M, ovvero il recinto di denti

L'identità si perde,
Né persona, né personalità.
Tutto ciò che si è potuto dire
Millenni addietro è stato già cantato
E di questa gabbia rimane unica sterile inanità,
Mentre l'indole s'estingue nella cupola d'ossa
Tutto il resto m'è venuto a noia.
Altri ridicoli starnazzi: annego
In questo esasperante divertissement.

Non sopporto più nessuno,
D'assoluta solitudine vorrei mancare.
Potrei non mangiare neanche più,
Nella carta mi nutrirò
E di spiccioli semi di pece
Sull'eburne terre arate di cognizione
Fino a diventare io stesso niente che
Solo una testa, filiforme emme d'inchiostro
Nero e nulla più. Un recinto di denti
Ma senza voce, sibilo serrato.
Le parole incise altrove
Come un mosaico senza valore
Che, privo d'anima, s'addormenta
In atri antri. Obliato il bel rostro;

Perdute le scarlatte labbra di rosa
E la mente. Rudemente rudimentali frammenti.

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