negato a lui e a me.
Quante volte ho composto il suo numero per sentire la sua voce, con la speranza di potercela fare, di poter affrontare questi sentimenti.
Come stava? Cosa provava?
Non avevo il diritto, né di farmi queste domande nè di desiderlo accanto, me ne ero privato uscendo dalla sua vita sulle mie stesse gambe.
Non riuscivo ad ammettere neanche che volevo mancargli, volevo che sentisse la mia mancanza come me, che stavo morendo sotto il penso del dolore.
Avevo scelto io il finale doloroso della nostra storia, non potevo fare altrimenti, era questa la scusa che tentavo di ripetermi.
Facevo finta di stare bene, avevo su una maschera che aveva convinto bene anche me.
Saint: se non abbiamo così tanto lavoro Harry io vorrei tornare a casa dalla mia famiglia, mia sorella è tornata ed ha portato la mia nipotina, lo sai mi manca tanto.
Manager di Saint: hai lavorato sodo, ti chiamo appena esce qualcosa di nuovo, fatti trovare!
Sentivo il bisogno di ritornare lì dove ero stato felice.
Ero nato in un piccolo paesino in mezzo al verde e alle campagne, non vedevo l'ora di respirare quell'aria pura, o semplicemente non volevo passare un minuto di più in quell'inferno di ricordi che era il mio appartamento.
Ad accogliermi arrivò mia madre che sembrava preoccupata nel vedermi, come darle torto non tornavo spesso e quando lo facevo di solito scappavo da qualcosa, in questo caso da me stesso.
Una pallina di due anni, con le mani sporche di tempere colorate mi venne incontro sorridendo.
Non riusci a non pensare a Zee, a quanto gli sarebbe piaciuta questa bambina, sicuramente avrebbe iniziato a fare di tutto per farla ridere ma senza ottenere risultati.
Quel pensiero mi riempì il cuore, mi rese allegro, però era solo un pensiero destinato a rimanere nella mia testa.
Era quasi ora di pranzo quando arrivai così mangiammo tutti insieme.
Mamma di Saint: da quanto mangi così piccante? Non ti è mai piaciuto...
Sorella di Saint: fratellino ti senti bene?
Saint: scusate, torno subito.
Non mi piaceva il piccante ma piaceva a Zee. Dio, andare li non aveva fatto altro che peggiorare le cose, più non ero impegnato più pensavo a lui e facevo di tutto per rendere il suo ricordo vivo. Avevo paura che sbiadisse anche nella mia mente, così come lo aveva fatto nella mia vita.
Mamma di Saint: tesoro stai bene?
Mia madre entrò in quello che era sempre stata il mio rifugio adolescenziale, la mia camera.
Ero intento a guardare il mio sfondo del cellulare, lui mentre dormiva.
Ne avevo milioni di quelle foto.
Alzai la testa per incrociare degli occhi che speravo fossero quelli di Zee.
Sembravo un bambino che aveva perso la via del ritorno.
Fui sollevato nel sentire sulle mie guance qualcosa di bagnato, finalmente versavo quelle lacrime che non riuscii prima.
Lei non chiese niente mi abbracciò soltanto.
Non trovai conforto in quell'abbraccio materno perché mi mancavano altre braccia, perché bramavo quel tipo di amore che non potevo più avere.
Sapevo che lei voleva dirmi qualcosa e le parole che pronunciò all'ospedale, durante quell'incidente, mi risuonarono nella mente.
"Se non lasci andare il passato non guarderai mai al futuro, te ne pentirai"
Il passato aveva affogato il mio presente e futuro.
Era così, ero pentito volevo tornare indietro, cancellare tutto tranne la parte in cui mi ero innamorato di lui, quella volevo riviverla tutta, di nuovo, per tutto il resto della mia vita.
Tutti sappiamo però che nella vita non c'è né lo stop, né il reset.
Era tutto sbagliato, per colpa mia.
Sfatiamo tutti i miti, anche chi lascia sta male, anche dire di no è difficile, a volte anche più di un sì.
Questo è l'ultimo pov di Saint che vedremo per un po'
Cosa succederà?
Zee ha incontrato un'altra persona..
Chissa.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top